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RICERCA SOCIO-PASTORALE

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Presentazione sul tema: "RICERCA SOCIO-PASTORALE"— Transcript della presentazione:

1 RICERCA SOCIO-PASTORALE
DIACONI PERMANENTI DEL PIEMONTE: “UN MINISTERO CON UN PO’ DI AFASIA ?!” RICERCA SOCIO-PASTORALE Giovanni VILLATA

2 Ringraziamenti Un ringraziamento al Cardinale Severino Poletto Presidente della CEP, al Vescovo Delegato mons. Arrigo Miglio, ai Vescovi del Piemonte che hanno promosso la ricerca. Alla Commissione Presbiterale Regionale, a tutti i diaconi permanenti che hanno risposto al questionario e ai loro formatori, per essersi assunti l’impegno di diffonderlo e di raccogliere i dati. Infine ai volontari con il contributo dei quali è stato possibile portare a termine il lavoro.

3 Non solo dati … La prospettiva dalla quale abbiamo accostato il tema è quella socio- pastorale. Si presenta dei dati quantitativi che poi si interpretano da una prospettiva di fede. Vale a dire attenti ad intercettare le tracce dello Spirito che chiama al servizio vicendevole della carità (Gal. 5,13). Per pastorale si intendono le multiformi e variegate opportunità (o mediazioni umane) offerte dalla Chiesa per la cura dei fedeli (in senso stretto) e per l’evangelizzazione (in senso più ampio): L’ obiettivo è unico favorire l’adesione a Cristo, nella Chiesa, per l’attuazione del Regno. Nella presentazione dei risultati vengono tenuti presenti entrambi i significati attribuiti al termine pastorale.

4 Punto di partenza Proponiamo due acquisizioni dalle quali partono le riflessioni che andremo sviluppando nel corso della presentazione dei dati: 1. “Il ripristino di questo ministero [ il diaconato permanente] - come afferma Lehmann – è uno straordinario fenomeno della storia della Chiesa […] per il quale non è facile trovare paralleli”. Si tratta, dunque di una risorsa, non un problema Pur tra le “oscillazioni dottrinali e le diversità degli approcci teologici in atto”, è acquisito che il diacono permanente è ministro di Cristo e della Chiesa per servire la diaconia della liturgia, della parola, della carità.

5 Ipotesi di lavoro Con questa ricerca ci si propone di verificare se i diaconi permanenti: 1. vengono formati sia dal punto di vista spirituale e teologico sia nella capacità di relazione umana autentica nella chiesa e in famiglia e siano sostenuti nel loro servizio pastorale; 2. di fatto, nella prassi, siano valutati e valorizzati pienamente come ministri, con compiti diversi, ma che esprimano tutte le potenzialità del ministero; 3. siano soddisfatti del ministero sacramentale loro affidato in rapporto all’idea che essi stessi hanno maturato in merito.

6 Lo sviluppo della relazione
1. Dati strutturali oggettivi 2. Il percorso della ricerca 3. I risultati 4. Che cosa dice la ricerca

7 1. I dati strutturali oggettivi
Diaconi permanenti in Europa 2000 2002 Clero diocesano Religiosi Europa 8.541 272 9.480 292 Italia 2.371 68 2.662 86 2004 Clero diocesano Religiosi 10.254 274 2.992 87 Nel mondo dal 2000 al 2004 i diaconi provenienti dal clero diocesano sono in costante aumento ( ), mentre sono in diminuzione (- 72) quelli provenienti dai religiosi.

8 In Piemonte Anno di inizio nelle varie diocesi Dal 1970 al 1980
Torino 1972 Novara 1972 Asti 1972 Acqui 1976 Casale M Vercelli 1977 Alessandria 1978 Dal 1980 al 1990 Aosta 1981 Ivrea 1982 Pinerolo 1984 Dal 1990 al 2000 Susa e Saluzzo1995 Mondovi’ 1988 Alba 1999 Cuneo e Fossano 2006

9 1. I dati strutturali oggettivi
Diaconi permanenti nelle diocesi del Piemonte al 2007 Popolazione ( ) Aosta 13 (10) Battesimi ( -146) Biella 30 (23) Novara 17 (12) Ivrea 15 (11) Susa 2 Vercelli 12 (0) Cresime (-184) Pinerolo 12 (12) TORINO (87) Asti 8 (6) Saluzzo 10 (5) Alessandria 12 (9) Alba 3 (3) Prime Comunioni (+ 642) Fossano Cuneo 0 Mondovì 13 (9) Casale M. 11 (10) Acqui 10 (7) Superficie km2

10 1. I dati strutturali oggettivi
Totale diaconi permanenti in Piemonte Sposati 83 % 158 pari al 54 % nelle diocesi fuori Torino = 290 Vedovi 4% 132 pari al 45% nella diocesi di Torino Celibi 13% A Torino ci sono il 12% di sposati in più, mentre fuori il 10% di celibi in più.

11 1. I dati strutturali oggettivi
Aspiranti, diaconi permanenti, sacerdoti e seminaristi del Piemonte: anno 2006 Diaconi permanenti 290 (+ 13) Sacerdoti secolari (- 46) Seminaristi 125 (- 12) Aspiranti diaconi permanenti 71

12 2. Il percorso della ricerca
Origine e motivazioni La presente ricerca sul diaconato permanente è promossa dalla Conferenza Episcopale Piemontese (CEP) ad oltre trenta anni dalla restaurazione nelle diocesi piemontesi che per prime hanno attivato il cammino … al fine di raccoglie elementi per una riflessione della CEP su questa risorsa ministeriale ormai diffusa in tutte le diocesi.

13 2. Il percorso della ricerca
Strumento di ricerca Un questionario con 49 domande articolate in 6 capitoli 1. Informazioni generali e strutturali 2. Formazione (al ministero e permanente) del diacono e formazione dei familiari 3. Servizi pastorali e loro valutazione 4. Relazione tra diaconi, con i sacerdoti e con i familiari del diacono permanente 5. Tratti della questione economica 6. Sensibilità sociale

14 2. Il percorso della ricerca
Il campione 1. Diaconi permanenti della diocesi di Torino. Lavora su due sottocampioni 2. Diaconi permanenti delle diocesi fuori Torino. Il sottocampione torinese raduna 87 risposte su 132 diaconi permanenti ed è del 2004. Il sottocampione delle altre diocesi piemontesi è composto da 122 risposte su 145 diaconi permanenti ed è del 2007.

15 2. Il percorso della ricerca
La somministrazione dei questionari In Torino tramite compilazione personale preceduta da spiegazione. Fuori Torino tramite compilazione personale del questionario, senza spiegazione. Hanno risposto complessivamente 209 diaconi permanenti su 290. Il campione risulta largamente rappresentativo.

16 3. I risultati Il percorso della relazione 3.1. Identikit
3.2. Formazione 3.3. Servizi pastorali 3.4. Relazioni 3.5 Questioni economiche All’occorrenza, confronteremo i dati piemontesi con quelli della ricerca nazionale (COP 2004 ), dalla quale abbiamo tratto il questionario.

17 3. 1. L’identikit 59 anni fuori Torino 56 a Torino
Età media e occupazione principale 59 anni fuori Torino 56 a Torino La media di ministero dell’intero campione è di 10 anni.

18 3.1. L’identikit Titoli di studio
In rapporto alla ricerca CEI sono diminuiti del 10% i diaconi permanenti con la media superiore e del 4% quelli con la laurea. Torino 20% Fuori Torino 29% Il 6% circa ha titoli che vanno dalla quinta elementare alla seconda liceo, al ginnasio ….fino al baccalaureato o alla licenza in teologia.

19 3.1. L’identikit Principali fonti ed esperienze vocazionali 60% 39%
PARROCI 60% 39% ASSOCIAZIONISMO E GRUPPI PARROCHIALI CARITAS E VOLONTARIATO 14% RELIGIOSI/E 9% ALTRI DIACONI 13% ALTRO 17% Spesso, fuori Torino, i diaconi dichiarano di avere come “fonte”è il Vescovo.

20 3.1. L’identikit Valutazione globale dell’esperienza diaconale
il 78% dei diaconi permanenti si sente poco rappresentato nelle Chiese piemontesi. Fuori Torino 32% Torino 65%

21 3.1. L’identikit Come si vedono i diaconi stessi In sintesi: il 62% dei diaconi permanenti è abbastanza -molto soddisfatto. il 37% si sente poco o per nulla valorizzato come diacono. Poco - per nulla Abbastanza- molto

22 3.1. L’identikit Sensibilità sociale
Che difende la necessità delle istituzioni. Determinato a sostegno del matrimonio eterosessuale e della conseguente famiglia. Le risposte alle ultime domande del questionario attestano un diaconato permanente Attento all’immigrazione come risorsa. Che vuole uno stato più garante per lavoro, sanità privatizzazioni, scelta fra scuola privata e pubblica, insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana. Che invoca pene e condanne più severe contro la criminalità.

23 Considerazioni In Piemonte il diaconato permanente è in crescita del 10% in rapporto al campione nazionale pur essendo ancora una realtà, in alcune diocesi, giovane. La crescita è tanto più rilevante quando si prenda in considerazione il fatto che non c’è una pastorale vocazionale diocesana per favorire organizzata come per altre vocazioni. E’ aumentato il numero dei pensionati fino a rappresentare ormai oltre la metà del campione. Nella ricerca nazionale erano inferiori del 20% circa e ciò denuncia un certo invecchiamento. In Piemonte sono rari i casi di diaconi “giovani”, cioè sotto i 59 anni (età media del campione).

24 Considerazioni L’alto numero dei diaconi sposati richiama l’attenzione su una figura di ministro sposato e sulla sua “nuova” relazione con i componenti della propria famiglia. Vanno rimarcate la figura del parroco, la validità di comunità di base sul territorio come la parrocchia e l’associazionismo, che sono, praticamente, le fonti prioritarie di vocazioni al diaconato permanente e di pastorale vocazionale. Il campione è piuttosto compatto in favore di: istituzioni, coppia uomo-donna, famiglia eterosessuale,concezione dello stato. Si divide su l’impegno sociale e politico dei cattolici unitario o solo individuale.

25 3.2. La formazione al ministero
Formazione degli aspiranti Diocesi fuori Torino Diocesi di Torino Diocesi italiane Scrittura % Il percorso è biennale con 76 ore di teologia fondamentale, 30 di introduzione all’AT e 30 al NT e 124 ore in altre materie diritto, filosofia, storia … I percorsi variano nel tempo e nei contenuti. Non è possibile, attualmente, precisare meglio sia gli uni che gli altri. Magistero % Sacramenti 62% Teologia % Storia della chiesa 55% Giuridica % Filosofia %

26 3.2.La formazione al ministero
Aree di formazione teologica Diocesi italiane Diocesi di Torino Diocesi fuori Torino Percorso triennale Percorso triennale I percorsi per lo più sono quelli dell’ISSR (sezione pastorale). Esistono anche Istituti diocesani vari, più o meno orientati sulle tre aree delle diocesi italiane. Teologica 50% (*) Teologica 56% Scrittura 40% Scrittura 28% Pastorale 10% Pastorale10% Patristica 6% Tirocinio di omiletica 24 ore (% relativa al monte ore per area)

27 3.2. La formazione al ministero
Formazione spirituale Non possiamo descrivere i percorsi delle singole diocesi perché strutturati in modo diverso e con diversi riferimenti operativi (delegati vescovili, collegamento con esperienze di spiritualità o istituzioni presenti in diocesi, come i seminari, ad esempio …) Sappiamo, con certezza che ogni diocesi realizza percorsi condivisi e personalizzati, impegnativi e contraddistinti, mediamente, da incontri, ritiri, esercizi spirituali, direzione spirituale … guidati da persone qualificate. A fianco dei percorsi istituzionali di formazione degli aspiranti e dei candidati, esistono, per lo più in tutte le diocesi, momenti di formazione spirituale contraddistinti dalli impronta delle diverse Chiese particolari.

28 Considerazioni I percorsi formativi seguono le indicazioni della “Ratio Fundamentalis”, adattate, ovviamente, alle varie diocesi. All’interno di questi percorsi sembra decisamente basso il monte ore attribuito alle materie pastorali. In alcuni casi in numero di ore non è più alto di quello ad una sola materia teologica, quale, ad esempio, ad un corso sulla liturgia. E’ anche da rimarcare una scarsa attenzione a materie riguardanti la formazione umana personale e sociale.

29 Considerazioni Oltre i percorsi diocesani conformati al diaconato permanete (ad esempio, Torino, Novara …), le principali sedi di riferimento sono gli ISSR , gli Studentati, i Seminari … Mediamente i percorsi di formazione degli aspiranti e teologici si sviluppano nell’arco che va da 5 o 4 anni con l’aggiunta di incontri specifici. La valutazione dei diaconi permanenti sulla formazione al ministero ricevuta è buona (55%) o discreta (41%) a fronte del restante 5% che la giudica scadente. La maggioranza la giudica,quindi positivamente.

30 3.2.La formazione permanente
Diaconi permanenti Temi trattati nelle diocesi piemontesi 89% Incontri a scadenza fissa Modalità formative 67% Esercizi spirituali annuali 56% Ritiri mensili Convivenze tra diaconi e miste 26%

31 3.2. La formazione permanente
Mogli: frequenza alle opportunità offerte nelle diocesi

32 3.2.La formazione permanente
Il dato sulla formazione delle mogli risulta da 5 a 10 punti percentuale inferiore a quella del dato nazionale. La formazione delle mogli, almeno nel periodo propedeutico, viene più curata in Torino che fuori. Nel 60% dal campione emerge la domanda di una maggiore e più sistematica attenzione formativa alle mogli almeno nel periodo della formazione al ministero

33 3.2 La formazione permanente
Figli adolescenti e giovani: frequenza alle opportunità Nel 98% dei casi sia in Torino che fuori non si evidenziano percorsi formativi stabili per i figli.

34 Considerazioni Per la formazione permanente ai diaconi si registra un buon livello di cura soprattutto sul versante della spiritualità personale, un po’ meno sul versante comunitario. In meno del 50% delle di diocesi si trattano temi culturali e, a decrescere, temi relativi ad aspetti di formazione umana, sociali e politici.

35 Considerazioni La formazione permanente delle mogli risulta ancora non estesa a tutte le diocesi e, soprattutto, piuttosto episodica e frammentata. In proposito, i mariti-diaconi chiedono una concomitante formazione della moglie e dei figli adolescenti e giovani non casuale ma progettuale. Convengono che tale formazione favorirebbe, senza dubbio, relazioni famigliari più serene.

36 3.3. Le attività pastorali Dati generali In rapporto alla ricerca nazionale è diminuita del 19% la presenza nella pastorale fondamentale e speciale Catechesi, liturgia, carità Poveri, missioni e nuove povertà Altro 24% dei diaconi permanenti è chiamato ad animare le comunità che non hanno il parroco residente

37 3.3. Le attività pastorali Più in particolare
In “Altro” sono presenti una diversità grande di servizi: dalla riduzione degli impegni a causa dell‘età avanzata ad esperienze particolari quali l’essere priore con la propria famiglia di una comunità monastica . Sempre in rapporto alla ricerca nazionale si osserva come alcune attività registrino un calo della percentuale di presenza dei diaconi permanenti. In altre il numero è in aumento e, in altre ancora, rimane stabile, come possiamo osservare nel quadro che segue…

38 3.3. Le attività pastorali In aumento In diminuzione Stabili
Primo annuncio % Pastorale familiare % Catechesi degli adulti % Servizio carità % Catechesi iniziazione % Sacramenti % Amministrazione parr % Pastorale terza età % Catecumenato % Amministrazione dioc % Ministri straordinari comunione 5% Pastorale giovanile % Coordinamento UP 8% Assistenza sacerdoti anziani % Mediamente la percentuale delle diminuzioni è meno alta a Torino, fatta eccezione per l’amministrazione economica e dei sacramenti.

39 3.3. Attività pastorali Luoghi in cui svolge molto e abbastanza il servizio principale LUOGHI NAZIONALE % PIEMONTE % DIVERSITA’% Propria parrocchia 43 76 +34 Altra parrocchia 7 8 + 1 Nell’UP 31 11 - 20 In istituzioni pubbliche 14 12 - 2 Servizio del Vescovo 15 - 9 Uffici di Curia 17 - 6 Dai dati risulta evidente che qualcuno, pur avendo come base la parrocchia, svolge più di un servizio principale.

40 3.3. Attività pastorali Valutazione della valorizzazione pastorale
Torino % Fuori Torino % Media totale % SI’ 9 19 14 Abbastanza 23 21 22 Dipende 30 26 Non abbastanza 36 20 28 Decisamente NO 10 36 38 Il campione è diviso in due parti attraversate da una terza, la quale lo può far oscillare o da una parte o dall’altra.

41 Considerazioni Per quanto riguarda le attività pastorali tre sono le tipologie generali che emergono dalla ricerche: il diacono “parrocchiale”, vale a dire del tutto dedicato alla cura della fede che frequentano la parrocchia; il diacono “ponte” o di “soglia” ossia quello dedicato, per lo più ad evangelizzare il territorio e nella pastorale d’ambiente; il diacono “cultuale” e cioè quel diacono dedicato esclusivamente alle diverse forme del culto

42 Considerazioni Riappare anche in Piemonte la costante di tutte le ricerche sul diaconato permanente, , vale a dire la sproporzione fra il numero dei soggetti impegnati in parrocchia e nel culto e quello occupato in servizi pastorali cosiddetti “ponte” fra la Chiesa e il mondo. Questa scelta o necessità (come afferma qualche pastore) declina una piena valorizzazione di questo ministero? Non rischia forse di attenuare fortemente la tensione verso la dimensione missionaria della pastorale, tensione che non è,mediamente, alta?

43 3.4. Relazioni Tra diaconi e con i sacerdoti: abbastanza-molta difficoltà Comportamenti Torino 2004 % Fuori Torino 2007 % Media totale % Relazione con i presbiteri 56 55 Clericalismo 26 21 23 Distanza culturale 15 20 18 Poco dialogo

44 3.4. Relazioni Un esempio di sofferenza relazionale estrema …
Così scrive un diacono piemontese: “Scientificamente ignorato e calunniato ad intra e ad extra. In otto anni di foto che documentano le varie attività comunitarie, io non appaio mai. Vi appare sempre e solo l’anziano: io non compaio mai!”. Nonostante la difficoltà di relazione con i preti di metà circa di tutto il campione, tuttavia il 75 % del medesimo afferma di essere ben integrato con i sacerdoti.

45 3.4. Relazioni Condivisione della scelta diaconale da parte delle mogli In rapporto alla ricerca nazionale del 2004, è aumentata del 3% la percentuale delle mogli che si disinteressano del tutto. Raggiunge ora il 7%. Il 90% delle mogli condivide pienamente la scelta vocazionale del marito . La loro presenza è molto apprezzata. Il dato sulla condivisione delle mogli, potrebbe essere un po’ enfatizzato pur rimanendo più che maggioritario.

46 Considerazioni Si prospetta qui il problema della relazione con i presbiteri. La questione non è di oggi. La storia dice che proprio a causa di questa relazione diventata conflittuale (questione dei diaconi romani) il ministero è stato sospeso. Tra le cause di conflittualità relazionali, pare ci sia non solo una notevole disinformazione, ma anche, una lettura del ministero ritagliata sull’esperienza del diaconato transeunte. Per quanto riguarda la relazione con le mogli, per completezza, si segnalano situazioni – seppur largamente minoritarie – in cui la coppia vive sofferenze, non indifferenti, fino alla rottura.

47 3.5. Questioni economiche Dai dati, limitati, in nostro possesso risulta che: mediamente sono i parroci, insieme ad un organismo diocesano, a trattare con il diacono delle questioni economiche immediate in una sola diocesi del Piemonte, a nostra conoscenza, esiste un regolamento diocesano per le questioni economiche. nel caso dei diaconi che sostituiscono i parroci, all’occasione e in lavori concordati, interviene, per lo più, l’ente ecclesiastico..

48 Considerazioni Sulle questioni economiche sembra opportuno domandarsi se le condizioni messe in atto dalle singole diocesi siano adeguate; si tratta pur sempre di persone per ore e ore impegnate nei vari compiti ecclesiali e con una famiglia a cui continuare a provvedere. Più in generale,merita attenzione l’essere a pieno titolo ministeriale “clero” e, nello stesso tempo, venire valutati dalla CEI come un servizio volontario, non inserito nel Sostentamento del Clero.

49 4. Che cosa dice la ricerca ….
Ipotesi di valutazione globale Ad oltre trenta anni dalla restaurazione, il diaconato permanente in Piemonte, è una risorsa che, in modo originale e insostituibile, ha aiutato, nella prassi, la comprensione e la costruzione di una Chiesa serva e missionaria. Nella sua giovane storia ha narrato la presenza di un ministero ecclesiale qualificato teologicamente, della famiglia nella pastorale. Ha dato un contributo alla maggior chiarificazione del ruolo dei presbiteri e dei laici. Ha fatto conoscere un’ immagine di Chiesa ministeriale più completa e ricca. Dove è stato possibile, anche un buon clima relazionale tra presbiteri e famiglie dei diaconi stessi.

50 4. Che cosa dice la ricerca ….
Tre nodi – opportunità da cogliere 1. L’identità: appare come “il” nodo cruciale, perché ripropone la questione dell’equilibrio, non raggiunto, fra impegno pastorale nel campo cultuale e sociale. La visione del diaconato nella chiesa sub apostolica sembra escludere la priorità, nella prassi, al campo cultuale. L’immagine o le immagini di diacono che si assumono, segnano anche la direzione della formazione (spirituale, teologica e pastorale), sia del candidato sia dei suoi familiari. Per la connessione che c’è tra modelli di pastorale e figure chiamate a realizzarli, un cambio di modelli, favorirebbe un cambio di figure e viceversa.

51 4. Che cosa dice la ricerca ….
2. La qualità delle relazioni. La capacità di stabilire relazioni autentiche è il primo tratto dell’identità. Dalla ricerca emerge la fatica di stabilire relazioni adeguate con le persone che fanno l’ambiente familiare, sociale ed ecclesiale del diacono. La qualità delle relazioni affettive – non sbilanciate su aspetti emozionali a discapito di quelli valoriali e da una prospettiva di senso – sono determinanti per una pastorale d’insieme. Una più attenta e incisiva formazione antropologica e sociale favorirebbe la qualità delle relazioni anche all’interno della famiglia del diacono.

52 4. Che cosa dice la ricerca ….
3. La diocesanità. Nell’indagine si è evidenziato che i candidati arrivano da cammini spirituali diversificati . Nella formazione, però, sono inseriti in un nuovo cammino spirituale, teologico e pastorale contraddistinto dalla “memoria” della propria chiesa particolare che non sempre si riesce ad integrare con i precedenti cammini. E’ del tutto evidente che la formazione all’appartenenza consapevole e coerente alla propria diocesi, è fondamentale per un ministro ordinato. Si propone di riprendere in esame i percorsi avviati o che si intende attivare. La questione si pone, soprattutto, in assenza di “scuole” diocesane specifiche per diaconi permanenti.

53 4. Che cosa dice la ricerca ….
La rivisitazione del diaconato permanete in Piemonte, non chiama in causa solo i diaconi permanenti, né su di loro deve buttare ogni responsabilità. Dice il documento sul “Rinnovamento della Catechesi”: “ prima sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali” (Rdc 200). Dunque un rinnovamento che “faccia parlare” il diaconato permanente ossia che gli permetta di declinare pienamente le proprie potenzialità, chiama in causa la responsabilità di tutte e singole le componenti della comunità ecclesiale. Sulla base delle risposte dei diaconi, ci permettiamo di indicarne alcune …

54 4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai Vescovi Valorizzare di più e meglio la figura del diacono permanente come figura di “soglia” o “ponte” tra la Chiesa e il mondo. Porre attenzione ai segni dell’eventuale “afasia” del ministero nelle proprie diocesi. Non sempre sono riferibili a scarsa spiritualità. Possono essere pericolosi sintomi della sindrome del “buon samaritano deluso” (burnout) già accertata nel clero italiano. (Orientamenti Pedagogici” (2006) 2 , ed anche “Il Regno/Attualità (2207) 22, ).

55 4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai Presbiteri parroci Richiama la “bella” immagine di Chiesa offerta da parrocchie, nelle quali, il clima di relazione e di lavoro fra preti e diaconi, con le rispettive famiglie e le altre risorse, è vivace ma sereno. Li sollecita a promuovere con coraggio, la valorizzazione dei diaconi permanenti, affidando loro adeguate responsabilità. Non sono “seconde linee” o truppe di rincalzo della pastorale

56 4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai loro formatori Suggerisce un percorso verso il ministero in cui si dia più spazio alla formazione antropologica e culturale, senza mortificare quella spirituale e teologica. Fa presente il desiderio - unanime e più volte manifestato - che anche le loro mogli e i loro figli adolescenti e giovani vengano inseriti in un concomitante progetto formativo stabile. Rammenta una maggior attenzione alla dimensione comunitaria e non solo personale della formazione spirituale.

57 4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai diaconi permanenti che si stanno preparando o che già sono nel ministero Domanda di maturare la consapevolezza che diventare diaconi permanenti non è un “cursus honorum” che, una volta ottenuto, segna la fine della storia. E’ invece, una storia sempre nuova e da costruire, da inventare, da rinnovare all’interno e insieme ad altre storie. Chiede di non rendere la propria famiglia uno “strumento funzionale” all’esercizio del ministero, ma di mantenere viva la propria identità di marito e di padre senza annullarla in quella di ministro o ad esso contrapporla.

58 4. Che cosa dice la ricerca ….
Alle mogli e ai figli Alla moglie, domanda di valorizzare la propria risorsa di femminilità e la capacità di cogliere situazioni, sentimenti, opportunità che lei sola è in grado di afferrare. Ai figli adolescenti e giovani, chiede di elaborare l’appartenenza alla famiglia del diacono - “mezzo prete”, così dicono ,forse, gli amici - come una ricchezza da vivere e da comunicare, senza complessi di inferiorità.

59 Per concludere … Tale afasia, non riguarda la crescita numerica, ma:
le opportunità di declinare le proprie potenzialità, l’accoglienza che le comunità ecclesiali possono accodargli la valorizzazione più adeguata nella prassi pastorale missionaria e d’ambiente. Il diaconato permanente in Piemonte - come in molte delle diocesi italiane, a nostro parere – pur avendo le carte in regola per essere riscoperto e valorizzato – appare come una risorsa con un po’ di afasia.

60 Una proposta … Un primo e buon segno della volontà di superare questa situazione può partire dalle parrocchie. Pare utile “ dare vita”- lì (ma non solo) , in modo stabile e continuativo – a “luoghi e momenti di verifica” dei cammini che permetteranno, crediamo, anche di migliorare le relazioni tra ministri ordinati e con le famigli dei diaconi.


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