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1 La disoccupazione: dalla teoria dei contratti ai problemi strutturali Keynes e i suoi epigoni… la centralità della flessibilità salariale.

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1 1 La disoccupazione: dalla teoria dei contratti ai problemi strutturali Keynes e i suoi epigoni… la centralità della flessibilità salariale

2 I problemi di misura: flessibilità=differenziale? La flessibilità può essere misurata come differenziale salariale tra imprese e/o tra industrie (salari efficienti), ma contrasta con la spiegazione della teoria del capitale umano ed inoltre la relazione con la disoccupazione è incerta

3 Possibili equilibri con salari efficienti in imprese che usano capitale umano in modo omogeneo, ma usano tecnologie diverse W e WBWB WAWA eAeA eBeB e A (W) e B (W)

4 La flessibilità può essere misurata come differenziale tra salari reali nel tempo: variabilità maggiore in periodi di crisi, quando la disoccupazione è elevata

5 Flessibilità come differenziale rispetto ad un valore stimato di equilibrio La flessibilità può essere misurata come differenziale tra il valore corrente del salario e un valore potenziale di equilibrio dello stesso: la disoccupazione deriva da elevati salari o da scarsità di altri input? Dipende dalle ipotesi teoriche sottostanti

6 6 Relazione tra disoccupazione classica e Keynesiana (Effetto di uno shock) L1L1 L2L2 L* K* K1*K1* w1w1 w1w1 w* A B C D E w2w2 y* y1y1 y2y2

7 7 Wage gap: quale definizione è giusta? W 1 - W* (disoccupazione classica ) W 1 – W 2 (disoccupazione classica con y fissato) W 1 - W* (disoccupazione keynesiana con y che varia) Risposta: dipende dalle ipotesi!

8 Flessibilità, differenziali o disuguaglianza? Per misurare la flessibilità si possono usare fonti diverse a livello macro:  Concetto salariale (economisti del lavoro)  Concetto reddituale (macroeconomisti)  Concetto reddito familiare (politici economici) E come si vede dalle figure che seguono tutti i dati ci dicono che negli ultimi 30 anni i salari presentano differenziali sempre maggiori e i redditi sono sempre più disuguali, quindi la flessibilità è più alta

9 Concetto salariale: la differenza tra salari più elevati (90° percentile) e più bassi (10° p.) è aumentata Checchi, D e García-Peñalosa C. (2008), Labour Market Institutions and Income Inequality, mimeo

10 Concetto reddito familiare Checchi, D e García-Peñalosa C. (2008), Labour Market Institutions and Income Inequality, mimeo

11 La disoccupazione sale perché i salari sono troppo elevati? Vediamo la quota salari sul reddito 11

12 La maggiore flessibilità è stata sempre accompagnata da una riduzione della disoccupazione ? Sicuramente no, vi sono periodi in cui a parità di flessibilità salariale la disoccupazione aumenta, altri in cui la flessibilità aumenta con la disoccupazione, ma succede anche il contrario Tuttavia le riforme hanno fatto aumentare anche la flessibilità contrattuale e questa ha ridotto i tassi di disoccupazione Riprendiamo ora l’analisi teorica

13 13 Riepilogo: equilibrio classico Il risultato centrale dell’analisi classica è che il salario, perfettamente flessibile, porti sempre in equilibrio domanda ed offerta di lavoro  Non c’è spazio per una disoccupazione di lungo periodo  Un’eventuale disoccupazione di lungo periodo è volontaria

14 14 Critica al modello classico: Disoccupazione persistente ed elevata Il persistere della disoccupazione ha generato critiche nei confronti del modello classico Sono nate numerose ipotesi alternative per spiegare l’esistenza di disoccupazione involontaria come fenomeno di equilibrio, anziché come situazione transitoria Il problema centrale è: trovare le motivazioni per cui, in presenza di disoccupazione elevata, il salario non si riduce Ciò implica trovare un’interpretazione che spieghi la determinazione dei salari e una motivazione della loro rigidità verso il basso

15 15 La determinazione dei salari in un mercato non concorrenziale In realtà il salario viene stabilito dagli esiti della contrattazione per vari motivi  I contratti nascono dall’esigenza dei lavoratori e delle imprese di stabilire delle relazioni di lungo periodo A causa dell’esistenza di incertezza sul futuro dell’economia (contratti impliciti) A causa della non omogeneità tra lavoratori (salario di efficienza)  Contratti collettivi: i salari vengono contrattati tra i sindacati e le imprese.

16 16 Riepilogo: Potere di mercato e concorrenza imperfetta Quando c’è potere di mercato (situazioni di monopolio o di concorrenza imperfetta), i lavoratori potranno influire sul salario e le imprese possono influire sui salari e sui prezzi ai quali vendono i beni che producono Le imprese decidono il prezzo dei loro beni fissando un mark up (ricarico) sul salario reale I lavoratori, interessati al salario reale (potere di acquisto), cercheranno di fissare il salario sulla base dei prezzi che ci si aspetta saranno fissati dalle imprese: essi cercheranno di far salire il salario per mantenere il potere di acquisto Il risultato della contrattazione che fissa il salario (e il livello di occupazione) dipenderà dal potere di mercato di imprese e lavoratori (sindacato).

17 17 Riepilogo: Potere di mercato e concorrenza imperfetta Il potere di mercato di imprese e lavoratori dipende dalla disoccupazione Più la disoccupazione è elevata (fase depressiva) più  i sindacati si accontenteranno di incrementi salariali contenuti (salari bassi)  le imprese eviteranno di aumentare i prezzi Minore è la disoccupazione  I lavoratori incrementeranno le richieste salariali  le imprese (interessate al mark-up) aumenteranno i prezzi (possibile spirale prezzi salari) Visto che potere di mercato, salari e prezzi dipendono dalla disoccupazione esisterà un tasso di disoccupazione di equilibrio, che tiene conto dell’esistenza di potere di mercato e degli esiti della contrattazione, per il quale la dinamica dei prezzi non aumenta (l’inflazione non accelera).

18 18 Riepilogo: il NAIRU Questo tasso si definisce NAIRU (Non Accelerating Inflation Rate of Unemployment) Si tratta di un tasso di disoccupazione di equilibrio compatibile con le richieste di imprese e lavoratori Esso dipende da:  Quanto le imprese possono influenzare i prezzi (grado di monopolio)  Dalle considerazioni delle imprese sui salari (es. salari di efficienza)  Dalla pressione dei lavoratori sul salario (rigidità verso il basso dei salari), a causa Importanza del salario per economia familiare Finanziamento di uno Stato sociale Tipo di contrattazione (centralizzata o decentrata) Sussidi di disoccupazione (in Italia però questo aspetto ha poca rilevanza)

19 19 Riepilogo: Il NAIRU (continua) Dipende: dal quadro istituzionale (tutto ciò che si oppone alla flessibilità dei salari) e che influisce sulla rigidità salariale : Tutto ciò che irrobustisce la resistenza dei lavoratori alla discesa del salario (es. contratti collettivi, legislazione sui licenziamenti) Tutto ciò che rende meno flessibile l’utilizzazione del lavoro da parte delle imprese (es. legislazione sul rapporto di lavoro, orario di lavoro ecc). Il tasso di disoccupazione di equilibrio “compatibile con un’inflazione che non accelera”  È maggiore di quello di concorrenza perfetta  Prevede l’esistenza di disoccupazione involontaria I salari sono generalmente (anche se non sempre) più elevati rispetto al caso della concorrenza perfetta La differenza tra il tasso di disoccupazione di concorrenza perfetta e il NAIRU individua la disoccupazione involontaria presente nel sistema

20 20 S LF LE 1 L W OLOL DLDL We 1 WE 2 L2L2 E2E2 E1E1 P U involontaria U volontaria

21 21 Domanda di lavoro in concorrenza imperfetta Rispetto al modello perfettamente concorrenziale la domanda di lavoro:  È spostata più a sinistra (meno lavoro a parità di salario)  È più ripida: ad una diminuzione del salario l’occupazione aumenta meno La posizione della domanda di lavoro (lo spostamento a sinistra a parità di salario la domanda di lavoro è minore) dipende da:  potere di mercato delle imprese  Tassazione sul lavoro I vincoli ai licenziamenti rendono più ripida (meno elastica) la domanda di lavoro (perché le imprese sono più restie ad assumere lavoratori quando il salario scende) a causa dei costi di aggiustamento

22 22 Offerta di lavoro in concorrenza imperfetta Il potere di mercato farà si che i salari richiesti dai lavoratori saranno più elevati rispetto al caso di concorrenza perfetta  Questo si deve a tutti quei fattori che “spingono” il salario (wage push) es. sussidio di disoccupazione, EPL L’offerta sarà  più spostata verso l’alto (a parità di salario l’offerta di lavoro è minore) per via di tutti quegli aspetti che inducono i lavoratori a chiedere un salario più elevato (pressione salariale)  Più piatta (meno elastica alle variazioni del salario) per via dei fattori che consentono ai lavoratori di resistere alla pressione del mercato e in particolare disoccupati (ad esempio norme che riducono la concorrenza sul mercato del lavoro).

23 23 Conclusioni: NAIRU e la disoccupazione classica In questo modello (versione più moderna e più realistica del modello tradizionale) la disoccupazione involontaria è causata essenzialmente da un costo del lavoro (potere contrattuale, sussidi di disoccupazione, cuneo fiscale) troppo elevato Se il costo del lavoro fosse più basso il livello di disoccupazione si ridurrebbe ma:  Una riduzione del salario non verrebbe accettata con facilità (neanche dalle imprese) per una serie di motivi  Essa produrrebbe effetti limitati sulla domanda di lavoro (e sull’occupazione) La posizione di queste due curve è governata da meccanismi economici e sociali e non è facile (e non sempre socialmente opportuno) muoverle L’equilibrio, data l’ipotesi di concorrenza imperfetta, è inefficiente e prevede l’esistenza di disoccupazione involontaria

24 24 IL NAIRU PER L’ITALIA Quando parliamo di Nairu spesso si sottintende curva di Phillips La curva di Phillips lega variazioni di salari nominali e tasso di disoccupazione: Il Nairu sottintende al contrario una relazione tra salario di riserva, cuneo fiscale, produttività, ecc. In entrambi i casi invece, l’inflazione inattesa causa scostamenti del tasso di disoccupazione dall’equilibrio, tanto più elevati quanto più sono inclinate le curve di salari e prezzi e la curva di Phillips.

25 25 Il concetto di NAIRU e le stime empiriche In letteratura il NAIRU è più o meno sinonimo di tasso naturale di disoccupazione Questa definizione è conseguente alla definizione teorica che afferma che i cambiamenti nella politica monetaria e più in generale nella domanda aggregata provocano nel breve periodo un trade-off tra inflazione e disoccupazione Un problema interpretativo rimane ancora irrisolto e cioè: perché il NAIRU varia nel tempo?

26 26 Alcune risposte e problemi aperti Vi sono numerosi fattori che interagiscono con il NAIRU, come i fattori demografici e le politiche economiche L’interpretazione più promettente tuttavia è che il Nairu vari in senso opposto alla variazione della produttività Ci sono due esperienze storiche che lo dimostrano: negli anni ’70 il Nairu inizia ad aumentare quando la produttività inizia a diminuire e negli anni ’90 avviene il contrario Problema prima della crisi attuale: Nairu e produttività diminuiscono

27 27 L’offerta di moneta e l’inflazione Nel 1752 Hume aveva già osservato che un eccesso di moneta crea una spinta inflazionistica e una diminuzione della disoccupazione Nel modello classico non vi era però spazio per questa relazione, ma gli eventi degli anni ’70 hanno messo fine a questo dubbio e si è dovuto ammettere che nei mercati reali la moneta non è neutrale, almeno nel breve periodo Le cause possono essere molteplici: informazione imperfetta, contratti di lavoro a lungo termine, il costo di aggiustamento dei prezzi, mancanza di razionalità perfetta…

28 28 Inflazione nell’area Euro I differenziali inflazionistici tra paesi possono essere causati da differenze nelle variabili reali, quali differenziali nei tassi di crescita della produttività o nel processo di “catching-up”. In un recente contributo della BCE si legge: “inflation differentials may also reflect:  inappropriate domestic policies  or other unwarranted domestic developments such as: wage increases out of line with productivity and employment considerations, inappropriate fiscal policies, unsustainable expansions of profit margins or untenable demand developments caused by, for instance, excessive increases in house prices or financial asset price bubbles.”

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33 33 Metodi di stima del Nairu: quale disoccupazione di equilibrio? Cerchiamo ora di capire se l’elevata crescita dei salarari abbia cambiato la struttura del mercato del lavoro e aumentato il livello della disoccupazione di equilibrio. Vi sono due principali metodi di stima per ottenere la disoccupazione di equilibrio:  Metodi di stima univariati: si focalizzano sulla serie storica della disoccupazione e la scompongono in un trend (il Nairu o disoccupazione di equilibrio di lungo periodo) e in una componente residuale (disoccupazione ciclica).  Metodi di stima multivariati: tengono conto del trade-off rappresentato dalla curva di Phillips, aumentata in genere dalle aspettative, che corrisponde ad una curva dei salari di breve periodo a meno dei fattori che influiscono sul salario di riserva.  I risultati sono riportati nelle figure che seguono

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39 39 Le nostre osservazioni L’instabilità della curva di Phillips di lungo periodo per l’Italia è determinata da uno o più break strutturali (cambia la struttura di qualche variabile fondamentale) derivanti dai cambiamenti strutturali nelle istituzioni o dobbiamo tener conto anche del dualismo territoriale nel formulare il modello di analisi per le politiche monetarie, fiscali e del lavoro nel nostro paese? Possiamo sostenere l’affermazione di Brunello et al. (2000) che prefigurano un’inflazione elevata perché il sud non incide sulla contrattazione salariale e quindi sull’inflazione? Oppure le spiegazioni sono più complesse? Se la politica monetaria e fiscale viene attuata considerando l’economia italiana in aggregato si dovrebbero commettere degli errori e qual’è la dimensione di questi errori? I grafici che seguono descrivono la situazione italiana

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41 41 Qualche spiegazione I grafici precedenti evidenziano una diversa struttura degli shock a seconda dell’area geografica La numerosità degli stessi è diversa e l’intensità è diversa Il cambiamento di regime avviene in periodi diversi: al centro e al sud il cambiamento avviene dopo In sintesi: la presenza dello stesso tipo di istituzioni nel mercato del lavoro (quelle nazionali) non sono sufficienti a spiegare l’elevato tasso di disoccupazione, occorre tenere in considerazione anche gli aspetti territoriali (problemi strutturali)

42 42 Perché in presenza di disoccupazione i salari non si riducono? Perché le imprese non vogliono ridurre i salari al di sotto di un certo livello (teoria dei salari di efficienza) Perché le imprese non possono ridurre i salari al di sotto di un certo livello (modelli contrattazione salariale e al modello “insider-outsider”) Perché le motivazioni alla base degli alti tassi di disoccupazione sono diverse dal salario

43 43 La disoccupazione keynesiana (ciclica) Fino ad ora abbiamo visto come la disoccupazione possa essere causata essenzialmente dal costo del lavoro e dalle c.d. frizioni L’economista degli anni 30, J.M. Keynes tuttavia ha messo in luce come il mercato del lavoro sia etero - diretto ossia governato dagli altri mercati Le cause della disoccupazione vanno ricercate, piuttosto che nel mancato funzionamento del mercato del lavoro, nel mercato dei beni Il livello dell’occupazione (e perciò quello della disoc- cupazione) dipende infatti da quello del prodotto nazionale il quale, a sua volta, dipenderà dalla domanda aggregata

44 44 Disoccupazione keynesiana (2) Supponiamo che vi sia un calo della domanda per le merci prodotte: le imprese hanno bisogno di meno lavoro Vi sarà (se il mercato del lavoro è flessibile) un ondata di licenziamenti causati non dal salario alto (perché è al suo livello normale) ma dal fatto che le imprese domandano meno lavoro perché si è ridotta la domanda per i loro prodotti

45 45 La disoccupazione keynesiana (3) Quando si verifica uno “shock” (negativo) di domanda ad esempio una riduzione esogena dei consumi Diminuisce il reddito a disposizione delle famiglie che riducono a loro volta i consumi secondo il processo del “Moltiplicatore” (le riduzioni perdono di intensità per via del fatto che una parte della riduzione del reddito disponibile sarebbe stata risparmiata). La domanda aggregata (come è noto) è composta da  Consumi ( C )  Investimenti (I)  Spesa pubblica (G)  Esportazioni nette (X-M) Y=C+I+G+X+M le imprese venderanno meno e domanderanno meno lavoro La disoccupazione keynesiana si “cura” con politiche di espansione della domanda (vedi modello IS-LM)

46 46 Rallentamento della crescita, occupazione e produttività Nei periodi di recessione l’occupazione diminuisce L’occupazione può diminuire anche a seguito di un rallentamento della crescita del prodotto. Tutto ciò avviene per via dell’aumento della produttività del lavoro La produttività misura quanto lavoro occorre in media per ottenere una unità di prodotto nazionale In formule Π = Y/L Affinché l’occupazione aumenti occorre che il PIL cresca ad un livello maggiore della velocità con cui cresce la produttività Affinché l’occupazione non diminuisca occorre che il PIL cresca con la stessa velocità con cui cresce la produttività La produttività rimane un elemento essenziale per favorire la competitività di un paese e quindi influisce sull’occupazione nel lungo periodo. Come farlo? Proposta di Blanchard-Giavazzi (2001)

47 47 Un modello neo-keynesiano per risolvere i problemi nel caso italiano (Blanchard e Giavazzi, 2001) Mercato del LavoroMercato del Prodotto

48 48 Il caso italiano

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53 53 Produttività del lavoro e produttività totale Fonte: Istat, Conti nazionali

54 54 Conveniva ai lavoratori fare produttività? Fonte: Istat, Conti nazionali

55 55 Conveniva alle imprese fare produttività? Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali

56 56 Il problema disoccupazione si è ridotto,… tuttavia Mettere al centro della crisi del sistema economico la disoccupazione appare oggi un problema mal postodisoccupazione Da quanto finora visto è il sistema della produzione ad essere entrato in crisi (investimenti insufficienti, scarsa innovazione, organizzazione del lavoro poco efficiente) Perché il sistema è entrato in crisi? Molti sostengono che il motivo principale siano state le cospicue rendite, altri il basso costo del lavoro e il tipo di specializzazione produttiva Vero è che l’Italia presenta ancora molti problemi sia sul lato occupazione che su quello disoccupazioneoccupazionedisoccupazione

57 57 Tassi di disoccupazione 1994, 2006 Fonte: Ocse

58 58 Gli obiettivi di Lisbona 2010

59 59 La disoccupazione in Italia 2004 IV Fonte ISTAT

60 60 Riepilogo: Le caratteristiche della disoccupazione in Italia Oggi la disoccupazione italiana è sempre più un fenomeno meridionale (in certe zone del Nord raggiunge livelli bassissimi) Nel meridione la disoccupazione è caratterizzata da una rilevante componente strutturale ed è presente un rilevante mismatching tra regioni e settori (disoccupazione strutturale) Nel Centro Nord la disoccupazione è maggiormente selettiva: riguarda soggetti deboli (scarsa formazione, disabilità, esclusione sociale) e soggetti anziani a basso livello di scolarità Nel Centro Nord l’introduzione della flessibilità ha aiutato a ridurre la disoccupazione Il fenomeno riguarda anche coloro che hanno perso una precedente occupazione mentre prima si concentrava maggiormente sui giovani in cerca di prima occupazione

61 61 La disoccupazione strutturale Fino ad ora abbiamo visto che la disoccupazione può derivare:  Dal mancato aggiustamento dei salari nel mercato del lavoro (disoccupazione classica)  Dalla carenza di domanda (disoccupazione keynesiana) Lo sviluppo economico non avviene in modo uniforme in tutti i settori e tutti i luoghi In ogni momento storico si assiste ad una compresenza di settori e regioni in espansione e di settori e regioni in declino Questo comporta una contemporanea creazione e distruzione di posti di lavoro Se i posti distrutti sono maggiori dei posti creati abbiamo la disoccupazione dovuta a cause strutturali

62 62 La disoccupazione strutturale (definizione) La disoccupazione strutturale sorge quando l’incontro tra domanda è offerta è ostacolato dall’esistenza di diversi fattori che portano a squilibri nel mercato. Si possono distinguere tre tipi di squilibri (mismatch) che possono sovrapporsi tra loro:  squilibri di qualifica, causati da un’offerta di lavoro non in linea con le esigenze del mercato e da una domanda inevasa per causa delle qualifiche professionali richiesteuna domanda inevasa  Squilibrio territoriale, causato da diversi andamenti della domanda e dello sviluppo tra le aree di uno stesso Paesesviluppo  Squilibrio settoriale, causato da differenze di remunerazione, produttività e tecnologia nei diversi settori che compongono l’apparato produttivo del Paesesettoriale

63 63 Domanda di lavoro e ciclo economico

64 64 PIL per abitante Fonte: Istat, Conti territoriali, 2007

65 65 Squilibri settoriali regionali

66 66 Lo squilibrio di qualifica (skill mismatch) In generale, lo skill mismatch è causato dalla lentezza con cui l’offerta di lavoro si adegua ai mutamenti della struttura della domanda. Il mismatch può ovviamente tradursi in una carenza delle qualifiche e delle abilità richieste sul mercato del lavoro (skill shortage), oppure in un eccesso di offerta delle stesse: Aumento degli high skills richiesti a seguito di cambiamenti tecnologici

67 67 Lo squilibrio territoriale e settoriale Tra i fattori alla base del mancato incontro tra domanda e offerta vi sono senz’altro gli squilibri che possono crearsi a livello regionale e territoriale dovute alle diverse situazioni economiche e di sviluppo L’incontro tra domanda e offerta avviene per lo più in modo circoscritto all’interno di mercati del lavoro locali e/o regionali Lo squilibrio settoriale è dovuto alle diverse dinamiche settoriali e dei singoli comparti Nelle economie avanzate è nota la tendenza di lungo periodo di contrazione del settore agricolo e l’espansione del settore dei servizi a spese di quello industriale (terziarizzazione)

68 68 Le relazioni tra i diversi tipi di disoccupazione La distinzione tra i tre tipi di disoccupazione netta in teoria, lo è meno in pratica: Relazione tra disoccupazione classica e keynesiana :  Le imprese sono disposte a sopportare un costo del lavoro tanto più elevato e rigido quanto più le prospettive di mercato sono migliori.  Quando vi è uno shock avverso (esempio aumento del costo del petrolio) si riduce la domanda di lavoro a parità di salario. L’assorbimento dello shock sarà tanto più facile quando il mercato del lavoro sarà più flessibile (sia per quanto riguarda i salari sia per i profitti).  Se i salari reagiscono lentamente alla presenza di disoccupazione causata da un calo momentaneo della domanda si potranno avere anche elementi di disoccupazione classica.

69 69 I nessi tra i tipi di disoccupazione (cont.) A seguito di uno shock temporaneo, qualora le imprese ritengano di avere a che fare con un costo di lavoro troppo rigido a seguito di uno shock avverso:  Possono sostituire capitale a lavoro;  Assumeranno meno lavoratori in previsione di un fattore lavoro poco flessibile; Se uno shock di natura keynesiana non viene assorbito rapidamente, il mercato del lavoro a seguito dei fenomeni citati può modificarsi. In particolare si può muovere il tasso di disoccupazione di equilibrio NAIRU (persistenza dello shock, isteresi).

70 70 I nessi tra i tre tipi di disoccupazione (2) Relazione tra disoccupazione strutturale e disoccupazione classica:  Il Mismatching sarà tanto più difficile da eliminare quanto meno reattivo è il mercato del lavoro. Relazione tra disoccupazione strutturale e disoccupazione keynesiana:  Le riallocazioni dovute a processi strutturali sono più difficili quando il sistema è in recessione (disoccupazione ciclica).

71 71 Quindi leggere bene i dati è fondamentale per disegnare gli interventi sul MdL Per stimare la relazione tra disoccupazione e flessibilità salariale e/o flessibilità occupazionale si usano dati che hanno a che fare con:  La variabilità nel tempo di salari e occupazione (indicatore di crisi o difficoltà del mercato del lavoro)  La Differenza rispetto ad un valore di riferimento, quale? (wage-gap)wage-gap  I differenziali salariali tra imprese/qualifiche/regioni (sono commisurati alle diverse caratteristiche individuali, settoriali o di sviluppo)  L’elasticità salariale alla disoccupazione/occupazione (molto contenuta)  Flessibilità salariale vista in termini di salario variabilesalario variabile Problemi di interpretazione Problemi nel disegno degli interventi


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