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Cap. II Organizzazione spaziale degli insediamenti

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Presentazione sul tema: "Cap. II Organizzazione spaziale degli insediamenti"— Transcript della presentazione:

1 Cap. II Organizzazione spaziale degli insediamenti
Facoltà di Scienze Economiche ed Aziendali (S.E.A.) Corso di Laurea in Economia e Gestione delle Risorse - Enogastronomiche Prof. ssa Angela Cresta

2 Organizzazione spaziale degli insediamenti
Tutte le attività dell’uomo (dall’insediamento residenziale alle dinamiche produttive) hanno come dominio lo spazio/territorio Il territorio è stato storicamente organizzato e trasformato dall’uomo per soddisfare i propri bisogni L’uso dello spazio geografico (inteso come territorio indifferenziato) La Geografia Economica, da sempre, mira all’individuazione di principi generali, Teorie e Modelli che spiegano: I criteri di localizzazione delle attività produttive La disparità nella distribuzione spaziale della ricchezza e dello sviluppo A partire dai primi anni del ‘900, nell’ambito della geografia degli insediamenti si sviluppano studi relativi a problematiche quali: Localizzazione, dimensione e sviluppo degli insediamenti La loro organizzazione nello spazio I rapporti con le aree circostanti

3 Teorie dell’equilibrio spaziale Teorie della diffusione
Organizzazione spaziale degli insediamenti Teorie dell’equilibrio spaziale Studiano gli insediamenti moderni (centri), che svolgono funzioni più ampie rispetto a quelle tradizionalmente agricole, interagiscono con l’ambiente circostante e forniscono beni e servizi alle popolazioni residenti I primi e più importanti studi sull’organizzazione spaziale dei centri si attribuiscono a Walter Christaller Teorie della diffusione Studiano i processi in base ai quali gli insediamenti si espandono in una data regione a partire dalla zona originaria di colonizzazione I primi studi sulla teoria della diffusione risalgono a Bylund (insediamenti in Lapponia), Morril (insediamenti in Svezia) e Hudson (insediamenti in Iowa)

4 Diversi criteri di classificazione delle attività terziarie
Trasporti e comunicazioni Commercio Credito e assicurazioni Servizi per le imprese Criterio merceologico : Servizi per le famiglie Servizi per la collettività Servizi per le imprese Attività quaternarie Criterio funzionale : In base al raggio geografico dell’utenza e alla frequenza con cui si accede al servizio I servizi comuni: quelli ai quali accedono con frequenza giornaliera o settimanale buona parte delle famiglie e delle imprese I servizi di livello medio: quelli ai quali si accede con frequenza mensile-annuale I servizi rari: quelli ai quali si ricorre eccezionalmente

5 Diversi criteri di classificazione delle attività terziarie
Le attività terziarie tendono a distribuirsi sul territorio secondo una logica gerarchica Centri che posseggono un elevato numero di attività del settore quaternario o i servizi del terziario superiore più specializzati e strategici (es. New York, Parigi …) Centri provvisti di un terziario comune (centri con meno di abitanti) L’organizzazione gerarchica di un centro non corrisponde alla quantità di popolazione residente, ma alle funzioni terziarie di diverso livello che vi si esercitano

6 Il Modello delle “località centrali” di Christaller (1933)
Oggetto: L’organizzazione spaziale degli insediamenti nella Germania Meridionale Spiegare la distribuzione geografica dei centri in funzione dell’offerta di servizi alla popolazione del territorio circostante Risultato: Il modello si fonda su alcune ipotesi semplificatrici : Lo spazio è isotropico ed isomorfo, il costo degli spostamenti è proporzionale alla distanza fisica ed è a carico del consumatore; il territorio è uniformemente pianeggiante; Vi è di una distribuzione omogenea della popolazione e del potere d’acquisto (stesso reddito), la loro domanda di beni e servizi è uguale; Tutte le zone di questa ipotetica pianura debbono essere servite da una località centrale che provvede alla fornitura di beni, servizi e funzioni amministrative a beneficio del territorio circostante; Gli agenti economici hanno un comportamento razionale: - I consumatori cercano di ridurre il più possibile le spese di trasporto acquistando prodotti/servizi nella località centrale più vicina; - I fornitori cercano di massimizzare i profitti localizzandosi sul territorio in modo tale da disporre del mercato più vasto possibile ponendosi, quindi, alla maggiore distanza possibile l’uno dall’altro.

7 Alcuni concetti chiave:
Il Modello delle “località centrali” di Christaller (1933) Obiettivo : Studiare le leggi che governano la distribuzione degli insediamenti e delle città all'interno di uno spazio geografico Alcuni concetti chiave: Centralità: luoghi centrali (di ordine superiore o inferiore) che offrono beni e servizi per il territorio circostante che ne è privo Portata: distanza massima che un utente è disposto a percorrere per accedere ad un bene o servizio offerto da una località centrale, oppure, dal punto di vista del venditore, il raggio dell’area di mercato più grande all’interno della quale egli sarà in grado di attrarre i consumatori Soglia: la distanza corrispondente al numero di utenti minimo necessario affinché i fornitori di beni e servizi operino in modo da coprire i costi di vendita o di produzione e ottengano un normale margine di profitto Prezzo effettivo: prezzo stabilito dal mercato + i costi di trasporto che il consu-matore deve sostenere per recarsi nella località centrale dove il bene o servizio è disponibile

8 Il Modello delle “località centrali” di Christaller (1933)
Graficamente: Quantità domandata S P Distanza CONO DI DOMANDA Affinché vi sia mercato per un determinato bene/servizio la Portata deve essere almeno pari alla Soglia

9 ... ma “spazi vuoti” non serviti
Il Modello delle “località centrali” di Christaller (1933) Teoricamente ogni Località centrale dispone di un’area commerciale di forma circolare ….. ... ma “spazi vuoti” non serviti La tendenza nella distribuzione/fornitura dei vari servizi sarà, secondo Christaller, quella di coprire il mercato il più possibile tanto che le varie aree di mercato finiranno con il sovrapporsi e con lo spartirsi ‘equamente’ gli spazi residui….

10 Il Modello delle “località centrali” di Christaller (1933)
….. di fatto, la distribuzione delle Località centrali si presenta come un susseguirsi di coni di domanda di forma esagonale Le Località Centrali che riescono ad erogare un numero di servizi maggiori vengono definite come Centralità di rango superiore (il rango di un servizio è direttamente proporzionale alla sua portata) Maggiore è il rango migliore sarà la posizione della centralità nella scala gerarchica delle relazioni urbane Località di rango maggiore Località di rango intermedio Località di rango inferiore Ogni Centro produce il bene relativo al suo livello gerarchico e tutti i beni di ordine inferiore; Per ciascun Centro di ordine superiore esistono, a cascata, una pluralità di centri di ordine inferire, fino a raggiungere le agglomerazioni di livello più basso

11 Lo schema di Christaller applicato alle regioni della Germania del Sud

12 Le critiche al Modello di Christaller
Non è applicabile a tutti gli insediamenti perché prende in considerazione solo i centri di servizio e non tiene conto del ruolo sociale di altre attività come l’industria manifatturiera e l’agricoltura Non è realistico, là dove rappresenta i centri distribuiti in modo geograficamente equilibrato Non tiene conto delle differenze rurali e storiche dei territori, né dell’evoluzione e delle trasformazioni socio-economiche Non è realistica l’assunzione che consumatori e fornitori abbiamo un comportamento sempre razionale Non vengono considerati i fenomeni di agglomerazione ed urbanizzazione che, attraverso processi cumulativi di crescita, hanno accelerato lo sviluppo di determinati centri, a scapito di altri Lösch (1940) e Isard (1956) riprendono il modello di Christaller perfezionandolo

13 Le Teorie della Diffusione
Le teorie della diffusione superano le criticità di Christaller riportando l’attenzione sulla dimensione temporale e sulla prospettiva storica degli eventi Morrill (1963) cercò di spiegare il modello di insediamento della Svezia Meridionale, nel periodo , con l’obiettivo di individuare le principali forze localizzative capaci di incanalare lo sviluppo urbano e i movimenti migratori Lo studio di Morrill giunse a quattro assunti principali: - le condizioni economiche influenzano la concentrazione di attività nei centri urbani - le condizioni spaziali e geografiche concorrono a determinare la dimensione e la distribuzione delle città - lo sviluppo avviene gradualmente nel tempo - esistono comunque elementi di incertezza e di indeterminatezza Novità

14 Hudson individuò tre fasi di diffusione degli insediamenti:
Le Teorie della Diffusione Hudson (1969) cercò di spiegare il modello di insediamento della Iowa orientale nel periodo , con l’obiettivo principale di combinare le teorie della diffusione con quella delle località centrali Hudson individuò tre fasi di diffusione degli insediamenti: 1. la colonizzazione: dispersione degli insediamenti nel nuovo territorio 2. l’espansione: la crescita della densità della popolazione crea nuclei di insediamento e genera una pressione sull’ambiente fisico e sociale 3. la competizione: conferisce regolarità al modello di insediamento Egli dimostrò che gli insediamenti crescevano con una certa regolarità, soprattutto in quelle parti del mondo dove la distribuzione non è regolata da pianificazione esterna

15 Critiche alle Teorie della Diffusione
Alcune critiche mosse agli studi di Morrill ed Hudson hanno evidenziato come non è possibile parlare di una teoria generale della diffusione degli insediamenti perché: “le leggi generali perdono di significato al di fuori dello specifico contesto culturale e tecnologico” (Grossman) “i modelli di insediamento sono il prodotto dell’area in cui si trovano” (Bunce)


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