DIDATTICA GENERALE AA. 2009/10 prof. Pier Giuseppe Rossi

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DIDATTICA GENERALE AA. 2009/10 prof. Pier Giuseppe Rossi LEZIONE 26/11/09 (modulo 2, lezione 8) IL TRIANGOLO DELLE DIMENSIONI INDIVIDUALIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE

Il triangolo delle dimensioni Nella progettazione si individua il perché e il come di ciò che si fa. Il come può influire su finalità e obiettivi. Quando si decide il come bisogna decidere come strutturare i dispositivi didattici. Il docente deve avere un numero elevato e articolato di strumenti di lavoro. Nella cassetta degli attrezzi dell’insegnante ci sono gli oggetti per costruire i dispositivi didattici, per organizzare i quali ci si può orientare con il TRIANGOLO DELLE DIMENSIONI.

Il triangolo delle dimensioni: il VERTICE ISTRUZIONALE VERTICE ISTRUZIONALE: Attività istruzionali = modalità operative in cui il docente propone contenuti e attività individuali. Es.: lezioni frontale, prova finale. L’attività istruzionale è un atto di fabbricazione, trasmissivo? Può esserlo, ma può anche essere un momento che mette in atto processi di ridefinizione. Già la presa di appunti è una atto di interpretazione. Inoltre poi vengono proposte delle prove per rielaborare. E comunque le informazioni vanno filtrate. Allora come lo studente ha modalità operative per rielaborare e costruire un suo punto di vista?

Il triangolo delle dimensioni: il VERTICE DELLA REGOLAZIONE IL VERTICE DELLA REGOLAZIONE: Attività di regolazione sono attività in cui lo studente deve individuare un punto di equilibrio tra diverse esigenze e forze concorrenti, tra diversi elementi. Nella realtà l’agire è sempre frutto di una ponderazione tra molti fattori. Quindi in questo polo lo studente deve operare delle scelte da solo o in gruppo. Spesso costruisce conoscenze. Siccome per operare scelte bisogna avere prospettive multiple, allora nel vertice della regolazione si lavora spesso in gruppo. L’equilibrio può essere quindi anche su prospettive differenti.

Attivita’ del vertice della regolazione In questo vertice ci sono attività quali: Compito autentico: compito che coinvolge lo studente in quanto persona, che lo studente vede non come scolastico. Per alcuni autori è un compito della vita reale, ma questo è un po’ limitativo, perché è la persona che deve vivere come motivante quel compito, e possono esserci anche compiti non propriamente della vita reale che sono però motivanti La maggior parte dei compiti autentici sono open end, cioè non hanno un’unica soluzione e proprio per questo lo studente deve attuare una regolazione

Il triangolo delle dimensioni: il vertice della riflessione Attività di riflessione e autovaluzione: polo fortemente connesso con le competenze richieste oggi nella società della conoscenza. Se si parla di life long learning la prima competenza da possedere è saper apprendere, e questo è un atteggiamento mentale di fronte al mondo, è la capacità di mettersi in discussione, di trovare nuove soluzioni in base agli stimoli che il mondo dà.

il vertice della riflessione In questo vertice ci sono attività per favorire autoriflessione e autovalutazione. Importanti sono la memoria e la promessa (P. Ricoeur): per capire dove voglio andare (promessa) devo capire dove sono: memoria del percorso, del livello ove ora mi colloco. La memoria ha valore se si individua la promessa, il dove si vuole andare. Considerare anche i propri punti di forza è fondamentale per colmare gli aspetti lacunosi della propria formazione: per capire gli strumenti calati sul proprio profilo, per capire come fare passi avanti. Quindi avere consapevolezza della propria identità. La riflessione a posteriori sull’attività svolta serve quindi per orientarsi in futuro.

Connessioni fra i tre vertici La diversità dei dispositivi nei tre vertici permette di attivare processi pluriprospettici. E’ possibile sviluppare tutti i percorsi didattici come percorsi di costruzione di conoscenza? Certe conoscenze sono costruite, altre sono invece delle convenzioni. Quindi è inutile voler far costruire, scoprendolo, il significato di qualcosa che è stato arbitrariamente deciso. Quindi esiste un bagaglio di conoscenze che lo studente deve far proprio così come è dato. Se si costruisce conoscenza con le attività del vertice 2 allora si deve lasciare lo studente scegliere il suo percorso, ma le soluzioni a cui si arriva possono non corrispondere a quelle della comunità scientifica. NB: Quindi bisogna sempre abbinare attività del vertice 1 e 2. Bisogna trovare un equilibrio tra polo 1 e 2. Il vertice 2 serve soprattutto per acquisire competenze: saper apprendere; saper operare delle scelte: raccogliere, selezionare dati, costruire in base alle selezioni degli artefatti cognitivi ( = reificazioni di conoscenze. L’artefatto è la sintesi del punto di arrivo del percorso, è un prodotto condivisibile con altri - una relazione, una mappa, un disegno- e deve poter essere indipendente dal suo autore).

Connessioni fra i tre vertici I collegamenti sono dovuti al passaggio di artefatti tra i 3 poli: lo stesso artefatto può essere connesso ai tre vertici. Es: il paragrafo di un libro: nel vertice 1 diventa la comunicazione del punto di vista dell’autore su qualcosa, da analizzare e capire. Nel vertice 2 può essere un supporto ad un’attività: il contenuto specifico di quel paragrafo è una prospettiva per un confronto. Nel vertice 3 quel paragrafo si può prendere e usare per documentare il proprio apprendimento, dicendo ad esempio: “ecco un paragrafo che ritengo utile”. NB: l’artefatto è sempre connesso nel dispositivo al compito. Così artefatti prodotti in un vertice possono essere utilizzati negli altri vertici.

Individualizzazione e personalizzazione Individualizzazione e personalizzazione: nel linguaggio pedagogico-didattico sono fortemente differenti. INDIVIDUALIZZAZIONE: è un processo in cui il docente vuole raggiungere un obiettivo uguale per tutto il gruppo classe, però mette in atto delle strategie differenti in base agli studenti, ai loro stili, bisogni, interessi. PERSONALIZZAZIONE: lo studente, supportato dal docente, elabora un percorso e individua in una certa area condivisa dal gruppo certi obiettivi per lui significativi; costruisce un percorso, col supporto del docente, per raggiungere gli obiettivi individuati. In questo percorso le strategie che individua sono inerenti al suo stile d’apprendimento.

Individualizzazione e personalizzazione Nell’individualizzazione il docente predispone le strategie in base alle modalità operative dello studente. Nella personalizzazione è lo studente che deve elaborare un percorso, ma il ruolo del docente non è secondario: deve favorire, nello studente, la consapevolezza della sua situazione; deve supportare il percorso di riflessione dello studente e proporgli gli strumenti presenti nella propria cassetta (attività di scaffolding, cioè di supporto). Qui il docente deve fungere da specchio in cui lo studente deve riflettersi (rispecchiamento), affinché emerga il suo punto di vista (non quello del docente). IL PROCESSO IN ENTRAMBI I CASI DEVE ESSERE CENTRATO SULLA FIGURA DELLO STUDENTE, MA QUESTO NON IMPLICA UN RUOLO SECONDARIO DEL DOCENTE

Comunita’-persona, gruppo-individuo L’attività di gruppo permette di far emergere altri punti di vista. Con la negoziazione capiamo cosa l’altro sta dicendo, ma affiniamo anche meglio le nostre idee. Tutto questo è significativo se poi è rielaborato dal soggetto. I processi collettivi sono fruttuosi se poi c’è il momento di rielaborazione personale. Così come elaborare solo in funzione di un’ottica personale può essere limitante.