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METODI E TECNICHE DEL LAVORO SOCIALE

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Presentazione sul tema: "METODI E TECNICHE DEL LAVORO SOCIALE"— Transcript della presentazione:

1 METODI E TECNICHE DEL LAVORO SOCIALE
Servizio Civile – anno 2007/2008 Formazione specifica Settore Assistenza

2 Di cosa ci occuperemo 1. TIPI DI SERVIZI E STRUTTURE PER MINORI E DISABILI BISOGNI E PECULIARITÀ DEI MINORI STRUMENTI: PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (PEI) 4. PRINCIPALI TIPI DI INTERVENTI 4.1.Approfondimento sul lavoro di animazione sociale 5. ESERCITAZIONE

3 Servizio Domiciliare di Sostegno alle Funzioni Educative Familiari
TIPOLOGIE DI SERVIZI Servizio Domiciliare di Sostegno alle Funzioni Educative Familiari Interventi erogati a domicilio o in luoghi di aggregazione spontanea per particolari momenti di problematicità familiare e all’interno di un progetto socio-educativo atto a sostenere i diritti del minore e le responsabilità genitoriali. Interventi che si concretizzano prevalentemente in progetti di aiuto ai bambini, alle bambine e alle famiglie in difficoltà. Gli interventi possono essere realizzati: da educatori, la cui professionalità è individuata dall’ente locale proponente, in base ai requisiti indicati dal regolamento di cui all’articolo 13 della LR 9 del 7 maggio 2003; da persone o da famiglie individuate dall’ente locale proponente, che offrono le necessarie garanzie di capacità educativa. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7 comma 6).

4 TIPOLOGIE DI SERVIZI Assistenza educativa alle persone disabili
Intervento svolto da un educatore, a domicilio o presso centri di aggregazione, nell'ambito di un progetto educativo individualizzato finalizzato allo sviluppo e al potenziamento delle abilità personali della persona con disabilità, nonché all’acquisizione di pre-requisiti per un successivo inserimento nel contesto sociale o lavorativo. (LR 18/96)

5 TIPOLOGIE DI SERVIZI Integrazione Scolastica
Interventi rivolti a studenti con disabilità (psico-fisico-sensoriale), a immigrati e a soggetti in difficoltà economica per garantire l'accesso alla scuola e la prosecuzione degli studi". (LR 28/00 art 14 ; L. 104/92 art. 13; LR 28/00 art. 14 comma 3/bis; LR 2/98 art. 17). Sono da escludere da questa definizione: tutte le varie prestazioni  che rientrano all'interno del diritto allo studio (es: tutti gli interventi economici per l'acquisto di testi e borse di studio normati da leggi specifiche); gli interventi del "ex" SED, ora riclassificato all'interno dei Servizi domiciliari di sostegno alle funzioni educative familiari.

6 TIPOLOGIE DI SERVIZI Attività ricreative di socializzazione
Interventi di utilizzo del tempo libero organizzati per rispondere a bisogni di socializzazione e comunicazione delle persone disabili, in stato di disagio e per promuovere occasioni di incontro e conoscenza tra italiani e stranieri.

7 TIPOLOGIE DI SERVIZI Attività ricreative per le vacanze
Intervento sociale , rivolto a varie tipologie di utenza (minori, anziani, disabili, ecc.) volto a favorire opportunità di socializzazione ed animazione nei periodi di vacanza; può avere anche valenza educativa. (Linee Guida per l’attuazione del Piano di Zona 2003)

8 TIPOLOGIA DI SERVIZI Servizi itineranti
Interventi rivolti a bambini, bambine, adolescenti e famiglie che offrono, in forma non fissa, spazi di incontro e di interazione, nonché un bagaglio socio-educativo e ludico-culturale. Tali interventi sono destinati alle realtà territoriali disagiate. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7 comma 5).

9 TIPOLOGIE DI SERVIZI Trasporto scolastico per disabili
Trasporto scolastico organizzato limitatamente a categorie svantaggiate quali i disabili o altre.

10 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. SOCIO-RICREATIVE
Centro di Aggregazione per Bambini e Adolescenti Centri dedicati ai bambini e agli adolescenti, comunque denominati: centri ludici polivalenti, punti di incontro e altri servizi, che svolgono attività extra scolastiche con finalità sociali, educative, e formative, in continuità e coerenza con l'azione della scuola e della famiglia (Reg.to L.R. 9/03). Rientrano in questo tipo di strutture semiresidenziale anche eventuali centri denominati genericamente come "ludoteche".

11 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. SOCIO-RICREATIVE
Centro di Aggregazione Giovanile Centri di aggregazione per adolescenti e giovani finalizzati a promuovere e coordinare attività ludico-ricreative, sociali, educative, culturali e sportive, per un corretto utilizzo del tempo libero.

12 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. SOCIO-RICREATIVE
Spazi per Bambini e Famiglie Spazi per l’infanzia destinati al sostegno di iniziative di prevalente interesse ludico, relazionale e socio-culturale, di aggregazione sociale, di reciprocità tra adulti e bambini, nonché di incontro, confronto e formazione fra genitori, figure parentali, o loro sostituti ed educatori del servizio. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7 comma 3).

13 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
Nido d'infanzia Struttura educativa che accoglie bambini in età compresa tra 3 mesi e 3 anni, con la funzione di promuoverne il benessere psicofisico, favorirne lo sviluppo delle competenze ed abilità, contribuire alla formazione della loro identità personale e sociale, sostenere ed affiancare le famiglie nel compito di assicurare le condizioni migliori per la loro crescita. Il nido facilita anche l’accesso delle donne al lavoro e promuove la partecipazione attiva della famiglia alla costruzione del percorso educativo e la continuità educativa con l’ambiente sociale, anche attraverso processi di socializzazione e collaborazione con gli operatori della scuola dell’infanzia, secondo progetti pedagogici integrati. Il nido favorisce inoltre la prevenzione di ogni forma di emarginazione, anche attraverso un’opera di promozione culturale e di informazione sulle problematiche della prima infanzia, coinvolgendo la comunità locale e garantendo l’inserimento dei bambini che presentano svantaggi psicofisici e sociali, favorendone pari opportunità di sviluppo. Sono compresi i nidi aziendali (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7comma 1).

14 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
Centro per l'infanzia con pasto e sonno Strutture che accolgono bambini e bambine in età compresa tra tre mesi e tre anni. Svolgono le funzioni previste per il nido d’infanzia, in forma più flessibile e articolata, con orari, modalità organizzative e di accesso tali da consentire alle famiglie maggiori opzioni, quali frequenze diversificate e fruizioni parziali o temporanee. L'offerta di servizio prevede che i bambini possano mangiare e dormire nel centro. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7 comma 2).

15 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
Centro per l'infanzia senza pasto e sonno Strutture che accolgono bambini e bambine in età compresa tra tre mesi e tre anni. Svolgono le funzioni previste per il nido d’infanzia, in forma più flessibile e articolata, con orari, modalità organizzative e di accesso tali da consentire alle famiglie maggiori opzioni, quali frequenze diversificate e fruizioni parziali o temporanee. L'offerta di servizio non prevede che i bambini possano mangiare e dormire nel centro. Tipo di struttura istituito dalla LR 9 nel quale sono confluiti i servizi prima denominati “Servizi integrativi per la prima infanzia”, quali ad esempio: Baby park.

16 TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES. EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
Centro Diurno Socio Educativo Riabilitativo Il centro diurno socio educativo riabilitativo è una struttura territoriale a ciclo diurno rivolta a soggetti in condizioni di disabilità, con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che abbiano adempiuto l’obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel breve periodo un percorso di inserimento lavorativo o formativo. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 5 comma 4). Rientrano in questo tipo di struttura semiresidenziale tutte le attività di laboratorio svolte all'interno del centro.

17 TIPOLOGIE DI STRUTTURE RESIDENZIALI
Comunità Familiare per Minori La comunità familiare è una struttura educativa residenziale caratterizzata dalla convivenza continuativa e stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le funzioni genitoriali. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 1)

18 TIPOLOGIE DI STRUTTURE RESIDENZIALI
Comunità Educativa La comunità educativa è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, caratterizzata dalla convivenza di un gruppo di minori con un’équipe di operatori che svolgono la funzione educativa come attività di lavoro. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 2)

19 TIPOLOGIE DI STRUTTURE RESIDENZIALI
Comunità Alloggio per Adolescenti La comunità alloggio per adolescenti è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, caratterizzata dalla convivenza di un gruppo di ragazzi e ragazze con la presenza di referenti adulti. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 4)

20 TIPOLOGIE DI STRUTTURE RESIDENZIALI
Comunità di Pronta Accoglienza per Minori La comunità di pronta accoglienza è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, caratterizzata dalla continua disponibilità e temporaneità dell’accoglienza di un piccolo gruppo di minori con un gruppo di educatori che a turno assumono la funzione di adulto di riferimento. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 3)

21 TIPOLOGIE DI STRUTTURE RESIDENZIALI
Casa Famiglia La casa famiglia è una struttura residenziale destinata ad accogliere soggetti temporaneamente o permanentemente privi di sostegno familiare, anche con età e problematiche psico-sociali composite, improntata sul modello familiare e con la presenza stabile di adulti che per scelta svolgono funzioni educative e socio-assistenziali. (L.R.20 del 6/11/02 art.7 comma 6)

22 TIPOLOGIE DI STRUTTURE RESIDENZIALI
Comunità Alloggio per gestanti o madri anche con figli a carico La comunità alloggio per gestanti o madri con figli è un servizio residenziale a carattere temporaneo consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare; Accoglie donne sole in attesa di figlio o con figli minori, prive di validi riferimenti familiari o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento sociale; (L.R. 20 del 6/11/02 art. 7 comma 1)

23 INFANZIA ED ADOLESCENZA ANALISI DI CONTESTO
1- famiglia -basso tasso di natalità (figli unici ed in età avanzata)/famiglie monoparentali/solitudine -aumento del lavoro femminile fuori casa/ricerca di un diverso equilibrio fra libertà e responsabilità/benessere economico -presenza di famiglie provenienti da altre culture/convivenza interculturale -maggiore consapevolezza sui bisogni dei figli/maggiore insicurezza nell’educazione

24 INFANZIA ED ADOLESCENZA ANALISI DI CONTESTO
2-città e/o contesto ambientale -difficoltà di autonomia /insicurezza (traffico, droga, violenza…) e solitudine -mancanza del gruppo dei pari e del “gioco libero”/mancanza si spazi verdi -televisione “spazzatura”, uso di internet incontrollato, visione consumistica del gioco ed impegni programmati -presenza dei “non luoghi” (centri commerciali, mezzi di trasporto, …)

25 INFANZIA ED ADOLESCENZA ANALISI DI CONTESTO
3-scuola -compressa fra funzione educativa e abilitante -poco valorizzata dall’organizzazione sociale -in difficoltà nell’affrontare la diversità di culture e la presenza della disabilità

26 INFANZIA ED ADOLESCENZA BISOGNI
1-benessere e sicurezza emotivo-affettiva -presenza di adulti di riferimento nei vari momenti di vita -presenza di coetanei o pari con cui identificarsi e socializzare -presenza di luoghi accoglienti in famiglia e fuori (città, spazi liberi e sicuri, scuole, centri aggregativi,…)

27 INFANZIA ED ADOLESCENZA BISOGNI
2-conoscenza e significato -informazioni e modalità comunicative adeguate all’età -presenza di un adulto che ascolti e “filtri” le informazioni -aiuto nell’assumere un atteggiamento critico nei confronti dell’informazione televisiva e mass mediale in genere -spazi e/o luoghi adeguati (scuola, biblioteca, laboratori,…)

28 INFANZIA ED ADOLESCENZA BISOGNI
3-azione (appartenenza/autonomia) -toccare, esplorare, scoprire le cose vere che li circondano (e non solo i kit giocattolo) -autonomia nell’utilizzo dello spazio-tempo -luoghi accoglienti ed anche “specializzati” nei vari aspetti della vita (scolastico, sociale, ricreativo)

29 INFANZIA ED ADOLESCENZA BISOGNI
4-partecipazione (identità nella diversità) -incontro con tutte le generazioni perché il tempo è memoria -incontro con tutte le culture -progettazione realmente concordata su spazi e servizi

30 INFANZIA ED ADOLESCENZA DIRITTI
CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA ratificata dall’Italia con Legge n.176/91 in cui il bambino o il minore non è più oggetto di particolari cure ed attenzioni, dovute alla sua minore età, ma diventa un soggetto di diritto, un diritto che la comunità ha il dovere di riconoscergli. Diritti inalienabili: vita, salute e sicurezza sociale, educazione, istruzione, famiglia, identità individuale, espressione ed opinione,pensiero, coscienza e religione, associazione, accesso ad un’informazione appropriata, svago, gioco, tutela e difesa da abusi e maltrattamenti ed altre forme di violenza,…

31 INFANZIA ED ADOLESCENZA DIRITTI
CONVENZIONE EUROPEA SULL’ESERCIZIO DEI DIRITTI DEI FANCIULLI DI STRASBURGO (1996) ratificata dall’Italia con Legge n.77/2003 Legge 285/97 “Disposizioni per la Promozione di diritti e di Opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” affinchè i diritti vengano effettivamente goduti.

32 PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (PEI)
Il Piano Educativo Individualizzato (P.E.I). nella sua accezione progettuale. si propone l’obiettivo di evitare di dare a tutti una risposta uguale, generalizzata, per poter invece porre l’accento sulla personalizzazione dell’intervento. La persona viene posta all’attenzione di una équipe che lavora per conoscere i suoi bisogni, la sua storia, le sue potenzialità e le sue aspettative ed in base a queste analisi predispone interventi affinché i bisogni vengano soddisfatti e le potenzialità incoraggiate e rafforzate.

33 PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (PEI)
Ogni intervento sarà comunque unico, cosi come unica sarà la persona verso cui il “piano” indirizza gli interventi. Ognuno ha una sua propria personalità, un suo carattere ben definito, una sua storia personale, cosi che persone apparentemente simili sotto diversi aspetti, abbisognano di strategie differenti di intervento perché interventi, valutati buoni per alcuni, possono invece risultare inefficaci se non addirittura controproducenti per altri. In questo modo riusciremmo a dare senso e dignità alla persona, conferendogli l’opportunità di decidere quali cose accettare e quali no.

34 PRINCIPALI INTERVENTI
Educativo- Riabilitativo finalizzato ad obiettivi formativi terapeutici e di riabilitazione psico -sociale, mirati al recupero e allo sviluppo del soggetto, alla gestione della quotidianità e alla progettualità nel tempo. Obiettivo ultimo di ogni intervento educativo è l'apprendimento di un compito, attraverso l'assunzione di conoscenze e di competenze, nell'ambito dell'esperienza quotidiana. Ma obiettivo di fondo di ogni intervento educativo dovrebbe essere quello di permettere a ciascun soggetto di partecipare alla "cultura dei compiti" e delle discipline; partecipare per…apprendere. Assistenziale: interventi di sostegno psico-sociale e di cura della persona (utilizzo di spazi, eventuale fornitura dei pasti, trasporto,…)

35 PRINCIPALI INTERVENTI
Animazione l’Animazione è “una pratica sociale finalizzata alla presa di coscienza delle potenzialità latenti, represse o rimosse di individui, gruppi, comunità.” Essere animatori significa, allora, esprimere, (vale a dire “spremere fuori”, “tirare fuori” da sé), ciò che si ha e ciò che si è; occorre essere coscienti del fine del proprio operato, e non solo possedere la conoscenza di diverse tecniche, e comunicare in modo equilibrato, essendo sempre al servizio degli altri.

36 ANIMAZIONE Competenze dell’animatore
-di carattere teorico che si potrebbero definire complessivamente culturali poichè riguardano le sue dimensioni culturali, sociali, psicologiche; -tecniche cioè riferite agli specifici campi in cui l’operatore dovrà lavorare; -pedagogiche o interazionali perché riguardano la capacità di gestire il gruppo e la conoscenza delle modalità operative riguardanti i processi di comunicazione oltre all’individuazione di motivazioni da sollecitare nei giovani partecipanti; -gestionali relative alle conoscenze di strategie di programmazione, di organizzazione e di verifica del lavoro nonché di trovare soluzioni adeguate per lo svolgimento delle attività elaborare collaborativamente con gli altri operatori

37 ANIMAZIONE Se un animatore si limita ad avere una mera conoscenza, seppure approfondita, di diverse tecniche, non mette in gioco nulla che faccia parte di sé e della propria personalità; se riesce, invece, ad essere, può anche comunicare.  Nei servizi per l’infanzia e l’adolescenza è essenziale per i minori sentirsi accolti e ascoltati; l’intervento animativo comincia da qui. Il bambino/a o il ragazzo/a ha il diritto – dovere di essere se stesso: l’animatore può incominciare una relazione d’aiuto prima di tutto riflettendo su di sé ed entrando in sintonia con i propri fini; solo in una prospettiva di profonda comprensione e rispetto della condizione di “minore” è possibile iniziare una comunicazione e intraprendere un cammino. 

38 ANIMAZIONE La comunicazione in animazione
La condizione che permette di realizzare quanto teorizzato prima (vale a dire che l’animatore sia in grado di comunicare ed esprimere, per poi conoscere e quindi animare), nasce innanzitutto dal sapersi autovalutare, vale a dire riconoscere i propri limiti e caratteristiche; quindi, occorre sempre prestare attenzione alla qualità della propria comunicazione, inviando messaggi comprensibili all’interlocutore e individualizzandoli, tenendo, perciò, conto dell’altrui stato d’animo e della matrice culturale.

39 ANIMAZIONE La comunicazione in animazione
E’ importante evitare una comunicazione generica ed imprecisa, che porta facilmente a false interpretazioni (i problemi nascono spesso dal fatto che non si riesce ad adeguarsi all’altro); bisogna, allora, essere in grado di decodificare il feedback (vale a dire: un soggetto che emette un segnale riceve un segnale di ritorno dal ricevente), che può essere interpretato sia in senso verbale, sia non verbale. Il primo si identifica con il linguaggio di chi abbiamo di fronte, mentre il secondo si esprime nella corporeità, la mimica e la gestualità.

40 ANIMAZIONE La comunicazione in animazione Il messaggio non verbale fornisce informazioni quando non è utilizzata la parola; d’altra parte, sono principalmente non verbali le modalità attraverso cui vengono espresse le emozioni e gli atteggiamenti. Il rapporto tra due persone o più è cosparso di segnali non verbali, dei quali, spesso, gli stessi interlocutori non si rendono conto.

41 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non verbale.
La postura: tale termine definisce la posizione del corpo. Può essere eretta, rannicchiata e in ginocchio o distesa; ad ogni postura corrispondono differenti atteggiamenti degli arti e diverse angolazioni del corpo. Si è visto che una persona dominante tiene le braccia in posizione asimmetrica (per esempio, in tasca), oppure si inchina lateralmente e le gambe (una o entrambe) non si appoggiano al pavimento. La postura di sottomissione è, invece, meno eretta e col busto abbassato. E’ curioso rilevare come le persone che si sentono “in sintonia”, come ad esempio due amici, tendono ad assumere, inconsciamente, posture molto simili, durante una conversazione. Anche in campo terapeutico, si è, per esempio, notato che, se un paziente sta seduto in silenzio, col busto in avanti, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso, è più facile che un terapeuta entri in comunicazione assumendo una posizione analoga, piuttosto di restare dietro a una scrivania

42 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non  verbale. I gesti: con essi si trasmettono idee, emozioni e sentimenti. Con questa definizione si intendono i gesti delle mani, ma anche quelli delle gambe. Se, per esempio, una persona è annoiata, estende al massimo le gambe e le incrocia sopra la caviglia. L’ansia, inoltre, può essere comunicata da mani contratte, o tese ad aggrappare i braccioli di una sedia. La depressione è individuata da movimenti lenti e privi di enfasi; l’euforia da movimenti veloci, ritmici, affettuosi.

43 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non verbale.
L’espressione del volto la mimica facciale è un mezzo di comunicazione molto efficace a distanze ravvicinate. Alcuni movimenti possono essere involontari, così che tradiscono i veri sentimenti della persona. Per fare un esempio, si verifica che la felicità in un volto umano è espressa da: labbro superiore abbassato, palpebra inferiore corrugata, narici dilatate, labbra aperte, angoli della bocca sollevati e tirati indietro.

44 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non verbale.
Lo sguardo i vari tipi di sguardo giocano un ruolo fondamentale nella raccolta e l’invio di informazioni e nell’instaurare relazioni con gli altri. Si è constatato che, in un’intervista a due persone, quella che viene più osservata dall’intervistatore si considera la preferita, oppure, durante una conferenza, l’oratore tende a guardare più spesso coloro dai quali si sente gratificato, per esempio perché riceve cenni di approvazione .

45 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non verbale.
Il contatto corporeo è la più antica forma di comunicazione, ed è la più importante per i bambini. Esso può aiutare a stabilire relazioni amichevoli o a esprimere aggressività, mentre alcune forme di contatto non implicano alcun particolare sentimento verso l’altro (i saluti, le congratulazioni). Esso viene utilizzato in terapia per aumentare le capacità di comunicazione ed esprimere le proprie emozioni in soggetti fortemente inibiti.

46 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non verbale.
Il comportamento spaziale comprende la vicinanza, l’orientamento, il comportamento territoriale e il movimento nell’ambiente. Se, per esempio, una di due persone tende a diminuire la distanza con l’altra, significa che vorrebbe aumentare l’intimità. Se, poi, un soggetto intende iniziare un incontro con un altro, gli si avvicina; se, però, si avvicina troppo, l’altro si sentirà a disagio e si allontanerà. I malati mentali, per esempio, hanno bisogno di un maggiore spazio personale, rispetto ad altre persone.

47 Le vocalizzazioni non verbali
Modalità espressive della comunicazione non  verbale. Le vocalizzazioni non verbali l’aumento del tono della voce, per esempio, è valutato come una manifestazione di allegria, mentre un abbassamento è negativo (la maggior parte delle persone depresse usa un tono basso). Un aumento eccessivo può esprimere rabbia ed ostilità

48 ANIMAZIONE Modalità espressive della comunicazione non verbale.
Abiti, fisico ed altri componenti dell’aspetto esteriore: il tipo di abbigliamento dà precise informazioni riguardo alla personalità, allo status sociale, l’aggressività e così via. Alcuni oggetti ed accessori, poi, servono ad indicare il gruppo di appartenenza o la professione (l’anello di matrimonio o di fidanzamento indica il legame affettivo). Addirittura il taglio dei capelli ha un significato sociale: per gli uomini, per es. i capelli lunghi indicano una sorta di trasgressione. L’aspetto esteriore, insomma, comprende molti aspetti e messaggi che trasmettono alcune caratteristiche della personalità della persona.

49 ANIMAZIONE Quale ruolo per l’animatore?
L’animatore dovrebbe possedere la capacità di leggere i bisogni per non dare risposte stereotipate a bisogni solo presunti e non realmente verificati; si potrebbe, allora, dire che l’animatore “anima soprattutto i bisogni”.

50 ANIMAZIONE Quale ruolo per l’animatore?
Egli, inoltre, introduce una grande novità nell’ambito lavorativo: l’affettività.  Il fatto che l’affettività sia il vero metodo rappresenta sicuramente una sfida, ma è l’unico modo per partire da non luogo ed ottenere un luogo.

51 ANIMAZIONE Operazioni preliminari
 Alcuni cardini su cui l’animatore deve impostare il proprio operato sono i seguenti: ·  si lavora per aumentare il benessere dei minori tramite la socializzazione, la scoperta delle capacità e delle competenze dei singoli e l’incremento delle possibilità di ognuno, nel rispetto delle individualità e evitando l’imposizione delle attività. ·  Non bisogna tanto possedere tecniche, quanto avere “competenze” (“competere” = lavorare insieme), vale a dire interagire con gli utenti del servizio e rispondere ai loro reali bisogni. ·   E’ fondamentale l’opera di collaborazione e di mediazione con l’amministrazione della struttura; perché è fondamentale il lavoro di équipe, la progettazione partecipata e la supervisione.

52 ANIMAZIONE La stesura del programma.
Una volta impostato il lavoro di approfondimento della conoscenza dei minori e del contesto, si passerà a uno schema di progettazione vero e proprio, che prevede una scansione della giornata e una più ampia visione sulla settimana e sul mese lavorativo.  

53 ANIMAZIONE Le attività possibili sono molteplici e possono essere raggruppate, a grandi linee, come segue: Attività di stimolazione sensoriale: comprendono l’ampio campo dei laboratori manuali e creativi, con uso di tecniche e materiali diversi (costruzioni, manipolazioni con materiali e tecniche diversi, cucito, laboratori di cucina, giardinaggio, ecc.). Attività grafico-pittoriche: possono collegarsi alle attività di stimolazione sensoriale e comprendono l’uso di vari tipi di colore e supporti. Potrebbe essere una buona idea dividere gli ospiti in gruppi, a seconda delle loro predisposizioni, ed utilizzare il lavoro di ogni gruppo per costituire un unico prodotto finale.  

54 ANIMAZIONE Le attività possibili sono molteplici e possono essere raggruppate, a grandi linee, come segue: Attività musicali: ad esempio, ascolto di musica, (come da richieste degli ospiti), canto, costruzione di semplici strumenti musicali, giochi musicali, ecc. Attività legate all’immagine: uso della fotografia; visione di diapositive o videocassette. Attività di lettura: comprendono la lettura collettiva del quotidiano o del libro, scelto insieme.

55 ANIMAZIONE Le attività possibili sono molteplici e possono essere raggruppate, a grandi linee, come segue: Attività centrate sul corpo: ginnastica, psicomotricità ballo, giochi di squadra, tornei, ecc. Attività di festa: con tale termine si possono riassumere i momenti gioiosi, quali le feste a tema, la festa dei compleanni, ecc. Attività rivolte all’esterno della struttura: possono riguardare, per esempio, i lavori svolti in collaborazione con il territorio,le gite, gli incontri con altre strutture simili o con il mondo del volontariato o delle Istituzioni, ecc.

56 Esercitazione Analisi di casi concreti di lavoro volontario nei servizi: In quale tipo di servizio lavori? Quale tipo di attività svolgi? Quali difficoltà comporta? Esiste un piano di intervento? Quali proposte pensi di poter apportare al servizio in cui operi?


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