La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Isabella Guerrieri Matr Francesca Francato Matr

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Isabella Guerrieri Matr Francesca Francato Matr"— Transcript della presentazione:

1 Isabella Guerrieri Matr.549053 Francesca Francato Matr.548699
LA SCHIZOFRENIA Psicopatologia degli schizoidi e degli schizofrenici Eugène Minkowski Ed. Einaudi ( prima pubblicazione 1927)

2 “ La personalità di un autore si rispecchia sempre in qualche modo nella sua opera”
( Nietzsche ) Minkowski introduce il concetto di “Sentimento di armonia con la vita” legandolo ad una delle sue scoperte più importanti: il razionalismo morboso degli schizofrenici. il suo pensiero trae ispirazione dagli studi filosofici di Bergson e Husserl tempo e spazio SITUAZIONE posto dell’ uomo nel cosmo, collocazione ontologica: “ L’ uomo è un rapporto con l’ altro”

3 LIBERTA’e RESPONSABILITA’: valori fondanti l’essere umano
orienta verso il mondo dei valori, verso il bene con essa si afferma l’originaria solidarietà interumana coincide con l’esistenza propria dell’essere umano e con il suo essere situato in un mondo RESPONSABILITA’ postula la libertà, decide della nostra natura e della nostra vocazione umana Suprema istanza che nasce dal nostro più intimo Io e che dirige la nostra vita Nel rapporto con “ l’ altro ” coincide con l’ inquietudine “ Fintanto che un solo uomo resta incatenato nessun altro uomo può essere interamente libero” ( Rabbino Najditch) Il compito “ impossibile” di ogni curante sta nel fatto che il suo Io deve responsabilmente aprirsi all’ assoluta esteriorità dell’ altro che è incontenibile; questa apertura può definire lo spazio di cura.

4 Per affrontare i problemi posti dalla psicopatologia è necessaria una teoria dialettica del soggetto
Originalità metodologica di Bergson spirale aperta verso l’alto per indicare il movimento del “fenomeno umano” Assenza di dogmatismo e rigidità centralità della vita rispetto alla visione idealistica dello spirito; Nozione di “intuizione” connessa a quella di “ visione delle essenze” (fenomenologia Husserliana ) conoscenza della realtà secondo una metodologia capace di superare l’apparenza e l’ esteriorità; Antipositivista l’ intuizione non è contraria alla ragione: scienza in grado di indagare fenomeni che l’ intelletto razionalistico aveva nascosto; Quando si è di fronte ad uno schizofrenico, nell’ unicità della dimensione faccia a faccia, egli provoca delle risonanze non solo nel nostro apparato percettivo, ma anche nel nostro mondo interiore la nostra percezione si integra con la presenza del paziente e si manifesta come proveniente da lui.

5 Valori della relazione terapeutica:
COESISTENZA: possibilità di dispiegare l’ essere del paziente attraverso l’ introiezione di questo da parte del terapeuta che lo restituirà compatibile con sé, con il mondo e con gli altri; COMPRENSIONE: non sottoporre l’ uomo a una definizione assoluta, non dar mai nulla per scontato; INTUIZIONE : come negazione di tesi insufficienti; PAZIENZA: il terapeuta deve incarnare l’ immagine di cui il paziente ha bisogno ed entrare nella sua immaginazione. Espressione del paziente schizofrenico: Livello superficiale : uso del comune linguaggio di idee (relazione di reciprocità ); Livello profondo: uso della metafora ( per trovare quelle immagini capaci di cogliere i dati immediati della coscienza).

6 FENOMENOLOGIA di HUSSERL
Scienza del fondamento che non può e non vuole presupporre ipotesi precostituite al fine di cogliere il fenomeno nel suo essere tale, al suo stato nascente. METODO DELL’ EPOCHE’ punto di partenza di ogni problematizzazione fenomenologica: sospende la tesi sulla realtà del mondo; immediatezza dell’ intuizione ( fenomeni colti nella loro immanenza); Intenzionalità fenomeno primordiale della vita della coscienza Minkowski non è interessato al metodo ma ne trae ispirazione al fine di ricercare il disturbo generatore.

7 “ SCHIZOFRENIA” termine coniato da Bleuler, che si riferisce alla psicosi descritta da Kraepelin con il nome di “ demenza precoce” Kraepelin: Concezione positivista, nosografica ed organicista dei disturbi psichiatrici; Formula l’ idea di “ unità morbosa” : unicità delle cause, forme, sviluppo, decorso, esito, reperto cerebrale; importanza dell’ esito della malattia due gruppi di malattie : psicosi maniaco- depressiva e demenza precoce; Perdita di vista dell’ individuo e del lato puramente personale della malattia; Interesse al fenomeno del “ negativismo” : negli infermi manca completamente l’ interessamento nei confronti dell’ambiente sua “ osservazione neutra” non considera che la condizione di vita nell’istituzione maniacale sia una variabile influente; Metodologia attualmente più conosciuta e praticata dagli psichiatri.

8 BLEULER sottrae i “ dementi precoci” di Kraepelin al loro destino con il concetto di “ schizofrenia” - va alla ricerca del disturbo fondamentale - dà agli psichiatri la speranza di poter fare qualcosa Pone attenzione agli episodi acuti di malattia ed eventuali recidive piuttosto che ai suoi esiti; I disturbi del pensiero degli schizofrenici sono più o meno intensi a seconda delle condizioni; La psicoterapia deve tener conto del fatto che lo schizofrenico benchè malato è in possesso di facoltà psichiche sane; È necessario che lo schizofrenico si trovi nel vivo di una comunità di persone in modo che riesca sempre a sentirsi preso sul serio, come una persona umana. Dissidio tra teoria e pratica

9 Distingue la schizofrenia in:
SINTOMI FONDAMENTALI: alterazione del processo di associazione , “ autismo”, “ ambivalenza”, “contatto affettivo con la realtà-ambiente” SINTOMI ACCESSORI: allucinazioni e idee deliranti AUTISMO  disturbo del pensiero che provoca nel malato un distacco dalla realtà e un ripiegamento su se stesso, con una attività immaginativa esagerata. È un concetto globale, in quanto investe la persona tutta intera, rendendola indifferente verso il mondo tanto da vivere in un mondo parallelo.

10 Psicoanalisi non può esaurire da sola la ricerca psicopatologica anche se il contributo è stato grande Disprezza il “pansessualismo” freudiano ma ne apprezza : l’ introduzione del “romanzo”, il conflitto e l’ evento vissuto, che rendono la psicopatologia più vicina alla vita e all’ essere umano, ed il superamento della frattura causa-effetto. Di Jung apprezza il punto di vista diverso nell’ affrontare “ dal di dentro “ uno schizofrenico, ponendo attenzione all’ esperienza duale della cura. L’ esperienza terapeutica con questo paziente è costituita non solo da ascolto, empatia e comprensione, ma è anche il risultato della serie di trasformazioni interiori che riguardano lo stesso terapeuta Schizofrenico : “non un assemblaggio di sintomi ma colui che vive in contraddizione con il fluire della vita recando in sé un sentimento di morte proveniente da non si sa dove insieme a una disgregazione e ad un profondo cedimento della propria persona” Compito della psicopatologia: rivolgersi all’ essere umano sofferente e, attraverso esso, all’ essere umano tuot court; non può considerare l’ essere umano sofferente come un “ oggetto” perché lo snaturerebbe, deve invece cercare di ristabilire l’ intimità e la prossimtà inter-umana.

11 Minkowski invita gli psichiatri ad usare il metodo della DIAGNOSI PER“PENETRAZIONE” (o Diagnosi mediante il sentimento): Atteggiamento interessato e attento dello psicologo Riconoscimento dei sentimenti personali del terapeuta verso il paziente Contatto quotidiano con gli schizofrenici situati nel loro contesto come essenzialità del sentire e premessa ad ogni agire terapeutico Rendere espressivo l’ ovvio , donare significatività a ciò che passerebbe inosservato Rispetto dell’ alterità ( se non devozione) Disposizione alla passività: il terapeuta deve creare in sé stesso uno svuotamento per far si che il malato possa trovare spazio in lui 7. Cercare l’ “essenziale”, conoscere l’ “anima dell’alienato” “Noi conosciamo la verità non soltanto mediante la ragione, ma anche attraverso il cuore” (Pascal)

12 SCHIZOIDIA E SINTONIA “ Il nostro spirito continua sempre a ricercare, attraverso innumerevoli variazioni dell’ universo, l’ identità nel tempo [..]. Spiegare un fenomeno è in fondo conoscere la sua pre- esistenza “. ( Meyerson, “ Identitè et Realitè”, 1912) Kretschmer distingue due ordini crescenti e paralleli : Follia maniaco-depressiva cicloidia( comp rispetto all’ ambiente) ciclotimia( variazione ciclica nel tempo) Schizofrenia schizoidia ( comp rispetto all’ ambiente) schizotimia ( variazione ciclica nel tempo)

13 CICLOIDE: Passaggio da gaiezza a tristezza con facilità (“proporzione diatesica e coefficiente dell’ umore”) Non perde mai il contatto con l’ ambiente e con la vita La sua collera è liberatoria I depressi cercano di approfondire il “ lato morale” della vita e di agire di conseguenza sono profondamente comprensivi , buoni ed indulgenti Sono socievoli, hanno relazioni gradevoli e preziose perché restano sempre “ umani” Traggono piacere dal lavoro e spesso posseggono molta energia pratica

14 I DUE ORDINI NON SI ESCLUDONO
SCHIZOIDE: Si muove tra due poli : iperestesia e anestesia affettiva (“proporzione psicoestesica”) Non è o troppo sensibile o troppo freddo, ma le due cose nello stesso tempo Ha difficoltà ad uscire dallo stato di collera, resta assorbito dalla sua irritazione, perdendo il contatto con la vita In ogni circostanza spinge l’ antitesi “ io e il mondo “ fino ai suoi limiti estremi, vive così una atmosfera di costante conflitto con l’ ambiente Il suo egoismo freddo , il suo orgoglio smisurato e il suo bisogno di auto-analisi lo tengono perennemente nell’ incertezza rendendo la sua vita un calvario Non è socievole perché - cerca di mettere la sua anima iperestesica a riparo dai colori troppo vivi e forti della vita quotidiana - si ripiega su sé stesso preferendo il mondo interiore - relazioni superficiali ed incomplete prive di note affettive; le differenze individuali non emergono affatto - non ammette che il proprio modo di essere I DUE ORDINI NON SI ESCLUDONO

15 fattore nocivo natura evolutiva che può determinare un processo
schizoidia fattore costituzionale SCHIZOFRENIA fattore nocivo natura evolutiva che può determinare un processo morboso mentale specifico SCHIZOIDIA + FATTORE PATOLOGICO DI NATURA CICLICA schizofrenia SINTONIA + FATTORE PATOLOGICO DI NATURA CICLICA follia maniaco depressiva SCHIZOIDIA fattore costituzionale immutabile SCHIZOFRENIA malattia che tende a progredire dove i meccanismi di difesa che lo psichismo può contrapporle non riescono a frenarla

16 SCHIZOIDIA e SINTONIA: “principi vitali” (Bleuler) che regolano l’atteggiamento nei confronti degli avvenimenti, delle persone e degli oggetti-ambiente. Si uniscono in proporzioni variabili (non sovrapponibili) determinando l’aspetto di ciascun individuo rispetto l’ambiente. Follia maniaco-depressiva: mantenuto il contatto con la realtà; è in sintonia con l’ ambiente; possiede l’intuizione della misura e dei limiti. L’iperemotività è percepita come disagio, debolezza, corpo estraneo; il malato si “nasconderebbe” volentieri davanti la vita, ma lotta contro la sua ossessione. Il contatto col mondo esterno è però degradato, esiste soltanto nel momento; rappresenta perciò una sintonia deformata rispetto a quella “piena e armoniosa” del sintono normale. Schizofrenia: rompe il contatto vitale con la realtà. Lo schizoide si confonde con la propria iperestesia, vi associa l’idea della propria personalità e vede una superiorità sugli altri; si allontana del tutto dalla vita perché si identifica con i suoi fenomeni ossessivi.

17 Segno patognomico di ordine negativo che permette di escludere la schizofrenia è la sintonia.
Oltre a sapere se il malato è schizofrenico è importante vedere fino a che punto lo è (psicosi mista o associata); per non cadere nella trappola dell’etichettamento è preferibile un’incertezza che ci ponga davanti a problemi nuovi.

18 IL DISTURBO ESSENZIALE DELLA SCHIZOFRENIA
MINKOWSKI : Il disturbo generatore fondamentale della schizofrenia è la perdita del contatto vitale con la realtà, il quale non fa riferimento ad un contatto di tipo sensoriale-motorio, quanto piuttosto ad un contatto che riguarda l’essenza della personalità vivente nei suoi rapporti con l’ambiente; esso fa riferimento ai fattori irrazionali della vita. Il concetto di “contatto vitale con la realtà” non può essere condiderato quale nozione interamente nuova, in quanto deriva almeno in parte dal pensiero di KRAEPELIN e di BLEULER e dalla filosofia di BERGSON. KRAEPELIN: Alla base della schizofrenia si ha un unico processo morboso sottostante, il quale riguarderà non un’unica specifica funzione, quanto piuttosto la coesione e l’armonia tra diverse funzioni. BLEULER: Il disturbo generatore della schizofrenia è un disturbo particolare nell’associazione delle idee, di cui si dovrà cercare la base organica. BERGSON: Lo psichismo umano si compone di intelligenza (= insieme di fattori del nostro psichismo che si riferiscono al solido, all’inerte, allo spazio) e di istinto (= insieme di fattori del nostro psichismo che si riferiscono alla durata vissuta, al dinamismo). Ciascuno di questi due fattori principali è di per sè insufficiente ad assicurare l’esistenza dell’individuo, in quanto essi si compenetrano e si completano a vicenda, a formare un tutt’uno armonioso.

19 L’armonia di cui Bergson ci parla, ritornando ora al pensiero di Minkowski, può essere perturbata anche notevolmente da modificazioni patologiche. INDEBOLIMENTO INTELLETTIVO (es. paralisi generale): modificazioni patologiche dell’intelligenza, con conseguente scomparsa dell’immagine spaziale della durata; tutto diviene movimento e successione immediata. Vengono cioè a mancare i fattori statici del nostro psichismo e si ha un decadimento delle funzioni puramente intellettive (si parla di demenza vera e propria). SCHIZOFRENIA: modificazioni patologiche dell’istinto, con conseguente progressiva staticità pervasiva (che si ritrova nei movimenti stereotipati degli schizofrenici), difficoltà nell’adattamento al reale e nella modulazione degli stati affettivi. Minkowski la chiama anche deficit pragmatico, il quale è visto essenzialmente come indebolimento dello slancio vitale e dell’affettività (non si può parlare di demenza vera e propria, in quanto non sono le funzioni intellettive ad essere direttamente coinvolte).

20 IL CONTENUTO DELLA PSICOSI
Le manifestazioni incoerenti, le stereotipie, il mutismo, l’ipercinesia disorganizzata degli schizofrenici, non vengono più viste come totalmente incoerenti e impenetrabili alla nostra comprensione, ma si cerca ora di decifrarne il senso, riconducendoli ad avvenimenti a forte carica affettiva del passato del malato. Tali avvenimenti sono detti “complessi”. Il contenuto della psicosi non è proprietà esclusiva di una sola malattia mentale, non ha valore diagnostico, nè dà la possibilità di diagnosi differenziali; esso non rappresenta nemmeno la causa della psicogenesi dei disturbi ai quali essa si applica, e ancor meno dell’affezione che li condiziona. I complessi hanno solo un ruolo secondario nella patogenesi della schizofrenia, ma risultano comunque molto importanti, quali tentativo di comprensione dello psichismo schizofrenico e delle sue incoerenti manifestazioni

21 Pensiero che non cerca più di adattarsi alla realtà, ma che al contrario si distacca da essa; esso non persegue alcuno scopo reale e non cerca più nè di venir comunicato agli altri in modo comprensibile, nè di dirigere la nostra condotta conformemente alle esigenze della realtà. Una delle conseguenze di tale forma di pensiero investe il LINGUAGGIO, il quale diviene incomprensibile per chi lo ascolta e presenta simbolismi, neologismi, condensazioni, associazioni,.. AUTISMO: E’ principalmente visto come un distacco dell’individuo dalla realtà, che lo conduce ad un ripiegamento su se stesso, o piuttosto sui complessi che porta in sè e che ormai lo assorbono completamente; dà così preferenza al suo mondo immaginario a detrimento della realtà e traduce esteriormente questo stato di cose, soprattutto nei casi gravi, con un atteggiamento di ostilità e ancor più di passività e di immobilità rispetto al mondo-ambiente. IL PENSIERO AUTISTICO

22 Se ci limitassimo a ciò, dovremmo considerare gli schizofrenici come soggetti passivi, ripiegati su sè stessi, immersi nella loro rêverie allo stato di veglia. L’ATTIVITA’ PRIMITIVAMENTE AUTISTICA, che possiamo ritrovare nei soggetti schizofrenici accanto all’espressione di un forma autistica di passività, che permette di assorbirsi maggiormente nel proprio mondo interiore, è costituita da un’attività personale la quale è però privata del contatto normale con la realtà. Questo “difetto di contatto” con la realtà, può avvenire nel corso delle diverse fasi della sua realizzazione (atto senza domani, volontà eccessiva, valore assoluto,..). u

23 AUTISMO RICCO: caratterizzato dalla costituzione di un mondo immaginario, in cui i complessi hanno una funzione preponderante. Essi determinano il contenuto dei sintomi e le variazioni nelle reazioni del malato. In questi malati ritroviamo spesso una forte tendenza alla rêverie. AUTISMO POVERO: caratterizzato dall’abbandonarsi ad un’attività ininterrotta, la quale assume un carattere profondamente morboso. Lo schizofrenico getta il suo atto o il suo lavoro nel mondo-ambiente, senza preoccuparsi delle esigenze di quest’ultimo, come se in fondo non esistesse affatto. Il costruire un proprio mondo immaginario e il viverci, non è alla portata di questi soggetti. Lo slancio personale si arresta e si spezza del tutto. “Alcuni schizoidi sono come delle ville romane che hanno chiuso le loro imposte al sole cocente, ma all’interno, nella penombra, ci sono feste e banchetti (autismo ricco). In altri, invece, dietro questa facciata silenziosa, non ci sono che rovine e cenere, il vuoto monotono, il soffio glaciale della demenza affettiva (autismo povero)” (Kretschmer). Se l’autismo ricco con il suo mondo immaginario, i suoi complessi, riguarda ciò che ancora vi è di normale e di vivo nella personalità morbosa, l’autismo povero ci presenta invece il disturbo schizofrenico “allo stato puro”, l’aspetto deficitario della malattia e non ciò che di preservato (e talvolta ipertrofizzato oltre misura) si ha dello psichismo colpito.

24 MANIFESTAZIONI SCHIZOFRENICHE SECONDARIE REATTIVE
L’aspetto deficitario, che a seguito del disturbo schizofrenico viene a delinearsi nello psichismo del soggetto, tenta di essere compensato con tutta una varietà di manifestazioni reattive secondarie. Troviamo da una parte la compensazione affettiva, dall’altra delle manifestazioni reattive più “meccaniche” o per meglio dire fenomenologiche. Lo scopo è quello di ricreare un nuovo equilibrio, il quale pur presentando caratteri profondamente morbosi, costituisce tuttavia un’ancora di salvezza per la personalità deficitaria. Il soggetto schizofrenico, mette in atto tutta una serie di ATTEGGIAMENTI SCHIZOFRENICI, i quali solo raramente giungono a compensare del tutto la lesione o il deficit primario; inoltre malgrado la loro tendenza utile, ipertrofizzandosi possono diventare di per se stessi un pericolo per l’individuo. La nozione di “atteggiamenti schizofrenici” limita il ruolo dei “complessi” nella patogenesi dei disturbi schizofrenici; alcuni di questi atteggiamenti schizofrenici, comunque, vanno a fissarsi ad avvenimenti a forte carica affettiva, così come lo fanno del resto rispetto anche a qualsiasi avvenimento banale della vita ordinaria. MANIFESTAZIONI SCHIZOFRENICHE SECONDARIE REATTIVE

25 Tutti questi ATTEGGIAMENTI SCHIZOFRENICI
possono essere distinti in due gruppi principali: FENOMENI IDEO-AFFETTIVI (in rapporto a fenomeni, della vita normale, di natura chiaramente affettiva): rêverie morbosa, malumore morboso, rimpianti morbosi. FENOMENI INTELLETTIVI (ipertrofia patologica di fattori intellettivi): atteggiamento interrogativo, razionalismo morboso, geometrismo morboso.

26 RêVERIE MORBOSA = essa differisce dalla RêVERIE NORMALE non per il grado o per il cotenuto (anche se in quella morbosa il contenuto è spesso molto più limitato e si riduce ad una o due idee desiderio, fisse ed immobili, rivissute dal malato in modo stereotipato; a volte il contenuto si riduce a nulla) quanto piuttosto per il fatto che in essa, al contrario di quella normale, non viene mantenuta la coscienza latente della realtà; qui la rêverie si trova a lato della realtà, come fenomeno equivalente, mettendosi al posto di quest’ultima. Nella rêverie normale, invece, si ha uno stato effimero che non si distacca mai completamente dalla realtà ed è sempre pronto in ogni momento a cedere il passo alla realtà. MALUMORE MORBOSO = esso, come anche le altre manifestazioni schizofreniche secondarie, ha un carattere accidentale e non è necessario che si produca per parlare di schizofrenia. E’ caratterizzato da: egoismo o piuttosto particolarismo, orgoglio, cattivo umore abituale, facili collere, difficoltà a sopportare la minima contrarietà, i quali tratti amplificandosi danno origine a disturbi di carattere psicotico.

27 RIMPIANTI MORBOSI = come la rêverie, cercano di mantenere un contatto con la realtà e di trovarvi virtualmente uno sbocco verso il mondo reale; essi vengono però a qualificarsi come morbosi, in quanto privi di gradazione, di sfumature, di propulsione verso l’avvenire, fissi, immobili e sterili. Per il soggetto divengono il modo di mettersi ancora in rapporto con gli avvenimenti della propria vita interiore e della realtà in genere, obbligandoli a vivere in realtà solo nel passato. ATTEGGIAMENTO INTERROGATIVO = atteggiamento morboso rispetto alla relatà in genere; atteggiamento passivo, caratterizzato soprattutto da domande poste a vanvera, a non finire. Ma in queste domande senza fine manca completamente l’elemento emotivo e anche quasi del tutto l’elemento personale, riguardando esse soprattutto l’ordine oggettivo delle cose. Rappresenta, anch’esso, il legame che unisce il soggetto alle persone, agli avvenimenti, agli oggetti dell’ambiente.

28 RAZIONALISMO MORBOSO = tutti gli atti della vita vengono considerati come antitesi razionali, con il conseguente risultato della mancanza di sentimento irrazionale e di armonia con se stessi e con la vita. Le principali conseguenze di ciò sono: scomparsa totale del limite e della misura, il soggetto governa la propria vita unicamente secondo delle IDEE (tra loro sconnesse e che talvolta si sovrappongono), principi giusti di per sè, portano a conseguenze mostruose proprio in ragione della loro generalizzazione, venendo a mancare il fattore regolatore della vita (contatto vitale con la realtà) lo psichismo risulta disarmonico, perdita della facoltà di cogliere nella loro portata individuale le persone e gli oggetti concreti, scomparsa dei fattori affettivi e della durata vissuta. GEOMETRISMO MORBOSO = generalizzazione abusiva di nozioni di ordine spaziale, di un’influenza morbosa esercitata sul pernsiero e sul comportamento da criteri matematici, che determinano il valore degli oggetti e degli avvenimenti unicamente secondo le loro dimensioni e i loro caratteri geometrici.

29 PORTATA TERAPEUTICA DELLA NOZIONE DI SCHIZOFRENIA
La concezione della schizofrenia come perdita di contatto vitale con la realtà, implica l’idea che tale contatto possa essere in parte o interamente ristabilito, in quanto le facoltà psichiche dell’individuo schizofrenico non sono distrutte irreparabilmente, ma sono piuttosto sregolate, deviate dal contatto con la realtà. Lo schizofrenico non è più visto quale demente, quanto invece come individuo che PUO’ GUARIRE. Tale nozione di curabilità può avere di per sè valore curativo, in quanto modifica il nostro atteggiamento nei confronti del malato. Tale concezione nosologica ha un enorme valore terapeutico e apre le porte ad una nuova prospettiva di attività terapeutica.

30 APPLICAZIONI PRATICHE
Tale nozione di schizofrenia lascia ampio spazio all’analisi psicologica e porta alla creazione e alla messa in atto di tutta una serie di applicazioni pratiche, le quali hanno profondamente modificato tutta l’assistenza agli schizofrenici. Esse sono davvero numerose e se dovessimo citarne alcune, le più rappresentative forse sarebbero il DISPENSARIO PSICHIATRICO, la COLLOCAZIONE PRESSO LA FAMIGLIA, la TERAPIA DEL LAVORO, le DIMISSIONI PRECOCI, la SOMMINISTRAZIONE DI MEDICINALI. Senza confinarsi in un unico metodo, si cercherà di mettere in pratica tutti i mezzi suscettibili di ristabilire il contatto affettivo con il malato e ridurre quindi il suo autismo. Non ci si accosterà più allo schizofrenico come ad un demente, per assistere da spettatori impassibili, all’evoluzione fatale del suo male; ora vediamo in lui proprio uno “schizofrenico”, cioè un individuo che rompe i legami con l’ambiente e il cui atteggiamento morboso può essere combattuto.


Scaricare ppt "Isabella Guerrieri Matr Francesca Francato Matr"

Presentazioni simili


Annunci Google