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COME SI IMPARA L’ITALIANO L2

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Presentazione sul tema: "COME SI IMPARA L’ITALIANO L2"— Transcript della presentazione:

1 COME SI IMPARA L’ITALIANO L2
Le tappe dell’interlingua

2 Lingue di mezzo La necessità, in fase iniziale, di dover comunicare con poche parole mette in risalto: Il lessico di uso più ricorrente I verbi connessi ad azioni ripetute Le formule per regolare le interazioni più frequenti Omissioni comuni alla fase iniziale: Articoli e preposizioni Copula e ausiliari Indicatori morfologici in generale

3 L’interlingua: Selinker(1972)
L’apprendente è un soggetto attivo che formula ipotesi sulla lingua d’arrivo Costruisce sistemi provvisori e fluidi con gli elementi disponibili L’interlingua è una forma ridotta della lingua standard e si colloca in un continuum tra L1 e L2

4 Condizioni per l’evoluzione dell’interlingua
Disponibilità di input comprensibili Vicinanza comunicativa nei confronti dei parlanti nativi Motivazione dell’apprendente

5 Motivazioni dei blocchi e fossilizzazione
Fattori psicologici Fattori sociali Fattori individuali Compito peculiare dell’insegnamento dell’italiano L2: rimuovere i blocchi parziali o totali,mantenere aperto e dinamico l’apprendimento favorendo il passaggio da uno stadio di interlingua ad un altro.

6 Variabili che influenzano l’evoluzione dell’interlingua
Fattori individuali Fattori universali linguistici Caratteristiche strutturali e tipologiche della L2 Caratteristiche strutturali e tipologiche della L1

7 L’influenza della lingua materna
Il meccanismo che regola l’influenza del sistema di origine si chiama transfer. Non si tratta della semplice transizione da un sistema linguistico ad un altro poiché: Si tratta di influenze di vario genere e non esclusivamente di trasferimento di strutture da una lingua all’altra Può verificarsi transfer anche da altre lingue precedentemente apprese e non solo dalla lingua materna Il trasfer è comunque uno dei processi che contribuiscono a dare forma all’interlingua. Il meccanismo di transfer è più attivo se si percepisce una certa similarità tra le lingue e una ridotta distanza tipologica Il transfer sembra seguire una scala che va dalla fonologia al lessico alla sintassi alla morfologia. Il transfer è più presente nella produzione spontanea che in quella guidata Il transfer è più forte negli adulti che nei bambini, più negli apprendenti iniziali che in quelli avanzati.

8 Le fasi dell’interlingua
Indipendentemente dalla L1 si notano nelle produzioni in L2 sequenze di apprendimento costanti e ricorrenti. Vedovelli (2000) ha individuate tre fasi principali di interlingua: Prebasica Basica postbasica

9 La fase prebasica L’apprendente tende ad usare parole chiave
la modalità comunicativa è pragmatica Ricorre spesso alla deissi Si aiuta con cenni, gesti, linguaggio del corpo Gli enunciati sono organizzati intorno alle parole chiave e l’organizzazione della frase è di tipo nominale Il lessico definisce anche la dimensione temporale morfologia è assente o casuale La sintassi è rudimentale: prima si pone ciò che è già noto (topic) poi l’informazione nuova (focus)

10 Fase basica Si comincia a sviluppare la morfologia
Strategie lessicali per rendere la morfologia (tanti per il plurale, avverbi per la temporalità) I verbi non sono flessi Se una regola è stata appresa si stende a sovraestenderla Uso della paratassi, con la comparsa delle prime forme di ipotassi (temporali, causali)

11 Fase postbasica La lingua tende ad avvicinarsi alle varietà native colloquiali La morfologia è flessa La strutturazione verbale finita Vi sono continue conquiste a livello morfologico e lessicale


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