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Università della Calabria

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Presentazione sul tema: "Università della Calabria"— Transcript della presentazione:

1 Università della Calabria
Sociologia delle comunicazioni di massa Emozioni in rete Relazioni affettive e forme d’intimità nei siti di social network (PRIN 2009) Prof.ssa Giovannella Greco

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Presentazione della ricerca La ricerca, dal titolo Emozioni in Rete: relazioni affettive e forme di intimità nei siti di Social Network, è parte di un PRIN (Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale) sul tema Relazioni sociali ed identità in Rete: vissuti e narrazioni degli italiani nei siti di social network, cofinanziato dal MIUR nel 2009. Il Progetto, coordinato da Giovanni Boccia Artieri, coinvolge cinque Unità di Ricerca che fanno capo, rispettivamente, alle Università di Urbino, Bologna, Cattolica Milano, Bergamo e Arcavacata.

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L’Unità di Ricerca dell’Università della Calabria è costituita da: Giovannella Greco (Responsabile scientifico), Ciro Tarantino (Ricercatore SPS/08 UniCal), Anna Lisa Palermiti (Ricercatore M-PSI/04 UniCal), Simona Perfetti (Ricercatore M-PED/01 UniCal), Davide Bennato (Ricercatore SPS/08 Università di Catania), Gianna Cappello (Ricercatore SPS/08 Università di Palermo), Rosario Ponziano (Dottore di ricerca SPS/08), Enrico De Santo (Dottorando SPS/08), Walter Belmonte (Cultore della materia SPS/08). L’ipotesi sulla quale si fonda la ricerca è la seguente: nei “territori mediali” che la contemporaneità vede affermarsi si sviluppa una cultura emozionale che trova espressione in forme inedite di intimità, capaci di retroagire su quelle tradizionali e che, pertanto, costituiscono uno sfondo del mutamento della natura e del significato tanto delle relazioni sociali e delle pratiche di costruzione dell’identità, quanto delle emozioni che presuppongono, sostanziano, orientano e governano l’azione e l’interazione sociale.

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A partire dall’ipotesi formulata, la ricerca indaga la ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme che l’intimità tende ad assumere nella contemporaneità, utilizzando i siti di Social Network (SNs) come luogo di osservazione privilegiato. L’obiettivo è quello di osservare i fattori di mutamento di relazioni intime quali quelle amicali, sentimentali e familiari, analizzandone le pratiche di condivisione materiale e affettiva e le forme di rappresentazione prodotte all’interno di un “contesto conversazionale connesso” come quello dei SNs. Ciò che sarà messo in evidenza è la relazione tra le forme di interazione mediata e la costruzione di identità all’interno dei SNs e la produzione e riproduzione dei legami sociali, al fine di osservare come cambino i concetti di “amicizia”, “amore”, “famiglia” nei SNs e come tale cambiamento si traduca in pratiche e strategie di azione.

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Sulla base dei suddetti obiettivi, la ricerca esplora, con una metodologia quanti-qualitativa, l’impatto che la frequentazione dei SNs produce nella ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità, avvalendosi di un approccio fortemente innovativo in grado di coniugare tecniche di analisi proprie delle scienze sociali con metodologie e strumenti delle scienze informatiche e computazionali.

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… tutte le mille relazioni che si riflettono da persona a persona, momentanee o durevoli, coscienti o inconscie, superficiali o ricche di effetti… ci legano in modo indissolubile. In ogni attimo questi fili vengono filati, vengono lasciati cadere, ripresi di nuovo, sostituiti da altri, intessuti con altri. Qui risiedono le azioni reciproche… tra gli atomi della società, che sorreggono tutta la tenacia ed elasticità, tutta la varietà e unitarietà di questa vita così chiara e così enigmatica della società. […] Soltanto ciò che accade nel dominio dei contatti fisici e spirituali, della causazione reciproca di piacere e di sofferenza, dei discorsi e dei silenzi, degli interessi comuni e antagonistici – soltanto questo costituisce la meravigliosa indissolubilità della società, il fluttuare della sua vita con cui i suoi elementi acquistano, perdono, spostano incessantemente il loro equilibrio. […] Questi processi primari, che creano la società dall’immediato materiale individuale, sono quindi da sottoporre a una considerazione formale accanto ai processi e alle formazioni superiori e più complicate; e le particolari azioni reciproche che si offrono in queste misure non del tutto consuete all’analisi teorica devono essere esaminate come forme costitutive della società... Anzi, a questi tipi di relazione apparentemente privi di importanza sarà opportuno dedicare una considerazione tanto più approfondita quanto più la sociologia è solita trascurarli. Georg Simmel

7 Presupposti teorici della ricerca
Università della Calabria Presupposti teorici della ricerca La mediazione tecnologica sembra rendere, oggi, più consistenti quei tenui fili la cui incessante tessitura costituisce – secondo Simmel (1908) – la trama sottile della vita sociale. Il punto di svolta di questo processo di interazione interpersonale di massa che si sta strutturando attorno alle tecnologie della comunicazione mediata risiede nell’orizzonte delle possibilità (di contatto, reperimento e produzione di informazioni, messa in relazione, condivisione) che tali tecnologie rendono concretamente accessibili e gestibili; ovvero in quello stato di “connessione continua” tra persone, cose e fatti che oggi percepiamo nelle nostre vite e che, in ogni momento, possiamo attivare e gestire in tempo reale e a distanza attraverso gli strumenti del comunicare che pervadono la nostra vita quotidiana (Boccia Artieri 2009).

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La percezione di questo stato di connessione continua appare largamente diffusa soprattutto (ma non solo) tra le giovani generazioni, la cui frequentazione dei territori mediali che le tecnologie digitali consentono oggi di abitare costituisce parte integrante della loro vita quotidiana (Ito 2008). Gli ultimi Rapporti del CENSIS sulla comunicazione nel nostro Paese illustrano come l’ingresso nel mondo digitale sia per le giovani generazioni un passo interamente compiuto (CENSIS-UCSI 2008, 2009), nel senso che rispetto al 2003, anno in cui è stata condotta la prima indagine sistematica sul rapporto tra giovani e media (CENSIS-UCSI 2004), non solo si registra un forte incremento nell’uso degli strumenti digitali ma, cosa più importante, questi hanno trasformato l’intero ambiente comunicativo.

9  un cambiamento nel modo di percepirsi e di mostrarsi agli altri;
Università della Calabria Le tendenze emergenti da una recente ricerca sulla comunicazione giovanile condotta presso l’Università della Calabria (PRIN 2004) segnalano:  un cambiamento nel modo di percepirsi e di mostrarsi agli altri;  una ridefinizione delle forme della relazione sociale e delle pratiche di costruzione dell’identità;  una difficoltà di espressione delle emozioni in situazioni d’interazione in presenza;  un ricorso sempre più diffuso alle tecnologie e ai luoghi della comunicazione mediata che sembrerebbero, invece, consentirne una più agevole condivisione (Greco 2008).

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La percezione di vivere in uno stato di connessione continua sembra trovare espressione in una inedita capacità di “tenersi assieme”, intesa nella duplice accezione di tenere in relazione le molteplici parti di sé (Jedlowski 1994) e di tenersi in connessione costante con altri e con altro (Greco 2009). A partire da qui, si fanno strada una idea di relazione sociale e una corrispondente idea di identità che possono essere intese, entrambe, come una rete di nessi che prende forma all’interno di questo contesto conversazionale connesso.

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Emerge una duplice natura della relazione sociale le cui forme attuali tendono a svilupparsi, al tempo stesso, “in riferimento a” (Jacquinot-Delaunay 2007; Rivoltella 2007) e “in connessione con” (Donati 1983; Archer 2003):  la prima dimensione trova un ancoraggio significativo nella media cultura che le giovani generazioni contribuiscono oggi a costruire;  la seconda dimensione, a seguito delle molteplici, diversificate e quotidiane esperienze di comunicazione mediata, interviene a mutare la percezione stessa dell’essere “in relazione con”.

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Questa duplice natura della relazione sociale si accompagna e si lega a nuove pratiche di costruzione dell’identità che, attraverso forme crescenti di autonarrazione pubblica (Castells 2009), nuove forme di negoziazione e di messa in scena (Goffman 1959, 1961), oggi si mostra in equilibrio problematico fra attività off line e attività on line e tra ciò che è pubblico e ciò che è privato (Boccia Artieri 2010).

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Come testimonia il neologismo publicy (de Kerckhove 2005), che allude alla commistione tra una dimensione pubblica e una privata, propria di molte forme di comportamento del nostro tempo e tipica forma comunicativa della Rete, è in atto una ristrutturazione della distinzione fra pubblico e privato (boyd 2007), cui corrisponde una ridefinizione della cultura emozionale, una categoria che, facendo riferimento all’insieme di norme, convenzioni, linguaggi che regolano la formazione e l’espressione delle emozioni all’interno dei diversi contesti sociali, allude al diverso significato attribuito alle emozioni e alle loro espressioni dalle diverse culture (Turnaturi 2000).

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La Rete, e in particolare i siti di social network (SNs), la cui frequentazione nel corso degli ultimi anni è sensibilmente aumentata anche nel nostro Paese, si configurano come un luogo di osservazione privilegiato per lo studio del mutamento tanto delle forme della relazione sociale e delle pratiche di costruzione dell’identità, quanto della cultura emozionale.

15 Il nodo delle emozioni nell’universo giovanile
Università della Calabria Il nodo delle emozioni nell’universo giovanile Prima di presentare il disegno della ricerca, è opportuno mettere a fuoco il nodo delle emozioni nell’universo giovanile, discutendone alcuni interrogativi di fondo.

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Perché la sociologia dovrebbe occuparsi delle emozioni? Le emozioni presuppongono, sostanziano, orientano, governano l’azione e l’interazione sociale, conferiscono tono e colore all’agire sociale, attribuendo significati culturali alle relazioni sociali. «una sociologia ermeneutica che voglia comprendere l’azione sociale “dall’interno” non può farlo adeguatamente senza porre attenzione alla colorazione emotiva dell’azione» (Illouz 2007, 29-30).

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Eppure, nonostante i numerosi spunti di riflessione che la letteratura sociologica fornisce sulla dimensione emotiva dell’agire sociale (rintracciabili tanto nelle analisi dei sociologi classici, quanto in quelle dei sociologi moderni e contemporanei), la sociologia è apparsa paradossalmente priva di riferimenti in questo campo di azione. È solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso che le emozioni diventano – volendo utilizzare una espressione di Gorge Herbert Mead (1943) – «emergenti sociali»; ovvero si costituiscono «al tempo stesso come oggetti sociali e come oggetti dell’analisi sociologica» (Turnaturi 2000).

18 A cosa ci riferiamo quando parliamo di emozioni?
Università della Calabria A cosa ci riferiamo quando parliamo di emozioni? Con il termine “emozioni”, si fa qui riferimento a quel regno dell’autentico e dell’imprevedibile della vita personale che comprende affetti, sentimenti, passioni. Tuttavia, considerati i molteplici nessi esistenti fra ciò che sentiamo e il mondo che ci circonda, questo regno, come si può desumere già a partire dalle analisi dei classici della sociologia (Durkheim 1893; Simmel 1903, 1908, 1917, 1921, 2004; Weber , 1922), non è una sfera del sé separata e incontaminata (Turnaturi 2007).

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La natura relazionale dell’emozione si può rintracciare nel significato originario della parola che, derivando dal verbo latino ex moveo, allude ad un muovere fuori di sé. Emozione è quello che fa muovere un essere fuori di sé, una situazione al limite dell’esistenziale che s’impone per la sua autoevidenza, che irrompe come una frattura all’interno della sfera delle abituali certezze del soggetto e tinge d’incertezza ogni azione (Delaunay, 1978, 367).

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Dall’incertezza dell’età giovanile alla gioventù dell’incertezza? L’incertezza, oltre a costituire un carattere distintivo della postmodernità (Bauman 1999), è una caratteristica peculiare dell’età giovanile la quale, per il suo marcato carattere di liminalità (Levi, Schmitt 1994), si colloca in una fase del corso di vita che, di per sé, è transitoria, di passaggio, e dunque di cambiamento.

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Giovane è, per definizione, colui che non è più bambino ma non è ancora adulto: la liminalità che caratterizza l’età giovanile «presuppone che un individuo, in uno spazio temporale non rigidamente definito, ad un certo punto, abbandoni definitivamente il confine (limen) e approdi ad un’altra stagione di vita» (Greco, Ponziano 2007, 73).

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Oggi, tuttavia, la soglia dell’età adulta è varcata sempre più tardi, tanto che si parla di moratoria prolungata (Cavalli, de Lillo 1993) per descrivere un fenomeno che vede i giovani restare sospesi e prolungare gli studi, restare a casa con i genitori, differire sempre più avanti l’età del matrimonio, dilazionando quelle scelte che indicano l’abbandono definitivo della vita giovanile e l’entrata nella vita adulta.

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A questo fenomeno se ne aggiunge un altro, la giovanilizzazione (Santambrogio 2002), che tende a configurarsi come paradigma dominante di una società e di un tempo storico «in cui l’età sociale si disancora da quella biologica rendendo il soggetto libero di consacrare la propria parabola esistenziale al mito imperante della giovinezza» (Greco, Ponziano 2007, 84).

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Già nei primi anni Sessanta, Edgar Morin (1963) evidenziava come la giovinezza andasse progressivamente trasformandosi in un oggetto di culto della società complessa. Negli ultimi decenni, «la corsa sfrenata al mantenimento se non proprio di uno stato reale almeno di un’apparenza giovanile» (Pasqualini 2005, 60) è andata ulteriormente rafforzandosi.

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Così, da condizione privilegiata di pochi e di una determinata età, la giovinezza è diventata condizione di molti e di tutte le età. In una società come quella attuale, caratterizzata dal policentrismo dell’esperienza, dal vuoto etico, dall’anomia, dalla reversibilità delle scelte, dalla frammentazione, dall’incertezza, la giovinezza sembra essere «la condizione che meglio si adatta al clima culturale, politico e sociale in cui siamo chiamati a vivere quotidianamente» (Pasqualini 2005, 61).

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I fenomeni ai quali si è brevemente accennato contribuiscono a rendere sempre più confusa nei giovani la percezione del sé e ad aumentare quel senso di disorientamento e incertezza, che è tipico dell’età ma, anche, fortemente accentuato dalla complessità sociale e dalla costitutiva provvisorietà e revocabilità dei legami odierni (Bauman 2000). «Crescere nella “società degli individui”, quella che pone l’io al centro delle scelte, non sembra offrire ai giovani quelle sicurezze relazionali, quella fiducia, quel senso di poter contare sugli altri, che sono essenziali per evitare di chiudersi in se stessi, e così diventare prigionieri delle proprie fantasie, e per contrastare ansie e timori e riuscire a non cedere di fronte alle derive depressive» (Donati, Colozzi 1997, 281).

27 Verso un disimpegno emotivo?
Università della Calabria Verso un disimpegno emotivo? I giovani temono la destabilizzazione; e niente destabilizza più delle emozioni. Così, tendono a mettere in atto una sorta di disimpegno emotivo che «si connota sia nell’atteggiamento di vita quotidiano sia nelle manifestazioni più intime della propria emotività» (Fornari 205, 136). Le ragioni di questa ritirata emotiva (Lasch 1984) risiedono nelle grandi trasformazioni, strutturali e culturali, che accompagnano il passaggio dalla modernità alla tarda modernità, le quali intervengono anche a mutare la cultura emozionale e a ristrutturare la distinzione tra pubblico e privato.

28 Com’è cambiata la cultura emozionale?
Università della Calabria Com’è cambiata la cultura emozionale? Alcuni autori, teorizzano un passaggio da uno stato emotivo caldo ad uno freddo nel quale le emozioni, divenute al tempo stesso oggetto di studio e di consumo, acquisiscono un significato altro rispetto alle connotazioni dell’età premoderna e moderna. Questo passaggio si realizza «nel momento in cui alla passione si sostituisce la patologia, quando cioè dagli antichi cantici, dai poeti, dai romanzieri si passa agli specialisti dell’amore, ai tecnici dei sentimenti, a una schiera di professionisti che perseguono “la pura e semplice soddisfazione del desiderio”» (Greco 2008, 126).

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Il desiderio diventa, così, «una forma smisurata di possesso», un atto che, racchiudendo in sé un preciso significato del consumo inteso come ostentazione, mostra l’incapacità di attribuire significato e valore a ciò che possediamo, e l’impersonalità del legame che intratteniamo con le cose e le persone: «avere un bene, avere una persona… non mostra il contenimento, il sentirsi parte di questo bene, materiale o spirituale che sia, non c’è partecipazione, ma solo acquisizione» (Fornari 2005, 142). Secondo Fornari, è questo il modo in cui oggi si consumano affetti, sentimenti, passioni.

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Sottolineando il ruolo cruciale dei media nella preconfezione e manipolazione delle emozioni, Turnaturi sostiene che la loro continua esibizione «incoraggiata e legittimata dalla cultura dei media, mentre diventa il nuovo imperativo al quale conformarsi, forse l’unico modo di esserci e di partecipare, promuove contestualmente l’emergenza di un individuo deprivato e muto, costretto a vivere una intimità fasulla e una partecipazione fittizia» (Turnaturi 2000, 107).

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Lo spettacolo delle emozioni, cui fa riferimento l’Autrice, è un fenomeno che attesta «da una parte quel bisogno di espressività e riappropriazione del proprio mondo individuale e delle ricerca di autenticità emozionale e dall’altra il formarsi di un mercato mediatico che risponde a questi bisogni. Si crea così una circolarità fra richiesta soggettiva e “spontanea” di emozioni e di libera espressione delle emozioni ed un’offerta di eventi emozionati ed emozionanti che soddisfano e riproducono contemporaneamente la domanda di emozioni» (Turnaturi 2000, ).

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Questo processo, secondo Turnaturi, non valorizza le emozioni ma le mortifica, riducendole a merci da consumare in silenzio e in solitudine; né, tanto meno, produce una ridefinizione delle identità individuali necessaria al fare società, e dunque un individuo capace di dialogare e dare voce alle proprie e alle altrui emozioni, poiché, dal momento in cui «All’indignazione, che induce a uscire fuori di sé, si sostituisce la compassione lacrimevole, che rafforza invece lo stare presso di sé» (Turnaturi 2000, 108), ciò che emerge è solo una disincentivazione dell’impegno e dell’azione collettiva.

33 Verso una nuova cultura dell’intimità?
Università della Calabria Verso una nuova cultura dell’intimità? Grazie alla loro capacità di rendere vicino il lontano e lontano il vicino, i media digitali consentono di: estendere la comunicazione oltre i limiti spazio-temporali connessi alla fisicità dei corpi; comunicare senza incontrare le difficoltà e i rischi connessi alla comunicazione faccia a faccia; realizzare il desiderio di mettersi a nudo, rendendo pubblici aspetti intimi di sé per farli riconoscere e convalidare dal proprio entourage.

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In merito a quest’ultimo aspetto, Serge Tisseron (2001) evidenzia come la grande familiarità con l’immagine renda oggi non solo normale ma desiderabile sovraesporre – piuttosto che celare o preservare – la propria intimità. In ogni caso, dal momento che non esiste soggettività che si realizzi in sé, senza la necessaria relazione con l’altro, le désir d’extimité che induce a esibire aspetti intimi di sé può essere considerato come una tendenza essenziale dell’essere umano, affatto recente, che muove dal desiderio di comunicare sul proprio mondo interiore; una tendenza che non è in contraddizione, ma complementare, al bisogno di intimità, altrettanto essenziale per la costruzione dell’identità, che induce invece a tenere al riparo dalla curiosità altrui le manifestazioni più intime della propria personalità.

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La configurazione di uno spazio intimo della persona è una conquista relativamente recente, connessa alla nascita dell’individuo come categoria che si differenzia dalla collettività e all’affermazione di una identità svincolata dal gruppo. È a partire dalla scissione nella modernità tra pubblico e privato che prende forma la sfera della privacy, il cui diritto, anche dopo la comparsa della vita privata come valore fondamentale della persona, è stato per molti secoli privilegio esclusivo di quanti, grazie alla loro collocazione sociale, potevano coltivare il lusso del riserbo e della separatezza, mentre sulla gente comune continuavano a gravare le costrizioni del gruppo sociale di riferimento e la sorveglianza reciproca all’interno della comunità (Greco, Ponziano 2010).

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Il tema della privacy e della sua tutela risulta oggi particolarmente rilevante alla luce delle problematiche emergenti in merito agli spazi di Rete, laddove la privacy va indagata a partire dalle forme di “integrità contestuale” (Nissenbaum 2004) degli utenti che la definiscono nel loro agire, con ricadute sulla costruzione di forme relazionali che distinguono tra una realtà “pubblica” e “in pubblico”. Tale tematica risulterà di attualità sempre più stringente se, come sembra, il trend di crescita degli utenti dei siti di Social Network (SNs) si manterrà costante e se il loro utilizzo tenderà sempre più a realizzarsi in continuità con le attività e le identità offline. Per il momento, come suggerisce Anna Oliverio Ferraris, uno slogan delle ultime generazioni potrebbe essere: «L’intimità è là dove io voglio che sia e quando io voglio trovarla» (2007, 61).

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Disegno della ricerca

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Oggetto Modalità di ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità nei SNs.

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Ipotesi e domanda di partenza Ipotizzando che il trend di crescita degli utenti dei SNs tenda a mantenersi costante e che il loro utilizzo si realizzi all’interno di forme di continuità con le attività e le identità offline, la domanda da cui muove la ricerca è la seguente: perché la frequentazione dei SNs è diventata parte integrante delle pratiche di vita quotidiana e quali sono le correlative implicazioni a livello delle relazioni affettive?

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Nodi da esplorare A partire da questa domanda, la ricerca esplora una serie di nodi di rilevante interesse sociologico:  Quali pratiche di condivisione affettiva si attivano nei SNs?  Quali forme l’intimità tende ad assumere nei SNS?  E come tali pratiche e tali forme tendono a ridefinire le relazioni affettive?

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Ipotesi da verificare Il proporsi di questi nodi problematici apre un possibile ventaglio di ipotesi da verificare: I SNs tendono a configurarsi come luogo privilegiato di  narrazione del sé che, libero dai vincoli offline, può più agevolmente mostrarsi;  espressione e condivisione di emozioni;  costruzione e/o rafforzamento di legami affettivi.

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Obiettivi Obiettivo primario dell’Unità di Ricerca dell’Università della Calabria è quello di contribuire, nell’ambito della ricerca empirica, alla riuscita del progetto esplicitato nel Programma nazionale, cui contribuirà svolgendo una specifica attività di ricerca relativa alla ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità nei SNs. Tale specifica attività è, a tutti gli effetti, funzionale ad una completa comprensione delle modalità attraverso le quali è possibile osservare e descrivere le forme relazionali emergenti che sono al centro degli interessi di ricerca del progetto nazionale.

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L’attività dell’Unità di ricerca dell’Università della Calabria è riassumibile, pertanto, in due ambiti: A) Indagine delle relazioni sociali all’interno dei SNs; B) Focus sulle modalità di ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità nei SNs.

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Relativamente al punto B, l’obiettivo specifico è quello di osservare i fattori di mutamento di relazioni intime quali quelle familiari, sentimentali e amicali, analizzandone le pratiche di condivisione materiale e affettiva e le forme di rappresentazione prodotte all'interno dei SNs. Ciò che sarà messo in evidenza è la relazione tra le forme di interazione mediata e la costruzione di identità all’interno dei SNs e la produzione e riproduzione dei legami sociali, al fine di osservare come cambino i concetti di “famiglia”, “amore”, “amicizia” nei SNs e come tale cambiamento si traduca in pratiche e strategie di azione.

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Metodologia Seguendo l’articolazione, le modalità e i tempi di realizzazione del programma nazionale, la ricerca esplora, in una prospettiva etnografica e con una metodologia quanti-qualitativa, l’impatto che la frequentazione dei SNs produce nella ridefinizione delle relazioni affettive e delle forme di intimità, avvalendosi di un approccio fortemente innovativo in grado di coniugare, forse per la prima volta all’interno dello scenario di ricerca nazionale, tecniche di analisi proprie delle scienze sociali con metodologie e strumenti delle scienze informatiche e computazionali.

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Si tratta di una prospettiva recente che prevede la realizzazione di uno strumento software in grado di acquisire informazioni sulle reti sociali strutturate all’interno di uno specifico SNs e di immagazzinarle all’interno di un database per future interrogazioni di natura sociologica. É una modalità innovativa di ricerca sociologica dove la formulazione di ipotesi si intreccia in maniera forte e continuativa con operazioni di campionamento e verifica dei dati quantitativi. Le due fasi (quantitativa e qualitativa) sono, infatti, strettamente interconnesse e prevedono un costante confronto rispetto ai risultati, anche preliminari, che vengono man mano raggiunti.

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Fasi I - Aggiornamento dello stato dell’arte sulle tematiche dell’identità e della relazione online. II - Indagine qualitativa di sfondo, basata su focus group, volta a definire in via preliminare la struttura relazionale percepita dagli utenti delle relazioni all’interno del contesto mediato di rete dei SNs (tale struttura relazionale, definita a partire dalle pratiche descritte dai partecipanti ai focus group, sarà la base di partenza per la definizione del Large Social Database (LSD) che ospiterà i dati estratti dal SNs prescelto).

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III - Validazione quantitativa dei dati raccolti. IV - Analisi delle relazioni sociali online per come emergono dall’interrogazione dell’LSD. V - Costruzione di una traccia di intervista e di una griglia di analisi per la verifica e l’approfondimento qualitativo dei dati raccolti. VI - Fase interpretativa. VII - Stesura di un report finale sui risultati della ricerca da presentare nell’ambito di un convegno internazionale.


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