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DOLORE CRONICO–DOLORE INUTILE: ITALIA IN FORTE RITARDO

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Presentazione sul tema: "DOLORE CRONICO–DOLORE INUTILE: ITALIA IN FORTE RITARDO"— Transcript della presentazione:

1 DOLORE CRONICO–DOLORE INUTILE: ITALIA IN FORTE RITARDO
RASSEGNA STAMPA DOLORE CRONICO–DOLORE INUTILE: ITALIA IN FORTE RITARDO Milano 7 Aprile 2009 Aggiornato al 23 Aprile 2009

2 Agenzie Stampa Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

3 Agenda della Settimana:
Data: 06/04/2009 Contatti: per staff editoriale ADN KRONOS Agenda della Settimana: PRESENTAZIONE DEL PRIMO LIBRO BIANCO SUI SERVIZI DI TERAPIA DEL DOLORE IN ITALIA, PROMOSSO DALLA ONLUS NOPAIN. Sala Camino - Circolo della Stampa, corso Venezia 16, ore 11.30, MILANO Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

4 Sala Camino Circolo della Stampa, corso Venezia 16, ore 11.30, MILANO
Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale ADN KRONOS Agenda della giornata PRESENTAZIONE DEL PRIMO LIBRO BIANCO SUI SERVIZI DI TERAPIA DEL DOLORE IN ITALIA, PROMOSSO DALLA ONLUS NOPAIN. Sala Camino Circolo della Stampa, corso Venezia 16, ore 11.30, MILANO       Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

5 Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale ADN KRONOS SANITA': DOLORE INUTILE PER 10 MLN DI ITALIANI, MEDICI E CENTRI NON BASTANO  LIBRO BIANCO 'NOPAIN', ESPERTI SUL CAMPO DOVREBBERO ESSERE IL TRIPLO Milano, 7 apr. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Poche strutture sanitarie dedicate, pochi medici esperti in materia e poche risorse economiche stanziate ad hoc. Ma anche modelli organizzativi disomogenei, e troppa confusione sui termini del problema. Sono solo alcune delle difficolta' con cui devono fare i conti gli italiani vittima del dolore cronico non oncologico: un esercito di 10 milioni di persone, soprattutto donne (39% contro 31% per gli uomini) e anziani over 65, che in un caso su 5 sono costretti a convivere con la sofferenza anche per anni. Risultato: per il Paese una spesa annua che sfiora i 19 miliardi euro (18.720, pari all'1,8-2% del Pil), e per i malati 'odissee' interminabili di dolore. La triste fotografia emerge dal Libro Bianco firmato da Nopain onlus (Associazione italiana per la cura della malattia dolore), fondata e presieduta da Paolo Notaro, responsabile della Struttura di terapia del dolore dell'ospedale Niguarda di Milano. Il rapporto e' stato presentato oggi nel capoluogo della Lombardia, regione in cui il dolore inutile colpisce un milione di persone. Dall'indagine - che non ha riguardato il 'capitolo' dolore cronico da cancro - emerge che in Italia esistono 0,66 strutture di terapia del dolore per 250 mila residenti, ma appena 0,22 avanzate. Delle 158 analizzate (130 pubbliche e 28 private), infatti, solo 53 sono di terzo livello e soltanto 10 di queste raggiungono il punteggio massimo di classificazione. Quanto ai medici dedicati, sono 289 (1,21 su 250 mila residenti), contro un fabbisogno che lungo lo Stivale viene stimato in almeno il triplo. A livello regionale, la Lombardia e' prima in classifica con 25 strutture (8 di terzo livello), seguita da Piemonte (17 centri di cui 5 di terzo livello) e Campania (15 strutture, 5 di terzo livello). Per rapporto fra centri e numero di abitanti, la 'medaglia d'oro' va invece al Trentino Alto Adige (0,99 strutture e 0,50 di terzo livello ogni 250 mila residenti). Anestesia e Rianimazione e' la specializzazione prevalente dei medici attivi su questo fronte. (segue) Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

6 Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale ADN KRONOS SANITA': DOLORE INUTILE PER 10 MLN DI ITALIANI, MEDICI E CENTRI NON BASTANO (2)  AL VIA TOUR DI SENSIBILIZZAZIONE NELLA PENISOLA (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Com'e' noto, in Italia le cure palliative per i malati terminali restano ancora 'cenerentola'. Ma quando si parla di dolore cronico evitabile il problema e' un altro, spiegano gli autori del Libro Bianco. Il dolore cronico e' cosa diversa dalle cure palliative di fine vita, sottolineano, mentre in Italia la confusione comincia proprio dai termini usati per chiamare le strutture: 43 si definiscono di terapia del dolore, 29 terapia antalgica, 19 di cure palliative, 8 di medicina del dolore, tre di algologia e due di medicina del benessere. Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Insomma, il dolore non oncologico in Italia viene confuso con altro e non adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, ma fra queste c'e' anche una scarsa considerazione dell'importanza del "parametro vitale dolore" da parte del paziente. Urge quindi un salto culturale, formativo, informativo ed educativo, oltre che investimenti mirati per allineare il trattamento dei malati italiani a quelli seguiti in altre nazioni avanzate della Comunita' europea. Da qui un'altra iniziativa di Nopain onlus, che nei prossimi giorni portera' il suo Libro Bianco nelle principali citta' italiane attraverso un tour di informazione al pubblico e di sensibilizzazione alle istituzioni. Le prime tre tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. Inoltre, da oggi e' possibile scaricare la versione digitale del rapporto cliccando su Allo stesso indirizzo le news sull'attivita' di Nopain e le diverse modalita' per sostenerla. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

7 ANSA MEDICINA: DOLORE CRONICO, 10 MILIONI PAZIENTI 184 STRUTTURE
Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale ANSA MEDICINA: DOLORE CRONICO, 10 MILIONI PAZIENTI 184 STRUTTURE (ANSA) - MILANO, 7 APR - In Italia c'é meno di una struttura dedicata al dolore cronico (esattamente 0,66) ogni 250 mila abitanti, quando sono oltre 10 milioni le persone che soffrono di sindromi dolorose conseguenza di patologie croniche non tumorali. La denuncia è nel libro bianco 'Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia' presentato oggi a Milano dall'Associazione NOPAIN Onlus. "Poche le strutture - osserva Paolo Notaro, presidente di NOPAIN - ma anche pochi i medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti) e ancora: poche risorse, modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni, confusione culturale con le cure palliative di fine vita, disorientamento dei pazienti che girano gli ospedali senza trovare soluzione alle sofferenze". "In Italia - denuncia Roberto Carlo Rossi, vice presidente dell'Ordine dei Medici di Milano - c'é una arretratezza culturale in questo campo, tanto che un laureato in medicina rischia di non avere una sufficiente cultura in materia". Soprattutto, secondo Notaro, si fa ancora confusione: "Si pensa che il dolore debba essere sempre il sintomo di una malattia. Non è così, quando diventa cronico è il dolore stesso la malattia e va curato indipendentemente dalle antiche cause. E non va confuso con le cure palliative di fine vita". Il libro bianco, finanziato da AstraZeneca, è il risultato di una ricerca di dati a livello nazionale: delle 1570 strutture di ricovero italiane solo 184 (11,7%) hanno un reparto di terapia del dolore, che viene chiamato in modo sempre diverso, alimentando la confusione: terapia antalgica, cure palliative, algologia... E nelle Regioni, gli ospedali con questo reparto variano di numero: dagli 8 della Lombardia ai 5 del Piemonte, ai 3 della Sicilia, 1 in Basilicata, 0 in Molise. Oltre che sul sito internet il libro bianco verrà presentato a Trieste, Torino, Napoli e Roma.(ANSA). Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

8 AGI Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale
SANITA': 10 MLN ITALIANI CON DOLORE CRONICO MA POCHE STRUTTURE  (AGI) - Roma, 7 apr. - Dieci milioni di italiani, piu' di uno su sei, soffrono di dolore cronico. Eppure sono poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; e poi diversita' di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E' questo il quadro d'insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore, il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico non neoplastico. Un'indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate Terapia del Dolore e/o similari, che ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose e 25 solo una o piu' sindromi dolorose benigne. Non sono state oggetto di studio 26 strutture che trattano solo sindromi dolorose oncologiche. Dall'indagine emerge che su scala nazionale risultano 0.66 strutture totali di Terapia del Dolore per residenti ma solo 0.22 strutture avanzate di III livello per residenti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. L'indagine, i cui risultati e le cui modalita' di raccolta delle informazioni sono state certificate dalla societa' SPC Srl di Milano, ha evidenziato inoltre una marcata disomogeneita' dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interveti erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. Ricorre la denominazione terapia del dolore (per 43 strutture), terapia antalgica (per 29 strutture), cure palliative (per 19 strutture), medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Delle 158 strutture complessivamente analizzate pubbliche e 28 private - 53 sono di terzo livello (il piu' avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il piu' elementare. A livello regionale, numericamente la Lombardia e' la prima regione con 25 strutture complessive di cui 8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui 5 di III livello. (AGI) Pgi (Segue)   Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

9 AGI Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale
SANITA': 10 MLN ITALIANI CON DOLORE CRONICO MA POCHE STRUTTURE (2)  (AGI) - Roma, 7 apr. - Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per residenti e sia di III livello (0.50) sempre per residenti risulta piu' elevata nella regione Trentino Alto Adige. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore e' Anestesia e Rianimazione. "L'intento dell'indagine condotta e' di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un'analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico" ha spiegato Paolo Notaro, Presidente NOPAIN Onlus. "Il tutto nell'ottica di migliorare la qualita' di vita delle persone riducendo sofferenze inutili". Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico e' attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e piu' accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa e' piu' elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% versus 31% e aumenta con l'eta', soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. In numerose condizioni patologiche il sintomo dolore cessa di essere un sintomo secondario di una malattia e diventa esso stesso la principale malattia del paziente con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose; si puo' riscontrare, pur con la guarigione clinica della malattia iniziale, che una persona possa continuare a percepire dolore con la stessa intensita'. Il dolore - sorprendentemente - e' oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. L'impatto del dolore cronico non trattato sui pazienti, sui familiari, sui professionisti, e' enorme; esso puo' condurre a prolungata disabilita', problematiche psicologiche, inabilita' al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno al 1,8-2% del PIL. I pazienti con dolore cronico presentano una complessita' multidimensionale di problematiche per cui e' necessaria una gestione articolata e multi-disciplinare. La complessa fenomenologia associata al dolore spiega il razionale del dolore inteso come malattia a se' stante. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

10 Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale IL VELINO Sanità: dolore cronico per 10 mln italiani, poche le strutture Roma, 7 APR - Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone. Eppure esistono poche strutture dedicate: 0,66 per 250mila abitanti; pochi medici specialisti dedicati (su un numero di 250mila residenti sono solo 1,2); diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E’ questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della Nopain Onlus Associazione italiana per la cura della malattia dolore ( Si tratta del primo studio realizzato nel nostro Paese sulle strutture di terapia del dolore – ovvero quella dedicata alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo della tecnologia - per il dolore cronico non neoplastico, presentato questa mattina a Milano. Questa indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate terapia del dolore e/o similari, ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose e 25 solo una o più sindromi dolorose benigne. Non sono state invece oggetto di studio 26 strutture che trattano solo sindromi dolorose oncologiche. (segue)(red/lin) Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

11 Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale IL VELINO/2 Sanita': dolore cronico per 10 mln italiani, poche le strutture (2) Roma, 07 APR (Velino) - Dall'indagine realizzata da Nopain emerge che su scala nazionale risultano meno di una struttura dedicata al dolore cronico (esattamente 0,66) ogni 250 mila abitanti, ma solo 0.22 strutture di terzo livello (il piu' avanzato) per 250mila abitanti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per 250mila abitanti. La ricerca ha poi evidenziato inoltre una marcata disomogeneita' dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interveti erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. La variegata denominazione non e' solo una problema di forma ma anche di contenuti spesso contrastanti che sicuramente non agevola l'orientamento delle persone bisognose di cura, ne' favorisce la creazione di percorsi di cura ed assistenziali specifici. Ricorre la denominazione terapia del dolore (per 43 strutture), terapia antalgica (per 29 strutture), cure palliative (per 19 strutture), medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. (segue) (red/lin) Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

12 Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale IL VELINO/3 59 Sanita': dolore cronico per 10 mln italiani, poche le strutture (3) Roma, 07 APR (Velino) - Delle 158 strutture complessivamente analizzate pubbliche e 28 private - 53 sono di terzo livello ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il piu' elementare. Qunato al dato regionale, numericamente la Lombardia e' la prima con 25 strutture complessive di cui 8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui 5 di III livello. Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per 250mila abitanti e sia di III livello (0.50) sempre per 250mila abitanti risulta piu' elevata nella regione Trentino Alto Adige. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore e' Anestesia e Rianimazione. "L'intento dell'indagine condotta e' di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un'analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico - ha spiegato Paolo Notaro, presidente Nopain Onlus -. Il tutto nell'ottica di migliorare la qualita' di vita delle persone riducendo sofferenze inutili". (segue) (red/lin) Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

13 Data: 07/04/2009 Contatti: per staff editoriale IL VELINO/4 Sanita': dolore cronico per 10 mln italiani, poche le strutture (4)  Roma, 07 APR (Velino) - In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno al 1,8-2 per cento del Pil. I pazienti con dolore cronico presentano una complessita' multidimensionale di problematiche per cui e' necessaria una gestione articolata e multi-disciplinare soprattutto se si considera che e' attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1 per cento e il 55,2 per cento secondo i principali e piu' accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa e' piu' elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39 per cento versus 31 per cento e aumenta con l'eta', soprattutto sopra i 65 anni. Si calcola che oltre il 20 per cento di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. (red/lin) Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

14 Quotidiani Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

15 LIBERO Data: 08/04/2009 Contatti: 490.000
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16 LIBERO Data: 08/04/2009 Contatti: 490.000
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17 IL DENARO Data: 08/04/2009 Contatti:n.d.
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18 LIBERTA’ Data: 09/04/2009 Contatti:183.000
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19 Periodici Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

20 IL SOLE SANITA’ Data: 09/04/2009 Contatti:60.500
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21 CORRIERE SALUTE Data: 12/04/2009 Contatti: 2.906.000
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22 CORRIERE SALUTE Data: 12/04/2009 Contatti: 2.906.000
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23 SALUTE - LA REPUBBLICA Data: 23/04/2009 Contatti: 958.000
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24 Web Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

25 ILMESSAGGERO.IT Data: 07/04/2009 Contatti: N.D.
Dolore cronico, solo 184 strutture per 10 milioni di pazienti MILANO (7 aprile) - Sono oltre 10 milioni le persone che soffrono di sindromi dolorose conseguenza di patologie croniche non tumorali eppure in Italia c'è meno di una struttura dedicata al dolore cronico (esattamente 0,66) ogni 250 mila abitanti. La denuncia è nel libro bianco "Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia" presentato oggi a Milano dall'Associazione Nopain Onlus. «Poche le strutture - osserva Paolo Notaro, presidente della onlus - ma anche pochi i medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti) e ancora: poche risorse, modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni, confusione culturale con le cure palliative di fine vita, disorientamento dei pazienti che girano gli ospedali senza trovare soluzione alle sofferenze». Notaro sottolinea che spesso si pensa che il «dolore debba essere sempre il sintomo di una malattia», invece, «quando diventa cronico è il dolore stesso la malattia e va curato indipendentemente dalle antiche cause. E non va confuso con le cure palliative di fine vita».  «Arretratezza culturale». Roberto Carlo Rossi, vice presidente dell'Ordine dei Medici di Milano, spiega che «c'è una arretratezza culturale in questo campo, tanto che un laureato in medicina rischia di non avere una sufficiente cultura in materia». Il libro bianco, finanziato da Astra Zeneca, è il risultato di una ricerca di dati a livello nazionale: delle 1570 strutture di ricovero italiane solo 184 (11,7%) hanno un reparto di terapia del dolore, che viene chiamato in modo sempre diverso, alimentando la confusione: terapia antalgica, cure palliative, algologia. Nelle Regioni, gli ospedali con questo reparto variano di numero: dagli 8 della Lombardia ai 5 del Piemonte, ai 3 della Sicilia, 1 in Basilicata, 0 in Molise. Oltre che sul sito internet il libro bianco verrà presentato a Trieste, Torino, Napoli e Roma. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

26 LIBERO.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 10.136.000
la terapia del dolore cronico Gaspare Di Sclafani Pubblicato il giorno: 08/04/09 A Milano presentato il Libro Bianco Parla la signora Paola: «Sono una insegnante di musica, sono sposata, ho tre figli. Fino a 5-6 anni fa ero una roccia. A un certo punto, la patologia che mi ha colpito mi ha messo di fronte all’esperienza del dolore fisico. Un’esperienza terribile che si vive da soli, anche se si è circondati da persone care. All’inizio ho cercato di resistere. Rifiutavo anche le cure. Poi non ce l’ho fatta più. Ho incominciato a chiedere aiuto, a cercare degli alleati. In fondo al mio cammino di ricerca ho trovato il dottor Notaro e il suo gruppo. È stata la mia fortuna. Ma quante persone che soffrono come soffrivo io non sono così fortunate. Quante persone, soprattutto gli anziani, si sentono dire dal medico: “Si rassegni, è l’età, non c’è niente da fare…”». le testimonianze Parla la signora Carla: «Non ho ancora 45 anni e ho passato quasi metà della mia vita nella sofferenza più totale. Non volevo sentir parlare di medici, non mi capivano, non riuscivano a fare una diagnosi. Io non ho una malattia. È il mio dolore la malattia. Un dolore insopportabile che mi ha costretto a lasciare lavoro e amici, e non mi consente di prendere in braccio mio figlio da quando aveva 3 anni. Il dottor Notaro e la sua équipe hanno aperto uno spiraglio di luce nel buio della mia vita…». Parla la signora Maria: «Mio marito ha iniziato a soffrire di dolori atroci 5 anni fa. Abbiamo girato tutti gli ospedali della Lombardia, senza trovare una soluzione. Nel frattempo, lui è diventato sempre più chiuso, depresso. Trascorreva ormai le sue giornate sdraiato sul divano. Vita sociale zero. Poi all’ospedale di Niguarda gli hanno trovato la terapia giusta. Ora è tornato a vivere. Ha perfino ripreso a praticare lo sport subacqueo, la sua passione». Tre testimonianze di speranza, queste, che abbiamo ascoltato ieri, al Circolo della Stampa di Milano, durante la presentazione del Libro Bianco sul dolore cronico realizzato per iniziativa della Nopain, l’onlus costituita l’anno scorso nel capoluogo lombardo su iniziativa della Struttura di Terapia del Dolore dell’ospedale Niguarda per promuovere la diffusione delle informazioni e l’adozione di interventi di politica sanitaria nel campo del trattamento del dolore cronico di natura non oncologica. Presenti all’appuntamento, Paolo Notaro, presidente della Nopain, Marco Botturi, della Fondazione Maddalena Grassi, e Roberto Carlo Rossi, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Milano. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

27 LIBERO.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 10.136.000
Il Libro Bianco, dal titolo “Dolore cronico, dolore inutile. Strutture di terapia del dolore in Italia”, con prefazione del giornalista Oscar Giannino, è una fotografia di quanto si fa oggi in Italia - e di quanto non si fa e si dovrebbe fare - per cercare di venire incontro ai pazienti che soffrono di questa invalidante patologia. Il ritratto che scaturisce dal volume è, per molti versi, desolante. Generalmente si associa la terapia anti-dolore ai malati di cancro in fase terminale. Non è così. Il dolore cronico può avere le cause più diverse e costituire una patologia a se stante, che nella maggior parte dei casi ha affetti devastanti su chi ne soffre ma anche sulla società. Basti pensare che esso è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro per motivi medici e che la spesa annua per affrontarlo è pari a circa l’1,8-2% del Pil. Esagerazioni? Tutt’altro, visto che questa patologia colpisce 10 milioni di italiani, di cui 1 milione solo in Lombardia. le cifre Di fronte a cifre e costi sociali così imponenti, la risposta delle strutture sanitarie del nostro Paese è inadeguata. Qualche cifra: le strutture di terapia del dolore sono solo 0,66 ogni 250 mila residenti. Di queste, solo 0,22 sono del livello più avanzato per combattere la malattia. Nelle strutture prese in esame, 158 fra pubbliche e private (non sono state studiate le 26 strutture che trattano solo dolore oncologico), operano complessivamente solo 289 medici specializzati nella terapia anti-dolore, ovvero 1,21 ogni 250 mila abitanti. La Lombardia è al primo posto per numero di strutture (25, di cui 8 del livello più alto), seguita da Piemonte e Campania. C’è però disomogeneità nei servizi offerti ai pazienti, in termini di prestazioni, organizzazione, percorsi di cura, ecc. Il dolore cronico può essere combattuto e spesso vinto, ma le istituzioni devono prendere provvedimenti adeguati. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

28 LIBERO.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 10.136.000
«Vivo un incubo da anni, inutile ogni cura» Scienza | G.d.s. Dalila Di Lazzaro «Io so che cosa significa soffrire. Da anni, ormai, ho per compagno fisso un dolore fisico terribile, lacerante, assoluto, che non mi abbandona mai». Dalila Di Lazzaro, 56 anni, ha avuto una vita divisa a metà: bellissima modella e attrice di successo prima, invidiata dal grande pubblico inconsapevole della sua difficile infanzia segnata dalla violenza subita all’età di sei anni, poi tutto il resto della sua esistenza trascorso lontano dal mondo dello spettacolo, come un incubo senza fine, dentro un tunnel di dolore spirituale e fisico. Ha ricevuto un durissimo colpo dal destino nel 1991 con la tragica scomparsa del figlio Christian, morto a 22 anni in un incidente stradale. Poi un altro incidente della strada ha dato la svolta definitiva alla sua vita. «La colpa», racconta «è stata dei medici. Non si sono accorti che, tra le altre lesioni, avevo riportato la frattura dell’atlante, la prima vertebra cervicale della colonna vertebrale. L’hanno scoperto solo tre mesi dopo, quando ormai era troppo tardi. Per curarmi sono andata negli Stati Uniti, ma, dopo essere stata operata, mentre facevo la fisioterapia, il destino mi ha inferto un altro duro colpo. Stavo facendo degli esercizi di nuoto, quando, per la distrazione dell’infermiera che mi seguiva, ho battuto la testa contro i bordi della piscina. Da allora, la mia vita è stata solo sofferenza. Ogni tentativo per curarmi è stato finora in utile. Ho pensato anche al suicidio. Lo confesso». Dalila Di Lazzaro ha raccontato il suo calvario in un libro, “Il mio cielo”, pubblicato nel 2006, cui ha fatto seguito, due anni dopo, “L’angelo della mia vita”, dedicato al figlio. Nonostante le durissime prove alle quali la sorte l’ha sottoposta, non si è però arresa. Non per nulla, recentemente si è resa protagonista di una iniziativa per mettere in risalto il problema di quanti, come lei, patiscono da anni le sofferenze provocate dal dolore cronico. «In Italia», dice «si fa troppo poco per aiutare i malati come me». Per questo plaude all’iniziativa della Nopain. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

29 SANIHELP.IT Data: 08/04/2009 Contatti: N.D.
Dolore cronico: soffrono in 10 milioni, Italia in ritardo Sanihelp.it - Poche strutture dedicate, pochi medici specialisti dedicati, diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse: è il quadro che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN, Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore, il primo studio italiano sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico, dedicate cioè alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose. Dall'indagine, che ha coinvolto 158 strutture pubbliche e private convenzionate italiane, emerge che su scala nazionale risultano 0.66 strutture totali di Terapia del Dolore per residenti, ma solo 0.22 strutture avanzate di III livello per residenti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. L’indagine ha evidenziato inoltre una marcata disomogeneità dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interveti erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. Delle 158 strutture complessivamente analizzate 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione. A livello regionale, numericamente la Lombardia è la prima regione con 25 strutture complessive di cui 8 di III livello, seguita da Piemonte e Campania. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore è Anestesia e Rianimazione. Il dolore cronico o inutile subentra quando, in numerose condizioni patologiche, il dolore cessa di essere un sintomo secondario della malattia e diventa esso stesso la malattia, con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose. Affligge in Italia circa 10 milioni di persone. La prevalenza varia tra il 10,1% e il 55,2%, è più elevata tra le donne che fra gli uomini, 39% versus 31%, e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. Il dolore cronico può condurre a disabilità, problematiche psicologiche, inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il dolore è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno al 1,8-2% del PIL. È possibile effettuare il download della versione digitale del Libro Bianco dal sito internet dell’Associazione: Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

30 ITALIASALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 186.000
ITALIA IN RITARDO SULLE STRUTTURE CONTRO IL DOLORE CRONICO Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore – realizzato con il contributo della Regione Lombardia – censisce e classifica le Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico. Poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E’ questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore ( il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico non neoplastico, presentato a Milano. Una Struttura di Terapia del Dolore è quella dedicata alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo della tecnologia. Il livello di complessità organizzativa di ogni singola struttura dovrebbe consentirne una caratterizzazione e una classificazione della stessa secondo livelli di cura erogati in modo incrementale (I livello, II livello, III livello). La prescrizione di farmaci analgesici non è sinonimo di Struttura di Terapia del Dolore, ma può e deve essere effettuata da qualsiasi laureato in Medicina e Chirurgia. Le Cure Palliative nascono nei Paesi anglosassoni e sono modelli di cura domiciliari con caratteristiche socio-assistenziali dedicate prevalentemente al trattamento dei segni e sintomi presenti nelle persone con patologie terminali in fase avanzata di malattia. E’ necessario un passaggio culturale, formativo, informativo ed educativo, oltre che di investimenti in modelli organizzativi con risorse adeguate per allineare il trattamento, di oltre 10 milioni di italiani che soffrono di sindromi dolorose inutili, ai servizi offerti da altri paesi avanzati della Comunità Europea. Il dolore cronico è cosa diversa dalle Cure Palliative di fine Vita e in Italia non è ancora oggi adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, tra le quali anche la scarsa percezione del valore del controllo del parametro vitale dolore da parte del paziente. Una diagnosi corretta e tempestiva, seguita da un’appropriata terapia possono incidere in modo determinante sugli esiti del dolore cronico, ovvero sull’outcome del paziente, è determinante il fattore tempo nella diagnosi, oltre che nelle cure, per migliorare la qualità di vita delle persone e cercare di ridurre l’imponente incidenza sui costi sociali diretti ed indiretti che le sindromi dolorose non trattate in modo adeguato determinano. Questa indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate Terapia del Dolore e/o similari, ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose e 25 solo una o più sindromi dolorose benigne. Non sono state oggetto di studio 26 strutture che trattano solo sindromi dolorose oncologiche. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

31 ITALIASALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 186.000.
Dall’indagine emerge che su scala nazionale risultano 0.66 strutture totali di Terapia del Dolore per residenti ma solo 0.22 strutture avanzate di III livello per residenti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. L’indagine, i cui risultati e le cui modalità di raccolta delle informazioni sono state certificate dalla società SPC Srl di Milano, ha evidenziato inoltre una marcata disomogeneità dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interventi erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. La variegata denominazione non è solo una problema di forma ma anche di contenuti spesso contrastanti che sicuramente non agevola l’orientamento delle persone bisognose di cura, né favorisce la creazione di percorsi di cura ed assistenziali specifici. Ricorre la denominazione terapia del dolore (per 43 strutture), terapia antalgica (per 29 strutture), cure palliative (per 19 strutture), medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Delle 158 strutture complessivamente analizzate – 130 pubbliche e 28 private – 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il più elementare. A livello regionale, numericamente la Lombardia è la prima regione con 25 strutture complessive di cui 8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui 5 di III livello. Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per residenti e sia di III livello (0.50) sempre per residenti risulta più elevata nella regione Trentino Alto Adige. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore è Anestesia e Rianimazione. “L’intento dell’indagine condotta è di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico” ha spiegato Paolo Notaro, Presidente NOPAIN Onlus. “Il tutto nell’ottica di migliorare la qualità di vita delle persone riducendo sofferenze inutili”. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

32 ITALIASALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 186.000
Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% versus 31% e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. In numerose condizioni patologiche il sintomo dolore cessa di essere un sintomo secondario di una malattia e diventa esso stesso la principale malattia del paziente con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose; si può riscontrare, pur con la guarigione clinica della malattia iniziale, che una persona possa continuare a percepire dolore con la stessa intensità. Il dolore - sorprendentemente - è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. L’impatto del dolore cronico non trattato sui pazienti, sui familiari, sui professionisti, è enorme; esso può condurre a prolungata disabilità, problematiche psicologiche, inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. Diventa quindi un evento limitante della vita e spesso impedisce le normali attività quotidiane, determinano elevatissimi costi sociali che incidono a più livelli sul sistema socio-economico del Paese. in Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno al 1,8-2% del PIL. I pazienti con dolore cronico presentano una complessità multidimensionale di problematiche per cui è necessaria una gestione articolata e multi-disciplinare. La complessa fenomenologia associata al dolore spiega il razionale del dolore inteso come malattia a sé stante. "Ancora oggi" dichiara il Dott. Roberto Carlo Rossi, Vicepresidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano, "quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile". Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

33 ITALIASALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 186.000
"E le complesse modalità prescrittive - ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento" continua Rossi "non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta". "Occorre", conclude il Vicepresidente dell'Ordine dei Medici meneghino, "che finalmente il dolore cronico si affranchi da quell'aura negativa di ineluttabilità che ancora oggi lo avvolge. Trattare questi pazienti si può e si deve e va formata una nuova generazione di professionisti in grado di portare queste cure sul territorio e di farle diventare sempre più armamentario terapeutico comune nell'arsenale clinico di ogni Medico". Secondo Oscar Giannino, autore della prefazione del Libro Bianco, “E’ una guerra culturale, prima ancora che chemio e neuro-farmacologica. Come tutte le guerre culturali, avrà bisogno di un lungo periodo d’ingaggio, prima di portare i suoi frutti. Ma è proprio per questo che servono tutte le migliori energie della società, non solo quelle dei più responsabili tra i medici che lottano in prima linea su questa difficile trincea”. Un contributo alla diffusione della cultura del dolore può arrivare anche da altre componenti della società civile. “Il terzo settore può svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione su queste tematiche anche di sostenibilità e sulla sussidiarietà alle cure” ha dichiarato Marco Botturi, Fondazione Maddalena Grassi. Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore sarà presentato nei prossimi giorni nelle principali città italiane nell’ambito di un tour di informazione della pubblica opinione e di sensibilizzazione delle amministrazioni centrali e locali al fine di incrementare le risorse umane ed economiche dedicate, i modelli organizzati e le progettualità specifiche di politica sanitaria per i milioni di cittadini che soffrono inutilmente di questa malattia. Le prime tre tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. Da martedì 7 aprile 2009 sarà possibile effettuare il download della versione digitale del Libro Bianco dal sito internet dell’Associazione, Allo stesso indirizzo, le news più aggiornate sull’attività di NOPAIN e le diverse modalità per sostenerla. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

34 BENESSEREBLOG.IT Data: 08/04/2009 Contatti: N.D.
Dieci milioni di italiani soffrono di dolore cronico, ma mancano le strutture L’Associazione Nopain ha pubblicato il suo Libro Bianco, primo studio italiano dedicato alle Strutture di terapia del Dolore per il dolore cronico, scaricabile gratuitamente sul sito di Nopain. Dallo studio emerge che in Italia, sebbene circa 10 milioni di persone soffrano di dolore cronico, ovvero siano affette da sindromi dolorose, le strutture sono carenti e pochi sono i medici dedicati ad assegnare terapie e cure. L’indagine ha coinvolto 158 strutture pubbliche e private e dai dati emerge che ci sono in media 1,21 medici dedicati alla cura del dolore cronico ogni residenti in una zona. Ai primi posti, tra le strutture che offrono assistenza dedicata, vi sono quelle di Lombardia, Piemonte e Campania. In Italia soffrono di dolore cronico, ovvero di dolore che smette di essere la conseguenza di una malattia per diventare esso stesso una malattia, più le donne che gli uomini, ed il disturbo aumenta all’aumentare dell’età. Il dolore cronico può comportare altre conseguenze quali disabilità, problemi psicologici, ansia, inabilità al lavoro. Lo studio mette in luce quanto grande e grave sia il divario tra i numeri di chi soffre e delle strutture pronte a fornire assistenza. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

35 VOCEDITALIA.IT Data: 08/04/2009 Contatti: N.D.
Terapia del dolore: Italia ancora indietro Intanto dieci milioni di italiani sono colpiti da sindromi assimiliabili Milano - L'Italia si scopre arretrata, o almeno sicon del terreno da recuperare, nelle terapie del dolore. L'indagine condotta dalla onlus NOPAIN (Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore), rimarca soprattutto la carenza di strutture specializzate, classificate in vari livelli di avanzamento. E' emerso che le 158 presenti in Italia, ovvero 0,66 per residenti, sono in realtà nella maggior parte di casi strutture di primo e secondo livello, poichè solo 10 (e di cui 8 presenti in Lombardia) fanno parte del terzo e più avanzato livello. Solo 289 i medici specializzati, prevalentemente anestesisti e rianimatori, per 1,20 ogni abitanti. Quello che probabilmente non si conosce è l'incidenza di malattie che necessitano questo tipo di strutture. Il dolore cronico o inutile subentra quando, in numerose condizioni patologiche, il dolore cessa di essere un sintomo secondario della malattia e diventa esso stesso la malattia, con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose. In Italia colpisce oltre 10 milioni di persone, più donne che uomini e con una percentuale crescente col crescere dell'età. Oltre il 20% degli italiani soffre quindi per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. Un'incidenza che avrebbe bisogno di ben altre risposte. Massimiliano Puglisi Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

36 SALUTEUROPA.IT Dolore cronico–dolore inutile: Italia in forte ritardo
Data: 08/04/2009 Contatti: SALUTEUROPA.IT Dolore cronico–dolore inutile: Italia in forte ritardo Poche le strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E’ questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore ( il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico non neoplastico, presentato ieri mattina a Milano. Una Struttura di Terapia del Dolore è quella dedicata alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo della tecnologia. Il livello di complessità organizzativa di ogni singola struttura dovrebbe consentirne una caratterizzazione e una classificazione della stessa secondo livelli di cura erogati in modo incrementale (I livello, II livello, III livello). La prescrizione di farmaci analgesici non è sinonimo di Struttura di Terapia del Dolore, ma può e deve essere effettuata da qualsiasi laureato in Medicina e Chirurgia. Le Cure Palliative nascono nei Paesi anglosassoni e sono modelli di cura domiciliari con caratteristiche socio-assistenziali dedicate prevalentemente al trattamento dei segni e sintomi presenti nelle persone con patologie terminali in fase avanzata di malattia. E’ necessario un passaggio culturale, formativo, informativo ed educativo oltre che di investimenti in modelli organizzativi con risorse adeguate per allineare il trattamento, di oltre 10 milioni di Italiani che soffrono di sindromi dolorose inutili, ai servizi offerti da altri paesi avanzati della Comunità Europea. Il dolore cronico è cosa diversa dalle Cure Palliative di fine Vita e in Italia non è ancora oggi adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, tra le quali anche la scarsa percezione del valore del controllo del parametro vitale dolore da parte del paziente. Una diagnosi corretta e tempestiva, seguita da un’appropriata terapia possono incidere in modo determinante sugli esiti del dolore cronico, ovvero sull’outcome del paziente, è determinate il fattore tempo nella diagnosi oltre che nelle cure per migliorare la qualità di vita delle persone e cercare di ridurre l’imponente incidenza sui costi sociali diretti ed indiretti che le sindromi dolorose non trattate in modo adeguato determinano. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

37 SALUTEUROPA.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 330.000
Questa indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate Terapia del Dolore e/o similari, ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose e 25 solo una o più sindromi dolorose benigne. Non sono state oggetto di studio 26 strutture che trattano solo sindromi dolorose oncologiche. Dall’indagine emerge che su scala nazionale risultano 0.66 strutture totali di Terapia del Dolore per residenti ma solo 0.22 strutture avanzate di III livello per residenti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. L’indagine, i cui risultati e le cui modalità di raccolta delle informazioni sono state certificate dalla società SPC Srl di Milano, ha evidenziato inoltre una marcata disomogeneità dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interveti erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. La variegata denominazione non è solo una problema di forma ma anche di contenuti spesso contrastanti che sicuramente non agevola l’orientamento delle persone bisognose di cura, né favorisce la creazione di percorsi di cura ed assistenziali specifici. Ricorre la denominazione terapia del dolore (per 43 strutture), terapia antalgica (per 29 strutture), cure palliative (per 19 strutture), medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Delle 158 strutture complessivamente analizzate – 130 pubbliche e 28 private – 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il più elementare. A livello regionale, numericamente la Lombardia è la prima regione con 25 strutture complessive di cui 8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui 5 di III livello. Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per residenti e sia di III livello (0.50) sempre per residenti risulta più elevata nella regione Trentino Alto Adige. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore è Anestesia e Rianimazione. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

38 SALUTEUROPA.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 330.000
“L’intento dell’indagine condotta è di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico- ha spiegato Paolo Notaro, Presidente NOPAIN Onlus. - Il tutto nell’ottica di migliorare la qualità di vita delle persone riducendo sofferenze inutili”. Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% versus 31% e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. In numerose condizioni patologiche il sintomo dolore cessa di essere un sintomo secondario di una malattia e diventa esso stesso la principale malattia del paziente con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose; si può riscontrare, pur con la guarigione clinica della malattia iniziale, che una persona possa continuare a percepire dolore con la stessa intensità. Il dolore - sorprendentemente - è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. L’impatto del dolore cronico non trattato sui pazienti, sui familiari, sui professionisti, è enorme; esso può condurre a prolungata disabilità, problematiche psicologiche, inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. Diventa quindi un evento limitante della vita e spesso impedisce le normali attività quotidiane, determinano elevatissimi costi sociali che incidono a più livelli sul sistema socio-economico del Paese. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

39 SALUTEUROPA.IT Data: 08/04/2009 Contatti: 330.000
"Ancora oggi - dichiara il dott. Roberto Carlo Rossi, Vicepresidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano - quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile. E le complesse modalità prescrittive, ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento, non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta. Occorre - conclude il Vicepresidente dell'Ordine dei Medici meneghino- che finalmente il dolore cronico si affranchi da quell'aura negativa di ineluttabilità che ancora oggi lo avvolge. Trattare questi pazienti si può e si deve e va formata una nuova generazione di professionisti in grado di portare queste cure sul territorio e di farle diventare sempre più armamentario terapeutico comune nell'arsenale clinico di ogni Medico". Secondo Oscar Giannino, autore della prefazione del Libro Bianco, “E’ una guerra culturale, prima ancora che chemio e neuro-farmacologica. Come tutte le guerre culturali, avrà bisogno di un lungo periodo d’ingaggio, prima di portare i suoi frutti. Ma è proprio per questo che servono tutte le migliori energie della società, non solo quelle dei più responsabili tra i medici che lottano in prima linea su questa difficile trincea”. Un contributo alla diffusione della cultura del dolore può arrivare anche da altre componenti della società civile. “Il terzo settore può svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione su queste tematiche anche di sostenibilità e sulla sussidiarietà alle cure” ha dichiarato Marco Botturi, Fondazione Maddalena Grassi. Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore sarà presentato nei prossimi giorni nelle principali città italiane nell’ambito di un tour di informazione della pubblica opinione e di sensibilizzazione delle amministrazioni centrali e locali al fine di incrementare le risorse umane ed economiche dedicate, i modelli organizzati e le progettualità specifiche di politica sanitaria per i milioni di cittadini che soffrono inutilmente di questa malattia. Le prime tre tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

40 YAHOO.SALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti:300.000
Un Libro Bianco sulla terapia del dolore Poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E’ questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus, Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore, il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore  per il dolore cronico non neoplastico, presentato a Milano. E’ necessario un passaggio culturale, formativo, informativo ed educativo  oltre che di investimenti in modelli organizzativi con risorse adeguate per  allineare il trattamento, di oltre 10 milioni di Italiani che soffrono di sindromi dolorose inutili, ai servizi offerti da altri paesi avanzati della Comunità Europea. Il dolore cronico è cosa diversa dalle Cure Palliative di fine vita e in Italia non è ancora oggi adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, tra le quali anche la scarsa percezione del valore del controllo del parametro vitale dolore da parte del paziente. Una diagnosi corretta e tempestiva, seguita da un’appropriata terapia possono incidere in modo determinante sugli esiti del dolore cronico, ovvero sull’outcome del paziente, è determinate il fattore tempo nella diagnosi  oltre che nelle cure per migliorare la qualità di vita delle persone e cercare di ridurre l’imponente incidenza sui costi sociali diretti ed indiretti che le sindromi dolorose non trattate in modo adeguato determinano. Questa indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate Terapia del Dolore e/o similari, ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose  e 25  solo una o più sindromi dolorose benigne. Dall’indagine emerge che su scala nazionale risultano 0.66 strutture totali di Terapia del Dolore per residenti ma solo 0.22 strutture avanzate di III livello per residenti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. L’indagine, i cui risultati e le cui modalità di raccolta delle informazioni sono state certificate dalla società SPC Srl di Milano, ha evidenziato inoltre una marcata disomogeneità dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interveti erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. La variegata denominazione non è solo una problema di forma ma anche di contenuti spesso contrastanti che sicuramente non agevola l’orientamento delle persone bisognose di cura, né favorisce la creazione di percorsi di cura ed assistenziali specifici. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

41 YAHOO.SALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti:300.000
Ricorre la denominazione terapia del dolore (per 43 strutture), terapia antalgica (per 29 strutture), cure palliative (per 19 strutture), medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Delle 158 strutture complessivamente analizzate – 130 pubbliche e 28 private – 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il più elementare. A livello regionale, numericamente  la Lombardia è la prima regione con 25 strutture complessive di cui  8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui  5 di III livello. Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per residenti e sia di III livello (0.50) sempre per residenti risulta più elevata nella regione Trentino Alto Adige. “L’intento dell’indagine condotta è di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico” ha spiegato Paolo Notaro, Presidente NOPAIN Onlus. “Il tutto nell’ottica di migliorare la qualità di vita delle persone  riducendo sofferenze inutili”. Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% versus 31% e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche.  In numerose condizioni patologiche il sintomo dolore cessa di essere un sintomo secondario di una malattia e diventa esso stesso la principale malattia del paziente con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose; si può riscontrare, pur con la guarigione clinica della malattia iniziale, che una persona possa continuare a percepire dolore con la stessa intensità. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

42 YAHOO.SALUTE.IT Data: 08/04/2009 Contatti:300.000
Il dolore - sorprendentemente - è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. L’impatto del dolore cronico non trattato sui pazienti, sui familiari, sui professionisti, è enorme; esso può condurre a prolungata disabilità, problematiche psicologiche, inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. Diventa quindi un evento limitante della vita e spesso impedisce le normali attività quotidiane, determinano elevatissimi costi sociali che incidono a più livelli sul sistema socio-economico del Paese. "Ancora oggi" dichiara Roberto Carlo Rossi, Vicepresidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano, "quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile". "E le complesse modalità prescrittive - ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento" continua Rossi "non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta. Occorre che finalmente il dolore cronico si affranchi da quell'aura negativa di ineluttabilità che ancora oggi lo avvolge. Trattare questi pazienti si può e si deve e va formata una nuova generazione di professionisti in grado di portare queste cure sul territorio e di farle diventare sempre più armamentario terapeutico comune nell'arsenale clinico di ogni medico". Secondo Oscar Giannino, autore della prefazione del Libro Bianco, “E’ una guerra culturale, prima ancora che chemio e neuro-farmacologica. Come tutte le guerre culturali, avrà bisogno di un lungo periodo d’ingaggio, prima di portare i suoi frutti. Ma è proprio per questo che servono tutte le migliori energie della società, non solo quelle dei più responsabili tra i medici che lottano in prima linea su questa difficile trincea”. Un contributo alla diffusione della cultura del dolore può arrivare anche da altre componenti della società civile. “Il terzo settore può svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione su queste tematiche anche di sostenibilità e sulla sussidiarietà alle cure” ha dichiarato Marco Botturi, Fondazione Maddalena Grassi. Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore sarà presentato nei prossimi giorni nelle principali città italiane nell’ambito di un tour di informazione della pubblica opinione e di sensibilizzazione delle amministrazioni centrali e locali al fine di incrementare le risorse umane ed economiche dedicate, i modelli organizzati e le progettualità specifiche di politica sanitaria per i milioni di cittadini che soffrono inutilmente di questa malattia. Le prime tre tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. Da martedì 7 aprile sarà possibile effettuare il download della versione digitale del Libro Bianco dal sito internet dell’Associazione, Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

43 AGORANEWS.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D.
Dolore cronico: mancano strutture e fondi adeguati Sindromi dolorose conseguenti a patologie croniche non tumorali. In Italia mancano strutture specializzate, medici specialisti e fondi riservati a questa branca della medicina Sono oltre 10 milioni gli italiani soffrono di sindromi dolorose, conseguenza di patologie croniche non neoplastiche. Il primo studio italiano sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico, rivolte alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, ha fatto emerge il dato di una grave stato di arretratezza: poche strutture, pochi medici specialisti e scarse risorse economiche. In Italia c'è meno di una struttura adibita al dolore cronico, per l'esattezza 0.66, ogni 250 mila abitanti. Così denuncia il libro bianco "Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia", voluto dall'associazione Onlus NoPain. Questo studio è il risultato di una ricerca su scala nazionale: delle 1570 strutture di ricovero sul nostro territorio solo 184 (11,7%) sono fornite di un reparto di terapia del dolore, denominato in modo sempre diverso, tanto da generare confusione fra i pazienti. «Poche le strutture - osserva Paolo Notaro, presidente della NoPain - ma anche pochi medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti), modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni e confusione culturale con le cure palliative di fine vita». Nel momento in cui il dolore cessa di essere il sintomo della malattia, ma diviene esso stesso la malattia, subentra lo stato cronico; e ciò si verifica in svariate condizioni patologiche, trasformando irreversibilmente i sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorosi. Sopraggiunta questa fase vi è il rischio di ulteriori patologie; disabilità motorea, problematiche psicologiche (depressione per il 50% dei casi, disturbi ansiosi per il 40%), ed inoltre può portare all'inabilità al lavoro ed al frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Risulta infatti che il dolore cronico sia la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

44 FARMACIA.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D. 08 Aprile 2009 - 11:27
DOLORE CRONICO–DOLORE INUTILE: ITALIA IN FORTE RITARDO Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore – realizzato con il contributo della Regione Lombardia – censisce e classifica le Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico. Poche risorse dedicate, modelli organizzativi disomogenei, confusione culturale con le Cure Palliative di fine Vita, disorientamento dei pazienti per una patologia che colpisce 10 milioni di italiani. Per cercare di migliorare la cura del dolore inutile in tante persone che ne soffrono, partirà un Tour nelle città italiane per informare le persone e sensibilizzare operatori ed istituzioni. Milano - Poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E’ questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore ( il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico non neoplastico, presentato questa mattina a Milano. Una Struttura di Terapia del Dolore è quella dedicata alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo della tecnologia. Il livello di complessità organizzativa di ogni singola struttura dovrebbe consentirne una caratterizzazione e una classificazione della stessa secondo livelli di cura erogati in modo incrementale (I livello, II livello, III livello). La prescrizione di farmaci analgesici non è sinonimo di Struttura di Terapia del Dolore, ma può e deve essere effettuata da qualsiasi laureato in Medicina e Chirurgia. Le Cure Palliative nascono nei Paesi anglosassoni e sono modelli di cura domiciliari con caratteristiche socio-assistenziali dedicate prevalentemente al trattamento dei segni e sintomi presenti nelle persone con patologie terminali in fase avanzata di malattia. E’ necessario un passaggio culturale, formativo, informativo ed educativo oltre che di investimenti in modelli organizzativi con risorse adeguate per allineare il trattamento, di oltre 10 milioni di Italiani che soffrono di sindromi dolorose inutili, ai servizi offerti da altri paesi avanzati della Comunità Europea. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

45 FARMACIA.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D.
Il dolore cronico è cosa diversa dalle Cure Palliative di fine Vita e in Italia non è ancora oggi adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, tra le quali anche la scarsa percezione del valore del controllo del parametro vitale dolore da parte del paziente. Una diagnosi corretta e tempestiva, seguita da un’appropriata terapia possono incidere in modo determinante sugli esiti del dolore cronico, ovvero sull’outcome del paziente, è determinate il fattore tempo nella diagnosi oltre che nelle cure per migliorare la qualità di vita delle persone e cercare di ridurre l’imponente incidenza sui costi sociali diretti ed indiretti che le sindromi dolorose non trattate in modo adeguato determinano. Questa indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate Terapia del Dolore e/o similari, ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose e 25 solo una o più sindromi dolorose benigne. Non sono state oggetto di studio 26 strutture che trattano solo sindromi dolorose oncologiche. Dall’indagine emerge che su scala nazionale risultano 0.66 strutture totali di Terapia del Dolore per residenti ma solo 0.22 strutture avanzate di III livello per residenti. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. L’indagine, i cui risultati e le cui modalità di raccolta delle informazioni sono state certificate dalla società SPC Srl di Milano, ha evidenziato inoltre una marcata disomogeneità dei servizi offerti ai pazienti ai vari livelli, sia in termini di caratteristiche organizzative, interveti erogati, risorse a disposizione, sia per le denominazioni adottate dalle medesime strutture. La variegata denominazione non è solo una problema di forma ma anche di contenuti spesso contrastanti che sicuramente non agevola l’orientamento delle persone bisognose di cura, né favorisce la creazione di percorsi di cura ed assistenziali specifici. Ricorre la denominazione terapia del dolore (per 43 strutture), terapia antalgica (per 29 strutture), cure palliative (per 19 strutture), medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

46 FARMACIA.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D.
Delle 158 strutture complessivamente analizzate – 130 pubbliche e 28 private – 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il più elementare. A livello regionale, numericamente la Lombardia è la prima regione con 25 strutture complessive di cui 8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui 5 di III livello. Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per residenti e sia di III livello (0.50) sempre per residenti risulta più elevata nella regione Trentino Alto Adige. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore è Anestesia e Rianimazione. “L’intento dell’indagine condotta è di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico” ha spiegato Paolo Notaro, Presidente NOPAIN Onlus. “Il tutto nell’ottica di migliorare la qualità di vita delle persone riducendo sofferenze inutili”. Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% versus 31% e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. In numerose condizioni patologiche il sintomo dolore cessa di essere un sintomo secondario di una malattia e diventa esso stesso la principale malattia del paziente con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorose; si può riscontrare, pur con la guarigione clinica della malattia iniziale, che una persona possa continuare a percepire dolore con la stessa intensità. Il dolore - sorprendentemente - è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. L’impatto del dolore cronico non trattato sui pazienti, sui familiari, sui professionisti, è enorme; esso può condurre a prolungata disabilità, problematiche psicologiche, inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

47 FARMACIA.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D.
Diventa quindi un evento limitante della vita e spesso impedisce le normali attività quotidiane, determinano elevatissimi costi sociali che incidono a più livelli sul sistema socio-economico del Paese. In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno al 1,8-2% del PIL. I pazienti con dolore cronico presentano una complessità multidimensionale di problematiche per cui è necessaria una gestione articolata e multi-disciplinare. La complessa fenomenologia associata al dolore spiega il razionale del dolore inteso come malattia a sé stante. "Ancora oggi" dichiara il Dott. Roberto Carlo Rossi, Vicepresidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano, "quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile". "E le complesse modalità prescrittive - ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento" continua Rossi "non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta". "Occorre", conclude il Vicepresidente dell'Ordine dei Medici meneghino, "che finalmente il dolore cronico si affranchi da quell'aura negativa di ineluttabilità che ancora oggi lo avvolge. Trattare questi pazienti si può e si deve e va formata una nuova generazione di professionisti in grado di portare queste cure sul territorio e di farle diventare sempre più armamentario terapeutico comune nell'arsenale clinico di ogni Medico". Secondo Oscar Giannino, autore della prefazione del Libro Bianco, “E’ una guerra culturale, prima ancora che chemio e neuro-farmacologica. Come tutte le guerre culturali, avrà bisogno di un lungo periodo d’ingaggio, prima di portare i suoi frutti. Ma è proprio per questo che servono tutte le migliori energie della società, non solo quelle dei più responsabili tra i medici che lottano in prima linea su questa difficile trincea”. Un contributo alla diffusione della cultura del dolore può arrivare anche da altre componenti della società civile. “Il terzo settore può svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione su queste tematiche anche di sostenibilità e sulla sussidiarietà alle cure” ha dichiarato Marco Botturi, Fondazione Maddalena Grassi. Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore sarà presentato nei prossimi giorni nelle principali città italiane nell’ambito di un tour di informazione della pubblica opinione e di sensibilizzazione delle amministrazioni centrali e locali al fine di incrementare le risorse umane ed economiche dedicate, i modelli organizzati e le progettualità specifiche di politica sanitaria per i milioni di cittadini che soffrono inutilmente di questa malattia. Le prime tre tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. Da martedì 7 aprile sarà possibile effettuare il download della versione digitale del Libro Bianco dal sito internet dell’Associazione, Allo stesso indirizzo, le news più aggiornate sull’attività di NOPAIN e le diverse modalità per sostenerla. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

48 ADUC.IT Dolore cronico: solo 184 strutture per 10 milioni di pazienti
Data: 08/04/2009 Contatti: n.d. ADUC.IT Dolore cronico: solo 184 strutture per 10 milioni di pazienti  In Italia c'e' meno di una struttura dedicata al dolore cronico (esattamente 0,66) ogni 250 mila abitanti, quando sono oltre 10 milioni le persone che soffrono di sindromi dolorose conseguenza di patologie croniche non tumorali. La denuncia e' nel libro bianco 'Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia' presentato ieri a Milano dall'Associazione NOPAIN Onlus. Poche le strutture - osserva Paolo Notaro, presidente di NOPAIN - ma anche pochi i medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti) e ancora: poche risorse, modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni, confusione culturale con le cure palliative di fine vita, disorientamento dei pazienti che girano gli ospedali senza trovare soluzione alle sofferenze'. 'In Italia - denuncia Roberto Carlo Rossi, vice presidente dell'Ordine dei Medici di Milano - c'e' una arretratezza culturale in questo campo, tanto che un laureato in medicina rischia di non avere una sufficiente cultura in materia'. Soprattutto, secondo Notaro, si fa ancora confusione: 'Si pensa che il dolore debba essere sempre il sintomo di una malattia. Non e' cosi', quando diventa cronico e' il dolore stesso la malattia e va curato indipendentemente dalle antiche cause. E non va confuso con le cure palliative di fine vita'. Il libro bianco, finanziato da Astra Zeneca, e' il risultato di una ricerca di dati a livello nazionale: delle 1570 strutture di ricovero italiane solo 184 (11,7%) hanno un reparto di terapia del dolore, che viene chiamato in modo sempre diverso, alimentando la confusione: terapia antalgica, cure palliative, algologia... E nelle Regioni, gli ospedali con questo reparto variano di numero: dagli 8 della Lombardia ai 5 del Piemonte, ai 3 della Sicilia, 1 in Basilicata, 0 in Molise. Oltre che sul sito internet il libro bianco verra' presentato a Trieste, Torino, Napoli e Roma Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

49 Data: 08/04/2009 Contatti: n.d. ADUC.IT Com'e' noto, in Italia le cure palliative per i malati terminali restano ancora 'cenerentola'. Ma quando si parla di dolore cronico evitabile il problema e' un altro, spiegano gli autori del Libro Bianco. Il dolore cronico e' cosa diversa dalle cure palliative di fine vita, sottolineano, mentre in Italia la confusione comincia proprio dai termini usati per chiamare le strutture: 43 si definiscono di terapia del dolore, 29 terapia antalgica, 19 di cure palliative, 8 di medicina del dolore, tre di algologia e due di medicina del benessere. Altre espressioni utilizzate sono fisiopatologia e terapia del dolore, riabilitazione delle sindromi dolorose, terapia del dolore e osteopatia, centro studi del dolore. Insomma, il dolore non oncologico in Italia viene confuso con altro e non adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, ma fra queste c'e' anche una scarsa considerazione dell'importanza del "parametro vitale dolore" da parte del paziente. Urge quindi un salto culturale, formativo, informativo ed educativo, oltre che investimenti mirati per allineare il trattamento dei malati italiani a quelli seguiti in altre nazioni avanzate della Comunita' europea. Da qui un'altra iniziativa di Nopain onlus, che nei prossimi giorni portera' il suo Libro Bianco nelle principali citta' italiane attraverso un tour di informazione al pubblico e di sensibilizzazione alle istituzioni. Le prime tre tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. Inoltre, da oggi e' possibile scaricare la versione digitale del rapporto cliccando su Allo stesso indirizzo le news sull'attivita' di Nopain e le diverse modalita' per sostenerla. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

50 SIMG.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D.
DOLORE CRONICO DIECI MILIONI I PAZIENTI IN ITALIA MILANO. In Italia c‘’è meno di una struttura dedicata al dolore cronico (esattamente 0,66) ogni 250 mila abitanti, quando sono oltre 10 milioni le persone che soffrono di sindromi dolorose conseguenza di patologie croniche non tumorali. La denuncia è nel libro bianco 'Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia' presentato oggi a Milano dall'Associazione NOPAIN Onlus. "Poche le strutture - osserva Paolo Notaro, presidente di NOPAIN - ma anche pochi i medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti) e ancora: poche risorse, modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni, confusione culturale con le cure palliative di fine vita, disorientamento dei pazienti che girano gli ospedali senza trovare soluzione alle sofferenze". "In Italia - denuncia Roberto Carlo Rossi, vice presidente dell'Ordine dei Medici di Milano - c‘è¨ una arretratezza culturale in questo campo, tanto che un laureato in medicina rischia di non avere una sufficiente cultura in materia". Soprattutto, secondo Notaro, si fa ancora confusione: "Si pensa che il dolore debba essere sempre il sintomo di una malattia. Non è così¬, quando diventa cronico è il dolore stesso la malattia e va curato indipendentemente dalle antiche cause. E non va confuso con le cure palliative di fine vita". Il libro bianco, finanziato da Astra Zeneca, è il risultato di una ricerca di dati a livello nazionale: delle 1570 strutture di ricovero italiane solo 184 (11,7%) hanno un reparto di terapia del dolore, che viene chiamato in modo sempre diverso, alimentando la confusione: terapia antalgica, cure palliative, algologia... E nelle Regioni, gli ospedali con questo reparto variano di numero: dagli 8 della Lombardia ai 5 del Piemonte, ai 3 della Sicilia, 1 in Basilicata, 0 in Molise. Oltre che sul sito internet, il libro bianco verrà  presentato a Trieste, Torino, Napoli e Roma. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

51 INFORMAZIONE.IT Data: 08/04/2009 Contatti:N.D.
Dolore cronico: mancano strutture e fondi adeguati Sindromi dolorose conseguenti a patologie croniche non tumorali. In Italia mancano strutture specializzate, medici specialisti e fondi riservati a questa branca della medicina Sono oltre 10 milioni gli italiani soffrono di sindromi dolorose, conseguenza di patologie croniche non neoplastiche. Il primo studio italiano sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico, rivolte alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, ha fatto emerge il dato di una grave stato di arretratezza: poche strutture, pochi medici specialisti e scarse risorse economiche. In Italia c'è meno di una struttura adibita al dolore cronico, per l'esattezza 0.66, ogni 250 mila abitanti. Così denuncia il libro bianco "Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia", voluto dall'associazione Onlus NoPain. Questo studio è il risultato di una ricerca su scala nazionale: delle 1570 strutture di ricovero sul nostro territorio solo 184 (11,7%) sono fornite di un reparto di terapia del dolore, denominato in modo sempre diverso, tanto da generare confusione fra i pazienti. «Poche le strutture - osserva Paolo Notaro, presidente della NoPain - ma anche pochi medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti), modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni e confusione culturale con le cure palliative di fine vita». Nel momento in cui il dolore cessa di essere il sintomo della malattia, ma diviene esso stesso la malattia, subentra lo stato cronico; e ciò si verifica in svariate condizioni patologiche, trasformando irreversibilmente i sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorosi. Sopraggiunta questa fase vi è il rischio di ulteriori patologie; disabilità motorea, problematiche psicologiche (depressione per il 50% dei casi, disturbi ansiosi per il 40%), ed inoltre può portare all'inabilità al lavoro ed al frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Risulta infatti che il dolore cronico sia la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

52 Data: 08/04/2009 Contatti: n.d. ITALIA-NEWS.IT Dolore cronico, ne soffrono 10 milioni di italiani ma ... L'associazione NoPain, (onlus che si occupa di iniziative sulla terapia del dolore e sulla cura delle sindromi dolorose croniche) fa il punto sul dolore cronico e lo fa attraverso il libro bianco - denuncia "Dolore Cronico, Dolore Inutile - Strutture di Terapia del Dolore in Italia". Secondo l'associazione in Italia dal punto di vista delle terapie sul dolore cronico siamo davvero indietro rispetto ad altri Paesi del mondo: le risorse dedicate sono poche, i modelli organizzativi sono disomogenei, disorientamento per i pazienti. Eppure il dolore cronico in Italia è un fenomeno diffuso: 10 milioni sarebbero gli Italiani a soffrire di questa patologia a fronte di 0,66 strutture per 250 mila residenti; pochi sono anche i medici dedicati, solo 1,2 per 250 mila residenti. Da ieri, martedì 7 aprile, è possibile scaricare il libro bianco dell'Associazione in formato pdf previo registrazione alla newsletter dal sito Per cercare di migliorare la cura del dolore inutile in tante persone che soffrono partirà un Tour nelle città italiane per informare le persone, sensibilizzare operatori e istituzioni. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

53 ABOUTPHARMA.COM PRESENTATO IL LIBRO BIANCO SUL DOLORE CRONICO
Data: 09/04/2009 Contatti:N.D. ABOUTPHARMA.COM PRESENTATO IL LIBRO BIANCO SUL DOLORE CRONICO Sono 158 le strutture pubbliche e private presenti in Italia specializzate nella terapia del dolore cronico di natura non oncologica, nelle quali operano 289 medici specializzati. Questi i dati che emergono dal Libro Bianco "Dolore cronico, dolore inutile. Strutture di terapia del dolore in Italia", presentato in questi giorni e realizzato per iniziativa di Nopain, onlus che promuove la diffusione di informazione e l'adozione di interventi di politica sanitaria in questo campo. Il dolore cronico è una patologia a sé stante che colpisce 10 milioni di italiani, rappresenta la seconda causa di assenteismo dal lavoro di carattere medico e richiede una spesa annua pari a circa l'1,8-2% del Pil. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

54 BARIMIA.INFO Data: 09/04/2009 Contatti:n.d.
DOLORE CRONICO, POCHI MEDICI IN GRADO DI CURARLO Il dolore cronico è una malattia non facilmente diagnosticabile, conduce spesso a disabilità, problemi psicologici come depressione reattiva e disturbi ansiosi, inabilità al lavoro, e si caratterizza per le modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissioni e percezione degli stimoli dolorosi. In Italia ne soffrono dieci milioni di persone con percentuali maggiori per le donne che aumentano con l’età, soprattutto dopo i sessantacinque anni. Nel nostro Paese, le strutture sanitarie in grado di diagnosticare e curare la malattia sono molto poche e vi sono pochi medici specialisti nel settore. E’ quanto emerge dal Libro Bianco della Nopain, Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia del dolore, che ha condotto il primo studio sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico. Da un’indagine condotta, che ha coinvolto 158 strutture pubbliche e private, risulta che ci sono 0.66 strutture totali di Terapia del dolore per residenti, ma solo 0.22 sono avanzate al terzo livello. E sono solo 289 i medici competenti e specialisti della malattia ovvero in proporzione 1,21 per residenti. Quello che c’è di più allarmante è che ai pazienti viene offerto un servizio disomogeneo, ovvero una scarsa organizzazione anche negli interventi da fornire; molto spesso ciò che disorienta sono anche le denominazioni adottate per le stesse strutture. La prima regione in Italia ad offrire strutture e servizi tra in più efficienti e idonei per la cura del dolore cronico, è la Lombardia, con 25 strutture ma di queste, solo 8 sono state classificate nel terzo livello. Roberta Valenzano Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

55 DICA33 Data: 09/04/2009 Contatti: 500.000
Una mappa per spegnere il dolore Mettersi nei panni di chi soffre, non è solo un modo di dire, ma ciò che letteralmente è stato fatto per realizzare un’indagine che ha mappato le strutture che in Italia si occupano di terapia del dolore. Gli operatori coinvolti nel lavoro, hanno, infatti, contattato direttamente i centralini di tutte le Aziende ospedaliere pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, in cui è presente una struttura che si occupi di terapia del dolore, come normali cittadini in cerca di informazioni e chiarimenti. L’iniziativa, presentata in un tour che toccherà molte città italiane, è stata promossa dall’Associazione NOPAIN, che da alcuni anni si adopera per creare e diffondere una cultura sulla terapia del dolore, ancora poco articolata e disomogenea sul territorio italiano. Non sono cure palliative “In genere si considera il dolore come sintomo di una malattia – spiega Paolo Notaro, presidente di NOPAIN – ma il dolore cronico è una sindrome vera e propria, che colpisce il 20-25% della popolazione italiana, e il 55% nella fascia di età oltre i 65 anni. A volte la malattia sottostante passa, ma il dolore resta, e resta senza una diagnosi”. Sul tema, in effetti, esiste una confusione culturale di fondo, innanzitutto sulla definizione e organizzazione delle strutture che erogano terapie del dolore troppo spesso associate alla gestione di malati terminali o non guaribili. Inoltre, si associa la prescrizione di farmaci analgesici maggiori (morfina, fentanyl, buprenorfina) a un ambito specialistico o di cure palliative quando invece, come sostiene Notaro, ogni medico dovrebbe avere la possibilità di prescriverli. “Ancora oggi – spiega Roberto Carlo Rossi, vicepresidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano - quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile". La distinzione tra terapia del dolore e cure palliative è invece fondamentale, queste ultime sono un paradigma di assistenza molto complesso di pazienti che hanno esigenze ben diverse da chi invece ha la possibilità di avere una vita normale, resa impossibile da un dolore costante, a volte senza nemmeno una diagnosi esatta. Questa confusione non è solo formale, ma rispecchia una dimensione organizzativa inadeguata su tutto il territorio italiano, rilevata dall’indagine, pubblicata in un libro bianco dal titolo “Dolore cronico, dolore inutile”. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

56 DICA33 Data: 09/04/2009 Contatti: 500.000
Troppo poche e poco organizzate Nell’indagine, sono state identificate 184 strutture che si occupano di terapia del dolore, distribuite in 20 regioni e le domande sono state poste agli operatori dei centralini generali, seguendo un questionario con domande a risposta chiusa, semplice o multipla, per acquisire informazioni sulla struttura di terapia del dolore dell’ospedale. Il dato su scala nazionale indica che su 1570 strutture di ricovero, solo 184 (11,7%) comprendono una struttura di terapia del dolore, vale a dire 0,66 strutture per 250 mila residenti. Delle 158 strutture complessivamente analizzate, 53 sono di III livello (il più avanzato), ma di queste solo 10 raggiungono un punteggio massimo secondo standard di classificazione, 35 di II livello e 70 di I livello, il più elementare. Inoltre, è stata riscontrata disomogeneità nella denominazione: si parla di terapia del dolore, terapia antalgica, cure palliative, medicina del dolore, algologia, medicina del benessere. In alcuni centri non viene nemmeno data una denominazione e le prestazioni algologiche sono legate alla funzione di consulenza di singoli specialisti. “Non c’è una terminologia unica – commenta Notaro – e questo rende l’orientamento difficile perché l’utente non sa a chi deve rivolgersi”. Inoltre, esiste anche una difficoltà di accesso misurabile nel tempo speso per recuperare il numero di telefono e il sito web, operazioni non semplici già nelle regioni più organizzate. Infine, nonostante il recente snellimento legislativo, le prescrizioni restano poco agevoli: "Le complesse modalità prescrittive, ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento - conclude Rossi - non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta. Trattare questi pazienti si può e si deve e va formata una nuova generazione di professionisti in grado di portare queste cure sul territorio e di farle diventare sempre più armamentario terapeutico comune nell'arsenale clinico di ogni medico". Simona Zazzetta Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

57 Data: 09/04/2009 Contatti: n.d. PANORAMADELLASANITA’.IT Dolore cronico–dolore inutile: Italia in forte ritardo       Poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. È questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della Nopain Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore, il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore  per il dolore cronico non neoplastico, presentato il 9 aprile scorso a Milano. Questa indagine descrittiva svolta secondo standard qualitativi e riferimenti normativi internazionali per la classificazione secondo livelli di cura delle strutture italiane denominate Terapia del Dolore e/o similari, ha coinvolto complessivamente 158 strutture pubbliche e private convenzionate, operanti in Italia, di cui 133 in grado di trattare tutte le sindromi dolorose  e 25  solo una o più sindromi dolorose benigne. Non sono state oggetto di studio 26 strutture che trattano solo sindromi dolorose oncologiche. Delle 158 strutture complessivamente analizzate – 130 pubbliche e 28 private – 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione, 35 di secondo livello e 70 di primo livello, il più elementare. A livello regionale, numericamente  la Lombardia è la prima regione con 25 strutture complessive di cui  8 di III livello, seguita da Piemonte con 17 complessive di cui 5 di III livello e Campania con 15 complessive di cui  5 di III livello. Invece la distribuzione delle strutture sia complessive (0.99) per residenti e sia di III livello (0.50) sempre per residenti risulta più elevata nella regione Trentino Alto Adige. La Specializzazione prevalente dei medici presenti nelle Strutture di Terapia del Dolore è Anestesia e Rianimazione. «L’intento dell’indagine condotta è di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico» ha spiegato Paolo Notaro, Presidente Nopain Onlus. «Il tutto nell’ottica di migliorare la qualità di vita delle persone  riducendo sofferenze inutili». Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

58 EMAROMA.IT Presentato il Libro Bianco sul dolore cronico
Data: 09/04/2009 Contatti: n.d. EMAROMA.IT Presentato il Libro Bianco sul dolore cronico Data: 09/04/2009 Descrizione Sono 158 le strutture pubbliche e private presenti in Italia specializzate nella terapia del dolore cronico di natura non oncologica, nelle quali operano 289 medici specializzati. Questi i dati che emergono dal Libro Bianco "Dolore cronico, dolore inutile. Strutture di terapia del dolore in Italia", presentato in questi giorni e realizzato per iniziativa di Nopain, onlus che promuove la diffusione di informazione e l'adozione di interventi di politica sanitaria in questo campo. Il dolore cronico è una patologia a sé stante che colpisce 10 milioni di italiani, rappresenta la seconda causa di assenteismo dal lavoro di carattere medico e richiede una spesa annua pari a circa l'1,8-2% del Pil Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

59 WWW.CORRIERE.IT Mal di schiena, il test per trovare la cura
Data: 10/04/2009 Contatti: L’ESPERTO: POCHE DOMANDE AL PAZIENTE E RIUSCIAMO A DARE I FARMACI PIÙ EFFICACI Mal di schiena, il test per trovare la cura Dura 15 minuti e rivela se c’è una sofferenza dei nervi. «Attendibile come la risonanza magnetica» MILANO — È un test low-te­ch, a bassa tecnologia, ma è me­glio della risonanza magnetica: si chiama StEP e serve per di­stinguere i diversi tipi di mal di schiena. Bastano alcune doman­de al paziente (e qualche mano­vra con un ago o con un diapa­son da neurologo) per capire se il dolore è «normale» o se inve­ce c’è anche una sofferenza dei nervi, tipo sciatica. «Quando il dolore è acuto e improvviso è facile capire — commenta Gior­gio Cruccu dell’Università La Sa­pienza di Roma —. Le cose si complicano quando la lombal­gia diventa cronica: in questi ca­si è indispensabile distinguere i vari sottotipi di dolore perché la terapia cambia». Ecco allora che un team ame­ricano, guidato da Joachim Scholz del Massachussets Gene­ral Hospital di Boston, in colla­borazione con l’Addenbroke’s Hospital di Cambridge, ha mes­so a punto un test non solo semplice, ma anche rapido (du­ra minuti) che ogni me­dico può utilizzare, con risulta­ti attendibilissimi (come dimo­stra il loro lavoro appena pub­blicato su Plos Medicine) e a co­sti molto limitati rispetto a quelli di indagini high tech, co­me la risonanza magnetica. A volte, infatti, questi esami sofisticati possono essere fuorvianti: posso­no mostrare, per esem­pio, la degenerazione dei dischi intervertebrali, una condizione piuttosto comu­ne, che in alcuni casi, però, non è responsabile del dolo­re. E la causa di quest’ultimo va ricercata altrove. In altre situazioni, una dia­gnosi non accurata del tipo di dolore può indirizzare verso trattamenti non adeguati com­preso l’intervento chirurgico. «Si può dire — continua Cruccu che ha pubblicato sullo stesso numero della rivista un articolo di commento al lavoro americano — che su 100 pazien­ti con lombalgia, almeno un 40 per cento ha una componente neuropatica. Quando è presen­te questa componente i farmaci antinfiammatori non steroidei, che sono efficaci nella semplice lombalgia, non bastano. Ades­so si stanno sperimentando nuovi farmaci neurologici che potrebbero essere utili per con­trollare questo tipo di dolore». Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

60 WWW.CORRIERE.IT Data: 10/04/2009 Contatti: 3.957.000
Con il nuovo test, che valuta diverse caratteristiche del dolore, si potrà ottenere una specie di «carta di identità» di quest’ultimo, specifica per ogni pazien­te. «E servirà anche — continua Cruccu — per valutare meglio l’effetto dei nuovi farmaci nelle sperimenta­zioni sull’uomo». Non è un caso che gli ameri­cani si stiano preoccupando del mal di schiena: questo di­sturbo ha scavalcato le malat­tie cardiovascolare come pri­ma voce della spesa sanitaria negli Stati Uniti. E lo stesso va­le per l’Europa. La situazione è ancora più complicata in Italia, dove il do­lore cronico è spesso trascura­to dai medici e le strutture dedi­cate sono poche, come ha appe­na denunciato un Libro Bianco dell’Associazione italiana per la cura della malattia dolore. «Il dolore cronico soprattutto lombare — dice Paolo Notaro, presidente dell’Associazione e neurologo all’Ospedale Niguar­da di Milano — è una delle principali cause di perdita di giornate lavorative. Con costi indiretti elevatissimi, oltre a quelli diretti delle terapie». Adriana Bazzi Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

61 WWW.BLOGOSFERE.IT Data: 10/04/2009 Contatti: n.d.
Dolore cronico e dolore inutile: l'Italia è in forte ritardo Pubblicato da Silvio De Rossi Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore – realizzato con il contributo della Regione Lombardia – censisce e classifica le Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico. Poche risorse dedicate, modelli organizzativi disomogenei, confusione culturale con le Cure Palliative di fine Vita, disorientamento dei pazienti per una patologia che colpisce 10 milioni di italiani. Per cercare di migliorare la cura del dolore inutile in tante persone che ne soffrono, partirà un Tour nelle città italiane per informare le persone e sensibilizzare operatori ed istituzioni. Poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E’ questo il quadro d’insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore ( il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico non neoplastico, presentato questa mattina a Milano. Una Struttura di Terapia del Dolore è quella dedicata alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo della tecnologia. Il livello di complessità organizzativa di ogni singola struttura dovrebbe consentirne una caratterizzazione e una classificazione della stessa secondo livelli di cura erogati in modo incrementale (I livello, II livello, III livello). La prescrizione di farmaci analgesici non è sinonimo di Struttura di Terapia del Dolore, ma può e deve essere effettuata da qualsiasi laureato in Medicina e Chirurgia. Le Cure Palliative nascono nei Paesi anglosassoni e sono modelli di cura domiciliari con caratteristiche socio-assistenziali dedicate prevalentemente al trattamento dei segni e sintomi presenti nelle persone con patologie terminali in fase avanzata di malattia. E’ necessario un passaggio culturale, formativo, informativo ed educativo oltre che di investimenti in modelli organizzativi con risorse adeguate per allineare il trattamento, di oltre 10 milioni di Italiani che soffrono di sindromi dolorose inutili, ai servizi offerti da altri paesi avanzati della Comunità Europea. Il dolore cronico è cosa diversa dalle Cure Palliative di fine Vita e in Italia non è ancora oggi adeguatamente trattato. Le ragioni sono diverse, tra le quali anche la scarsa percezione del valore del controllo del parametro vitale dolore da parte del paziente. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

62 WWW.BLOGOSFERE.IT Data: 10/04/2009 Contatti: n.d.
Le ragioni sono diverse, tra le quali anche la scarsa percezione del valore del controllo del parametro vitale dolore da parte del paziente. Una diagnosi corretta e tempestiva, seguita da un’appropriata terapia possono incidere in modo determinante sugli esiti del dolore cronico, ovvero sull’outcome del paziente, è determinate il fattore tempo nella diagnosi oltre che nelle cure per migliorare la qualità di vita delle persone e cercare di ridurre l’imponente incidenza sui costi sociali diretti ed indiretti che le sindromi dolorose non trattate in modo adeguato determinano. "L’intento dell’indagine condotta è di informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico" ha spiegato Paolo Notaro, Presidente NOPAIN Onlus. “Il tutto nell’ottica di migliorare la qualità di vita delle persone riducendo sofferenze inutili”. Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% versus 31% e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti patologie croniche non neoplastiche. In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno al 1,8-2% del PIL. I pazienti con dolore cronico presentano una complessità multidimensionale di problematiche per cui è necessaria una gestione articolata e multi-disciplinare. La complessa fenomenologia associata al dolore spiega il razionale del dolore inteso come malattia a sé stante. "Ancora oggi" dichiara il Dott. Roberto Carlo Rossi, Vicepresidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano, "quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile". "E le complesse modalità prescrittive - ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento - non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta". Se vi interessa il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana potete scaricarlo dal sito internet dell’Associazione, Allo stesso indirizzo, le news più aggiornate sull’attività di NOPAIN e le diverse modalità per sostenerla. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

63 Data: 10/04/2009 Contatti:n.d. SALUTE24.IT Terapia del dolore: 10 milioni i pazienti, Italia ancora indietro Poche strutture dedicate, meno di una ogni residenti. Pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti. E ancora, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. È questo il quadro d’insieme che emerge dal primo studio realizzato nel nostro Paese sulle trutture di terapia del dolore raccolte nel Libro Bianco dall`Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore Nopain onlus. "L’intento dell’indagine è informare la pubblica opinione su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni ad un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico", spiega Paolo Notaro, presidente NOPAIN Onlus. Il "dolore cronico" raggruppa quelle patologie non oncologiche che hanno necessità di assistenza continua per alleviare la sintomatologia. Il dolore è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% dei pazienti. A pagare il prezzo più alto sono le donne, 39% contro il 31% di uomini. In Italia si conta che circa 10 milioni di persone soffrano di sindromi del dolore "inutili" e, secondo l`indagine, il livello di offerta sanitaria è molto indietro rispetto agli standard degli altri Paesi dell`Unione Europea. Dall’indagine emerge che sul territorio nazionale sono attive 0,66 specializzate in terapia del dolore ogni residenti, ma solo una su tre raggiunge il livello più alto di qualificazione. Nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 289 medici dedicati, 1,21 per residenti. Oltre i numeri, ci sono i criteri organizzativi, in ritardo anche questi. Una marcata disomogeneità dei servizi offerti ai pazienti, che si traduce in interventi diversi a seconda delle aree mediche, dei territori e delle patologie. Manca anche una uniformità nella definizione dei servizi: la variegata denominazione non è solo una problema di forma ma anche di contenuti che può disorientare il paziente. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

64 SALUTE24.IT Data: 10/04/2009 Contatti:n.d.
Così, sul totale delle strutture, per alcune ricorre la denominazione terapia del dolore (43 strutture), per altre si parla di terapia antalgica (29 strutture), altre ancora sono ricomprese sotto la voce cure palliative (19 strutture), infine medicina del dolore (per 8 strutture), algologia (per 3 strutture) e medicina del benessere (per 2 strutture). Delle 158 strutture analizzate – 130 pubbliche e 28 private – 53 sono di terzo livello (il più avanzato) ma di queste, solo 10 raggiungono il punteggio massimo di classificazione. Guida la classifica per numero di risorse la Lombardia, con 25 strutture, seguita da Piemonte con 17 e Campania con 15. Il Trentino Alto Adige è invece la regione con il rapporto più favorevole tra centri e popolazione, 0,99 contro la media nazionale ferma a 0,66 strutture ogni 250 mila abitanti.  L`organizzazione fa i conti con i costi: in Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge, secondi i dati contenuti nel Libro Bianco i milioni di euro. Anche le lentezze burocratiche che limitano l`accesso e la prescrizione per i farmaci anti-dolorifici si mettono di traverso. "Le complesse modalità prescrittive - spiega Roberto Carlo Rossi, vicepresidente dell`Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano - ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento non fanno che rafforzare la convinzione che chi ha necessità della somministrazione di un oppiaceo sia affetto da un male incurabile". Ma non è così, ricordano gli esperti, e per questo, conclude Rossi, "occorre che finalmente il dolore cronico si affranchi da quell`aura negativa di ineluttabilità che ancora oggi lo avvolge". Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

65 KURTIS.IT Dolore cronico - dolore inutile: Italia in forte ritardo
Data: 10/04/2009 Contatti:n.d. KURTIS.IT Dolore cronico - dolore inutile: Italia in forte ritardo Poche strutture dedicate: 0,66 per residenti; pochi medici specialisti dedicati: 1,2 per residenti; diversità di denominazioni, servizi eterogenei e risorse economiche scarse. E' questo il quadro d'insieme che emerge dal Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore ( il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico non neoplastico. Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone, delle quali 1 milione in Lombardia. Il dolore cronico è attualmente uno dei maggiori problemi in area sanitaria. La prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali. Essa è più elevata tra le donne che fra gli uomini, in media: 39% vs 31% e aumenta con l'età, soprattutto sopra i 65 anni. In Italia si calcola che oltre il 20% di cittadini soffrano anche per lunghi periodi della vita di sindromi dolorose conseguenti a patologie croniche non neoplastiche. In numerose condizioni patologiche il sintomo cessa di essere un sintomo secondario di una malattia e diventa esso stesso la principale malattia del paziente, con modifiche irreversibili dei sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorosi; si può riscontrare, pur con la guarigione clinica della malattia iniziale, che una persona possa continuare a percepire dolore con la stessa intensità. Il dolore -sorprendentemente - è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. L'impatto del dolore cronico non trattato sui pazienti, sui familiari, sui professionisti, è enorme; esso può condurre a prolungata disabilità, problematiche psicologiche, inabilità al lavoro e frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti. Diventa, quindi, un evento limitante della vita e, spesso, impedisce le normali attività quotidiane, determina elevatissimi costi sociali che incidono a più livelli sul sistema socio-economico del Paese. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

66 Data: 10/04/2009 Contatti:n.d. KURTIS.IT In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge una stima di milioni di euro su proiezione europea intorno all'1,8-2% del PIL. I pazienti con dolore cronico presentano una complessità multidimensionale di problematiche per cui è necessaria una gestione articolata e multi-disciplinare. La complessa fenomenologia associata al dolore spiega il razionale del dolore inteso come malattia  a sè stante.  Ancora oggi, quando un paziente riceve la prescrizione di un oppiaceo pensa di essere affetto da un male incurabile. E le complesse modalità prescrittive - ancora oggi vigenti nel nostro ordinamento, non fanno che rafforzare questa convinzione e questa cultura distorta. Occorre che, finalmente, il dolore cronico si affranchi da quell'aura negativa di ineluttabilità che ancora oggi lo avvolge. Trattare questi pazienti si può e si deve e va formata una nuova generazione di professionisti in grado di portare queste cure sul territorio e di farle diventare sempre più armamentario terapeutico comune nell'arsenale clinico do ogni MMG.  Il Libro Bianco della NOPAIN Onlus Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore sarà presentato nei prossimi giorni nelle principali città italiane nell'ambito di un tour di informazione della pubblica opinione e di sensibilizzazione delle amministrazioni centrali e locali al fine di incrementare le risorse umane ed economiche dedicate, i modelli organizzati e le progettualità specifiche di politica sanitaria per i milioni di cittadini che soffrono inutilmente di questa malattia. Le prime 3 tappe saranno Trieste, Torino e Napoli. E' già possibile effettuare il download della versione digitale del Libro Bianco dal sito internet dell'Associazione, .Allo stesso indirizzo, le news più aggiornate sull'attività di NOPAIN e le diverse modalità per sostenerla. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

67 FARMACISTA33 Approfondimenti Una mappa per spegnere il dolore
Data: 14/04/2009 Contatti: FARMACISTA33 Approfondimenti Una mappa per spegnere il dolore In genere si considera il dolore come sintomo di una malattia - spiega Paolo Notaro, presidente di NOPAIN - ma il dolore cronico è una sindrome vera e propria, che colpisce il 20-25% della popolazione italiana, e il 55% nella fascia di età oltre i 65 anni.". Sul tema, in effetti, esiste una confusione culturale di fondo, innanzitutto sulla definizione e organizzazione delle strutture che erogano terapie del dolore troppo spesso associate alla gestione di malati terminali o non guaribili. Un'indagine ha mappato le strutture che in Italia si occupano di terapia del dolore. Gli operatori coinvolti nel lavoro, hanno, infatti, contattato direttamente i centralini di tutte le Aziende ospedaliere pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, in cui è presente una struttura che si occupi di terapia del dolore, come normali cittadini in cerca di informazioni e chiarimenti. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

68 TERRACINASOCIALFORUM.COM IL DIRITTO DI VIVERE SENZA IL DOLORE
Data: 23/04/2009 Contatti: n.d. TERRACINASOCIALFORUM.COM IL DIRITTO DI VIVERE SENZA IL DOLORE di Silvia Baglioni Sono numerose le condizioni patologiche in cui il dolore cessa di essere un sintomo secondario e diventa esso stesso la principale malattia. In queste condizioni vivono circa 10 milioni di italiani. Il Libro Bianco sul dolore cronico, presentato in questi giorni a Milano dalla NoPain (Associazione italiana per la cura della malattia dolore), con il contributo della Regione Lombardia, dimostra come l’Italia sia in forte ritardo nell’offrire un aiuto concreto a questi pazienti. «Il libro», spiega Paolo Notaro, presidente NoPain, «rappresenta il primo studio realizzato nel nostro Paese sulle strutture di terapia del dolore cronico, non neoplastico, cioè i centri dedicati alla diagnosi e alla cura di tutte delle sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo delle tecnologie. Il quadro è desolante: poche risorse, modelli organizzativi disomogenei, disorientamento dei pazienti, confusione culturale tra terapia del dolore e cure palliative di fine vita». Dall’indagine risulta che in Italia vi sono 184 strutture, pubbliche o convenzionate, che a vario titolo si occupano di questo ambito; solo 53 sono di livello avanzato, tanto da avere le caratteristiche di veri e propri Centri Multidisciplinari del Dolore secondo gli standard internazionali. «Lo scopo di quest’indagine», afferma Notaro, «è di informare l’opinione pubblica su queste problematiche, di sensibilizzare i professionisti e le istituzioni a un’analisi del problema e dei vantaggi economici e sociali che derivano da un trattamento coordinato del dolore cronico. Trattamento che non vuol dire solo farmaci, analgesici e oppiacei, ma soprattutto cure ad altissima tecnologia, capaci di intervenire sui sistemi midollari, per interrompere la via del dolore, con presidi farmacologici ed elettrici. Ma occorrono competenze, capacità tecniche e risorse, e soprattutto modelli organizzativi sanitari, ben diversi da quelli da attuare nel caso delle cure palliative». Proprio in questi giorni la Commissione Affari Sociali della Camera ha licenziato un testo bipartisan che tiene conto di tutti i progetti di legge presentati negli ultimi anni sul dolore cronico e sulle cure palliative. «È importante», riferisce una nota parlamentare, «che venga emanata una legge per promuovere e riorganizzare entrambi i settori. È opportuno che il Parlamento affronti un problema così urgente e delicato sotto le diverse angolazioni e in modo il più possibile condiviso». Il testo unificato che presto verrà analizzato dalla Camera, redatto in un clima di collaborazione tra maggioranza e opposizione, afferma fin dai primi articoli il diritto del cittadino ad accedere a tutte le terapie che mirano a contrastare e alleviare il dolore, in tutte le condizioni e le forme in cui si manifesta. «Spero», conclude Paolo Notaro, «che il lavoro che abbiamo fatto possa essere utile a questo dibattito e permetta anche di fare chiarezza». Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

69 TERRACINASOCIALFORUM.COM Data: 23/04/2009 Contatti: n.d.
Dolore cronico, ne soffrono almeno 10 milioni di italiani E' stato presentato il libro bianco realizzato da NoPain (Associazione Italiana per la cura della malattia dolore). Mancano le strutture: 0,66 per 250 mila residenti. E i medici specialisti dedicati: 1,2 per 250 mila residenti. Sono almeno dieci milioni le persone che in Italia soffrono di dolore cronico (sindromi dolorose inutili). Ma mancano le strutture (0,66 per 250mila residenti) e i medici specialisti dedicati (1,2 per 250mila residenti) per affrontare questa patologia. È quanto emerge dal Libro bianco realizzato da NoPain, associazione italiana per la cura della malattia-dolore. "Nel nostro Paese c'è una confusione culturale di fondo  associando la cura del dolore cronico ai pazienti oncologici in fase terminale. Si tratta di due cose diverse". Nemmeno la prescrizione di farmaci analgesici è sinonimo di terapia del dolore "ma può e deve essere somministrata da qualsiasi laureato in medicina e chirurgia". Per struttura di terapia del dolore si intende un centro dedicato alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, oltre che alla ricerca clinica scientifica e allo sviluppo della tecnologia. Il Libro bianco ha censito 158 strutture (130 pubbliche e 28 private) ma solo 53 sono classificate come strutture di terzo livello, quello più avanzato, capace di offrire un servizio intensivo. Mentre le 70 strutture di primo livello svolgono la propria attività a tempo parziale qualche ora a settimana o con rivolgendosi a consulenti esterni. A livello regionale, con 25 strutture censite, è la Lombardia a guidare la classifica nazionale seguita dal Piemonte (17) e Campania (15). Il Libro bianco sarà presentato nei prossimi giorni nelle principali città italiane nell'ambito di un tour di informazione e sensibilizzazione che toccherà Trieste, Torino e Napoli. Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

70 Tv Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

71 STRISCIA LA NOTIZIA File audio/video disponibile su cd
Data: 06/04/2009 Contatti: STRISCIA LA NOTIZIA File audio/video disponibile su cd Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile


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