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Interrogativi e Dilemmi Etici Nella Relazione D’aiuto Di Servizio Sociale. Strumenti e idee per la risoluzione dei conflitti nella professione Dott.ssa.

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1 Interrogativi e Dilemmi Etici Nella Relazione D’aiuto Di Servizio Sociale. Strumenti e idee per la risoluzione dei conflitti nella professione Dott.ssa Assistente Sociale Isabella Barbon Facoltà Scienze della Formazione, 22 Novembre 2013

2 Partiamo dall’etimologia: cosa sono i dilemmi etici?
Dilemma = Forma di argomentazione, nella quale si stabilisce, in generale, un’alternativa tra due ipotesi da ciascuna delle quali deriva la conseguenza, affermativa o negativa, che si vuol dimostrare: proporre, risolvere un dilemma. Alternativa, necessità di scelta tra due contrastanti soluzioni quando ogni altra via d’uscita sia esclusa: porre una persona di fronte a un d.; trovarsi dinanzi a un d.; risolvere l’atroce dilemma. (Fonte Vocabolario Treccani)

3 Etica = Nel linguaggio filosofico, ogni dottrina o riflessione intorno al comportamento pratico dell’uomo, che discute quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane: e. socratica, e. edonistica, e. kantiana, e. utilitaristica, etc. In senso più ampio, complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione con riferimento a particolari situazioni. In particolare, etica professionale, l’insieme dei doveri strettamente inerenti alle attività professionali svolte nella società. .,

4 ETICA meta-morale, assieme di valori universali “Vivere bene con e per altri all’interno di istituzioni giuste” MORALE assieme di valori, norme e costumi di un individuo o di un determinato gruppo umano, la morale rappresenta la condotta diretta da norme. Fronte pratico (sentimento di obbligazione) DENTOLOGIA il complesso delle norme di comportamento che disciplinano l’esercizio di una professione.

5 Quindi il dilemma etico nel servizio sociale e’...
… la necessità di compiere una scelta tra due alternative ugualmente “spiacevoli” nella pratica della professione, tenendo conto dei richiami normativi, legislativi, dei valori e dei principi ispiratori della stessa.

6 Il codice deontologico ha l’obiettivo di rendere espliciti questi
Il servizio sociale è un’attività professionale. Implicita nella sua pratica è la presenza di principi etici che definiscono la responsabilità professionale dell’assistente sociale. Il codice deontologico ha l’obiettivo di rendere espliciti questi principi. (Associazione Britannica Assistenti Sociali 1988)

7 Perché nell’agire professionale dell’assistente sociale si incontrano aree di conflitto etico?
I PRINCIPI E I VALORI: -dignità, centralità e unicità della persona umana; -diritti fondamentali; -accettazione; -autodeterminazione dei singoli; -riservatezza e segreto professionale; -assenza di giudizio; -potenzialità, fiducia nel cambiamento e empowerment;

8 Perché nell’agire professionale dell’assistente sociale si incontrano aree di conflitto etico?
I PRINCIPI I VALORI Il principio del rispetto della persona, qualunque siano la sua situazione soggettiva ed oggettiva ed i bisogni e/o problemi di cui è portatrice dignità e libertà della persona umana. Il principio dell’uguaglianza Il principio della solidarietà Il principio della responsabilità Il principio della coerenza Il principio della partecipazione

9 Perché nell’agire professionale dell’assistente sociale si incontrano aree di conflitto etico?
Principi operativi L’unitarietà ed irripetibilità della persona e del suo problema nella sua imprescindibile relazione con il contesto di vita La comunicazione come strumento fondante la relazione e valore caratterizzante l’essere umano La fiducia nel cambiamento a livello individuale, ambientale, comunitario e sociale.

10 Il codice deontologico dell’assistente sociale sostiene la riflessione del professionista nel corso della presa in carico Nuovo codice in vigore dal Luglio 2009: -TITOLO I : definizione e potestà disciplinare -TITOLO II: principi ispiratori e valori -TITOLO III: responsabilità dell’a.s. nei confronti della persona utente -TITOLO IV: responsabilità dell’a.s. nei confronti della società -TITOLO V: responsabilità dell’a.s. nei confronti di colleghi e altri professionisti -TITOLO VI: responsabilità dell’a.s. nei confronti dell’organizzazione di lavoro -TITOLO VII: responsabilità dell’a.s. nei confronti della professione

11 Il quadro delle responsabilita’
Responsabilità dell’a.s. utenti società colleghi organizzazione professione

12 NON DA’ SOLUZIONI PRECOSTITUITE PER I DILEMMI ETICI
Il codice deontologico orienta l’azione e indica regole generali ma NON DA’ SOLUZIONI PRECOSTITUITE PER I DILEMMI ETICI (Dal Pra Ponticelli, 2006) Perché il problema etico è innanzitutto un esercizio che mette a confronto la nostra professionalità, con i nostri valori personali in una prospettiva dialogica, dinamica e di ricerca

13 Weber afferma che solo un atto di responsabilità può risolvere, nell’azione, i “dilemmi etici” che il politico, e in generale chiunque abbia responsabilità verso il prossimo, si trova inevitabilmente di fronte. I valori sono più d’uno, ognuno ugualmente importante nella propria sfera, e non sempre sono armonizzabili, ma possono scontrarsi ed entrare in conflitto quando è il momento di agire. (Il lavoro intellettuale come professione – Max Weber)

14 Il problema etico non è semplicemente un problema complesso.
Verte su decisioni difficili da compiere in situazioni di incertezza I conflitti tra valori nascono dal fatto che i valori non sono definiti in maniera assoluta una volta per tutte ma dipendono: -dai cambiamenti culturali e stili di vita; -dalle acquisizioni scientifiche e dalle conoscenze; -dall’esperienza e dal bagaglio culturale del professionista;

15 Phronesis prudenza, saggezza pratica che viene messa alla prova dalla pratica e dall’incontro con l’Altro Capacità di scelta ragionevole, capacità di distinguere la decisione più equa nelle circostante difficili dell’azione, nel tragico dell’azione (adattamento del caso alla norma e viceversa) Si procede per continui adattamenti fino a che sia raggiunge la verità situazionale, la decisione migliore in quel momento Non è difficile scegliere tra bianco e nero ma tra diverse gradazioni di grigio in cui si restringe il margine tra male e peggio. CONFLITTO - RESPOSABILITA’- SCELTA

16 Principali aree di conflitto insite nel processo di aiuto
1) Conflitto tra mandati (mandato istituzionale) 2) Il segreto professionale 3) Le responsabilità legali e l’obbligo di denuncia di eventuali violazioni legali

17 1) I MANDATI DELL’ASSISTENTE SOCIALE
MANDATO SOCIALE rappresenta le indicazioni di ciò di cui la comunità necessita e ciò che richiede attraverso la domanda sociale MANDATO ISTITUZIONALE Obiettivi, funzioni, compiti, leggi, regolamenti, organizzazione servizio Aspetto etico deontologico e metodologico della professione MANDATO PROFESSIONALE

18 Mandato istituzionale vs mandato sociale e professionale
Definizione del contesto di partenza: Mutamenti organizzativi/ amministrativi, avvento politiche neoliberiste e managerialismo (budget, indicatori di risultato) Crisi economica (contrazione risorse, accentuazione selettività) Modifiche del mercato del lavoro (precariato/delegittimazione) Mole e responsabilità lavoro CONFLITTO TRA MANDATI

19 adattamento passivo, fuga, resistenza passiva, contrasto dichiarato.
Ricerca Parry-Jones (1998) sulle modalità di gestione dei dilemmi etici degli assistenti sociali: adattamento passivo, fuga, resistenza passiva, contrasto dichiarato. Aspetti relativi all’ineguaglianza ed all’oppressione strutturale: la responsabilità dell’operatore nello sfidare la cultura prevalente che genera svalutazione o sfruttamento e nel lavorare per il cambiamento tanto nella politica dell’ente quanto della società.

20 2) Segreto professionale
Con legge 3 aprile 2001 n.° 119 “ Disposizioni concernenti l’obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali “, il legislatore ha peraltro riconosciuto formalmente la peculiarità della professione che comporta necessariamente l’instaurarsi di rapporti fiduciari tra professionista ed utenza in funzione dei processi e percorsi di aiuto da porre in essere. L’art. 1 della legge in argomento stabilisce in particolare, oltre all’obbligo del segreto su quanto conosciuto nell’esercizio della professione anche l’applicazione agli assistenti sociali delle disposizioni di cui agli articoli 249 del codice di procedura civile e 200 del codice di procedura penale, nonché l’estensione delle garanzie previste dall’art. 103 del codice di procedura penale per il difensore.  C.D. Titolo III Capo III

21 RISPETTO DELLA RISERVATEZZA DELLA PERSONA TESTIMONIANZA SU FATTI E INFORMAZIONI ACQUISITE NELL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE

22 3) Le responsabilità legali e l’obbligo di denuncia
In alcune situazioni l’assistente sociale può trovarsi di fronte ad un conflitto di doveri: è il caso in cui egli venga a conoscenza della commissione di un reato, nel corso della sua attività. Il nostro ordinamento prevede che il professionista che sia anche pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio deve denunciare il reato di cui sia venuto a conoscenza nell’esercizio delle sue funzioni, anche se ciò lede la tutela del segreto della persona che lo ha rivelato. In base all’articolo 361 del c.p. l’assistente sociale può però superare questo conflitto presentando la denuncia del reato stesso anche ad una autorità che abbia a sua volta l’obbligo di riferirne alla magistratura, ad esempio il superiore gerarchico o il dirigente del servizio. Esiste peraltro un’eccezione alla normativa penale che riguarda gli operatori responsabili di comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti, i quali non hanno l’obbligo di denunciare i fatti commessi dalle persone a loro affidate (Art comma 2 c.p. ).

23 L.189/2002 Bossi-Fini : istituzione del reato di clandestinità
Esentati solo i medici, tuttavia l’ordine nazionale ha espresso chiaramente agli organi competenti l’incongruenza con i dettami deontologici della professione.

24 CRITERI GUIDA per la relazione d’aiuto Capo II, Titolo iii C.D.
-tenere un comportamento consono al decoro e alla dignità della professione e non abusare posizione prof.le; -mettere al servizio degli utenti la propria competenza prof.le; -qualora la situazione lo richieda, consultare altri professionisti (nel caso si presenti di grave pregiudizio trasferire il caso ad un altro collega) -informare gli utenti nei confronti dei quali le funzioni di tutela e controllo della magistratura, delle implicazioni derivanti da questa attività; -esercitare le funzioni peritali con imparzialità ed indipendenza di giudizio; -evitare di utilizzare le relazioni con gli utenti per interessi o vantaggi personali, non accettare oggetti di valore e non instaurare relazioni personali, affettive o sessuali.

25 Un dilemma etico spinoso: Le motivazioni alla base della scelta di una professione d’aiuto
Bisogni riparativi Proiezioni Negazioni (paura , ansia, impotenza…) Sostituzione alle scelte dell’utente Uso della relazione d’aiuto in chiave autoterapeutica OPERATORE DIFENSIVO

26 ATTEGGIAMENTO PRUDENZIALE RAZIONALITA’ OPERATIVA
CRITICITA’ Fragilità dell’operatore chiamato a dare risposte certe in tempi di incertezza e nel tragico dell’azione FAR INCONTRARE DIVERSI ORIZZONTI DI SENSO MITIGANDONE I TRATTI PIU’ RADICALI sapere + saper essere + saper fare COME? ATTEGGIAMENTO PRUDENZIALE RAZIONALITA’ OPERATIVA

27 Capacità di so-stare nell’incertezza senza dover pervenire a soluzioni
STRUMENTI TECNICO OPERATIVI. Come affrontare i territori di incertezza etica Auto-riflessività (riflessività in corso d’azione – SCHON) Vulnerabilità cognitiva = concedersi un pensiero diverso Formazione continua CAPACITA’ NEGATIVA Capacità di so-stare nell’incertezza senza dover pervenire a soluzioni “quando un uomo sia capace di rimanere in incertezze, misteri, dubbi senza alcun irritante raggiungimento a seguito di fatti e raziocinio” (John Keats)

28 E’ importante ricordare che: AUTONOMIA TECNICO PROFESSIONALE
Facoltà a governarsi da sé Indipendenza di giudizio Capacità e possibilità di regolarsi secondo proprio leggi o norme, senza ingerenza altrui, nei limiti della propria attività C.D. artt – 50 L. 84/93 art. 1 DPR 328/2001 art.21

29 Il dilemma etico richiede tuttavia, persone che se lo pongano

30 Sono forse io il custode di mio fratello
Sono forse io il custode di mio fratello? L’incertezza che incombe sul lavoro sociale è, né più né meno, l’incertezza che è endemica alla responsabilità morale. Non se ne andrà mai; Può essere neutralizzata solo con la coscienza etica” Zigmunt Bauman Buono Studio! Isabella


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