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RUBRICHE: Editoriale Mondo filiali Attualità Cera una volta Cinema e cultura FlashEditorialeMondo filialiAttualitàCera una voltaCinema e culturaFlash SPAZIO.

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1 RUBRICHE: Editoriale Mondo filiali Attualità Cera una volta Cinema e cultura FlashEditorialeMondo filialiAttualitàCera una voltaCinema e culturaFlash SPAZIO LIBERO Numero 31 – dicembre 2006 Anno III

2 EDITORIALE LE QUESTIONI DA CHIARIRE Fusione Banca Intesa-SanPaolo Le assemblee di Banca Intesa e di SanPaolo-Imi hanno definitivamente approvato la fusione tra i due istituti. Nascerà così un aggregato creditizio e finanziario di primario valore nazionale, con più di 5.500 filiali e detentore del 20 per cento del mercato degli impieghi e dei depositi e del 31 per cento del risparmio gestito; un gruppo con oltre 100.000 dipendenti e circa 13 milioni di clienti. Sono certamente numeri impressionanti e sembrerebbero dare ragione alle enfatiche dichiarazioni di eminenti politici che hanno profetizzato per la nuova banca uninarrestabile marcia verso il successo. È nei nostri auspici che ciò posso realizzarsi, anche molto rapidamente, ma vorremmo che cautela e prudenza riuscissero a temperare ardori ed entusiasmi, inducendo riflessioni più meditate. Molte sono infatti le questioni da chiarire, a partire dal modello duale di governance, utilizzato per la prima volta in Italia e che, per ora, sembra aver risolto solo i problemi di ridondanza dei due cda. Un altro rischio è rappresentato dallesteso e ramificato insieme delle partecipazioni di Intesa-SanPaolo, che provoca vischiosità e latenti conflitti dinteresse. Analogamente andrebbero valutate la ridotta e frazionata presenza internazionale, la sovrapposizione pressoché totale nella clientela corporate, le difficoltà a integrare il modello divisionale con quello della banca territoriale. Il quesito cruciale, però, è se il nuovo gruppo vorrà e potrà sottrarsi alla lusinga di diventare lancora di salvataggio delle parti più arretrate ed eternamente protette del nostro sistema industriale. Sarebbe una grave ed infelice scelta aver osannato la costituzione di un global player per poi farlo declinare in un gramo destino di pura assistenza a imprese decotte. Per questo denunceremo eventuali scelte manageriali poco coerenti con lefficienza allocativa e incalzeremo con intransigenza la banca perché realizzi i cinque precetti che Stiglitz ha definito per lazione economica. Onestà, equilibrio, giustizia sociale, corretta informazione, responsabilità. Domenico Moccia – Segretario generale della Fisac Cgil

3 MONDO FILIALI Che cosa succederà a gennaio? Quanti esuberi ci saranno e come verranno gestiti? Il mio percorso professionale andrà avanti? Quante filiali verranno cedute, ci saranno chiusure di sportelli? Queste sono tra le domande più frequenti che ci sentiamo fare dai colleghi da quando, lo scorso mese di agosto, è stato varato il progetto di fusione San Paolo-Intesa. Questa operazione rappresenta indubbiamente unaccelerazione del cosiddetto cosiddetto risiko bancario. La stampa ne ha messo in evidenza le potenzialità per imprese, investitori e consumatori. La politica, senza distinzione di schieramenti, ha commentato favorevolmente laggregazione, usando più o meno le stesse argomentazioni. Una sola categoria è rimasta defilata ed è rappresentata dai circa 100.000 lavoratori del nuovo gruppo, sulle cui condizioni di vita e di lavoro indubbiamente questo processo inciderà. Essi sono stati citati quando si è parlato di esuberi e sinergie, termini asettici, dietro i quali ci sono però persone in carne ed ossa, con i loro progetti e le loro aspettative. Registriamo anche un uso palesemente strumentale del progetto di fusione, da parte di alcune funzioni aziendali nei vari briefing, ormai veri e propri lavaggi del cervello più che momenti formativi. Il messaggio che viene lanciato in queste riunioni è che bisogna vendere ancora di più, così ci si avvantaggia nel processo di fusione, come se la performance di una filiale o di un mercato possa influire sui futuri assetti del gruppo. A volte è proprio il senso della misura a mancare. Questo approccio, che possiamo chiamare identitario, è particolarmente deleterio, perché mira a scavare un solco tra i lavoratori in base alle aziende di provenienza ed è fuorviante perché propone un interpretazione ideologica degli avvenimenti in corso di svolgimento. I processi di concentrazione tra imprese, merger & acquisition per usare un linguaggio anglosassone, sono fenomeni sociali connaturati al capitalismo e dipendono in ultima analisi dalla dinamica del mercato mondiale, che in questa fase richiede la formazione di gruppi di stazza continentale. In questi processi le economie di scala determinano quasi sempre esuberi di personale. Affrontare questi fenomeni sociali armati solo della fiducia nelle proprie capacità professionali non è possibile. Sarebbe disastroso andare ad una guerra tra poveri, in cui i lavoratori si affrontano in trincee rappresentate dalle aziende di provenienza. Processi sociali di portata continentale non si possono affrontare individualmente, cè bisogno di unazione collettiva. E in questo contesto che vanno inquadrati i dubbi e le domande dei colleghi. Se vogliamo conservare i nostri diritti e le nostre acquisizioni dobbiamo generalizzarli il più possibile, ce lo insegnano lesperienza degli ultimi anni e lintera storia del movimento dei lavoratori. Una corretta comprensione dei processi in corso è sicuramente un antidoto che ci rende immuni dai messaggi che lazienda invia sempre più spesso, sia nelle pagine patinate dei giornalini che nelle convention o nelle riunioni informali.

4 Camorra, Sindacato, pecore bianche, nere e grigie A Napoli, a Bari, nel Sud, ci lamentiamo, e a ragione, ogni giorno: dalla prevaricazione sul marciapiede, magari invaso da auto e moto, allo scippo, se non allomicidio, tutti bersaglio di una tracotanza e di una prepotenza fattasi stile di vita. Di questa violenza grande e piccola si alimentano e prosperano la camorra, la sacra corona unita, cancri della società meridionale, sempre presenti e soffocanti: se parcheggio diamo la tangente allabusivo (cha darà la quota al boss), se paghiamo il salumiere sappiamo per certo che egli traslerà il pizzo sul prezzo del panino. Non basta, oltre che cittadini, siomo anche lavoratori, bancari: ogni rapina in banca è autorizzata dalla malavita, che pretende la sua percentuale sul bottino. Non cè aspetto della quotidianità che non veda unombra nera: sotto la scuola dei nostri figli personaggi equivoci distribuiscono chissà quale veleno per ragazzi smarriti; nelle zone bene di Bari o di Napoli simpatici extracomunitari vendono c.d.falsi a giovanotti, bambini e signore e tutti ci giustifichiamo con lalto prezzo degli originali che ci costringe a questo commercio. Di fronte a questo, le istituzioni ripetono la litanie delle poche pecore nere e delle tante bianche, che sarebbero la maggioranza: non se ne può più!! E vero, le pecore nere sono minoranza, non poche, una corposa minoranza, ma le bianche sono di meno e, fatto più preoccupante, la maggioranza, la grande maggioranza, è fatta di pecore grigie, quelle che non prendono posizione, quelle impaurite che ora stanno da un lato e ora dallaltro, quelli che piangono quando tocca a loro e che girano la faccia altrove quando tocca agli altri. Cosa fare per non cedere alla disperazione? Chi come scrive che crede da sempre nel movimento sindacale, ritiene che il Sindacato, come accaduto negli anni recenti, debba e possa fare supplenza al vuoto colpevole della politica: i lavoratori consapevoli sanno che non esistono scorciatoie al duro lavoro del giorno per giorno, unico vero modello alternativo al denaro facile della delinquanza e alla sottocultura del colpo di fortuna che ti sistema una volta per tutte; i lavoratori sanno che si deve avere il coraggio civile di resistere proponendo sempre letica del lavoro. E un modo per esserci - dopo una sequenza interminabile di morti, di attentati, di violenza da vera e propria guerra civile –, è stato quello fornito dalla mobilitazione di questi giorni: affermare cosa centra il Sindacato, cosa centrano i lavoratori contro la camorra? significa non avare nessuna consapevolezza del problema. Sono i lavoratori i veri portatori degli interessi generali e alcune azioni, come lo sciopero del 15 dicembre di tutti i lavoratori della Campania, non possono avere subito, immediatamente, una resa utilitaristica, un tornaconto tangibile: dopo lo sciopero non si fermeranno le pallottole, non si fermerà lusura, ma avremo svolto un ruolo attivo, di consapevolezza, cominceremo a uscire dal gregge delle pecore grigie.

5 ..............LA FINANZIARIA

6 MARIO SOLDATI. E epoca di centenari…dopo Dino Buzzati… Mario Soldati.. E luomo delle due città, delle tre arti, dei quattro mestieri, dei cinque nomi ( allanagrafe oltre Mario risultano Emilio,Vespasiano,Giuseppe, Giovanni). Classe 1906, occupa lintero secolo con disinvoltura ed eleganza. Nasce a Torino, il 17 novembre, in via Ospedale, oggi via Giolitti, in pieno centro; muore nel 1999 a Tellaro provincia di La Spezia, estremo Levante ligure, sua residenza principale negli ultimi ventanni di vita. Un poderoso romanziere dellOttocento che ha vissuto con un tocco di grazia tutto il Novecento. Un sabaudo cosmopolita, allievo dei gesuiti e libertino, antifascista per istinto, laureato in storia dellarte, visionario, umanissimo e razionale. Amico di pittori, letterati, attori, marescialli, amico dei vignaioli, dei tassisti: amico. Una persona antica: baffi, sigaro e cappello, ma che ha fatto della modernità il suo campo di lavoro. Ha sempre dimostrato più anni di quelli che aveva e sempre avuto più giovinezza di quella che spendeva. È luomo delle Due città, romanzo amaro di uneducazione sentimentale fra Torino e Roma che sfocia in una vita mancata, in un arido, vile sonnambulismo. È luomo delle Lettere da Capri e di America primo amore, lAmerica conosciuta nel 1929, lanno del crollo di Wall Street, quando vi giunge a bordo per tenere alla Columbia University di New York un corso di storia dellarte italiana grazie a una borsa di studio. Vorrebbe rimanere e prendere la cittadinanza statunitense, ma non trova unoccupazione stabile e rientra dopo un paio danni in Italia, ma quanto valsero quegli anni nel Soldati che gli Italiani scopriranno solo più avanti.! Sul grande schermo Soldati è luomo che mette in pellicola Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro e La provinciale di Alberto Moravia, luomo che gira Fuga in Francia e Le miserie del signor Travet; lavora con Peppino de Filippo e con Totò. Entra nel mondo del cinema nel 1931 occupandosi di soggetti, lo abbandona senza rimpianti nel 1959 dopo aver diretto Policarpo ufficiale di scrittura, protagonista Renato Rascel. Più tardi riconosce: io non lho mai amato. Certo, ho vissuto nel cinema per più di ventanni. Di notte sogno quasi sempre il lavoro del cinema: il montaggio, le luci, gli attori. Il cinema è qualche cosa di violento che ti cambia completamente la vita. Non ci sono attenuanti, non cè riparo. È luomo che in televisione non sta per niente male, si trova a suo agio sia davanti sia dietro la telecamera. La usa bene. è un precursore. Realizza inchieste divenute mitiche oggi, come Viaggio nella valle del Po nel 1957 e Chi legge? nel 1960. Realizza reportage allestero e nel 1967 trasforma in una fortunata serie televisiva i suoi Racconti del maresciallo appena usciti, un appuntamento fisso per il pubblico di allora. Accetta anche di fare pubblicità, non si lascia intimorire dal nuovo mezzo, lo adopera con leggerezza. È un personaggio; per lui, così poliedrico, così entusiasta, bisognerebbe modificare il titolo dellultimo romanzo di Pirandello Uno, nessuno e centomila. Mario soldati, nessuno, proprio no. Nessuno non è riuscito ad esserlo.

7 FLASH Domanda ad un GRANDE Questanno, un augurio particolare vorremmo rivolgerlo al Responsabile del Mercato Napoli nord est, grande macinatore di record (e, immaginiamo, di stock option), il cui stile immaginifico (dobbiamo ammetterlo) ci ha ormai conquistati, specialmente quando Egli si esibisce - in modo inimitabile - negli auspici di fine danno alla sua squadra. Appare doveroso verso questuomo, invidiabile e invidiato, rivolgere una domanda che sorge spontanea nel leggere i suoi auguri: ma mentre scrive, quale prodotto usa? CHI GUIDERA LESODO? AUGURI A TUTTI: CI RIVEDIAMO DA..INTESA

8 La Redazione Giorgio Campo Alfredo Conte puoi leggerci anche su: Antonio Coppola Antonio DAntonio cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli Mario De Marinis Antonio Forzin Amedeo Frezza Rosalia Lopez Raffaele Meo Italo Nobile Maria Teresa Rimedio Anna Maria Russo


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