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Impresa padronale e impresa manageriale. La teoria degli stakholders

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Presentazione sul tema: "Impresa padronale e impresa manageriale. La teoria degli stakholders"— Transcript della presentazione:

1 Impresa padronale e impresa manageriale. La teoria degli stakholders
Lunedì 18 aprile 2005

2 Gli obiettivi dell’impresa
Produzione economica di beni e servizi Attività caratteristica dell’impresa Fine Remunerazione dei fattori di produzione attraverso il reddito (profitto) L’obiettivo dell’azienda è infatti più propriamente quello di massimizzare la soddisfazione delle persone nei cui interessi prevalenti l’azienda è gestita, interessi che non necessariamente coincidono con il profitto. L’obiettivo dell’azienda varia a seconda del soggetto economico dell’impresa ossia delle persone fisiche nei cui interessi prevalenti l’azienda è gestita.

3 Il soggetto economico Gli interessi nei confronti di un azienda possono essere: Istituzionali: delle persone considerate membri dell’istituto Non Istituzionali: di altre persone esterne all’istituto Economici: attese di redditi, di remunerazioni ecc Non economici: attese di altre specie (sociali etiche politiche) Si configurano dunque: Interessi istituzionali economici Interessi istituzionali non economici Interessi non istituzionali economici Interessi non istituzionali non economici Soggetto economico Detiene il maggior poter decisionale

4 Gli obiettivi dell’impresa
Per poter interpretare i comportamenti aziendali e gli obiettivi cui ciascuna azienda si ispira è dunque necessario identificare le possibili tipologie e configurazioni che il soggetto economico può assumere in modo da identificare gli interessi prevalenti Il soggetto economico esercita il suo potere attraverso le regole di di governance: i meccanismi che regolano l’esercizio del potere di governo di un impresa. Particolarmente rilevante sono le caratteristiche che riguardano la proprietà dell’impresa, che può essere portatrice di interessi diversi

5 La governance dell’impresa
Le caratteristiche rilevanti della proprietà dell’impresa possono essere analizzate considerando due variabili: 1. La composizione della proprietà dell’impresa articolata e frazionata tra una pluralità di soggetti anche eterogenei (risparmiatori, investitori istituzionali, manager, dipendenti) nessuno dei quali detiene da solo quote che gli consentono il controllo dell’impresa. unitaria e monolitica (un individuo, una famiglia) Alla composizione della proprietà si lega il potere di influenza dell’azionista sull’impresa e dunque il grado di coincidenza degli obiettivi aziendali con quelli del singolo individuo

6 La governance dell’impresa
2. La stabilità della proprietà può tendere a rimanere immutata può modificarsi di continuo A questa variabile si lega il grado con cui la proprietà si identifica nell’impresa e dunque la lunghezza dell’orizzonte temporale che l’impresa ha per le proprie scelte. (Pr. Diffusa) Impresa padronale si distinguono due principali modelli Public company (Pr. Chiusa) Impresa manageriale Impresa consociativa (Pr. Aperta) (Pr. ristretta)

7 1. L’impresa padronale E’ caratterizzata da due elementi
La proprietà è concentrata (appartiene a uno o pochi individui e alle loro famiglie) ed è stabile. È visibile la presenza dell’imprenditore: persona che detiene sia la proprietà dell’impresa che il governo della stessa. L’imprenditore è padrone e capo dell’impresa. E’ la forma tipica delle imprese di piccole dimensioni ma non solo (es. Benetton, Mediaset, Armani, Lavazza, Ferrero, BMW, Microsoft di Bill Gates)

8 1. L’impresa padronale Il soggetto economico coincide con l’imprenditore e gli obiettivi che l’impresa persegue coincidono con gli obiettivi dell’imprenditore. Dal punto di vista economico l’obiettivo principale dell’imprenditore è la massimizzazione del profitto = ricavi – costi (l’imprenditore è il principale beneficiario del profitto realizzato) Ma! Max del profitto vale nell’ambito di tre condizioni

9 1. L’impresa padronale a. Interessi extraeconomici
dipendono dal sistema di valori dell’individuo: benessere collettivo, crescita culturale, qualità dei rapporti interpersonali, potere, prestigio, rispetto per la natura ecc. b. Orizzonte temporale. Poiché il profitto è frutto di un investimento passato, esiste un congenito antagonismo tra profitto a breve e profitto a lungo termine (che per essere ottenuto necessita in maggiori investimenti in ricerca e sviluppo ecc.). c. Propensione al rischio. Il profitto è spesso detto un premio per il rischio. Ciascun individuo è caratterizzato da una diversa propensione al rischio che determina scelte diverse per la ricerca del profitto. Obiettivo dell’impresa padronale = obiettivo dell’imprenditore = max del profitto (sotto condizioni)

10 1. L’impresa padronale Virtù dell’imprenditore e dell’impresa padronale vis imprenditoriale: intuito, volontà, intraprendenza, leadership, capacità relazionale, concentrati in un unico o pochi individui dedizione: tra imprenditore e impresa si stabilisce un rapporto filiale non solo su basi razionali (impresa come fonte di guadagno) ma anche emotive (mezzo per trasmettere il proprio nome, eredità ai figli, realizzazione personale). Ciò moltiplica le energie dell’impresa. Agilità: la coincidenza tra proprietà e governo consente decisioni rapide e facilità cambiamenti veloci in risposta all’ambiente e alle opportunità

11 1. L’impresa padronale Rischi e debolezze: Debolezza finanziaria:
le opportunità di crescita dell’impresa dipendono dalla consistenza del patrimonio dell’imprenditore che tipicamente è avverso a condividere la proprietà con soggetti estranei. Conseguenze: può rinunciare ad opportunità di investimento che potrebbero risultare profittevoli, ricorre eccessivamente a capitale di prestito, o vede un ulteriore investimento da parte dell’imprenditore con un aumento del rischio per quest’ultimo. Debolezza manageriale: difficoltà ad attrarre e trattenere manager di qualità professionale ed adattare strutture organizzative e gestionali evolute. Problemi nel momento della sostituzione dell’imprenditore se nella famiglia di questo non vi sono altre persone in grado di condurre l’impresa. (max 3 generazioni) Aprire capitale a nuovi soci e inserire nuovi manager

12 2. L’impresa manageriale
è caratterizzata dalla separazione della proprietà dalla funzione di governo dell’impresa dirigenti o manager azionisti ampi poteri discrezionali sul governo dell’impresa nonostante non ne detengano la proprietà detengono la proprietà dell’impresa senza svolgere necessariamente la direzione Il soggetto economico è dunque costituito da due gruppi di individui diversi, entrambi portatori di interessi primari nell’impresa.

13 2. L’impresa manageriale
L’identificazione degli obiettivi dell’impresa manageriale rispetto a quella padronale appare più difficile proprio per la compresenza di due gruppi di individui (proprietà e governo) con interessi parzialmente diversi e conflittuali. azionisti profitto per essi l’impresa rappresenta esclusivamente un’opportunità di impiego di capitale di rischio, dal quale ricercano la massima remunerazione manager remunerazione monetaria per la loro capacità professionale (stipendi, premi, gratifiche, benefit) valorizzazione non monetaria delle proprie capacità (esperienze, competenze, relazioni, prestigio, potere, sicurezza, possibilità di future assunzioni ecc..). parzialmente in conflitto con la ricerca del max profitto.

14 2. L’impresa manageriale
In particolare i manager sembrano essere interessati, oltre al profitto, anche alla sopravvivenza ed allo sviluppo dell’organizzazione e all’aumento dei privilegi personali. 1. Teoria della sopravvivenza Il manager dà maggiore rilevanza del proprietario alla sopravvivenza dell’impresa in quanto questa va a garanzia del mantenimento e della progressione della propria posizione economica professionale L’obiettivo del profitto è temperato da quello della massima sicurezza o della riduzione del rischio, che con il primo può essere in conflitto in quanto può portare a rifiutare attività gestionali potenzialmente produttive ma con coefficienti di rischio che possono porre in pericolo la vita dell’impresa. L’esigenza primaria: un livello stabile di profitto per non correre rischi eccessivi e di destinare risorse sufficienti all’autofinanziamento.

15 2. L’impresa manageriale
2. Teoria dello sviluppo Più imp di Fatturato Profitto Giro d’affari Ricavi - costi aumenta prestigio salari In conflitto perché crescita del fatturato richiede notevoli investimenti (per lo sviluppo di nuovi prodotti, per il marketing) e aumenta il rischio di inefficienze gestionale, il che porta in definitiva ad una riduzione del profitto globale 3. privilegi assicurati al management stesso (arredamento lussuoso degli uffici, macchine, segretarie, buonuscita) che vanno a discapito dell’efficienza e dunque del profitto dell’impresa

16 2. Obiettivi delle imprese
Obiettivo dell’impresa padronale = obiettivo del soggetto economico = obiettivo dell’imprenditore = massimizzazione del profitto temperato da interessi extraeconomici, obiettivo temporale e propensione al rischio individuale Obiettivo dell’impresa manageriale = obiettivo del soggetto economico = obiettivi degli azionisti + obiettivi dei manager = ricerca del profitto temperato dalla riduzione del rischio per la sopravvivenza dell’impresa, dall’aumento del fatturato per lo sviluppo dell’impresa e dall’aumento dei privilegi personali.

17 2. L’impresa manageriale
obiettivo del profitto degli azionisti Obiettivi eterogenei perseguiti dai manager Per capire come quale dei due gruppi prevale sull’altro o come riescono ad influenzarsi a vicenda è necessario analizzare due tipologie di imprese manageriali (due modelli di corporate governance) public company impresa consociativa impresa a proprietà diffusa impresa a proprietà ristretta

18 2.a La public company E’ l’esatto opposto dell’impresa padronale.
es. IBM, Coca cola ecc polverizzazione del capitale tra un moltitudine di azionisti nessun azionista possiede una quota di rilievo Il grado di identificazione tra impresa e azionista è minimo Per l’impresa Per l’azionista ogni singolo azionista è anonimo e marginale l’impresa è solo una possibilità di impiego del capitale altamente interscambiabile con le altre

19 2.a La public company Pregi:
Non soffre di vincoli finanziari. Poiché il capitale è aperto l’impresa può cogliere tutte le possibilità di investimento che le si presentano. Massima possibilità di frazionare il rischio per gli investitori attraverso la diversificazione degli investimenti. Dal p.d.v. manageriale il governo viene assunto da professionisti che sono appositamente formati per il governo dell’impresa.

20 2.a La public company Difetti:
il management agisce da padrone massimizzando la propria funzione obiettivo a discapito di quella degli azionisti che non hanno possibilità di controllo Ciò fa si che si crei tra azionisti e management un rapporto di diffidenza anche se hanno bisogno gli uni degli altri. E’ necessario creare meccanismi di controllo e di remunerazione capaci di spingere il management ad agire nel pieno interesse dell’azionista (es. stock option)

21 2.a La public company Impresa di nessuno?
necessario riequilibrare il potere tra management e azionisti processo di concentrazione dell’assetto proprietario tramite la creazione di investitori istituzionali (fondi pensione, fondi di investimento, compagnie di assicurazione ecc ca. 60% contro il 25% degli anni 80) al posto dei singoli azionisti, in modo da poter orientare con più forza l’operato del management

22 2.b. L’impresa consociativa
E’ una via di mezzo tra impresa padronale e public company I proprietari dell’impresa sono numerosi e senza posizioni dominanti di controllo i componenti della proprietà sono tendenzialmente gli stessi nel tempo (stabilità della proprietà) Tipica di Germania e Giappone In particolare la proprietà si distingue tra nocciolo duro Numerosi azionisti un nucleo ristretto di azionisti che insieme detengono una quota rilevante del capitale e che restano stabili nel tempo una rimanente parte del capitale trattabile in borsa e frazionata tra numerosi azionisti minori (instabile)

23 2.b. L’impresa consociativa
Caratteristiche del nocciolo duro: nessun singolo azionista detiene quote di controllo una quota significativa è composta da banche e investitori istituzionali orientati al L.P. un’altra quota importante è spesso detenuta da altri soggetti con interessi forti nell’impresa: dipendenti, famiglia originalmente proprietaria, clienti o fornitori importanti. L’obiettivo comune di tutte le tipologie di investitori che compongono il nocciolo duro è la continuità dell’impresa: Per valorizzare il capitale, per perpetuare il nome della famiglia d’origine, per tutelare il benessere collettivo

24 2.b. L’impresa consociativa
L’azionariato ha interesse a fornire un sostegno stabile e orientato nel lungo periodo e quindi ad assumere un atteggiamento paziente ma anche vigile verso il management. Vantaggi: la stabilità dell’azionariato assicura lungimiranza la presenza di investitori istituzionali assicura flessibilità finanziaria e possibilità di accedere a capitale a basso costo azionisti possono esercitare controllo sul management

25 2.b. L’impresa consociativa
Limiti: lentezze decisionali dovute ad alti gradi di mediazione tra management e proprietà spinta alla continuità porta a eccessi di conservatorismo e di prudenza nelle scelte strategiche (riluttanza a disinvestire) Esaspera orientamento alla crescita più che alla produzione di ricchezza tende a promuovere atteggiamenti collusivi e protezionistici limitando la concorrenza per non scardinare gli assetti consolidati di potere (es. impossibilità scalare imprese tedesche)

26 2.b. L’impresa consociativa
Spesso il modello consociativo tende a livelli modesti di reddito e compromette la capacità competitiva dell’impresa. Gli obiettivi primari diventano lo sviluppo e la stabilità interna (consenso ad ogni costo). Anche questo modello sta tendendo ad una modifica verso maggiori livelli di redditività attraverso un azionariato più esigente. Giappone: crollo delle imprese giapponesi in borsa del 50% Crisi modello sociale: lavoro a vita, mobilità tra imprese, compensi legati al merito Maggiore ruolo dei c.d.a in relazione alle decisioni del management

27 Modelli di corporate governance a confronto
Modello Impresa padronale Impresa consociativa Public company Struttura della proprietà unitaria articolata polverizzata Stabilità della proprietà alta Alta (nocciolo) Bassa (extra) bassa Valori guida imprenditorialità Continuità e crescita Ritorno economico Soggetti chiave Imprenditore Banche e management management Principali interlocutori Famiglie azioniste Dipendenti Investitori istituzionali Costo del capitale Alto Basso Medio-basso Managerialità

28 Modelli di corporate governance a confronto
Modello Impresa padronale Impresa consociativa Public company Flessibilità Alto Medio-bassa Medio-alta trasparenza Limitata elevata Ruolo della borsa Marginale Limitato Fondamentale Esempi di riferimento Piccola e grande impresa in Italia Grande impresa in Germ e Giap. Grande impresa in Usa Criticità Rischio Costo del capitale Livello di redditività Orientamento al lungo termine Evoluzioni in atto Allargamento base azionaria Azionariato più esigente Azionariato più conc. e stabile

29 La teoria degli stakholders
Il soggetto economico non è l’unico gruppo portatore di interessi nei confronti di un’impresa. Vi è una molteplicità di individui che detengono interessi diretti o indiretti economici e non economici in relazione alla sopravvivenza e alle modalità dell’operato dell’impresa. stakholders Impresa L’impresa si pone al centro di una serie di rapporti con differenti gruppi sociali. Obiettivo azienda: max soddisfazione degli interessi del soggetto economico, compatibilmente con adeguata soddisfazione degli altri stakholders.

30 Mappa degli stakholder di una grande impresa
Istituzioni finanziarie Gruppi politici proprietari governo Gruppi di opinione impresa clienti fornitori Associaz. Consum. concorrenti dipendenti Associazioni di categoria sindacati La rilevanza dell’impresa cresce in rapporto alle ricadute esercitate sul contesto in cui opera (occupazionali, d’investimento, mercato, inquinamento sull’ambiente ecc).

31 La teoria degli stakholders
Si distinguono: tutti i soggetti che agiscono all’interno dell’impresa (proprietà, direzione, dipendenti ecc) Stakholders interni: Stakholders esterni: coloro che esercitano dall’esterno un influenza sulle vicende dell’impresa (stato, sindacati, opinione pubblica) coloro che hanno una relazione contrattuale con l’impresa e che esercitano una pressione diretta più immediata sull’impresa (clienti, fornitori, lavoratori, finanziatori). Stakholders primari: Stakholders secondari: tutti gli altri soggetti e gruppi che influenzano o sono influenzati in modo indiretto dall’impresa (istituzioni, ambientalisti, associazioni dei consumatori, gruppi di pressione)

32 Gli stakholders primari
Istituzioni finanziarie Gruppi politici proprietari governo Gruppi di opinione impresa clienti fornitori Associaz. Consum. concorrenti dipendenti Associazioni di categoria sindacati Stakholders primari

33 La teoria degli stakholders
L’impresa deve creare e distribuire valore tra tutti i suoi partecipanti cercando una convergenza tra interessi diversi spesso tra loro conflittuali. Gli stakholders sono cioè soggetti chiave del processo di gestione strategica dell’impresa ed interlocutori privilegiati della stessa. La gestione dei rapporti fra l’impresa e tutti gli stakholders costituisce uno dei compiti fondamentali della direzione di un’impresa, in quanto influenza direttamente i risultati della gestione aziendale L’impresa deve valutare le loro esigenze, le loro aspettative, i loro obiettivi nell’orientare il corso e le vicende dell’attività. stakholders management

34 La teoria degli stakholders
Diverse imprese Diversi stakholders Stessa impresa Diversi stakholders Momenti diversi Il primo passo necessario è quello dell’identificazione degli stakholders dell’impresa. L’impresa deve chiedersi: chi sono i gruppi portatori d’interesse dell’impresa quali sono questi interessi quali opportunità o sfide i portatori d’interesse creano per l’impresa quali responsabilità ha l’impresa nei loro confronti quali politiche deve adottare l’impresa per rispondere

35 La teoria degli stakholders
Bisogna inoltre capire per ciascuno stakholder: il potere di ciascun interlocutore nella società la legittimazione (riconoscimento come portatore di tali interessi) l’attualità dell’interesse: l’urgenza della risposta attesa dall’azienda E’ sempre necessario verificare lo stato di evoluzione delle relazioni.

36 La teoria degli stakholders
I vari portatori di interessi possono porsi nei confronti dell’azienda in modo collaborativo o minaccioso Quattro gruppi: 1. stakholder amichevole: può dare sostegno decisivo all’impresa 2. stakholder avversario: può generare importanti difficoltà 3. stakholder non orientato: può avere atteggiamento positivo o negativo 4. Stakholder marginale: il peso vs. l’impresa è modesto A seconda della tipologia di stakholder l’impresa deve adottare una diversa strategia per la gestione dei rapporti

37 Analisi dei rapporti strategici
Possibilità di minacce Alte Basse Stakholder non orientato Stakholder non amichevole Alta collaborazione coinvolgimento Possibilità di collaborazione Stakholder marginale Stakholder avversario Bassa monitoraggio difesa NB: analisi solo per stakholders secondari

38 Esercitazione Quali sono gli stakholders dell’UNIVERSITA’? Interni
Esterni Primari Secondari


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