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I FIGLI NATURALI e L’AFFIDO

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Presentazione sul tema: "I FIGLI NATURALI e L’AFFIDO"— Transcript della presentazione:

1 I FIGLI NATURALI e L’AFFIDO
Obiettivi degli incontri: Sentire i bisogni impliciti della famiglia Migliorare le nostre capacità d’ascolto Gestire le piccole conflittualità Rendere il più possibile efficace la Genitorialità Migliorare la comunicazione intrafamiliare

2 La struttura di una famiglia nucleare
Un’insieme di richieste funzionali stabilisce i modelli su cui i componenti della famiglia interagiscono Quali sono le richieste funzionali al buon andamento di una famiglia? Sono quell’insieme di richieste soddisfatte in base alle quali ogni componente sente di far parte di un gruppo che agisce rispettando tutti i suoi membri

3 L’affido come scelta condivisa
Solitamente, il desiderio di prendersi cura di un bambino in Affido parte da un solo membro della famiglia che si fa portavoce di un suo bisogno, di un suo desiderio Il passo successivo lo vede proporre agli altri membri la sua idea: “ Che ne pensate?” Ciascun membro dovrà avere la possibilità di esprimere sensazioni, paure, dubbi… soprattutto quando a manifestare queste reazioni sono i nostri figli

4 Le domande ☺ speciali A seconda dell’età i nostri figli manifesteranno diverse reazioni: Se sono piccoli ( 0-5 anni) all’entusiasmo iniziale potranno seguire una serie di domande relative agli spazi da condividere, ai giocattoli da prestare Dai 5 ai 10 anni alle domande precedenti si aggiungeranno altre curiosità : “Da dove viene?” “Perché è in Affido” “Resterà per sempre?” Dai 10 anni in poi le reazioni saranno più complesse da definire perché terranno conto del vissuto dei nostri figli e in noi dovrà attivarsi molto di più la funzione di ascolto ( soprattutto dei loro silenzi)

5 Le risposte ☺ speciali L’efficacia delle nostre risposte è direttamente proporzionale alla nostra capacità d’ascolto I dubbi, le curiosità dei nostri figli ci mettono di fronte alla necessità di avere ben chiaro quali sono i nostri obiettivi nei confronti dell’Affido ( senso di solidarietà, desiderio di azione, di protezione ecc.) Nulla va celato ma nelle nostre risposte non può mancare il rispetto per la famiglia nucleare e le sue titubanze

6 Le regole della famiglia
Ci vogliono circa 10 anni per stabilire le regole interne al nucleo famigliare, come possiamo coinvolgere i nostri figli affinché ci aiutino a trasmetterle al bimbo in Affido? E’ importante che nella nostra famiglia vi sia la flessibilità necessaria per “assorbire” il cambiamento e integrarlo nell’organizzazione delle relazioni famigliari Se un evento supera la soglia di tolleranza e la capacità di flessibilità scatta un meccanismo di rigidità che porta frustrazione e fallimento Come evitarlo?

7 Regole e Confini Es: Rivolti al figlio maggiore :
I confini né rigidi né costanti devono però essere CHIARI Es: Rivolti al figlio maggiore : “ Quando noi non ci siamo la responsabilità di ciò che succede è tua!” In questo confine temporale il figlio maggiore entra a far parte del sistema genitoriale Se la regola è chiara anche il nuovo membro famigliare si sentirà coinvolto e parte integrante del gruppo Spesso, infatti , ciò che lamentano i figli naturali nei confronti dei ragazzi in Affido, è la disparità di trattamento che, seppure compiuta in buona fede, allontana i membri della famiglia ponendoli in fazioni competitive

8 “ A lui vogliono più bene: tutto qui!”

9 Arriva il temporale? Quali sono le avvisaglie che ci permettono di evitare un conflitto tra figli?

10 Bisognerebbe cercare di vedere il mondo con gli occhi dei figli
Nei loro silenzi si nasconde un mondo fatto di paure Nell’aggressività la voglia d’esser presi in considerazione Nella provocazione il desiderio di avere una guida Nelle menzogne la necessità di creare un mondo proprio Nelle loro fughe il desiderio di dimostrarsi indipendenti

11 :”3.254!” “1!” “14!”

12 I conflitti non hanno solo connotazioni negative
Passerà se… I conflitti non hanno solo connotazioni negative E’ un bene se il conflitto porta ad una crisi che implica la volontà al cambiamento Ma ci sono alcune regole anche nel litigio …

13 Il conflitto come occasione di dialogo e cambiamento
Determiniamo l’oggetto della lite:”Oggi sei arrivato in ritardo!” e non “Sei sempre il solito ritardatario” “ Perché hai preso 4 in matematica?!” e non : “Sei un ’ asino!”

14 Il conflitto come occasione di dialogo e cambiamento
Non interrompiamo colui che accusa. Il crescendo delle accuse crea disagio e aggressività Non ritorciamo le accuse sugli altri :” E’ colpa sua se ho sbagliato!” ma ammettiamo le nostre responsabilità” “Non avrei dovuto dargli retta”

15 Il litigio come occasione di dialogo
Concordiamo luogo e tempo della discussione. Litigare davanti agli altri umilia Evitiamo di andare a ritroso nel tempo evocando fatti successi anni prima, che senso ha?

16 Il litigio come occasione di dialogo
Teniamoci a distanza di sicurezza Non tocchiamo la soglia di vulnerabilità dell’altro Consideriamo il litigio come risultato di condotte reciproche e non solo come colpe dell’altro

17 Finalmente!

18 “ I figli naturali nell’affido” II parte
Nel primo incontro abbiamo parlato di regole famigliari – abitudini -, azioni genitoriali più o meno appropriate e abbiamo stilato alcune regole di base da applicare durante i conflitti Abbiamo anche accennato ai pricipali canali attraverso i quali passa la Comunicazione

19 La comunicazione non verbale:premessa
“Parliamo con le corde vocali, ma comunichiamo con l’espressione del volto”P.Ekman Ci concentreremo sulla comunicazione non verbale con particolare attenzione ai gesti, espressioni, che rivolgiamo ai nostri figli e che loro rivolgono a noi Es:Quando una madre sostiene di non essersela presa per un bicchiere di latte rovesciato o una brutta pagella, i figli spesso ignorano le sue parole e reagiscono a un’espressione di disapprovazione o al tono nervoso della voce.

20 Il linguaggio non verbale e i bambini
I bambini colgono prima di tutto i messaggi non verbali: più piccoli sono, e più importante è la comunicazione non verbale, perché non hanno che quella Vale anche l’esempio contrario:”Non devi più giocare in questo modo!”dice una mamma dopo che la bimba di 3 anni ha imbrattato tutta la cucina ma, nel dirlo, non riesce a trattenere un sorriso!

21 Il linguaggio non verbale e i bambini
I neonati reagiscono al linguaggio del corpo:un bambino avverte la tensione dal modo in cui la madre lo tiene in braccio e incomincia a piangere. Se la madre è tranquilla, anche il piccolo si calmerà (empatia) Massaggiare un neonato sicuramente porta a lui e noi serenità

22 Piccoli segnali Noi genitori attraverso l’osservazione
attenta possiamo imparare a capire i messaggi non verbali dei figli quando sono arrabbiati, quando sfogano lo stress ( si tormentano i capelli), quando sono in ansia ( si mordono le labbra)…

23 Qualche esercizio Per imparare ad usare il linguaggio del corpo e comunicare con più efficacia serve sintonizzarsi sul modo personale in cui durante il giorno si parla, si gesticola e ci si muove. Facciamo attenzione ad esempio alle strette di mano date e ricevute. Una stretta che ci ispira fiducia è ferma e asciutta, esercita una pressione forte ma non eccessiva per tutto il tempo che dura il contatto

24 Anche l’occhio vuole la sua parte…
Soffermiamoci sullo sguardo Ci sono persone che guardano gli altri dritto negli occhi ed altri che non riescono a reggerlo senza provare disagio…

25 Il silenzio Alcuni segnali ci permettono di affrontare le questioni
famigliari, di lavoro prima che diventino problemi e che cada il silenzio fra gli interpreti

26 La fine di una comunicazione
Ciò che accomuna genitori e figli nei confronti del silenzio è senza dubbio la paura Per un bambino sentirsi rifiutato verbalmente equivale a dirgli :“Tu sei morto per me!” Per un genitore essere sfidato dal silenzio opposizionale crea frustrazione e senso di impotenza

27 Non ci resta che Comunicare, comunicare, comunicare
“Colui che tace con le labbra parla con la punta delle dita” S. Freud Soprattutto pensando al disagio minorile ci rendiamo conto che alle volte il silenzio copre un prezioso segreto, che è il territorio intimo del bambino che va assolutamente rispettato al quale possiamo rispondere solo offrendo la nostra disponibilità ( anche al silenzio )

28 La Comunicazione non verbale
Ci concentreremo su questo tipo di comunicazione in quanto innata e primordiale nell’individuo appartiene maggiormente ai bambini I canali non verbali sono classificabili in 5 sistemi: Vocale Cinesico Aptico Prossemico cronemico

29 Sistema vocale E’ il sistema che riguarda tutti gli aspetti paralinguistici del parlare: Intonazione Intensità Ritmo Tono Anche il silenzio è importantissimo, soprattutto nelle interazioni affettive

30 Sistema cinesico E’ l’intera gamma dei movimenti del corpo:
Espressioni facciali - che da sempre vediamo come le espressioni dei sentimenti ( ma esistono anche quelle false) Postura del corpo – che segnala il coinvolgimento nella conversazione ( risente molto del contesto) Gestualità delle mani – che oltre ad accompagnare il verbale possiede pure un proprio codice ( si gesticola anche quando si è soli) e risente molto della cultura di appartenenza

31 Sistema aptico Sistema prossemico
E’ il sistema che si attiva con il contatto fisico tra i soggetti coinvolti nella comunicazione e definisce il loro grado di intimità Sistema prossemico E’ la modalità di occupare lo spazio tra mittente e destinatario ( vi ricordate della Bolla?) C’è una zona invalicabile per gli estranei

32 Sistema cronemico E’ il modo di organizzare i tempi della conversazione Le pause, il ritmo, l’alternanza tra chi parla e chi ascolta rispecchiano il tempo soggettivo della conversazione La comunicazione efficace deve rispettare i tempi altrui!

33 La comunicazione non verbale
L’espressività non verbale si basa sulla capacità di usare in modo efficace il sorriso,lo sguardo,la vicinanza e il tono di voce. L’interazione tra due o più persone ha luogo a diversi livelli e quindi esiste una doppiezza comunicativa automatica Si può rafforzare a livello non intenzionale l’altra persona con brevi sorrisi e cenni del capo Se l’altra persona non parla abbastanza si possono fare più domande o usare più rinforzi ( non verbali)

34 Il controllo degli aspetti non verbali della propria espressione
Mentre il parlato viene emesso quasi in automatico la mente tiene sotto controllo tutto quello che viene comunicato in maniera non verbale Es. La più classica delle informazioni da ricevere è: ”Mostra interesse alle mie parole?” “Mi segue con gli occhi?” “Mi incoraggia dicendo:si, certo, dica?” E’ l’interlocutore il vero centro di gravità della comunicazione

35 Il linguaggio del nostro inconscio
Se chiediamo ad un nostro amico di prestarci l’auto e lui ci risponde che lo farà e ci limitiamo alle parole dette Possiamo cadere in errore Osserviamo se quando ci risponde scuote la testa in senso orizzontale il tono della sua voce si affievolisce tende ad allontanarsi da noi Se ci sono tutti questi segnali… Sicuramente il suo inconscio gli sta ricordando una commissione da svolgere con l’uso dell’auto che quindi non ci potrà prestare Il 93% della comunicazione è gestita dall’inconscio La parte razionale influenza soltanto il 7% che però resta fondamento della comunicazione sociale

36 Proviamo a decodificare i segnali di gradimento

37 Segnali di gradimento Bacio dato a se stessi il nostro interlocutore arriccia le labbra in senso di reale interessamento e desiderio di approfondimento Pressione della lingua all’interno delle guance è un segnale raro che significa interesse molto alto per l’argomento Accarezzamento delle labbra con le dita o il dorso della mano Linguino è un gesto simile a quello che si compie per umidificare le labbra è pari al 100% di gradimento anche nei vostri confronti

38 Postura del corpo La postura del corpo
risente dei ruoli che caratterizzano la relazione. La persona di ruolo superiore si presenta con postura più rilassata, mentre l’individuo di ruolo inferiore appare in postura più tesa e con limitati movimenti del corpo. Se un individuo che comunica si protende in avanti rispetto all’altra persona, secondo il linguaggio del corpo egli esprimerà un atteggiamento più positivo rispetto a colui che invece si sposta all’indietro.

39 Postura del corpo MOVIMENTI
Durante la conversazione gli interlocutori producono dei movimenti, ma sono assai diversi tra chi parla e chi ascolta. Secondo il linguaggio del corpo, principalmente chi parla tende a sottolineare ciò che sta dicendo con dei gesti per ridurre la possibilità che chi ascolta fraintenda il messaggio complessivo. Chi ascolta tende a fornire al parlante dei feedback comunicativi (movimenti del capo, mimica facciale) che raffigurano il parlante.

40 Gestualità delle mani Le mani possiedono un loro linguaggio che può integrare quello verbale ma essere anche indipendente da esso, esprimendo persino il contrario di ciò che si trasmettendo per mezzo delle parole. Può capitare che, nel corso di un colloquio importante, una persona avverta il disagio di non sapere dove mettere le mani. Se tende, ad esempio, ad infilarle e sfilarle dalla tasca ripetutamente, sistemarsi l’abbigliamento, giocherellare con una collana o con un bottone o con qualsiasi oggetto abbia tra le mani, egli trasmetterà una sensazione di insicurezza.

41 Le mani Se la tendenza è invece quella di nasconderle, ad esempio tenendole ostinatamente in tasca, il soggetto rivelerà una scarsa affidabilità o comunque la tendenza a nascondere la verità su se stesso. Se durante un dialogo la persona tende a muovere animatamente le mani può esprimere estroversione ma anche tradire una certa ansia nel vivere la situazione, e dunque una indole insicura o impaziente. Colui che non muove mai le mani è probabilmente una persona metodica, lenta nel prendere le decisioni ma anche impermeabile alle idee nuove.

42 Toccare con le mani Prendersi la testa fra le mani può
Toccarsi il naso con l’indice indica che il soggetto deve prendere una decisione importante. Se con l’indice invece si tocca la nuca si tratta di un timido e timoroso davanti alle difficoltà. Se si tiene il collo con l’indice ricurvo come fosse un uncino, si ha davanti qualcuno che tende a sopravvalutarsi. Prendersi la testa fra le mani può denotare insicurezza e bisogno di conforto

43 Segnali d’allerta Chi si strofina le mani intrecciando contemporaneamente le dita è poco sincero ed è suggestionabile perché non è convinto delle sue idee, ma se le dita sono intrecciate mentre le palme stanno ferme la persona è sicura e soddisfatta. Se le palme durante un discorso si avvicinano lentamente una all’altra congiungendosi come in un atto di preghiera si ha un temperamento ricco e generoso. Le mani che si uniscono a formare una specie di palla o sono strette una all’altra indicano una tendenza all’avarizia.

44 I segnali della menzogna
Quando vogliamo mascherare un sentimento solitamente sorridiamo Un sorriso è vero solo se coinvolge I muscoli intorno all’occhio Il tono di voce di chi mente suona più acuto Le parole vengono “mangiate” e spesso chi mente gesticola meno del solito ma solitamente manipola, stritola, preme qualcosa con le dita

45 E il nostro corpo? Quando mentiamo ci pensano le nostre
gambe e i nostri piedi a tradirci: Se siamo in ansia o ci sentiamo in colpa le estremità saranno dirette verso una potenziale via di fuga Anche i nostri piedi si solleveranno Si contorceranno li tireremo a noi da seduti

46 Concludiamo… Il nostro non è stato che un breve
“viaggio” nella comunicazione non verbale ora proveremo a metterci alla Prova guardando insieme questo filmato


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