A cura di Francesca Stefani NURSING NARRATIVO A cura di Francesca Stefani
Malattia come rottura autobiografica e narrazione L’incontro tra la persona ammalata e il professionista sanitario inizia quasi sempre con un racconto. Da questo racconto iniziale, il professionista effettua un’operazione di interpretazione per ricavare informazioni significative per costruire un quadro clinico o assistenziale, per costruire l’anamnesi da cui deve scaturire la diagnosi. Utilizzare la narrazione solo per questo, per ricavare un dato clinico riduce la persona a “luogo della malattia” piuttosto che agente narrante.
Quando raccontiamo una storia incrementiamo la conoscenza di noi stessi, in quanto scopriamo significati profondi della nostra vita: raccontare è riappropriarsi dell’esperienza vissuta e, in qualche caso, perduta. Raccontare è qualcosa di più che ricordare: è ri-membrare, ovvero “ricostruire il corpo” della propria esperienza che il rincorrersi delle azioni e situazioni aveva “smembrato” rendendolo inconoscibile persino a noi stessi.
La narrazione rende esplicito l’implicito, porta alla luce ciò che è nascosto, dà forma a ciò che non ha forma e porta chiarezza dove c’è confusione.
Ma…..l’irruzione della malattia nella vita di una persona, costituisce sempre una “rottura biografica” ….nel raccontare la sua storia di malattia il paziente si riferisce alla storia della sua vita, per questo la storia del paziente è carica di emotività, vissuti, rappresentazioni……
La narrazione è uno dei metodi con cui le persone strutturano linguisticamente il loro modo e ne costruiscono il senso: questo è particolarmente efficace nelle storie di malattia. Da questo presupposto è nato il NURSING NARRATIVO
PRENDERSI CURA della persona significa per l’infermiere, entrare nella prospettiva attraverso la quale avviene il riconoscimento dell’importanza fondante che le storie personali, le percezioni soggettive, le interpretazioni, i significati attribuiti hanno in relazione all’acquisizione di una concezione allargata di malattia.
La NARRATIVITA’ è quindi un PROCESSO per ricostruire il mondo della vita. Le malattie non si verificano nel corpo, ma nella vita, quindi non si localizzano solo nel corpo ma nel tempo, in un luogo, nella storia, nel contesto dell’esperienza vissuta e nel mondo sociale. Per questo le narrazioni sono centrali per comprendere l’esperienza di malattia, per collocarla in relazione ad altri eventi ed esperienze assistenziali.
SIGNIFICATO IN TERMINI ASSISTENZIALI Utilizzare le narrazioni serve al di là della raccolta dati anamnestica. E’ di fondamentale importanza per valutare la tenuta dell’azione assistenziale ed utilizzabile nelle relazioni di lunga durata per costruire sempre nuovi significati nell’esperienza di malattia e quindi di vita.
EPOCHE’ FENOMENOLOGICA Per epochè intendiamo la “sospensione del giudizio” la “messa fuori dal circuito” “tra parentesi” del nostro pensiero, della nostra tesi, della nostra convinzione.
In questo modo è possibile cogliere l’esperienza altrui, i suoi “vissuti” e lasciare spazio alla relazione assistenziale, che, non influenzata dal pregiudizio, può aprirsi all’accoglienza della persona, dell’altro “diverso da sé” in quanto portatore di soggettiva comprensione, soggettiva interpretazione e soggettiva esperienza di salute/malattia.
EMPATIA come “metodologia” privilegiata di costruzione dell’esperienza assistenziale L’empatia viene definita come elemento per cogliere il mondo e “l’altro uomo”. E’ un processo INTENZIONALE di un soggetto che cerca di mettersi “nei panni di un altro”, è azione intenzionale che si esercita per comprendere e conoscere ciò che è l’altro da noi stessi, per comprendere l’altrui visione del mondo.
“io cerco di comprendere le intenzioni di un altro attore sociale”, prima ancora che si avvii, tra i due, comunicazione verbale o gestuale…… L’empatia è così segno di interesse per un altro essere, verso cui sia possibile esercitare direttamente l’osservazione intenzionale con l’uso dei sensi.
I TRE GRADI DI REALIZZAZIONE DELL’EMPATIA Il vissuto altrui si presenta davanti a noi (per esempio l’esperienza di dolore che si percepisce sul volto di una persona a seguito della perdita di un familiare o di una diagnosi inaspettata) Il vissuto altrui viene attualizzato e si viene coinvolti nello stato d’animo altrui (viviamo il dolore della persona come fosse il nostro anche se non è originariamente nostro) Il vissuto viene oggettivato e ritorna davanti a noi come vissuto altrui
ascolto attivo processo assistenziale orientato all’empowerment integrazione del “fare”, dell’”ascoltare”, del “sapere”, del “saper esserci”, della “cura/terapia” e della “presenza empatica”
APPROCCIO NARRATIVO Co-costruzione tra chi racconta e chi ascolta Tre dimensioni: accertamento – assistenza – educazione Ciclo metodologico: Accoglienza Conoscenza e progetto Permanenza Congedo continuità
“ l’importanza di tale approccio si realizza nel fatto che vi è una consolazione nella narrativa che non è data dalla felice conclusione del racconto, bensì dalla conoscenza della situazione che, una volta resa comprensibile, diventa sopportabile” (Bruner, 1991)
La storia di malattia può e deve, essere alla base di una narrazione relazionale; chi ascolta una storia di malattia risponde a sua volta narrativamente, in questo senso non si può essere passivi, ma soggetti che partecipano attivamente alla costruzione del racconto.
Accertamento, assistenza, educazione L’utilizzo del metodo narrativo nel processo assistenziale restituisce, realmente, la centralità alla persona e consente agli infermieri di ampliare la visione della malattia. La narrazione può essere utilizzata in modo appropriato in molti casi nelle fasi di accertamento, assistenza ed educazione.
accertamento Nell’accertamento infermieristico e nella formulazione delle diagnosi infermieristiche: Rappresenta la forma fenomenica con cui la persona sperimenta la malattia Facilita la comprensione Fornisce informazioni altrimenti difficilmente acquisibili
assistenza Nell’assistenza, complessivamente intesa: Promuove un approccio olistico Diventa essa stessa terapeutica Permette di sperimentare modalità assistenziali originali
educazione Nell’educazione al paziente: È utile perche basata sull’esperienza Incoraggia la riflessione Resta maggiormente impressa nella memoria
Ciclo metodologico Accoglienza È il momento in cui vengono espresse le domande di assistenza che l’infermiere traduce in bisogni. E’ il tempo in cui si da spazio al riconoscimento del problema e ne frattempo si crea una relazione rassicurante in cui la persona si senta accolta. L’infermiere valuta anche l’impatto emotivo dato dalle informazioni e l’appropriatezza del carico delle stesse (evitare l’accanimento informativo)
Conoscenza e progetto Approfondimento della relazione assistenziale (conoscenza terapeutica e umana) Si costruisce il piano di assistenza Si coinvolgono l’assistito e i suoi familiari E’ il momento in cui il racconto del paziente diventa fondamentale perché perchè i suoi vissuti rendono il progetto assistenziale dotato di senso
Permanenza È la durata assistenziale in cui si realizza una partership Permanenza È la durata assistenziale in cui si realizza una partership. E’ la fase della co-gestione, co-decisione e co-produzione con il fine di creare un bilanciamento tra componenti tecnico-scientifiche e relazione umana.
Congedo-continuità E’ la fase di chiusura dell’assistenza per esiti differenti: il recupero dell’autonomia, l’adattamento alla cronicità o per un lutto. Continuità – domiciliarità La conoscenza e la comprensione empatica consentono di approfondire il progetto personale dell’assistito.
Le sei “C”: Conversazioni (problem solving – problem dissolution) Curiosità Circolarità (feed-back, domande circolari) Contesto (multiplo, mondo della vita) Co-creazione (nuova storia condivisa) Cautela
STRUMENTI : L’agenda del paziente La scrittura autobiografica di malattia Racconto terapeutico (therapeutic emplotment)
Cosa deve esserci nella “cassetta degli attrezzi” dell’infermiere? Competenze comunicative Competenze relazionali Competenze educative Queste presuppongono un adeguato percorso formativo per dare all’assistenza quell’orientamento relazionale che si ritiene necessario per affrontare la complessità del vissuto di malattia.
Il coinvolgimento dei familiari nei processi di care è dimostrato come fondamentale per la tenuta a lungo termine dei progetti assistenziali e per l’aderenza alla cura proposta. Il familiare significativo può diventare una vera e propria risorsa quando il suo intervento assistenziale diventa attivo già all’interno delle strutture di cura, con un adeguato addestramento e supervisione da parte dell’infermiere.
IL PERCORSO SI COSTRUISCE INSIEME Il PROCESSO ASSISTENZIALE non può che essere sviluppato attraverso una “metodologia integrata” che veda coinvolti, formati, educati, accolti, accompagnati, ma soprattutto ascoltati, tutti gli “attori” IL PERCORSO SI COSTRUISCE INSIEME