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“Conoscenza ai fini gestionali”

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“Conoscenza ai fini gestionali”

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Presentazione sul tema: "“Conoscenza ai fini gestionali”"— Transcript della presentazione:

1 “Conoscenza ai fini gestionali”
Corso di formazione per il conseguimento dell’abilitazione al prelievo programmato del capriolo “Conoscenza ai fini gestionali” A cura di Sandro Nicoloso e Lilia Orlandi Foto di: Andrea Barghi Fauna_CorsoCap4a_rev03_a

2 GESTIONE DELLA POPOLAZIONE
CONOSCENZA 1° LIVELLO di specie e popolazione: Definizione OBIETTIVI Vocazionalità biologica Vocazionalità agro-forestale Distribuzione degli animali

3 STUDIO DELLA VOCAZIONALITA’ DEL TERRITORIO
Prevede due livelli di analisi in progressione: VOCAZIONALITÀ BIOLOGICA, integrando i diversi parametri ambientali, è uno strumento in grado di quantificare la potenzialità faunistica del territorio nei confronti di una certa specie VOCAZIONALITÀ AGRO-FORESTALE, analizzando parametri ambientali ed antropici, è uno strumento capace di integrare le esigenze biologiche delle popolazioni animali con quelle dettate dalle attività antropiche ottimizzando la scelta di strategie gestionali

4 STUDIO DELLA DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE
2000 1990 1995 STUDIO DELLA DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE E’ la definizione delle aree con presenza/assenza attraverso la raccolta di informazioni (osservazioni dirette, investimenti, segni di presenza, ecc…) L’unità di riferimento è la maglia chilometrica La distribuzione è un parametro variabile nel tempo  

5 Segni di presenza Tracce: gli animali, camminando sul fango o sulla neve lasciano caratteristiche impronte degli zoccoli; nel capriolo è praticamente impossibile determinare il sesso degli animali dall’esame delle impronte. Fino ad un certo periodo è possibile differenziare quelle dei piccoli Escrementi (o “fatte”): sono costituiti da un insieme di elementi di forma sub-ovale (vagamente cilindrica) di colore bruno (la colorazione può variare molto in funzione delle stagioni e del regime alimentare). Le dimensioni sono circa mm di lunghezza e 7-10 mm di diametro Morsi sulla vegetazione: specialmente nel periodo invernale è possibile osservare il morso del capriolo sui giovani getti o sulle gemme di cespugli o piccoli alberelli. I morsi degli ungulati si differenziano da quelle dei roditori per la forma particolare a scalpello determinata dall’assenza di incisivi e canino sull’arcata superiore). Non è certa l’attribuzione al capriolo nel caso in cui ci siano altri ungulati selvatici nell’area di indagine Fregoni: scortecciamento di piccole piante a partire da circa cm da terra fino a circa un metro di altezza; frequenti a partire dal tardo inverno e osservabili per tutta l’estate, sono prodotti dai maschi con il ripetuto sfregamento del palco su arbusti o piccoli alberelli del diametro massimo di 3-4 cm. Hanno un significato visivo ed olfattivo per la marcatura dei territori Raspate: asportazione del cotico erboso o della lettiera del sottobosco; prodotte dai maschi raspando ripetutamente il terreno con le zampe. Come i fregoni hanno un significato visivo ed olfattivo per la marcatura dei territori Abbaio: secca vocalizzazione emessa sia dai maschi che dalle femmine che può assumere significati diversi. I maschi li utilizzano frequentemente durante la fase gerarchica per segnalare la propria presenza e per indicare il proprio rango sociale, le femmine (e in altre occasioni i maschi) li utilizzano per esprimere allarme

6 Segni di presenza

7 Sovrapposizione tra potenzialità della popolazione e attuale distribuzione

8 GESTIONE DELLA POPOLAZIONE
CONOSCENZA 1° LIVELLO di specie e popolazione: Definizione OBIETTIVI Vocazionalità biologica Vocazionalità agro-forestale Distribuzione degli animali

9 GESTIONE DELLA POPOLAZIONE
CONOSCENZA 2° LIVELLO di specie e popolazione Scelta delle STRATEGIE consistenza e densità parametri strutturali caratteristiche dinamiche ecologia e comportamento….

10 CONSISTENZA E’ il numero di animali presenti nella popolazione. E’ un parametro difficilmente definibile con precisione, specialmente per gli animali che hanno abitudini crepuscolari e vivono in ambienti boscati. Più frequentemente si parla di “consistenza minima accertata”. Questa informazione si ottiene attraverso censimenti sul campo

11 DENSITA’ E’ il numero di animali in funzione della superficie di riferimento. Come per la distribuzione, l’unità territoriale di riferimento è il km2 e quindi si definisce come n° capi/100 ha

12 DENSITA’ Unità di gestione vocata
Densità media 20 capi/100 ha

13 DENSITA’ Unità di gestione poco vocata
Densità media 10 capi/100 ha

14 Consistenza = 400 capi DENSITA’
In quale Unità di Gestione vivono più animali? Proviamo a guardarle dall’alto……… Superficie tot. = 4000 Densità = 10 capi/km2 Superficie tot. = 2000 Densità = 20 capi/km2 Consistenza = 400 capi

15 DISTRIBUZIONE OMOGENEA

16 DISTRIBUZIONE NON OMOGENEA

17 DENSITA’ Deve essere valutata anche in funzione della specie a seconda che si sfrutti lo spazio in modo omogeneo oppure no Uso non omogeneo (comportamento gregario) Uso omogeneo (comportamento individuale)

18 DENSITA’ Due parametri hanno particolare importanza per la definizione della densità: PERIODO Deve tenere conto delle variazioni durante l’anno in seguito a natalità, mortalità, emigrazione ed immigrazione, distribuzione delle risorse. E’ di solito riferita alla fine dell’inverno e prima dei parti TIPO DI SUPERFICIE Può essere riferita alla superficie boscata, a quella totale o a quella vocata per la specie

19 Densità su superficie boscata e totale
giorno notte

20 In funzione delle densità ottimali degli animali si può parlare di:
DENSITA’ In funzione delle densità ottimali degli animali si può parlare di: DENSITA’ BIOLOGICA massima densità di animali in un certo territorio, superata la quale compaiono segni di decadimento fisico all’interno della popolazione DENSITA’ AGRO-FORESTALE massima densità di animali in un certo territorio superata la quale si verificano danni “intollerabili” alle colture agro-forestali e/o alla vegetazione naturale

21 Incremento di popolazione
Massima densità biologica Punto di flesso

22 Incremento di popolazione
Massima densità biologica Massima densità agro-forestale Quote di prelievo annuale

23 MONITORAGGIO DI POPOLAZIONE
densità biologica densità obiettivo

24 STRUTTURA DI POPOLAZIONE
E’ la distribuzione degli individui della popolazione in classi di sesso e di età espressa in percentuale. PROPORZIONE SESSI (PS) E’ il rapporto tra n° maschi e n° femmine PROPORZIONE CLASSI DI ETA’ (PC) E’ la ripartizione percentuale delle classi di età Sia la PS che la PC dipendono da natalità, mortalità, emigrazione che intervengono in modo differenziato sulle diverse classi di sesso ed età. Ambedue danno indicazioni importanti sulla dinamica di popolazione, cioè la sua evoluzione nel tempo.

25 e raramente si supera il rapporto
PROPORZIONE SESSI La PS alla nascita è circa 1:1; in una popolazione complessiva dipende dalla diversa azione dei fattori di mortalità ed emigrazione sui maschi e sulle femmine. Nelle classi adulte c’è solitamente uno squilibrio a favore delle femmine ma solitamente si attesta attorno a 1 maschio/1.5 femmine e raramente si supera il rapporto 1 maschio/2.5 femmine

26 STRUTTURA DI POPOLAZIONE
Teoricamente si possono distinguere tante classi di età quanti sono gli anni di vita della specie (PIRAMIDI DI ETA’); Più frequentemente, si distinguono le classi di età riconoscibili con sicurezza sul campo con l’osservazione. L’abbattimento casuale realizzato sugli animali adulti, o la valutazione degli animali investiti, può permettere di costruire le piramidi di età che offrono informazioni importanti sulla dinamica di popolazione

27 PIRAMIDE DI POPOLAZIONE capriolo
Capitale riproduttivo femminile 11-12 Capitale riproduttivo maschile 10-11 9-10 8-9 7-8 6-7 5-6 4-5 3-4 2-3 incremento femminile 1-2 incremento maschile 0-1 FEMMINE MASCHI Rapporto sessi alla nascita 1:1

28 PIRAMIDE DI POPOLAZIONE capriolo
LA PIRAMIDE SI “SBILANCIA” A FAVORE DELLE FEMMINE 11-12 MORTALITA’ PIU’ ALTA NEI MASCHI 10-11 9-10 8-9 7-8 6-7 5-6 4-5 3-4 2-3 1-2 0-1 FEMMINE MASCHI Rapporto sessi alla nascita 1:1

29 CLASSI DI ETA’ capriolo
Femmine adulte 11 Maschi adulti 10 9 8 7 6 5 4 3 2 Femmine sottili 1 Maschi giovani Piccoli femmina Piccoli maschi FEMMINE MASCHI

30 PIRAMIDE DI POPOLAZIONE
POPOLAZIONE CON GROSSI INCREMENTI 11-12 Molti piccoli e giovani in rapporto agli adulti… 10-11 9-10 8-9 7-8 6-7 5-6 4-5 3-4 2-3 1-2 0-1 FEMMINE MASCHI

31 PIRAMIDE DI POPOLAZIONE
POPOLAZIONE CON SCARSI INCREMENTI 11-12 Pochi piccoli e giovani in rapporto agli adulti… 10-11 9-10 8-9 7-8 6-7 5-6 4-5 3-4 2-3 1-2 0-1 FEMMINE MASCHI

32 Viene calcolata su tutte le femmine di età > 1 anno
NATALITA’ E’ il numero di piccoli per femmina e si indica come rapporto tra n°piccoli e n°femmine. Viene calcolata su tutte le femmine di età > 1 anno Maturità sessuale delle femmine: - 13° - 14° mese di età in aree collinari ed inverni miti - 25° - 26° mese di età in aree montane con inverni rigidi Numero di piccoli nati:  Parto normale : 2 piccoli /femmina (da 1 a 3) Primipare : 1 solo in piccolo in genere

33 NATALITA’ Valori di riferimento sulla natalità (piccoli/femmina)
Ambienti a bassa vocazionalità 0,35-0,7 Ambienti a media vocazionalità 0,75-1.0 Ambienti a buona vocazionalità

34 Studio sulla riproduzione delle femmine di capriolo Val Rendena (TN)
1° ANNO DI INDAGINE Femmina adulta 201 1998 Catturati inverno 1999 Femmina 296 Maschio 256

35 Piccolo indeterminato Muore durante la prima estate
2° ANNO DI INDAGINE Femmina adulta 201 1999 Piccolo indeterminato Muore durante la prima estate

36 Muore durante la prima estate
3° ANNO DI INDAGINE 2000 Femmina adulta 201 Femmina adulta 296 (figlia 201) Piccolo indeterminato Piccolo maschio Muore durante la prima estate

37 RIASSUMENDO… 1998 1999 2000 Femmina adulta 201 Piccolo femmina
indeterminato Piccolo femmina Piccolo maschio Piccolo maschio

38 N° parti per anni 201 921 941 981 991 ? ? ? 1998 1999 ? 2000

39 Viene riferita a: Tempo e Causa
MORTALITA’ E’ la diversa incidenza di morte sulle varie classi di sesso ed età espressa in percentuale (%) rispetto al totale degli individui Viene riferita a: Tempo e Causa MASCHI GIOVANI: nomadismo ed inesperienza; MASCHI ADULTI: perdita delle precauzioni durante la fase gerarchica, gli scontri della fase territoriale, le conseguenze successive alle fatiche riproduttive; FEMMINE ADULTE: cause connesse alla riproduzione; PICCOLI per condizioni meteorologiche avverse

40 MORTALITA’ Esempio di mortalità differenziata annuale sul capriolo in una popolazione naturale ed in equilibrio con predatori naturali (lince e lupo) PICCOLI 50 % GIOVANI 20-30% ADULTI 5-10 % VECCHI % 0-1 1-2 2-3 3-4 4-5 5-6 6-7 7-8 8-9 9-10 10-11 11-12

41 EMIGRAZIONE e IMMIGRAZIONE
Sono parametri difficilmente valutabili e dipendono in particolare modo dalla densità della nostra popolazione e di quelle limitrofe

42 EMIGRAZIONE …

43 …IMMIGRAZIONE

44 CARATTERISTICHE BIOFISIOLOGICHE
Le misure biometriche (peso vivo, peso vuoto, lunghezza dell’animale, lunghezza del metatarso, misure craniometriche, ecc.) permettono di conoscere indirettamente lo stato di salute della popolazione. La valutazione dell’accumulo dei grassi (grasso perirenale, midollo osseo, ecc.) permette di conoscere lo stato nutrizionale degli individui. Il n° di embrioni/femmina valutato sulle femmine abbattute in autunno, permette di valutare il tasso di natalità

45 Analisi di Utero e Ovaie
Permette di verificare il numero di femmine che stanno si sono accoppiate con successo la passata stagione riproduttiva

46 CARATTERISTICHE ECOLOGICHE
1. Rapporti con la vegetazione 2.Rapporti con le altre specie 3.Rapporti con i predatori

47 Rapporti con la vegetazione

48 CARATTERISTICHE ETOLOGICHE
1. Uso dell’habitat 2. Spostamenti stagionali 3.Sistema riproduttivo

49 DINAMICA DI POPOLAZIONE
Il continuo monitoraggio dei parametri visti, ci consente di studiare la dinamica di popolazione, cioè l’evoluzione della popolazione nel tempo L’INCREMENTO UTILE ANNUO (I.U.A.) è il parametro più importante ai fini gestionali

50 INCREMENTO UTILE ANNUO
Indica in percentuale (%) l’accrescimento numerico della popolazione in un anno e si ottiene, a partire dalla consistenza iniziale: I.U.A.= Consistenza + nascite - morti + immigrati - emigrati Valori di riferimento per l’I.U.A (rispetto al totale delle femmine) zone montane con inverni rigidi 70 % zone montane favorevoli 80 % zone di media altitudine con inverni rigidi 100 % zone ottimali, boschi di querce e poca neve 120 %

51 TASSO D’ACCRESCIMENTO
Il calcolo del tasso di accrescimento di una popolazione è molto difficile da valutare con esattezza in quanto alcuni parametri non sono facilmente calcolabili. Ad esempio l’emigrazione e l’immigrazione sono difficilmente stimabili, il numero di piccoli che muore nei primi giorni di vita non sono prevedibili, molti degli animali morti non vengono ritrovati. E’ solo attraverso un continuo monitoraggio nel tempo applicando le stesse modalità di monitoraggio che è possibile, nel lungo periodo, conoscere il tasso di accrescimento di una popolazione.


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