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PubblicatoAlbana Gasparini Modificato 8 anni fa
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Quando qualcuno è stato causa di scandalo o di inciampo per altri, sarà utile ricordare la severissima condanna di tale peccato nelle parole di Gesù (cfr. Mt 9,41). Nei casi di pensieri lussuriosi, sia da parte di colui che ad essi acconsente deliberatamente, sia da parte di colui che li suscita, sarà opportuno tenere a mente le parole di Gesù riguardo la purezza del cuore: «Avete inteso che fu detto: “Non commettere adulterio”; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”» (Mt 5,27 s.).
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9. Quali sono le qualità del vero pentimento? Il pentimento cristiano per essere veramente tale: motivi di fede deve fondarsi su motivi di fede e non su mere convenienze o timori puramente umani, perché, se così fosse, non avrebbe il contenuto di una vera conversione; tutti i peccati gravi commessi deve riferirsi, quando si tratta del pentimento come disposizione per ricevere nel sacramento della Penitenza l’assoluzione del sacerdote, a tutti i peccati gravi commessi, e non solo ad alcuni di essi; doppia prospettivaverso il passato verso il futuro deve avere necessariamente una doppia prospettiva: verso il passato, per dolersi del male compiuto, e verso il futuro, per assumere realmente e lealmente il proposito di non più ricadere; staccarsi e allontanarsi deve essere efficace, includendo il reale proposito di staccarsi e allontanarsi da quelle persone e/o circostanze che, come si sa per esperienza, sono state occasione di peccato o hanno indotto ed esso; riparare restituzione deve essere responsabile, per assumersi effettivamente il dovere di riparare, nella misura del possibile, il danno causato dal peccato. Nell’ambito dei beni materiali, quella riparazione si chiama restituzione, e, senza la volontà di realizzarla, il pentimento non sarebbe né reale né sufficiente.
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Per quanto riguarda l’efficacia del pentimento è conveniente ricordare le parole di Gesù: «Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» (Mc 9,43-48).
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È bene tener presente che la dottrina cattolica opera una differenziazione importante tra il pentimento chiamato contrizione perfetta ed un altro, di livello inferiore, chiamato contrizione imperfetta o attrizione.
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contrizione perfetta La contrizione perfetta scaturisce dall’amore verso Dio, amato al di sopra di ogni cosa, cancella i peccati veniali ed ottiene anche il perdono dei peccati mortali, se accompagnata dal fermo proposito di accostarsi il più presto possibile al sacramento della Confessione.
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contrizione imperfetta o attrizione La contrizione imperfetta o attrizione, anch’essa frutto della grazia di Dio, è generata dalla considerazione della deformità e bruttezza del peccato o dal timore della condanna eterna e delle altre pene conseguenti al peccato. Da se stessa, la contrizione imperfetta non riesce ad ottenere il perdono dei peccati gravi, ma costituisce una disposizione sufficiente per ottenerlo nel sacramento della Penitenza o Riconciliazione (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1452 e 1453).
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Il tema della misericordia è sempre presente nelle Sacre Scritture: la stessa parola e i suoi derivati appaiono in non meno di circa cinquecento testi biblici, a seconda di come si traducono i termini greci ed ebraici originali.
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In questa sede, non si pretende di dare un’esposizione completa e sistematica di ciò che l’espressione racchiude: sarebbe una grande presunzione ed implicherebbe un lavoro eccessivamente impegnativo, lontano dello scopo di questo breve scritto.
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Ma, dopo aver fatto parecchie considerazioni sul pentimento, che potrebbe considerarsi il “volto umano” del peccato, non è possibile qui tralasciare di dire qualcosa sul “volto divino” dinnanzi a questa dolorosa realtà, avendo tuttavia presente che entrambi i “volti” costituiscono due aspetti indissolubili della medesima realtà: Dio non potrebbe infatti essere misericordioso se l’uomo non fosse un peccatore bisognoso di aiuto e l’uomo, dal canto suo, non potrebbe pentirsi se non vi fosse un Dio misericordioso disposto ad accoglierlo e a perdonarlo.
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Risulta molto confortante ricordare alcuni testi biblici che si riferiscono esplicitamente alla divina misericordia, senza dimenticare che, per espressa volontà di San Giovanni Paolo II, venne introdotto nel Messale Romano un formulario per la Messa votiva: “Della Divina Misericordia”.
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Nelle Sacre Scritture infatti vi sono numerosi testi sulla misericordia di Dio, ma se ne leggono anche degli altri che testimoniano l’atteggiamento misericordioso di esseri umani, una gioiosa caratteristica del discepolo di Cristo (cfr. Mt 5,7).
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Con una certa frequenza viene presentata la misericordia come un equivalente dell’amore. Senza entrare nel merito della discussione esegetica rispetto a tale visione, sembrerebbe che entrambi i concetti non siano rigorosamente equivalenti.
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Se l’amore implica il rapporto fra persone sostanzialmente poste sullo stesso livello, la misericordia invece prevede una “condiscendenza”, un abbassarsi di qualcuno collocato in una posizione più alta, superiore o vantaggiosa e che “tende la mano” a chi si trova in una posizione più debole o di svantaggio.
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miseria È possibile ritenere corretta l’etimologia della parola misericordia, indicante appunto un cuore che va in soccorso di una miseria. La misericordia può esprimersi in molteplici modi.
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Dietro tutte queste diverse espressioni fa da sfondo senza dubbio la stessa carità; per questo la misericordia è multiforme come lo è la carità, così come è descritta da San Paolo nel noto testo della Prima Lettera al Corinzi: «La carità è paziente, è benigna la carità; non e invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà» (1 Cor 13,4-8).
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Nei testi dell’Antico Testamento in cui si descrive l’amore sponsale di Dio con Israele, quell’amore di Dio è misericordioso, poiché sceglie come sposa una creatura abbandonata e povera per arricchirla con un dono nuziale gratuito e regale, e, anche dopo esser stato tradito, è ancora disposto al perdono (cfr. Os 2,16- 25; Ez 1G,1-63).
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Tra i molti testi delle Sacre Scritture che parlano della misericordia di Dio, si può ricordare il Salmo 136 (il vecchio 135), nel quale 26 versetti, in cui si ricapitola la storia di Israele, finiscono quasi tutti nel ritornello: «Perché è eterna la sua misericordia».
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Anche i primi quattro versetti del Salmo 119 (117), finiscono con la medesima frase: testi altresì interessanti perché fanno della misericordia una realtà coesistente in Dio stesso, come se dicessimo che Dio non solo ha misericordia, ma è misericordia.
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Nella Lettera agli Efesini leggiamo: «Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati [...], per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù» (Ef 2,4s.7).
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Questa ricchezza della misericordia del Padre punta, anzitutto, alla nostra salvezza, ovvero al nostro destino soprannaturale, in quanto partecipi della gloria di Cristo.
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Nel Nuovo Testamento, nei due inni pronunciati da Zaccaria, il padre di San Giovanni Battista, e dalla Santissima Vergine Maria, si fa menzione della misericordia di Dio. Zaccaria parla di suo figlio che chiameranno «[...] profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole (Gesù) che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,76-79).
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La Vergine Maria, da parte sua, pochi mesi prima aveva lodato Dio dicendo: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. [...] Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia...» (Lc 1,49s54).
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Dalle labbra di Maria, la misericordia di Dio si esprime nella sua scelta dei poveri e degli umili, tema che Gesù riprenderà più tardi nelle Beatitudini (cfr. Mt 5,3) e San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (cfr. 1 Cor 1,18-29); tale povertà non è circoscritta alle sole mancanze materiali, ma mira in definitiva ai beni del Regno i quali, secondo la Lettera agli Ebrei, possono essere percepiti solamente nella fede (cfr. Eb 11,1-32).
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La misericordia del Padre celeste deve necessariamente riflettersi nei suoi figli: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» (Lc 6, 36s.), gli stessi che sono oggetto di una speciale promessa: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). È evidente che questa promessa ha uno stretto legame con il perdono dei peccati, come attestano le parole di Gesù: «E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. [...] Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,12.14s.).
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La tradizione catechetica cattolica menziona due elenchi di opere di misericordia, sette corporali e sette spirituali. Le opere di misericordia spirituale sono: - Consigliare i dubbiosi; - Insegnare agli ignoranti; - Ammonire i peccatori; - Consolare gli afflitti; - Perdonare le offese; - Sopportare pazientemente le persone moleste; - Pregare Dio per i vivi e per i morti.
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Le opere di misericordia corporale sono: - Dar da mangiare agli affamati; - Dar da bere agli assetati; - Vestire gli ignudi; - Alloggiare i pellegrini; - Visitare gli infermi e gli anziani; - Visitare i carcerati; - Seppellire i morti.
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