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Il modello CPI Seconda Fase: Focalizzazione e pianificazione In questa fase, una volta stabilita una relazione di fiducia e chiarita la situazione del.

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Presentazione sul tema: "Il modello CPI Seconda Fase: Focalizzazione e pianificazione In questa fase, una volta stabilita una relazione di fiducia e chiarita la situazione del."— Transcript della presentazione:

1 Il modello CPI Seconda Fase: Focalizzazione e pianificazione In questa fase, una volta stabilita una relazione di fiducia e chiarita la situazione del cliente, si devono individuare delle priorità (bisogni prioritari, problemi che si possono risolvere) e stabilire degli obiettivi. Il colloquio può diventare più direttivo per aiutare il cliente a rimanere aderente agli obiettivi (ma con flessibilità!). E' più significativa l'influenza della terapia cognitivo comportamentale

2 Focalizzazione e pianificazione Obiettivi: Formulazione del caso Stabilire gli obiettivi Costruire una narrazione comune Individuare strategie per raggiungere gli obiettivi

3 Focalizzazione e pianificazione Obiettivo 1: Formulazione del caso La formulazione del caso è un lavoro in progress Idealmente si colloca tra la fine della prima fase e l'inizio della seconda, ma viene spesso rivista e ridefinita E' uno strumento di lavoro importante e si differenzia dalla diagnosi in senso stretto

4 La formulazione del caso La formulazione del caso è un riassunto chiaro ed esaustivo della situazione del cliente. Il counselor propone dei collegamenti tra i problemi descritti e il contesto in cui si presentano, prestando attenzione sia a fattori interni psicologici che a fattori situazionali; Si notano le risorse e gli ostacoli (sempre sia a livello psicologico che contestuale)‏. Si esplicitano bisogni e mete auspicate

5 La formulazione del caso Esempio: Una signora lamenta dei probabili sintomi d’ansia in seguito alla diagnosi di una malattia cronica Una prima formulazione viene proposta già al secondo colloquio: Signora Carla, dopo la diagnosi ha iniziato ad avere spesso tachicardia, irritazione, difficoltà ad addormentarsi e talvolta le è sembrato di rischiare un attacco di panico. Il medico le ha detto che non deve affaticarsi, ma alcuni familiari si aspettano ancora che lei faccia tutto come prima. Quando lei dice che è stanca, suo marito e sua madre minimizzano, invece di darle una mano, mentre suo padre sembra capirla.

6 La formulazione del caso Quando cerca di far capire a suo marito che non ce la fa più, che vorrebbe un aiuto pratico o almeno avere maggiore comprensione, e vede che lui non coglie il messaggio, quello è il momento in cui le vengono i sintomi. Un obiettivo potrebbe essere quello di gestire meglio l’ansia e di apprendere ad essere più assertiva

7 La formulazione del caso Dopo 4-5 colloqui counselor e cliente hanno ricostruito la storia familiare e approfondito gli aspetti emotivi, segue una formulazione che considera anche altri aspetti Abbiamo visto insieme che i sintomi potrebbero esser dovuti anche al fatto che non riesce a esprimere la rabbia e la delusione che prova di fronte al comportamento di suo marito e di sua madre che minimizzano la sua condizione e non accettano il cambiamento. Infatti in passato la sua famiglia si è abituata al fatto che è sempre stata pronta a mettere i loro bisogni al primo posto. Ora le è difficile dire di no e loro in qualche modo si aspettano che lei sia sempre così, che non cambi nonostante la malattia.

8 La formulazione del caso Mi ha raccontato che la sua famiglia, soprattutto sua madre, ha una visione abbastanza tradizionale dei ruoli e non ritiene opportuno che suo marito le dia una mano in casa o che lei si avvalga di un aiuto domestico. Mi ha spiegato che vorrebbe cambiare il proprio comportamento, provare a parlare apertamente e a chiedere aiuto in modo assertivo. Sa che non sarà un percorso facile e si aspetta delle resistenze.

9 La formulazione del caso Nel momento in cui riuscirà a mettere dei limiti e a far rispettare i suoi bisogni, è probabile che i sintomi migliorino. Ciò non toglie che possiamo dedicare alcuni incontri anche alla gestione dei sintomi con degli esercizi. Ha pensato che potrebbe esserle utile fare un corso di Yoga o di training autogeno, sia per imparare a rilassarsi che per creare uno spazio per sé. Che cosa ne pensa? Vuole aggiungere qualcosa?

10 La formulazione del caso Alcuni counselor trovano utile fare degli schemi o diagrammi per chiarire la situazione. Anche in questo caso la costruzione è condivisa con il cliente ed è buona norma offrire una fotocopia se la persona la desidera. Lo schema dovrebbe contenere in modo chiaro tutte le componenti emotive, cognitive, comportamentali individuate, le interazioni tra fattori psicologici e contestuali, le risorse, ecc.

11 La formulazione del caso Difficoltà più frequenti: E' difficile arrivare a una chiara formulazione del caso e degli obiettivi E' necessario rivedere o modificare obiettivi Con il procedere dei colloqui, il cliente rivela altri problemi più profondi, altre priorità

12 La formulazione del caso Difficoltà più frequenti: Alcuni clienti restano passivi e aspettano che sia il counselor a proporre, consigliare Alcuni clienti preferiscono rimanere a livello di esplorazione e sono reticenti al cambiamento e/o ad affrontare i problemi nel concreto (chiedersi se il cliente ha ragione e sa cosa funziona meglio per lei/lui)‏

13 Focalizzazione e pianificazione Obiettivo 1: Formulazione del caso Strategie utili: Collegare comportamenti, emozioni, pensieri Collegare passato, presente e futuro Osservare i pattern di relazione anche tra counselor-cliente

14 Focalizzazione e pianificazione Obiettivo 2: Stabilire gli obiettivi Strategie utili: Individuare le priorità Formulare obiettivi raggiungibili Favorire la ricerca autonoma di risorse Dare informazioni se necessario

15 Stabilire gli obiettivi Gli obiettivi devono essere prodotti collaborativamente e rappresentare i bisogni del cliente (altrimenti disarmonia nella relazione e resistenza!)‏ Le persone spesso hanno difficoltà a riconoscere bisogni, a individuare priorità, ad assumersi la responsabilità del cambiamento

16 Stabilire gli obiettivi Dobbiamo evitare obiettivi destinati al fallimento, ossia: Obiettivi troppo generici (voglio stare meglio)‏ Obiettivi irrealistici (voglio essere felice)‏ Obiettivi che non dipendono dalla persona (voglio che il partner cambi)‏ Obiettivi dannosi (voglio raggiungere 50 chili di peso)‏

17 Stabilire gli obiettivi Il counselor aiuta il cliente a individuare obiettivi realistici, concreti, possibili e che dipendano dalle azioni del cliente Se individua obiettivi contrari allo spirito del counseling, avrà la responsabilità di informare sui possibili danni quando è il caso

18 Focalizzazione e pianificazione Obiettivo 3: Costruire una narrazione comune Strategie utili: Identificare condizionamenti psicologici, familiari, sociali e culturali Identificare i valori del cliente e le sue aspirazioni Personalizzare il significato della storia del cliente

19 Focalizzazione e pianificazione Obiettivo 4: Individuare strategie per raggiungere gli obiettivi Strategie utili: Analizzare le strategie già utilizzate Brainstorming e problem solving Individuare ostacoli interni ed esterni Selezionare la strategia ottimale

20 Fase 3: Stimolo all'azione Per alcune persone è sufficiente chiarire la situazione e trovare nuove alternative, per altre è necessario il sostegno del counselor per modificare il proprio modo di agire e per avere effetto sulla realtà. Spesso il “lavoro sul campo” porta a nuove conoscenze e prospettive e quindi sono necessari ulteriori momenti di esplorazione e pianificazione e rifomulazione del caso.

21 Fase 3: stimolo all'azione OBIETTIVI: Favorire l’azione e il cambiamento nella vita reale Sostenere la motivazione Contrastare ostacoli interni ed esterni all’azione

22 Fase 3: stimolo all'azione Obiettivo 1: Favorire l’azione e il cambiamento nella vita reale strategie suggerite Rinforzare l'autonomia Favorire l'insight e i collegamenti tra una seduta e l'altra Incoraggiare a mettersi alla prova Creare in collaborazione esercizi da provare nel mondo esterno

23 Esercizi In questa fase tornano molto utili alcune tecniche o esercizi tratti da diversi approcci terapeutici I diari delle emozioni o dei pensieri esperimenti con le abilità assertive role playing (nella seduta, per favorire l'insight o per provare un comportamento da mettere in atto nel mondo esterno)‏

24 Diario delle emozioni

25 Abilità assertive Imparare a dire di no a un venditore insistente (tecnica del disco rotto)‏ Provare a chiedere uno sconto in un negozio Accettare un complimento senza minimizzare Esprimere il proprio parere senza pretendere che sia condiviso

26 Esercizi Alcuni clienti vivono molto male i “compiti per casa” e in certi casi è meglio favorire l’autonomia, non imporre, personalizzare, accettare eventualmente che non li facciano e lavorino solo all’interno della seduta. Tuttavia ogni sforzo sarà fatto per collegare ciò che succede in seduta col mondo reale. Si può ribadire che senza il lavoro a casa i progressi potranno essere più lenti. In un secondo momento, un cliente riluttante può accettare volentieri un esercizio a casa.

27 Fase 3: stimolo all'azione Obiettivo 2: Sostenere la motivazione strategie utili Individuare gratificazioni e incentivi (il cliente impara ad automotivarsi)‏ Analizzare successi e “fallimenti” in un'ottica di apprendimento (gli errori insegnano!)‏ Sostenere emotivamente (il counselor offre accettazione incondizionata!)‏

28 Fase 3: stimolo all'azione Obiettivo 3: Contrastare ostacoli interni ed esterni strategie utili Affrontare la resistenza Individuare la nicchia ecologica (cosa costituisce effettivamente un adattamento positivo e realistico per quella persona?)‏ Rivedere obiettivi e strategie se necessario

29 Fase 3: stimolo all'azione Difficoltà più frequenti Persone che chiedono consigli o attendono istruzioni, restano “passive” I familiari/amici si oppongono implicitamente o esplicitamente ai cambiamenti ci sono ostacoli esterni insormontabili e quindi è necessario massimizzare l'adattamento (es. malattie croniche invalidanti)‏

30 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up Molti modelli di counseling ignorano o sottovalutano il momento della chiusura. Perché è così importante? Una buona chiusura lascia un ricordo positivo e aiuta a tollerare meglio il distacco Permette alla persona di ritornare a fare esperienze simili se ne avrà bisogno

31 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up OBIETTIVI: Consolidare gli apprendimenti Valutare i progressi e programmare la chiusura Accompagnare al distacco

32 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up Obiettivo 1: consolidare gli apprendimenti Strategie: Fare una sintesi narrativa Individuare e prevedere possibili ricadute Favorire la generalizzazione degli apprendimenti ad altre situazioni di vita

33 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up Obiettivo 2: Valutare i progressi e programmare chiusura Strategie: Confrontarsi con obiettivi iniziali Valutare la soddisfazione Programmare chiusura (es. diluire sedute, stabilire regole per eventuali altri contatti)‏

34 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up Obiettivo 3: accompagnare al distacco Strategie: Favorire nuove esperienze di crescita Accogliere il dolore del distacco Programmare il follow up

35 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up DIFFICOLTA': Alcuni clienti non riescono a chiudere e trovano scuse per prolungare il trattamento (valutare se ci sono seri problemi di attaccamento che richiedono terapia)‏ Alcuni clienti interrompono prematuramente (non è detto che sia un fallimento del percorso)‏

36 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up DIFFICOLTA': Nei servizi territoriali a volte è necessario affrettare la chiusura per scarsità di risorse Il cliente non si fa risentire al follow up (l'importante è dare la possibilità; assicurarci che ci possa reperire anche a distanza di 1 anno)‏

37 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up SORPRESE POSITIVE: A volte un cliente manda una cartolina, delle partecipazioni o un messaggio a distanza di molto tempo per farci sapere che sta bene Il cliente ci invia conoscenti perché ha fiducia nel nostro lavoro

38 Il modello CPI Quarta fase: Chiusura e follow up SORPRESE POSITIVE: Un cliente vuole lasciarci un ricordo e ci fa un regalo. E' una delle situazioni in cui il counselor è più libero di accettare regali, attenzione però che non siano oggetti di valore, molto impegnativi o denaro!


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