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IV MODULO LO SVILUPPO MORALE

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Presentazione sul tema: "IV MODULO LO SVILUPPO MORALE"— Transcript della presentazione:

1 IV MODULO LO SVILUPPO MORALE

2 LA MORALE IN AMBITO PSICOLOGICO
La psicologia, rispetto alla morale, indaga (Turiel, 1983) ciò che gli individui pensano, sentono e agiscono riguardo a: Benessere e cura degli altri Diritti e giustizia nelle relazioni interpersonali

3 LA MORALE IN AMBITO PSICOLOGICO
La psicologia ha proposto vari costrutti attraverso cui la morale si manifesta, tra cui: “Super-io” (Freud, 1922): funzione dell’Io che si manifesta principalmente in un ruolo censore e critico e in un’osservazione permanente degli aspetti dell’Io. In gran parte inconscio, contiene in sé sia un aspetto di divieto, sia di modello o ideale. “Coscienza” (Thompson et al., 2006): insieme di processi cognitivi, affettivi e relazionali che influenzano e guidano il modo in cui gli individui agiscono rispetto a standard di comportamento.

4 Questioni aperte Diversi approcci teorici: enfasi su aspetti cognitivi, emotivi o socio-culturali Natura universale o meno dello sviluppo morale Fondamento biologico o culturale della morale

5 LO STUDIO DELLO SVILUPPO MORALE
Lo sviluppo morale è stato indagato a partire da tre approcci differenti: Approccio cognitivo/evolutivo (Piaget, 1932; Kohlberg, 1976; Turiel, 1983): lo sviluppo morale segue di pari passo quello cognitivo, l’attenzione è rivolta al giudizio e al ragionamento morale; Approccio emotivo (Hoffman, 2000): attenzione per il sentimento morale; Approccio della socializzazione morale (Hoffman, 2000; Grusec, 2006; Schaffer, 2006): attenzione per i processi di socializzazione che portano ad una coscienza morale

6 Approccio cognitivo/evolutivo Piaget (1932)
Il contributo di Piaget: osservazione delle regole nel gioco infantile (pratica e coscienza delle regole): Fino a 3 anni: il bambino non applica la pratica della regola e non ne ha coscienza. Segue una routine di gioco. 4/6 anni: applica la regola in modo acritico e regolato dall’esterno (eteronomia) e l’associa all’autorità dell’adulto (condizione pre-morale). Dai 7/8 anni: applicazione autonoma della regola, consapevolezza che la regola è condivisa dai giocatori.

7 Approccio cognitivo/evolutivo Piaget (1932)
Secondo Piaget il bambino si comporta nello stesso modo anche con le regole morali. Individua due fasi di sviluppo, ciascuna caratterizzata da una concezione di responsabilità, giustizia e sanzione: Fase del realismo morale (fino a 7/8 anni circa) Fase del soggettivismo morale (dai 9/10 anni in poi)

8 Approccio cognitivo/evolutivo Piaget (1932)
FASE DEL REALISMO MORALE Tipico del periodo preoperatorio Regole morali considerate immutabili Morale eteronoma Responsabilità oggettiva (regola dell’entità del danno) Giustizia retributiva (punizione uguale al danno) Sanzione espiatoria (giustizia della sanzione)

9 Approccio cognitivo/evolutivo Piaget (1932)
FASE DEL SOGGETTIVISMO MORALE Pensiero operatorio Le regole morali non sono immutabili e sono fondate su cooperazione e reciprocità Autonomia morale: morale come istanza interiore Responsabilità soggettiva: giudizio sui comportamenti legati all’intenzionalità dell’azione Giustizia distributiva: idea di uguaglianza tra le persone Sanzione per reciprocità: punizione in base alla gravità della colpa

10 Approccio cognitivo/evolutivo Kohlberg (1976)
Teoria stadiale dello sviluppo morale: attraverso il metodo dei dilemmi morali ha descritto come si evolve il ragionamento morale Universalità: perché segue lo sviluppo cognitivo, comune a tutti Evoluzione degli schemi: secondo lo sviluppo cognitivo Stadialità degli schemi: la sequenza è ordinata e invariante

11 Approccio cognitivo/evolutivo Kohlberg (1976)
Si individuano 3 livelli, ciascuno diviso in due sottostadi: Livello pre-convenzionale: fino ai 9-10 anni; norme morali vissute come esterne e non oggetto di riflessione; massimizzare i propri interessi; soddisfare i propri bisogni Livello convenzionale: obblighi e regole come componenti del sé; sistema di regole come derivanti dal sistema sociale (maggioranza delle persone) Livello post-convenzionale: giudizi morali effettuati in base a regole universali.

12 Approccio cognitivo/evolutivo Kohlberg (1976)
Pregi del modello: Ha avviato una serie di studi evolutivi che, dopo Piaget, erano quasi assenti Applicazione pratica nella “Just Community” Limiti: Inadeguatezza del metodo dei dilemmi morali Differenze di genere Differenze culturali Poca attenzione per il comportamento morale

13 Approccio cognitivo/evolutivo Teoria degli ambiti (Turiel, 1983; Nucci, 2001)
Secondo questa teoria, per comprendere lo sviluppo morale occorre distinguere tra aspetti diversi, che caratterizzano la morale, e che le teorie precedenti avevano confuso: L’ambito morale L’ambito convenzionale L’ambito personale

14 Approccio cognitivo/evolutivo Teoria degli ambiti (Turiel, 1983; Nucci, 2001)
Ambito morale: benessere, giustizia, diritti umani sono principi universali. Le prescrizioni morali sono obbligatorie, generalizzabili, impersonali. (es. “non si deve fare del male agli altri”) Ambito convenzionale: standard concordati all’interno del sistema di riferimento di appartenenza. Le regole convenzionali sono stabilite d’autorità, non sono universali, non sono generalizzabili (“si deve riordinare”). Ambito personale (Nucci, 2001): regole le cui conseguenze riguardano il soggetto singolo che le mette in atto (ad es. sulle scelte individuali)

15 Aspetti evolutivi/educativi
Approccio cognitivo/evolutivo Teoria degli ambiti (Turiel, 1983; Nucci, 2001) Aspetti evolutivi/educativi Già dall’età prescolare i bambini sono in grado di comprendere la distinzione tra gli ambiti Il ragionamento e l’atteggiamento rispetto alle regole cambiano a seconda dell’ambito di riferimento Gli interventi educativi sono più efficaci se tengono conto dell’ambito in cui la regola è violata

16 L’approccio emotivo/affettivo
L’esperienza morale non è solo cognitiva ma ha un’ampia portata emotiva Le emozioni e i sentimenti accompagnano il comportamento morale e connotano gli schemi del Sé rispetto ad esso Alla base c’è l’empatia: abilità di provare sentimenti analoghi agli altri, pur non vivendo le stesse situazioni.

17 L’approccio emotivo/affettivo
Stadi di sviluppo dell’empatia (Hoffman, 2000) Stadio 0: contagio emotivo Stadio I: empatia egocentrica (6 mesi), reazione al sentimento altrui ma ancora scarsa differenziazione tra sé e l’altro Stadio II: empatia quasi egocentrica (2/3 anni); motivazione a prendersi cura dell’altro Stadio III: empatia “veridica” (4/5 anni), in risposta alla situazione dell’altro, teoria della mente Stadio IV: empatia per la condizione esistenziale dell’altro (età scolare), completo decentramento cognitivo

18 L’approccio emotivo/affettivo
Secondo Hoffman, affinché l’empatia porti ad un comportamento morale, è fondamentale che l’individuo sperimenti “distress” e “simpatia”: Distress empatico: situazione di disagio causato dall’empatia Simpatia: preoccupazione per la condizione altrui che spinge a prendersi cura Empatia Distress Simpatia Comportamento morale

19 L’approccio emotivo/affettivo
Il passaggio dall’empatia al comportamento morale di aiuto (pro-sociale), tuttavia, non è scontato né immediato. Infatti, sebbene l’empatia sia innata, riguardo al comportamento pro-sociale ci sono molte differenze individuali, legate a fattori temperamentali, al genere e alla socializzazione genitoriale. E’ stata tuttavia descritta una sequenza evolutiva

20 L’approccio emotivo/affettivo
Lo sviluppo del comportamento prosociale (Eisenberg et al 2006) orientamento edonistico-pragmatico (età prescolare); orientamento verso i bisogni dell’altro (prima età scolare); orientamento stereotipato focalizzato sull’approvazione (età scolare); orientamento empatico (età scolare/preadolescenza); orientamento dei valori internalizzati (adolescenza)

21 L’approccio emotivo/affettivo
Correlati del comportamento prosociale (Corsano, 2011): Frequenza e qualità delle interazioni (meno conflittuali) Ego-resiliency comprensione della situazione sociale (Smeekens, Riksen-Wairaven, van Bakel, 2008) autoregolazione emotiva (Eisenberg, Fabes, Karbon, Murphy, Wosinski, Polazzi, Carlo, Junke (1996); buon adattamento a scuola benessere individuale (stima di sé) benessere sociale (popolarità)

22 Approccio della socializzazione morale
Considera il processo di interiorizzazione morale come il prodotto della socializzazione Tale processo di interiorizzazione porta alla coscienza morale, cioè un “meccanismo psicologico che guida l’azione in assenza di un controllo esterno (autocontrollo)” (Schaffer, 2006) Si parla di socializzazione morale

23 Approccio della socializzazione morale
Il processo di interiorizzazione che porta alla coscienza morale è stato prevalentemente indagato rispetto alla relazione coi genitori (fa eccezione il lavoro di Piaget, del 1932) Psicoanalisi: formazione del super-io, “complesso di Edipo” e “complesso fraterno” (processi di identificazione) Teorici dell’apprendimento sociale: meccanismi di imitazione, di rinforzo.

24 Socializzazione morale e stili disciplinari parentali
Secondo Hoffman, l’interiorizzazione morale avviene anche grazie agli “incontri” disciplinari, cioè le interazioni genitori/figli in cui i primi, con la disciplina, intervengono su un comportamento non desiderabile del figlio. In età prescolare, tali incontri coprono circa il 40/50 % delle interazioni

25 Socializzazione morale e stili disciplinari parentali
I genitori utilizzano tre diverse strategie disciplinari: Disciplina basata sul potere (non favorisce l’interiorizzazione); disciplina basata sul ritiro d’amore (non favorisce l’interiorizzazione); disciplina induttiva, basata sull’empatia e il “perspective taking” (favorisce l’interiorizzazione)

26 Altri fattori che influenzano la socializzazione morale (Grusec, 2006)
Accuratezza della percezione dei valori dei propri genitori Ridondanza con cui i genitori ribadiscono il proprio punto di vista Coerenza tra valori e comportamento Clima affettivo e relazionale positivo Flessibilità genitoriale rispetto ai bisogni del bambino “Effetto bambino” (Schaffer, 2006)

27 Origine della coscienza morale
I precursori della coscienza morale sono stati individuati nelle reazioni dei bambini (1/2 anni) ai rimproveri dei genitori (Thompson et al., 2006) e in presenza di oggetti “difettosi” (Kagan, 1981) Secondo e terzo anno: sé normativo ed emozioni morali (autocoscienti) 2-5 anni: sviluppo della coscienza (teoria della mente) Obbedienza come indicatore di coscienza morale e di un successivo Sé morale/normativo più stabile Obbedienza basata sulla situazione e sull’impegno

28 Percorsi atipici E’ difficile generalizzare il discorso sui percorsi atipici di sviluppo morale, perché molteplici sono le situazioni in cui gli individui agiscono senza rispettare il benessere degli altri, la giustizia e i diritti (v. I slide). Consideriamo due aspetti molto indagati dalla letteratura: Bullismo (età prescolare/scolare) Disimpegno morale (adolescenza/età adulta)

29 Percorsi atipici: bullismo
Il fenomeno del bullismo è stato molto indagato negli ultimi decenni: in particolare studi di Olweus e Salmivalli (anni ‘90 e seguenti). Per bullismo si intende: messa in atto in modo continuato, all’interno del gruppo dei pari, di comportamenti aggressivi e/o di prevaricazione nei confronti di coloro che non sono in grado di difendersi. E’ tipico dell’età scolare, ma presente anche prima, è caratterizzato da aggressività diretta o indiretta

30 Percorsi atipici: bullismo
Il fenomeno del bullismo deve essere distinto da altri fenomeni aggressivi, per le seguenti caratteristiche (Olweus, 1994; Smith e Thompson, 1991): Intenzionalità dell’azione offensiva Reiterazione nel tempo Squilibrio in termini di forza o di potere nella relazione tra bullo e vittima Mancanza di provocazione

31 Percorsi atipici: bullismo
Il bullismo è un fenomeno relazionale, in cui grande importanza ha il ruolo svolto da diversi partecipanti (Salmivalli et al. 1996): Bullo e vittima Aiutanti del bullo Sostenitori del bullo Spettatori passivi Difensori della vittima Clima morale e cultura etica della scuola

32 Percorsi atipici: bullismo
Il bullismo è correlato a: Ragionamento morale di tipo egocentrico Capacità cognitiva di perspective taking Deficit di empatia

33 Percorsi atipici: disimpegno morale
Secondo Bandura (1991, 2002) la “moral agency” (capacità di agire moralmente) è guidata da principi di autoregolazione che tengono conto di: Sanzioni sociali: premi o punizioni dettate dalla società di appartenenza Sanzioni internalizzate: premi o punizioni dettate dalla propria concezione di sé, autostima, rispetto di sé .

34 Percorsi atipici: disimpegno morale
Tuttavia, il comportamento è dettato non solo da principi morali ma anche da bisogni o vantaggi personali; A questo scopo, alcuni meccanismi psicologici, attivati dal contesto o dalle circostanze, possono intervenire sulla condotta morale, modulando diversamente il significato delle sanzioni. Bandura individua 8 meccanismi di disimpegno morale, presenti ad ogni età ma soprattutto in adolescenza ed età adulta.

35 Percorsi atipici: disimpegno morale
giustificazione morale Etichettamento eufemistico Confronto vantaggioso Dislocamento delle responsabilità Diffusione della responsabilità Distorsione delle conseguenze De-umanizzazione della vittima Attribuzione di colpa

36 Possibili domande d’esame
Approcci di studio dello sviluppo morale Teoria dello sviluppo morale di Piaget Il realismo morale/Il soggettivismo morale Teoria dello sviluppo morale di Kohlberg Fasi di sviluppo dell’empatia Empatia e sviluppo morale Teoria degli ambiti Stili disciplinari e sviluppo morale Il fenomeno del bullismo: definizione e aspetti relazionali Meccanismi di disimpegno morale


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