L’importanza della prima colazione

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Transcript della presentazione:

L’importanza della prima colazione PROGETTO EDUCAZIONE ALIMENTARE L’importanza della prima colazione

capacità di concentrazione Calorie e principi nutritivi ci vengono forniti da una corretta alimentazione questa influisce su capacità di concentrazione sviluppo del corpo stato di salute benessere psichico attività fisica

La piramide alimentare della dieta mediterranea - Consumare quantità maggiori degli alimenti alla base e quantità minori salendo verso il vertice della piramide +

Le sette linee guida per una corretta alimentazione

…quindi per una dieta equilibrata Mangiare un po’ di tutto e nelle giuste quantità Distribuire il cibo durante la giornata in 4/5 pasti FARE UNA BUONA PRIMA COLAZIONE Bere acqua, 1.5/2 litri al giorno Mantenere il piacere del cibo…mangia senza fretta e gusta il tuo pasto!

CEREALI: il n° di R che li mangia è il triplo dei G e nessun N consumava questo alimento (alimento nuovo). PANE: la situazione è esattamente contraria alla precedente. I R che mangiano pane sono solo 2, 7 volte meno dei G e 9 volte meno dei N. BISCOTTI: non ci sono differenze significative tra R e G, mentre i N che mangiavano biscotti sono circa la metà.

…quindi per una corretta colazione ZUCCHERI: devono rappresentare la % maggiore. Pane, biscotti, fette biscottate, cereali, marmellata, torte fatte in casa… VITAMINE E SALI MINERALI: Frutta, succhi di frutta...

La prima colazione è fondamentale per accendere la nostra giornata! L’organismo è a digiuno dalla sera precedente e la prima colazione è necessaria a metterlo in moto. Saltare la prima colazione è come partire per il “Gran Premio” con il serbatoio vuoto e questo compromette la “gara” di tutta la giornata.

LA NASCITA DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE IN ITALIA Francesco Chiapparino, in un libro del 1998 intitolato “L’industria alimentare dall’Unità al periodo tra le due guerre”, ha utilizzato come fonti storiche per la sua ricerca i censimenti industriali e i dati della bilancia commerciale italiana. Egli ha tracciato il quadro generale dell’industria alimentare a metà dell’Ottocento e le linee della sua trasformazione nel tempo. Il settore ha grande importanza nonostante il suo livello di sviluppo sia modesto; infatti, il punto di forza sono i generi tradizionali quali l’olio e il vino e in seguito le conserve, gli articoli a base di cereali e quelli lattiero - caseari.

LE TRE FASI DELLO SVILUPPO DEL SETTORE ALIMENTARE I decenni successivi all’Unità d’Italia Il processo di sviluppo del settore dell’industria alimentare può essere diviso, in tre fasi: Nella prima fase (1861-1881) c’è una grande arretratezza; Nella seconda fase (1881-1945) c’è l’epoca dell’industrializzazione in Italia; Nella terza fase (1945 ad oggi) ci sono gli anni del boom economico. A metà dell’Ottocento nel settore prevalgono le attività che svolgono una funzione legata all’agricoltura in particolare i prodotti quali la farina e l’olio. Diverso il caso del vino, dove sia ovunque diffusa la produzione per uso personale, si sviluppano già molto prima dell’Unità con caratteristiche industriali, come la produzione del marsala, e aziende guidate con forme imprenditoriali moderne in Piemonte e in Toscana. Per quanto riguarda invece il caseificio in Emilia e nella bassa Lombardia, ci troviamo di fronte ad una produzione specializzata, separata dall’allevamento, che resta una manifattura rurale. A trarne vantaggio sono soprattutto le produzioni degli ex stati sardi(Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Sardegna): il vermouth, l’olio ligure, il riso e produzioni tipiche della città come i liquori e i dolci. Esemplare l’esperienza del Cirio che da attività commerciale di pomodori pelati e in conserva, uova, ortaggi, frutta, pesce, burro e formaggi, vini si trasforma in un complesso di attività agricole e industriali che comprende, fabbriche di conserve di pomodoro, di pesce e altro e stabilimenti dove si produce vino.

situazione non subisce mutamenti tra le due guerre mondiali. L’epoca dell’industrializzazione in Italia Gli anni ottanta vedono l’affermasi di aziende più moderne come quelle delle paste alimentari dell’area napoletana, biscottifici mentre nei decenni successivi si sviluppa il settore del liquore. Nello stesso periodo il movimento cooperativo dà grande impulso al settore enologico e alla produzione lattiero-casearia padana. Accanto a questa realtà di piccoli e medie imprese è la grande industria dello zucchero che gode di una vantaggiosa politica tariffaria e doganale. La situazione non subisce mutamenti tra le due guerre mondiali. Da segnalare è quindi l’evoluzione in senso multinazionale di alcune industrie quali la Cinzano e la Buitoni - Perugina, che affrontano la crisi degli anni venti con un’aggressiva strategia imprenditoriale, che comporta l’apertura di società all’estero di grande successo.

Gli anni del boom economico Gli anni cinquanta del Novecento si caratterizzano per nuovi prodotti alimentari, quali i gelati e i crackers; tuttavia è solo a partire dalla seconda metà degli anni sessanta che il processo di industrializzazione del settore subisce un’accelerazione, che comporta trasformazioni importanti sul piano della produzione. La presenza di grandi e medie aziende cresce nei settori della pasta, dei dolci, del vino e degli alcolici, nella produzione lattiero-casearia e in quella di zucchero. Lo stesso accade per nuovi prodotti come i surgelati e la lavorazione degli amidi. Il processo di concentrazione e razionalizzazione è in parte guidato dal governo, che attraverso l’Iri e la Sme acquista alcune imprese operanti nel settore; mentre le industrie che non sono in grado di garantire una presenza sul mercato vanno scomparendo. Le partecipazioni del Cir vengono comprate da Nestlé nel 1988. La Sme, che dal 1968 ha manifestato l’obbiettivo di specializzarsi nel settore alimentare e distributivo il cui profilo si è rafforzato tra il 1982 e il 1986, viene privatizzata a pezzi.