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Psicopatologia dello sviluppo

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Presentazione sul tema: "Psicopatologia dello sviluppo"— Transcript della presentazione:

1 Psicopatologia dello sviluppo
Lo sviluppo psicologico dell’individuo tra normalità e patologia (Roberta Biolcati)

2 Brevemente la teoria psicoanalitica
A partire dall’osservazione di alcuni fenomeni clinici e dal loro trattamento (isteria) è nata una complessa costruzione teorica sull’organizzazione della personalità normale e patologica (LA PSICOANALISI)

3 Per Freud era la presenza di conflitti psichici inconsci che portava a disturbi psichici (fobie, ossessioni, isteria). Es. attacco bulimico (spiegazioni semplicistiche vs teoria) Ammettiamo che vi sono ragioni profonde e potenti alla base di alcuni comportamenti disfunzionali dotate di un qualche significato (sintomi)

4 Ipotesi di lettura Esistenza di processi psichici inconsci
La presenza di impulsi, cioè spinte che premono verso l’attuazione di un comportamento finalizzato ad una meta (ricerca del piacere o di una punizione) Parte razionale Parte giudicante (senso di colpa) Lacerante lotta interna (appagamento del desiderio ed evitamento delle sensazioni spiacevoli)

5 Quindi… Tutta la vita psichica si caratterizza per una costante, dinamica interazione, conscia ed inconscia, di esigenze psicologiche diverse che nella normalità si integrano in maniera flessibile (soluzioni di compromesso) con la prevalenza di alcune ed il ridimensionamento di altre (psicologia dinamica).

6 I sintomi I sintomi psicopatologici, così come i sogni ed i lapsus, sono riconducibili a processi psichici profondi ed emergono da un conflitto (o da un deficit).

7 Modello strutturale della mente
Visione tripartita della vita mentale: Es: oggi motivazioni al di fuori della consapevolezza che spingono a … (pulsione sessuale e distruttiva, di vita e di morte). Nell’attuale concezione fanno parte delle motivazioni le aspettative, gli affetti, le rappresentazioni che guidano l’individuo ad andare verso particolari mete.

8 5 sistemi motivazionali
Regolazione delle esigenze fisiologiche nutrimento, riposo etc.) Attaccamento-affiliazione Motivazione esplorativo-assertiva Spinte avversive (risposte di rabbia alle esperienze di frustrazione) Ricerca del piacere sensuale-sessuale (scelta dell’oggetto, accoppiamento etc).

9 Io L’Io attraverso le sue funzioni permette all’individuo di conoscere l’ambiente e muoversi in esso: percezione, memoria, pensiero… L’Io segue il principio di realtà per raggiungere un maggior adattamento. Medierà con le pretese funzionali e con la realtà (con esigenze interne e realtà esterna). Mette in atto i MDD.

10 MDD I meccanismi di difesa sono operazioni psicologiche inconsce, pensieri automatici che l’Io mette in atto per proteggersi da situazioni minacciose che generano ansia. Sono fisiologici ed indispensabili per lo sviluppo psicologico come le difese immunitarie lo sono per lo sviluppo dell’organismo (rimozione, proiezione, negazione, formazione reattiva, razionalizzazione, idealizzazione, scissione, identificazione con l’aggressore, sublimazione etc.). Diventano disadattivi quando il loro uso è rigido, eccessivo ed irrinunciabile.

11 Super Io ed Ideale dell’Io
Norme sociali che guidano la condotta dell’individuo (interiorizzazione divieti genitoriali). Opera inconsciamente e la sua presenza si rivela soprattutto attraverso le caratteristiche di personalità, i sintomi, o altre manifestazioni. Mete e ideali spesso inconsapevoli cui tendere (Ideale dell’Io).

12 Il conflitto psichico Nella vita psichica accade ciò che accade nei gruppi: i componenti interagiscono, si confrontano, si contrappongono, rompono alleanze, escludono etc.; Il nostro adattamento è ASSOLUTAMENTE CONFLITTUALE.

13 TEMI CONFLITTUALI PRINCIPALI
Il bambino va incontro ad esperienze di appagamento e frustrazione dei suoi bisogni nell’interazione con le figure significative, i genitori: DIPENDENZA/INDIPENDENZA COMPETIZIONE/PAURA DEL CONFRONTO DOMINIO/SOTTOMISSIONE, PIACERE SESSUALE/COLPEVOLIZZAZIONE

14 LO SVILUPPO PSICOLOGICO DEL BAMBINO
Uno sviluppo affettivo adeguato nei primi anni di vita pone le basi perché si strutturino funzioni psichiche sufficientemente salde, flessibili, integrate per affrontare la realtà e le relazioni sociali in modo soddisfacente. Eccessive difficoltà nel periodo evolutivo possono compromettere questo processo (deficit, distorsioni).

15 Lo sviluppo psicologico (affettivo e cognitivo) è suddiviso in STADI o FASI (a seconda degli autori) di durata diversa ma che seguono la stessa sequenza. Nei diversi stadi prevalgono bisogni fisici ed esigenze psicologiche cui l’ambiente risponde più o meno adeguatamente.

16 Fasi psicosessuali (Freud)
FASE ORALE FASE SADICO-ANALE FASE FALLICA (complesso edipico) FASE DI LATENZA PUBERTA’ e ADOLESCENZA

17 Attaccamento John Bowlby (1969):
4 tipi di attaccamento: insicuro-evitante, sicuro, insicuro-ambivalente, insicuro-disorganizzato. Si traducono in MODELLI OPERATIVI INTERNI, cioè pattern relazionali interiorizzati.

18 Il contesto familiare Comunicazione emotiva tra madre e neonato (danza con sintonizzazione affettiva). Preoccupazione materna primaria (Winnicott, 1958), stato psicologico di devozione nel quale la madre risponde alle sollecitazioni e ai bisogni del bambino attribuendo loro un significato emotivo (es. pianto per fame, per sonno, di disagio).

19 Dalla dipendenza all’autonomia
Fase simbiotica (dalla nascita fino ai 5-6 mesi); Fase di individuazione-separazione dove il bambino “nasce psicologicamente” con le prime esperienze di frustrazione; Fase della sperimentazione (con la deambulazione da 1 a 2 anni); Dai 2 anni crisi del riavvicinamento con raggiungimento della “costanza dell’oggetto”.

20 L’oggetto transizionale
Oggetto consolante in assenza della madre con cui il bambino instaura un rapporto esclusivo (già nel 2°anno di vita). Appartiene ad un’area intermedia (tra il bambino e la madre, tra la fusione e la separazione) e permette una graduale elaborazione dell’autonomia.

21 Comportamenti normali e atipici in età evolutiva
Il bambino è un soggetto in continua trasformazione. Il disturbo psicologico in età evolutiva non presuppone necessariamente continuità nelle epoche successive (difficoltà di fare previsioni). Resiliance: capacità di resistere allo stress (fattori protettivi). Es.: figli di gravi pz psichiatrici un fattore protettivo può essere la presenza di un’altra figura di attaccamento adeguata, nonna, zia…).

22 Il disturbo relazionale
La infant research parla di psicopatologia evolutiva in termini di disagio della relazione. Il DISTURBO è la categoria più grave (comportamento sintomatico a causa dell’esperienza relazionale, i sintomi ostacolano la vita quotidiana, le interazioni sono rigide ed insensibili, la relazione si arresta, inibendo lo sviluppo del bambino).

23 Tra i disturbi relazionali
Disturbi del comportamento di nutrizione, dell’addormentamento, della sicurezza-esplorazione, del controllo, della regolazione delle differenze sessuali.

24 Turbe e perturbazioni Le turbe rappresentano problemi occasionali e transitori, di durata limitata che si verificano normalmente nei momenti di transizione, in cui avvengono nuove acquisizioni evolutive o difficoltà dell’ambiente. Le perturbazioni sono condizioni a rischio che se perdurano possono condurre ad un disturbo; es. persistente rifiuto ad alimentarsi che funge da segnale.

25 Valutazione La valutazione psicodiagnostica terrà conto della gravità, dell’estensione, dello stadio evolutivo e della durata del problema. Il trattamento coinvolgerà la coppia genitoriale (lavoro sulla genitorialità più utile dell’intervento con il bambino).

26 La valutazione dei contesti
Fondamentale valutare l’intero contesto di vita del bambino. Bronfenbrenner parla di 4 tipi di sottosistemi concentrici: Microsistema (ambiente quotidiano) Mesosistema (es. scuola/famiglia) Esosistema (sistemi in cui il bambino non è coinvolto, solo indirettamente es. lavoro dei genitori) Macrosistema (cultura e valori in generale es. età e modalità dello svezzamento).

27 Contesti familiari maltrattanti
Abuso emozionale, trascuratezza, maltrattamento fisico e abuso sessuale. Importante considerare le caratteristiche del genitore maltrattante, le caratteristiche dell’ambiente familiare, i fattori sociali ed economici, le determinanti culturali (no determinismo lineare).

28 I disturbi psichici dell’adulto
Si differenziano dalla condizione di normalità in termini quantitativi più che qualitativi (es. tristezza/depressione) Sono legati alla cultura del momento (es. omosessualità, disturbi alimentari).

29 I disturbi psicopatologici
Grandi categorie patologiche costruite sulla base della gravità dei sintomi: NEVROSI PSICOSI DISTURBI DI PERSONALITA’

30 I disturbi nevrotici Comprendono quelle manifestazioni psicopatologiche meno gravi, più vicine all’esperienza di tutti noi, dove il contatto con la realtà è adeguato: FOBIE (agorafobia, claustrofobia, fobia sociale etc.) DISTURBO DI PANICO DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS DISTURBI DISSOCIATIVI

31 Disturbi del comportamento
DISTURBI DA USO DI SOSTANZE DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE PERVERSIONI O PARAFILIE

32 I disturbi psicotici Forme patologiche più gravi dove è compromesso il rapporto con la realtà (deliri ed allucinazioni): SCHIZOFRENIA PARANOIA DISTURBI DELL’UMORE (depressione maggiore, mania o psicosi maniaco-depressiva) DISTURBI DI PERSONALITA’

33 La psicopatologia nell’ottica psicoanalitica
Le forme di disagio psicologico e di comportamento patologico sono soluzioni dinamiche che il soggetto si dà inconsciamente per evitare l’insorgere dell’ANSIA. Nascono da un conflitto spesso legato ad esperienze traumatiche nei primi anni di vita. Alla base dei disturbi psichici c’è l’ANGOSCIA.

34 Nella patologia nevrotica le ansie sono prevalentemente legate alla COLPA (ansia morale, paura di perdere l’amore e la stima). Nella patologia psicotica (e borderline) le angosce sono più intense, di disintegrazione, di annientamento, di perdita di sé, le difese più arcaiche, i traumi più precoci.

35 Disturbi d’ansia Per Freud (che prima distingueva tra nevrosi d’angoscia e nevrosi attuale) l’ansia è un SEGNALE della presenza di un pericolo nell’inconscio per cui l’Io mette in atto dei MDD per impedire a pensieri inaccettabili di divenire coscienti.

36 Tra i disturbi d’ansia…
Disturbo da attacchi di panico (allarmanti sintomi fisiologici apparentemente privi di contenuti psicologici); Fobie (agorafobia, fobia specifica, fobia sociale). Vedi esempio. Disturbo ossessivo-compulsivo (rituali, pensieri ossessivi, lentezza ossessiva, segnali misti). Spesso aggravato da depressione (base biologica?). Disturbo post-traumatico da stress (tra diniego dell’evento e ripetizione compulsiva attraverso flashback o incubi, misto di rabbia, senso di colpa e paura). Disturbo d’ansia generalizzato.

37 Disturbi dissociativi
Alterazioni delle funzioni normalmente integrate della memoria, dell’identità e della coscienza (Putman, 1991). Circa il 50% delle vittime di un trauma prova un certo distacco dall’evento traumatico, mentre altre hanno un’amnesia parziale o totale per l’evento. E’ stata dimostrata in diversi studi la relazione tra dissociazione e trauma infantile.

38 Disturbo dissociativo dell’identità (disturbo da personalità multipla), disturbo da depersonalizzazione, disturbo dissociativo NAS, amnesia dissociativa, fuga dissociativa. Ipnosi=dissociazione controllata in setting protetto. “Ipnosi da autostrada”. La dissociazione permette all’individuo di mantenere l’illusione di un controllo psicologico, mentre perde il controllo sul corpo (frequente in testimoni di esecuzione, reduci di guerra, coinvolgimento in incendi, terremoti etc.).

39 e ancora… La dissociazione può essere attivata da un trauma, la rimozione da desideri particolarmente conflittuali. Con la dissociazione la SCISSIONE è verticale, dando vita a coscienze parallele (nella rimozione è orizzontale).

40 Schizofrenia Importanza dei fattori genetici.
Danni perinatali, infezioni virali in gestazione, incidenti evolutivi e traumi infantili come possibili con-cause. Malattia che colpisce persone con una determinata configurazione psicologica.

41 … Manifestazioni cliniche proteiformi:
Sintomi positivi (deliri, allucinazioni, catatonia, agitazione). Sintomi negativi (affettività coartata, anedonia, apatia, povertà del pensiero). Relazioni personali disturbate (ritiro, espressione inadeguata di aggressività e sessualità, mancanza di consapevolezza dei bisogni altrui…)

42 Caratteristiche pre-morbose come fattori di rischio
Storia familiare di schizofrenia, complicazioni perinatali, virus influenzale in gravidanza, separazione dei genitori nel primo anno di vita, crescita all’interno di una istituzione.

43 Per il trattamento La libertà dai sintomi positivi è una conditio sine qua non per i trattamenti psicosociali. Insieme alla farmacoterapia, l’educazione alle abilità psicosociali (psychosocial skills training) è l’intervento di scelta.

44 Disturbi affettivi Malattie fortemente influenzate da fattori genetici e biologici. Importanza dimostrata di eventi stressanti come: Morte di una persona cara Violenze Gravi problemi coniugali (divorzi, separazioni) Esperienze precoci di abuso o abbandono

45 Particolarmente utile l’associazione tra farmacoterapia e psicoterapia (esplorazione psicodinamica del significato dei fattori stressanti).

46 Sintomi Disturbo depressivo maggiore (asse I) Personalità depressiva
Depressione caratterologica nel contesto dei DDP (asse II) Umore dominato da infelicità, abbattimento, svalutazione, colpevolizzazione, autocritica, pessimismo, tendenza a rimuginare e a preoccuparsi. Rischio di suicidio (vendetta o ricongiungimento?)

47 Disturbi di personalità
Cluster A (paranoide, schizoide, schizotipico) Cluster B (borderline, narcisista, antisociale, isterico e istrionico) Cluster C (dipendente, evitante, ossessivo-compulsivo).

48 Parafilie e disfunzioni sessuali
Concetto di NEOSESSUALITA’ (McDOUGALL, 1995). Parafilie=perversioni (entità lieve, moderata, media) Situazioni in cui vengono utilizzati oggetti non umani In cui vengono inflitti a sé o al partner dolore o umiliazione Coinvolgendo bambini o adulti non consenzienti

49 Notoriamente difficili da trattare
Esibizionismo e voyerismo Sadismo e masochismo Feticismo Pedofilia Travestitismo Notoriamente difficili da trattare

50 Disturbi da uso di sostanze
Sintomi autodistruttivi Abuso di sostanze chimiche che possono portare a dipendenza, a problemi fisici che mettono in pericolo la vita e una moltitudine di problemi psicologici.

51 Alcolismo L’alcolismo è un disturbo eterogeneo con un’eziologia multifattoriale L’alcol adempie la funzione di sostituire strutture psicologiche assenti e di restaurare un qualche senso di rispetto di sé e di armonia interna I pazienti alcolisti hanno problemi relativi all’autostima, alla modulazione degli affetti e alla capacità di prendersi cura di se stessi Scarsa tolleranza all’ansia e uso della scissione

52 … Il 25% di tutti i suicidi avviene tra alcolisti
Effetti additivi di depressione e alcolismo Psicoterapia e/o supporto dei gruppi di auto-mutuo aiuto (AA, CAT, Al-Anon) Farmaci sostitutivi (ricovero)

53 Tossicodipendenza La depressione è il più forte fattore predittivo
Coesistenza di disturbo di personalità L’abuso è difensivo e adattivo piuttosto che regressivo Incapacità del tossicodipendente di regolare gli affetti, controllare gli impulsi, tollerare e regolare le vicende personali

54 Specifiche sostanze vengono scelte per precisi effetti psicologici e farmacologici, a seconda dei bisogni di ciascun tossicodipendente (la cocaina attenua depressione, ipomania e stress, i narcotici riducono i sentimenti di rabbia) L’eroina ha aspetti sia regressivi che difensivi

55 … Comune a molti tossicodipendenti la componente ALESSITIMICA
Progetto di cura integrato auspicabile: Sostituto per la dipendenza Uso di farmaci per eventuali d. psichiatrici Astinenza forzata per la maturazione psicologica Promozione di crescita e cambiamento strutturale con la psicoterapia

56 Disturbi alimentari Anoressia Bulimia
Binge eating disorder (disturbo da alimentazione compulsiva).

57 Anoressia nervosa Disturbo praticamente sconosciuto nelle nazioni in cui la magrezza non viene considerata una virtù Gli individui affetti da questo disturbo sono di razza caucasica, istruiti, di sesso femminile, economicamente avvantaggiati e radicati nella cultura occidentale Raddoppiata dagli anni ‘60

58 Sintomi Ricerca fanatica della magrezza correlata a un’opprimente paura di ingrassare. Tentativo di “cura di sé” per sviluppare attraverso la disciplina del corpo un senso di individualità e di efficacia interpersonale. Le anoressiche trasformano la loro ansia e i loro problemi psicologici attraverso la manipolazione della quantità e della dimensione del cibo assunto. Relazione disturbata tra infante e madre (Bruch) (individuo non concepito come separato ma come “braccio destro” della madre).

59 La famiglia nel disturbo alimentare
Generale assenza di confini personale. Ciascun membro della famiglia è ipercoinvolto nella vita di tutti gli altri: nessuno esperisce un senso di identità separata al di là della matrice familiare. Il sistema difensivo si concretizza nel “vietato entrare” dell’anoressica. I genitori diventano ossessivi e “desideranti” dalla preoccupazione che la paziente mangi.

60 Obiettivi terapeutici
Non debbono essere focalizzati necessariamente sull’aumento di peso. Ideale la combinazione di psicoterapia familiare e psicoterapia individuale (misure educative per il controllo del peso ponderale). Eventuale ricovero ospedaliero (perdita di più del 30% del peso).

61 Bulimia nervosa Peso relativamente normale, presenza di abbuffate e utilizzo di purganti. Notevoli difficoltà rispetto alla separazione dalla famiglia (mancanza di oggetto transizionale), l’oggetto transizionale diviene il corpo.

62 Per il trattamento… Fondamentale la personalizzazione del piano terapeutico. Tendenza all’evitamento di una psicoterapia individuale intensiva. Utile la stesura di un diario quotidiano per sottolineare l’associazione tra stati emotivi e certe modalità di alimentarsi e per costruire un’alleanza terapeutica. Molto utile anche il gruppo.

63 Autòs (Se stesso) Il termine “autismo” è stato usato per la prima volta dallo psichiatra Eugen Bleuler nel 1911 per indicare uno dei sintomi comuni della schizofrenia nell’adulto. «Gli schizofrenici gravi non hanno più alcun rapporto col mondo esterno; vivono in un mondo a sé; se ne stanno con i loro desideri, che ritengono appagati, o con la sofferenza della propria persecuzione; limitano al massimo i contatti con il mondo. Chiamiamo autismo il distacco dalla realtà e la predominanza della vita interiore» (Bleuler, 1911).

64 «Allora dobbiamo assumere che questi bambini siano venuti al mondo con una incapacità innata di formare il consueto contatto affettivo, fornito biologicamente, con le persone, proprio come altri bambini vengono al mondo con handicap fisici o intellettivi innati» (Leo Kanner, 1943).

65 Nel 1964 Rimland, neurologo inglese, pubblicò il primo lavoro sull’autismo nel quale fossero presenti ipotesi eziologiche di natura organica. Egli sosteneva che l’origine dell’autismo fosse da ricercare nella formazione reticolare del tronco cerebrale e che rappresentasse, pertanto, l’espressione di una deviazione genetica inibente. Arriviamo poi alle teorie di Delacato (1974) che non solo sosteneva l’ipotesi organica ma, trattandosi di una cerebro-lesione, suggeriva un approccio terapeutico neuro-riabilitativo piuttosto che psicoterapico, basato sul ruolo del genitore come primo terapeuta del figlio. Da allora le cause dell’autismo si studiano prevalentemente da un approccio organicista oltre che psicologico.

66 Evoluzioni Oggi la maggior parte dei dati presenti in letteratura considera l’origine dell’autismo da ricercarsi in fattori di natura biologica che interessano il Sistema Nervoso Centrale (SNC). La sintomatologia e l’insorgenza, di solito in età precoce, permettono una diagnosi immediata e un intervento mirato fin dai primi anni, addirittura ultimamente fin dai primi mesi. È stato dimostrato che, se seguiti dalla tenera età, i soggetti con autismo migliorano considerevolmente e acquistano quell’autonomia che è uno dei più importanti obiettivi nella cura di questa invalidante patologia.

67 Autismo L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri.

68 Generalmente, il soggetto autistico non risponde ai gesti o alla voce di chi lo chiama, rimane indifferente all’ambiente circostante, mostra affezione verso l’isolamento, evidenzia una gestualità ripetitiva e stereotipata e usa un linguaggio inappropriato, ecolalico e pertanto non comunicativo.

69 Epidemiologia I dati epidemiologici recenti indicano che la prevalenza di autismo è di 10 persone su (Volkmar et al., 2004) e che circa l’80% della popolazione autistica è di sesso maschile. La percentuale superiore di maschi autistici rispetto alle femmine era già stata osservata da Kanner e da Asperger, ma oggi è un dato consolidato.

70 Sintomi principali Sintomi neurologici come ipertonia (aumento del tono muscolare), ipotonia (diminuzione del tono muscolare) e vari tipi di turbe della coordinazione motoria sono abbastanza tipici nel quadro diagnostico dell’autismo; il 30% dei soggetti presenta una grave perdita del tono muscolare che può limitare la capacità motoria rendendo l’andatura goffa.

71 Fenomenologia Picacismo
Isole di abilità (Asperger ad alto funzionamento) Difficoltà ritmo sonno-veglia Isolamento Disturbi della percezione uditiva

72 Alcune alterazioni sensoriali sono state annoverate come deficit propri della diagnosi di autismo. Spesso, in alcuni casi, soprattutto all’inizio, i genitori attribuiscono a sordità il fatto che il bambino non risponda se chiamato e non reagisca a stimoli sonori dell’ambiente circostante; al contrario, in altri casi, alcune testimonianze di familiari raccontano di crisi di panico eccessive al suono di sirene, campanelli ecc

73 L’area sensoriale «Da sempre, fin da quando posso ricordare, ho odiato essere abbracciata. Volevo provare la sensazione positiva di essere abbracciata, ma era semplicemente troppo opprimente. Era come un’enorme ondata di stimolazioni che sommergeva tutto ed io reagivo come un animale selvatico. L’essere toccata innestava una reazione di fuga. Faceva saltare il mio interruttore. Ero sovraccaricata e dovevo scappare, spesso scostandomi immediatamente».

74 Alcune persone autistiche hanno gravi problemi nella elaborazione delle immagini visive: spesso non supportano l’immagine ed il contesto in cui essa è inserita, i colori e il movimento; altre persone, invece, sembrano essere attratte da cose svolazzanti ed inafferrabili (aquiloni, foglie che cadono, gocce di pioggia etc…) e sarebbero capaci di restare per ore a fissarle.

75 Compromissioni nel linguaggio
Ecolalia (immediata, differita) Prosodia Inversione pronominale Stereotipie verbali

76 Compromissione nello sviluppo del linguaggio: le stime degli ultimi anni dicono che circa il 9% dei soggetti nati con autismo non sviluppa mai il linguaggio; circa il 30% impara a parlare confusamente verso la fine del primo anno di vita; il 27% nel secondo anno; il 22% circa apprende le prime parole verso il terzo anno di vita e il 12% resta completamente non verbale all’età di 5 anni.

77 Nella comunicazione… Incapacità di attenzione congiunta
Difficoltà con il gioco simbolico (anche imitativo), del “far finta di…” Incapacità di essere empatici No teoria della mente. No linguaggio metaforico o idiosincratico

78 Emotività «Le mie emozioni sono più semplici di quelle della maggior parte delle persone. Non so cosa siano le emozioni complesse in una relazione umana. Io capisco soltanto le emozioni semplici, come la paura, la rabbia, la gioia e la tristezza. Piango quando guardo un film commovente e a volte piango anche quando guardo qualcosa che mi tocca veramente. Ma i rapporti emotivi complessi sono al di là della mia capacità di comprensione. Non capisco come si possa amare una persona e un minuto dopo avere la voglia di ucciderla in un raptus di gelosia. Non capisco come si possa essere felici e tristi allo stesso tempo» (Grandin, 2001).

79 Le persone autistiche hanno una scarsa gamma di espressioni facciali e tengono posture molto rigide: queste caratteristiche permettono agli esperti di concordare sul fatto che probabilmente esiste una disfunzione che coinvolge la loro espressività emozionale.

80 Ritardo mentale ed epilessia
In circa il 75% dei bambini autistici si presenta anche un ritardo mentale, di entità variabile al loro livello di sviluppo; il QI viene calcolato inferiore a 70 e, in casi gravi, inferiore a 50. Nei soggetti autistici il 25-30% presenta crisi epilettiche nel corso della vita, con insorgenza più frequente in adolescenza, anche se in un terzo dei casi l’insorgenza avviene nei primi anni. Autismo ed epilessia vengono considerati fenomeni di un comune danno encefalico (SINPIA, 2005).

81 Aggressività Verso se stessi (sbattere la testa, strofinarsi gli occhi, mordersi le mani etc.) Verso gli altri (picchiare, sputare…) Verso gli oggetti (distruggere cose svolazzanti come drappeggi, tende, ciondoli etc.) Imbarazzo dei genitori da gestire.

82 Comportamenti-problema
«la convinzione che ogni comportamento problema svolga una sua funzione positiva per il soggetto è un punto chiave dell’alleanza psico-educativa, perché ci spinge ad affinare i nostri strumenti di lettura delle dinamiche che avvengono nella situazione portando rispetto per le motivazioni del soggetto» (Ianes-Cramerotti, 2002).

83 Un papà: «Nostro figlio Etan di quattro anni ama i libri ma ha incominciato a sciuparli. Ogni mattina trovavamo una pila di carta stracciata al posto dei libri. Non volendo sottrarre i libri, dal momento che desideravamo gli piacessero, li ho sostituiti con libri laminati, disponibili nei negozi per bambini. Il problema era risolto, le pagine erano troppo spesse perché fossero strappate. Dopo che il bambino è stato in grado di utilizzare e apprezzare questi libri, è stato possibile reintrodurre i libri di carta e altri libri normali senza problemi».

84 “Andrew morde il davanti della sua maglietta, cosicché tutte le sue maglie hanno un buco. Non potevo continuare a rammentarle o a ricomprarle. Infine ho deciso di mettere un po’ di salsa piccante sulla parte che solitamente mordeva. Questa salsa gli dava fastidio in bocca e così ha smesso di rovinare le magliette”.

85 … I comportamenti problema si manifestano secondo quattro modalità:
sono mediati socialmente; ricercano l’attenzione; sono positivi; sono negativi.

86 Aree di autonomia in cui intervenire
L’uso del bagno e l’ora dei pasti La pulizia personale e l’ordine Il pasto ed il momento del sonno Per tutti quelli che definiamo comportamenti problema è utile (e necessario) formulare una lista grezza dei comportamenti e una sui quali è prioritario intervenire

87 Dinamiche psicologiche della famiglia
Il trauma della comunicazione della diagnosi di autismo produce una disorganizzazione del sé soggettivo e familiare (la progettualità condivisa). Quel figlio non realizza la mamma e il papà come quei genitori che avevano immaginato di essere. Non vi è rispecchiamento né gratificazione reciproca. La madre sembra perdere gli altri ruoli possibili e divenire solo madre del figlio autistico con un sovra-investimento sulle sue cure che porta la famiglia a peregrinare alla ricerca del miracolo agognato. Il difficile riconoscimento («saprà che sono io la sua mamma? riconosce la mia voce? mi comprende?») crea un dolore così intenso che può portare ad una certa freddezza nell’accudimento e nelle cure.

88 Come intervenire L’importanza del sostegno psicologico per l’elaborazione del lutto e il crollo delle aspettative: «Dentro io non sentivo assolutamente niente, però ricordo che pensai che tragedie come questa succedono solo nei film, non nella vita reale, e certamente non a noi» Le informazioni corrette ai fratelli

89 Genitori co-terapeuti
«I genitori sono soggetti imprescindibili del processo di definizione del percorso diagnostico e di trattamento, al quale devono partecipare attivamente; la rottura o la mancanza di alleanza terapeutica con i genitori può compromettere un efficace lavoro clinico con i bambini».

90 Programmi di intervento
TEACCH (Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children)di Eric Shopler Picture Exchange Communication System (PECS) La comunicazione facilitata (CF) Logopedia, gioco, musicoterapia, pet therapy etc. Scarsi risultati psicoterapeutici

91 Grazie per l’attenzione


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