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Mappa: e io li tenni dietro Il buon maestro Il buon maestro è colui che, non solo è dotato di profonde conoscenze e di una notevole esperienza in campo.

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2 Mappa: e io li tenni dietro

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4 Il buon maestro Il buon maestro è colui che, non solo è dotato di profonde conoscenze e di una notevole esperienza in campo pratico, ma è prima di tutto portavoce di virtù etiche e morali: esso è guida e autore, nel significato etimologico del termine di promotore e potenziatore, ma anche guida e garanzia autorevole di vita morale.

5 Dante e Virgilio Ecco come Dante definisce Virgilio, colui che lo accompagnerà nel suo viaggio immaginario attraverso l'Inferno e il Purgatorio, per poi affidarlo alla guida dell'angelica Beatrice. Avendo ormai perso nel buio della coscienza ogni certezza e il senso ultimo della vita, non si può far altro che chiedere aiuto e affidarsi a chi, avendo accolto volontariamente la nostra richiesta di soccorso, risulta capace di guidarci verso il rimedio più adeguato. Lo stesso Dante, smarritosi ormai nella selva oscura della sua vita, chiede aiuto a quella fioca immagine che gli appare dinanzi: Miserere di me. Virgilio è l'unico che, seguendo le preghiere di chi meglio di lui conosce la strada verso la salvezza (La Vergine, Santa Lucia, Beatrice), può muovere Dante verso il suo bene e la sua ultima felicità. Il viaggio di Dante è quindi il percorso verso una completa conoscenza, raggiungibile solo attraverso la strada tracciata dagli insegnamenti di Virgilio.

6 Dante e i suoi futuri colleghi Così come Dante fu mosso dal suo maestro, non è possibile immaginare una letteratura posteriore che non sia collegata proprio all'autore fiorentino: è stato per molti versi una fonte per autori successivi che hanno visto in lui una sorgente inestinguibile di valori culturali e morali. Il sovrumano ha cambiato l'uomo: Dante non si limita a descrivere i tre regni ultraterreni, ma trasferisce l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso all'interno della sua anima. In questo senso il viaggio di Dante diventa il percorso esistenziale di chi, perso ogni punto di riferimento, tenta non solo di riscoprire Dio, ma prima di tutto se stesso. La Divina Commedia è un'opera vera quanto sincera; Dante non censura nulla dell'umano: vizi, virtù, passioni e dolori sono descritti con estrema veridicità e con la lingua in cui si esprimono anche le donnette(5), in un' originale combinazione di musicalità e poesia.

7 Divina Commedia: opera carburante La Divina Commedia è così un'opera carburante, attraverso cui il poeta fa camminare il lettore sulla strada da lui precedentemente tracciata. Come un buon maestro segna il cammino all'allievo per il suo bene, l'autore fiorentino diventa una guida essenziale per i suoi futuri colleghi letterati. Dunque la Commedia è innanzi tutto un elemento che in noi si muove e ci mette in moto, e non semplicemente una serie di incontri, rime e trovate poetiche. Ciò non elimina il fatto che, l'opera prima di attuare la sua funzione motrice, possa avere incontrato ostacoli nella sua diffusione e accettazione.

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9 Quattrocento La stesura dell'opera in volgare e non in latino, come era in uso per i testi ufficiali e per le opere letterarie di materia scientifica, politica e teologica, porta a diversi pareri in merito alla Commedia: Petrarca, in vista di un pregiudizio umanistico nei confronti del capolavoro dantesco, si schiera con coloro che giudicano lo stile non sufficientemente adeguato all'argomento elevato esposto nei versi; Boccaccio, invece, recitava le terzine Dantesche in Piazza Santa Croce a Firenze, riscoprendo la dignità della lingua del popolo che altri avevano negato.

10 Cinquecento Con la pubblicazione delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo, Dante viene definito come un magnifico poeta, il cui unico neo era quello di aver utilizzato un linguaggio privo di eleganza formale e ricco di mescolanze di latinismi e neologismi. Proprio per questo fu privilegiata la lingua petrarchesca, che risultava avere una connotazione di raffinatezza ed eleganza.

11 Seicento La fortuna di Dante raggiunge il suo punto più basso. L'anti barocco promuoveva il ritorno ad una tradizione puntato più sulla ripresa della norma classicista del Petrarca anziché di quella Dantesca.

12 Settecento Con Vico abbiamo la definizione di Dante come un Genio per l'umanità, che ha saputo esprimere sentimenti e verità con la forza della lingua parlata. Viene esplicitamente ricordato dallo stesso storico come l'Omero fiorentino. Alla fine del secolo lo stesso Alfieri tesserà le lodi del poeta, sottolineando la capacità dell'Alighieri di altamente pensare e di robustissimamente scrivere, come farà il Monti.

13 Illuminismo Se da una parte, in vista della Rivoluzione Francese, la Divina Commedia è vista come un esempio di missione nazionale e civile (non dimentichiamo che il Dante attivo in campo politico, nella Firenze del suo tempo, fu colpito dall'esilio), e di promulgazione di idee su larga scala, per la semplicità e immediatezza della lingua usata (non a caso nel Settecento viene pubblicata l'Enciclopedia), dall'altra viene denigrata la concezione dantesca di una ragione limitata e volta ad una conoscenza spirituale di stampo cristiano. Al contrario, l'Illuminismo esalta un tipo di ragione assoluta e indipendente che si risolve in se stessa.

14 Ottocento Foscolo, in Notizie intorno a Didimo Chierico sviluppa un parallelismo tra Dante e Petrarca, avendo questi tratti fortemente preromantici. Il Ghibellin fuggiasco è uno degli uomini la cui eco ricca di una componente storica e portatrice di virtù civili e morali risuonerà acuta nell'excursus di Santa Croce presente nei Sepolcri. Foscolo, nella definizione del poeta fiorentino immagina che Dante abbia trovato conforto e sollievo all'amarezza e allo sdegno per la corruzione della sua città e dell'Italia nell'esilio.

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16 Storia: secolo di ideologie, guerre e genocidi. Crisi del Positivismo Grande Guerra – Prima Guerra Mondiale (1915 – 1918) Grandi totalitarismi: Fascismo in Italia: Benito Mussolini Nazismo in Germania: Adolf Hitler Comunismo in Russia: Lenin – Stalin Leggi di Norimberga del 1935 – Olocausto Seconda Guerra Mondiale – (1939 – 1945) Guerra Fredda – USA e URSS

17 Dante e il Novecento Parlando in allegorie è come se il mondo fosse caduto nella selva oscura: esso non riesce a salire quel monte che sembra essere l'unica salvezza possibile. Anche in questo caso l'ascesa è ostacolata e impedita dalle tre fiere, prima fra tutte la lupa, che rappresenta l'avidità, ovvero quella brama e cupidigia di potere tipica dei sistemi totalitari del Novecento. Essa viene descritta da Dante grassa di ogni brama e disposta a qualsiasi azione per affermare la propria ferocia. La lupa sposandosi a qualsiasi altro peccato diventa l'incarnazione dei regimi totalitari tipici del XX secolo, i quali come la fiera dantesca erano capaci di annientare l'anima altrui, facendo perdere la speranza dell'altezza. Emblema di tale fatto viene ad essere l'Olocausto: culmine della parabola dell'ideologia totalitaria, esso annulla l'essenza stessa dell'essere umano, sia esso vittima o carnefice; l'uno perde la sua fisicità e dignità, l'altro il senso stesso della propria vita. L'umano per definizione è sintesi del particolare e dell'universale: la seconda metà del secolo assiste alla distruzione di entrambi. Nello sterminio non esiste più distinzione tra carnefice e vittima: lo stesso oppressore viene oppresso da se stesso e dalle proprie azioni. Luomo non può più quindi risorgere,non riesce ad alzare il capo e affrontare la belva: egli non ha più la forza di credere in se.

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19 La forza della Divina Commedia: Primo Levi Il XXVI canto dell'Inferno, altrimenti detto Canto di Ulisse, è sicuramente uno di quegli intoccabili, famosi, mitici, indimenticabili componimenti poetici danteschi. Il vigore della dignità umana affiora in ogni verso, in ogni terzina, in ogni enjambement. La corsa frenetica verso quell' inevitabile folle volo, è la classica espressione del titanismo romantico: l'Ulisse dantesco ha creduto nelle proprie forze e nelle proprie virtù, grazie a quell'inesauribile sete di conoscenza fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Difficile è rimanere impassibili di fronte alle terzine in questione; infatti, la fiducia nel poter superare ciò che di per sé è insuperabile, contagia lo stesso lettore e fa crescere quella consapevolezza di essere ancora uomo, anche dove ormai non vi è nulla di umano.L'uomo che sarebbe mancato all'appello cantava il mito di Ulisse in camerata. Si sentiva ancora vivo e soprattutto ancora uomo. Quella stessa picciola orazion, che aveva condotto i compagni del re di Itaca tra le braccia di un'illusione conclusasi con l'inesorabile fallimento, diventa la più grande speranza di salvezza per chi, come Primo Levi, crede di essere abbandonato da Dio e dagli uomini, nella sua permanenza nei lager. Cento versi hanno salvato un uomo.

20 Le azioni vivono nel tempo Ogni azione, per quanto possa sembrare insignificante è invece importantissima e a distanza di tempo può essere utile o forse fondamentale per qualcun altro. Paradigmatica viene, quindi, ad essere la vita di ogni personaggio della Divina Commedia: infatti, Dante non prende a caso le figure in ogni girone, cornice e cielo. Da Francesca da Rimini a Pia dei Tolomei, da Marco Lombardo a Cacciaguida, ognuno di loro viene a rappresentare quella caratteristica che tanto lo distingue e che lo rende esemplare, proprio perché congelati nel momento più significativo della loro vita. Essendo queste così chiare e veritiere vivono fino ad oggi e sono indimenticabili, tanto da far specchiare in esse ognuno di noi. Esse sono chiaro esempio di come si possa imparare dagli altri e come ognuno sia portatore di un messaggio unico.

21 Imparare a chiedere aiuto L'aiuto virgiliano nasce da due fondamentali constatazioni: dal suo essere capace di aiutare e dalla richiesta d'aiuto di Dante. Il fiorentino è ormai consapevole di non farcela da solo: nel momento peggiore della sua vita, quando ormai ha perso la forza di alzarsi, l'unica scelta possibile per uscire dalla disperazione è sicuramente invocare soccorso. Fondamentale viene ad essere, però, anche chi accoglie questa preghiera. Gli unici adatti a rispondere a questa chiamata sono le figure di Virgilio e di Beatrice. L'uno rappresenta la ragione e l'esperienza di uomo che, in virtù della sua vita passata, ha le potenzialità per guidare il suo allievo. L'altra rappresenta la fede: Beatrice sostiene ciò che l'uomo da sé, con le sue capacità non può spiegarsi. Si può quindi comprendere quali siano per Dante le principali fonti da cui attingere aiuto: innanzi tutto l'esperienza, ciò che il passato ha segnato e ha trasmesso; poi l'infinito, ciò che è per sua natura incomprensibile all'uomo in quanto misterioso e irraggiungibile dalla razionalità.

22 La donna: un angelo sceso ad aiutare luomo La figura di Beatrice viene ad avere un vero e proprio ruolo di salvatrice per l'autore fiorentino. Già nella tradizione letteraria la donna veniva ad essere la protagonista della produzione poetica, ma sicuramente Dante ha l'esclusiva di quella concezione angelica di una figura che possa salvare l'umanità. Uno dei motivi per cui il poeta si perde è proprio dopo la morte dell'amata: viene a mancare nella sua vita il simbolo dell'amore e lo sguardo di quella donna che suscitava in lui il sentimento di gioia e serenità. Per questo ricerca eternamente quegli occhi, gli unici che a suo parere possono salvarlo. Solo sapere che il viaggio che dovrà fare è stato voluto da Beatrice appositamente per lui, lo riempie di fiducia nelle proprie capacità e per questo riscopre la forza per affrontarlo. Possiamo quindi pensare che, senza la donna-angelo dantesca (Beatrice), non avremmo avuto nemmeno la cristofora (Clizia) di Montale.

23 Dante: un regista? Crediamo inoltre che si debba a Dante il merito di aver saputo convertire le parole in codice visivo, contribuendo indirettamente a migliorare e a superare ciò che sarebbe nato solo dopo sette secoli: il cinema. La Divina Commedia offre al lettore un mondo di sensazioni visive che sono in grado di imprimere nella mente uno scenario in cui reale e irreale, mondo terreno e mondo divino, mito e verità acquistano concretezza, in una dimensione artistica che oggi solo il grande-schermo è capace di realizzare. Le tecniche cinematografiche forse non sarebbero state le stesse: infatti, l'opera è stata la prima a creare effetti speciali, primi piani, dissolvenze, zoomate e flashback col solo ausilio delle parole. Senza l'aiuto del primo grande regista, Dante, il patrimonio specifico dell'arte cinematografica, forse, non avrebbe avuto quel dinamismo visivo e quella flessibilità tecnica con i quali oggi si riesce a catturare l'evanescente. Se i fotogrammi acquistano sentimento passando dal proiettore allo schermo, per poi arrivare prima alla retina e poi al cuore dello spettatore, i versi danteschi sono mezzi di comunicazione molto simili, se immaginati come singoli fotogrammi: la grandiosità della Commedia sta nel fatto che essa ci offre immagini così vivide che sembrano poter attraversare la nostra retina.

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25 Eugenio Montale Lattività poetica nasce dalla disarmonia con il mondo:Selva oscura/Male di vivere Il disagio porta il poeta a ricercare nella poesia un metodo di indagine della realtà, attraverso cui decifrare il senso ultimo dell'esistenza. Lallegorismo medioevale viene da Montale ripreso e rielaborato. L'opera si trasforma quindi in una poesia delle cose, alla quale l'autore affida il compito di scandagliare la condizione esistenziale dell'uomo del Novecento, racchiusa all'interno di termini aventi una pluralità di significati di difficile decifrazione a livello razionale. La donna angelo: Beatrice/Clizia Riprendendo il modello stilnovistico e dantesco della donna-angelo, Clizia diviene portatrice di salvezza, intesa come fuga dal mondo e dalla storia. La figura femminile, con la quale risulta impossibile un rapporto reale, non viene mai descritta fisicamente, ma solo attraverso alcuni dettagli simbolici, che, come per la Beatrice di Dante, ne caratterizzano il passo, lo sguardo e i capelli.

26 Thomas Stearns Eliot Dante: il modello più alto per chiunque voglia scrivere L'ombra dell'Alighieri si allunga sulla maggior parte delle opere di Eliot anche dove non ci sono riferimenti espliciti, suggerendo una funzione simile a quella che Virgilio ha avuto per Dante: tu sei lo mio maestro e 'l mio autore, in quanto lo studio del fiorentino accompagnò ogni fase della sua maturazione artistica. La terra desolata Con lucido e freddo realismo egli traduce con grande efficacia, attraverso la simbologia del deserto e della desolazione, la crisi del mondo moderno, ormai privo di valori morali ed etici Mercoledì delle ceneri Linvocazione alla Signora dei Silenzi richiama indubbiamente la preghiera alla Vergine nel XXXIII canto del Paradiso, le due figure femminili coincidono sia nella descrizione, in quanto sono delineate entrambe attraverso antitesi che esprimono la concordatio oppositorum che si riassume nelleterno e nellinfinito, sia nel ruolo che ad Esse viene attribuito.

27 E noi …? Dante-uomo può dare quelle risposte per affrontare i peggiori momenti della vita con fierezza. Il merito più grande di Dante risieda nell'aver preso coscienza e nell'aver trasmesso che la forza più potente del mondo: quella racchiusa allinterno di noi. Si può sempre afferrare quella mano amica tesa verso di noi: chiedere aiuto è umano. Dante è riuscito a dare risposte ai grandi dubbi esistenziali di ognuno di noi.


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