Il supporto agli infermieri COLLEGIO IPASVI di Udine 12 maggio 2014 – Giornata internazionale dell’infermiere INFERMIERI E LIMITE 12 Maggio UDINE Il supporto agli infermieri dr.ssa Bruna Odasmini Responsabile Infermieristica Distretto Sanitario di Tarcento ASS4 Medio Friuli
Evoluzione 1 18/09/2018 Il ruolo dell’infermiere nell’assistenza domiciliare si è modificato e rinforzato nel corso degli anni (aumento anzianità popolazione, incremento incidenza patologie cronico-degenerative, spinta verso deospedalizzazione); Pelizzari & Zuttion 2008 Vengono gestite ampie varietà di casi clinici con continuo adattamento delle competenze infermieristiche (conoscenze specifiche e presa in carico globale dell’assistito, tramite creazione di un rapporto di fiducia e la valutazione dei bisogni paziente/caregiver); Nyatanga 2013 La creazione della rete di fiducia permette all’infermiere di diventare figura di riferimento per la prevenzione di rischi e per attività di promozione della salute; Kennedy et al 2008 dr.ssa Bruna Odasmini
Evoluzione 2 - Distretto di Tarcento- 18/09/2018 1995 2013 Utenti a domicilio 87 869 Utenti oncologici/fine vita 2 101 Utenti deceduti a domicilio 1 95 dr.ssa Bruna Odasmini
Evoluzione 3 18/09/2018 Creare una relazione con i malati oncologici/ e fine vita richiede all’infermiere una maggiore attenzione e la padronanza di abilità comunicative avanzate, per poter trattare in modo adeguato argomenti quali la morte e il processo del morire sia nei confronti dell’assistito che del caregiver; Ogni persona vive la malattia in modo assolutamente unico, a seconda della sua storia, ma anche del contesto in cui vive; L'inserimento del gruppo di assistenza domiciliare all'interno delle relazioni familiari implica la necessità di individuare il membro della famiglia che più si adatta al ruolo di referente, collaboratore e "leader" (caregiver); Andare a casa del paziente, ascoltarlo e coinvolgere i familiari richiede da parte degli infermieri la capacità di accogliere e, se possibile, rispondere a problematiche sempre nuove e spesso molto complesse e delicate. Nyatanga 2013 dr.ssa Bruna Odasmini
Ruolo dell’infermiere nel fine vita L’accompagnamento alla morte, è un processo in cui l’operato dell’infermiere è predominante e dove la presa in carico della persona nella fase terminale della vita è rappresentata soprattutto da una continua ed intensa relazione di aiuto; I principi deontologici della nostra professione a tal proposito sono molto chiari: assistere la persona fino al termine della vita, garantendo il migliore sostegno per consentire di vivere al meglio il tempo di vita residua. 18/09/2018 dr.ssa Bruna Odasmini
Da dove si parte…. 18/09/2018 - il comportamento obbligato, ossia cosa siamo tenuti a fare per legge, per deontologia professionale, per norme contrattuali; - il comportamento eticamente giustificabile, cioè la cosiddetta difesa del minimo morale, evitando di nuocere o danneggiare il paziente, opponendosi, per principio di giustizia, a discriminazioni di ordine sociale, razziale, economico; - il comportamento orientato al bene del paziente, che promuove il massimo morale, incarnando il principio di beneficità nel scegliere i trattamenti terapeutico- assistenziali, dopo aver misurato conseguenze e possibili alternative, e che favoriscano il coinvolgimento del paziente nelle decisioni che lo riguardano, rispettando il principio di autonomia; dr.ssa Bruna Odasmini
difficoltà 18/09/2018 Non avere una preparazione di base necessaria per soddisfare i bisogni richiesti da questa tipologia di paziente; La presenza dell’effetto del “controtransfert” che avviene tra infermiere – morente, il quale porta il professionista a creare delle barriere di difesa che ostacolano la relazione d’aiuto ed il processo assistenziale, oppure all’insorgenza del burnout; Avere una base culturale che tende a far “fuggire”, a “non voler vedere”, a non “saper affrontare”. dr.ssa Bruna Odasmini
Principali criticità espresse da parte degli infermieri in adi 18/09/2018 Congiura del silenzio …. Burnout caregiver (stress psicologico)…. MMG poco presenti … (mancanza regia, presa di decisioni non condivisa, senso di solitudine) Non consapevolezza di malattia da parte dell’utente…. Accanimento terapeutico…. Imposizione cure contro la volontà del paziente… Non accettazione della morte (paziente/famiglia) Non avere risposte… (sminuire il problema) dr.ssa Bruna Odasmini
Perché…. 18/09/2018 Necessità di migliorare la relazione con il paziente e con la famiglia/caregiver in fase avanzata di malattia; Tutelare il personale dell’equipe multidisciplinare: esiste l’elevato rischio di esaurimento psico-emotivo; Implementare le capacità comunicativo-relazionali dei professionisti; ……. “Non chiedere la strada a chi già la conosce, ma a chi come te la cerca” (E. Jabès, Il libro dell’ospitalità) dr.ssa Bruna Odasmini
Gruppo Balint 18/09/2018 Il Gruppo Balint – così chiamato dal nome del suo ideatore, Michael Balint – è un metodo di lavoro di gruppo, destinato inizialmente ai medici e successivamente esteso anche alle altre professioni di cura e d’aiuto; Gli scopi sono la formazione psicologica alla relazione con il paziente/caregiver, la “manutenzione del ruolo curante” e la promozione del benessere lavorativo; E’ un metodo per migliorare la comprensione dei processi di gruppo, delle dinamiche organizzative e delle relazioni di rete; Inoltre promuove anche benessere organizzativo e contribuisce alla prevenzione del burnout degli operatori. dr.ssa Bruna Odasmini
Perché il gruppo balint Metodo di lavoro di gruppo adatto al contesto assistenziale; E’ centrato sulla discussione di un caso clinico problematico; La discussione non verte primariamente sugli aspetti tecnici del trattamento come nelle clinical conference, ma sull’esperienza emotiva della relazione di cura da parte dei suoi protagonisti; 18/09/2018 dr.ssa Bruna Odasmini
Elementi base del balint 1 18/09/2018 Approccio globale. L'attenzione alla persona oltre che alla malattia, al suo ambiente, alla sua storia, l'importanza della relazione, l'importanza dell'ascolto, una nuova professionalità che comprende anche la capacità e la competenza relazionale, sono gli eventi alla base dell'approccio globale; Questo approccio non tende a psicologizzare la medicina, ma valorizza ed utilizza la dimensione psicologica delle professioni d'aiuto considerandola una risorsa importante. Gli operatori professionisti della salute continuano nella loro professione utilizzando questa ulteriore risorsa senza per questo trasformarsi in psicologi e psicoterapeuti. dr.ssa Bruna Odasmini
Elementi base del balint 2 18/09/2018 Cadenza mensile – durata 45-60 minuti; Partecipazione volontaria, non foglio firme di presenza; In orario di servizio; Proposta da parte del gruppo del caso problematico; Discussione libera (ascolto, interventi, confronti, proposte..); Conduzione da parte dell’esperto; Particolare importanza è attribuita alla creazione di un clima di gruppo aperto e solidale, capace di promuovere una libera comunicazione tra pari, assicurando ai membri sostegno e sicurezza, ma anche permettendo la franchezza e la critica. dr.ssa Bruna Odasmini
Risultati attesi Un approccio al paziente più soddisfacente perché fondato più sulla relazione, sull’ascolto e sull’attenzione ai bisogni piuttosto che sull’intervento e sulla prescrizione; Lo sviluppo di una speciale sensibilità che, aiutando l’infermiere a comprendere meglio il paziente, le sue emozioni, il suo comportamento e il suo punto di vista sulla malattia e sul trattamento, riduce le tensioni nel rapporto e facilitano l’alleanza di lavoro; Una maggiore consapevolezza delle proprie reazioni emozionali in risposta ai comportamenti del paziente/caregiver , con aumento della capacità di affrontare le ansie, e lo sviluppo di relazioni di cura più efficaci, efficienti, governabili e gratificanti per entrambe le parti; Una più chiara comprensione dei processi di gruppo, delle dinamiche organizzative e delle relazioni di rete che influenzano il lavoro dell’infermiere e il suo benessere lavorativo. 18/09/2018 dr.ssa Bruna Odasmini
…. Spesso il gruppo Balint viene sospeso per dare spazio a colloqui tra psiconcologo e paziente/caregiver (poche ore assegnate al professionista); Non è stato fatto alcuno studio per verificare gli esiti del gruppo Balint sugli infermieri e sui pazienti/caregiver (pertanto il progetto non viene rinegoziato); Permangono problemi soggettivi degli operatori (paura del giudizio); Possibile sviluppo futuro come formazione sul campo (accrescimento competenze personali e di gruppo). 18/09/2018 dr.ssa Bruna Odasmini
… grazie per l’attenzione 18/09/2018 … il cuore umano, a qualsiasi età, si apre ai cuori, che a loro volta si aprono…. M. Edgeworth dr.ssa Bruna Odasmini … grazie per l’attenzione