La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE E DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE E DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI"— Transcript della presentazione:

1 LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE E DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda

2 L’Europa negli anni Trenta

3 GLI STATI UNITI DALLA GRANDE CRISI AL NEW DEAL

4 Gli Stati Uniti emersero dalla Prima guerra mondiale come la nuova e grande potenza mondiale.
Gli altri partecipanti al conflitto uscirono dal conflitto prostrati economicamente e socialmente, con milioni di morti. Gli Stati Uniti invece patirono meno di centomila caduti e le loro capacità economiche non vennero minimamente intaccate

5 A metà degli anni Venti gli USA occupavano una posizione dominante in campo industriale, commerciale e finanziario. Vantavano crediti per miliardi di dollari nei confronti di tutte le più grandi potenze europee. Con il Piano Dawes avevano risollevato le sorti della Germania nel dopoguerra

6 Sotto la presidenza di WARREN HARDING e CALVIN COOLIDGE (tra il 1921 e il 1928) i cittadini statunitensi conobbero stabilità e progresso culturale ed economico. I cosiddetti “ruggenti anni Venti” furono per gli Stati Uniti un’epoca di crescita e di progresso straordinari WARREN HARDING CALVIN COOLIDGE

7 Non mancarono però problemi e contraddizioni.
Nel 1919 era stato varato il divieto di bere alcoolici (“proibizionismo” che restò in vigore fino al 1933), nella convinzione che l’alcool causasse gravi danni sociali ed economici. Il proibizionismo favorì l’enorme proliferazione del contrabbando e della vendita clandestina di bevande alcooliche.

8 Legato a questi traffici illegali, si sviluppò il “gangsterismo” (= malavita organizzata).
Al Capone Lucky Luciano Jesse James

9 Permanevano ancora la povertà e il sottosviluppo.
Il razzismo colpiva ancora la popolazione, soprattutto del Sud, perseguitata dal Ku Klux Klan (=famigerata organizzazione i cui affiliati si resero responsabili di gravi atti di violenza razziale).

10 Furono adottate restrittive misure nei confronti dell’immigrazione e diventò sempre più difficile recarsi negli Stati Uniti per cercare fortuna. Si diffuse un’ondata di xenofobia (anche contro gli italiani).

11 Due anarchici italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, giunti in America al principio del Novecento, furono ingiustamente accusati (senza prove) di omicidio e giustiziati nel 1927.

12 Si diffuse la cosiddetta “paura rossa”, ossia il timore che la diffusione delle idee anarchiche e socialiste potesse mettere a rischio la democrazia americana. L’opinione pubblica statunitense scelse il disimpegno dalle vicende politiche internazionali (= “isolazionismo”). Lo dimostra la rinuncia da parte degli Stati Uniti ad aderire alla Società delle Nazioni (che pure era nata ispirandosi ai 14 punti del presidente americano Wilson).

13 Il 24 ottobre 1929 ci fu il cosiddetto “giovedì nero” della Borsa di Wall Street a New York.
Furono messi sul mercato 13 milioni di azioni. I prezzi crollarono immediatamente e gli investitori grandi e piccoli finirono sul lastrico a causa del crack (= fallimento).

14 Gli studiosi ritengono che all’origine di tutto vi sia stata una crisi di sovrapproduzione.
Alla fine degli anni Venti, infatti, i magazzini delle fabbriche americane erano pieni di beni invenduti. Dopo anni di continua crescita dei consumi, il mercato nazionale ed internazionale era saturo e i prezzi delle merci cominciarono a calare. I primi fallimenti delle fabbriche scatenarono vendite sempre più cospicue di titoli azionari e in breve si arrivò al “giovedì nero”.

15 La conseguenza immediata fu il tracollo delle banche.
Quindi si fermarono i prestiti che finanziavano lo sviluppo delle imprese, gli acquisti da parte dei cittadini e i mutui per comprare casa.

16 La ridottissima disponibilità di denaro causò un crollo nelle vendite dei beni di consumo.
Le filiere produttive si fermarono. La produzione industriale crollò. Le imprese fallirono e licenziarono gli operai. La disoccupazione dilagò e la crisi sociale divenne devastante.

17 La crisi colpì anche le campagne.
Il calo dei prezzi agricoli costrinse molti coltivatori a cessare l’attività e ad abbandonare la terra.

18 Il crack economico colpì gli USA durante la presidenza del repubblicano HERBERT HOOVER, che si dimostrò incapace di affrontare la crisi. Alle elezioni del 1932 fu sconfitto dal democratico FRANKLIN DELANO ROOSVELT, che diede vita al New Deal (= nuovo corso), piano di riforme economiche e sociali. Herbert Hoover Franklyn Delano Roosvelt

19 Roosvelt si adoperò per far ripartire gli investimenti con le opere pubbliche.
Lanciò, infatti, un ambizioso programma di lavori pubblici che contribuirono a diminuire la disoccupazione e ad alimentare consumi e produzione.

20 Costruì una serie di dighe per sfruttare le risorse idroelettriche del bacino del fiume Tennessee, occupando migliaia di senza lavoro. Il dollaro fu svalutato per dare competitività ai prodotti americani sui mercati internazionali. La sovrapproduzione agricola fu combattuta incentivando gli agricoltori a passare alle colture specializzate.

21 Roosvelt fu duramente contestato dai repubblicani e dai conservatori, ma i suoi interventi sull’economia ebbero una buona efficacia. Fu rieletto presidente nel 1936 e ancora nel 1940.

22 LA DIFFUSIONE DELLA CRISI NEL MONDO

23 L’economia degli USA era strettamente legata a quella di molti altri paesi.
La crisi valicò dunque i confini americani. Dapprima furono investiti il Giappone e l’America Latina. Poi l’Europa (comprese Francia, Italia e Gran Bretagna), dove la depressione colpì soprattutto la Germania.

24 La fine degli investimenti e dei prestiti americani provocò la caduta della produzione e il fallimento delle imprese. Crebbe la disoccupazione. I governi adottarono misure protezionistiche che causarono il crollo del commercio internazionale.

25 La crisi ebbe anche conseguenze politiche con la nascita di numerose dittature.
L’unico paese che passò indenne nella bufera fu l’Unione Sovietica, il cui sistema economico si contrapponeva radicalmente a quello dell’Occidente.

26 DITTATURE E DEMOCRAZIE IN EUROPA

27 Alla fine della 1^ guerra mondiale, in Europa vi erano 14 monarchie e 15 repubbliche.
Le nuove repubbliche democratiche, però, ebbero vita difficile e nel ventennio fra le due guerre molte di esse si trasformarono in dittature.

28 Nel 1939 vi era un sistema politico parlamentare in:
Regno Unito, Francia, Cecoslovacchia, Olanda, Svizzera, Stati scandinavi. Tutti gli altri erano guidati da regimi autoritari di destra.

29 Le cause della nascita delle dittature sono:
le difficili situazioni economiche e sociali interne, la debolezza dei ceti medi e urbani, la crescita dei sentimenti nazionalistici, la paura dell’avanzata del comunismo.

30 Questi i paesi che, tra le due guerre mondiali, finirono nelle mani di un governo autoritario:
Ungheria (guidata dall’ammiraglio Miklos Horthy dal 1920), Spagna (generale Primo de Rivera dal 1923) Polonia (maresciallo Josef Pilsudski dal 1926) Portogallo (dal filofascista Antonio Salazar dal 1932) Austria (cancelliere Engelbert Dollfuss dal 1933), Grecia (generale Joannis Metaxas dal 1936). Questi dittatori erano tutti sostenuti dall’esercito e da un diffuso apparato poliziesco.

31 Vi è un’importante diversità tra questi regimi autoritari rispetto a quelli instaurati in Germania, Italia e Unione Sovietica. Hitler, Mussolini e Stalin, attraverso nazismo, fascismo e comunismo, avevano toccato in maniera assai più profonda ogni settore della società e la vita stessa dei cittadini. Le dittature di questi tre paesi vengono, infatti definite “totalitarie”. Il Novecento europeo è passato alla storia come il secolo dei totalitarismi.

32 LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA

33 Nella prima parte del Novecento in Spagna vi erano:
un’economia gravemente arretrata, la disuguaglianza tra ricchi e poveri la rivalità tra la Castiglia e la Catalogna.

34 Per porre fine a queste tensioni, il generale Miguel Primo de Rivera nel 1923 instaurò una dittatura destinata a durare fino al 1931, anno in cui venne proclamata la Repubblica. La Repubblica però fu da subito travagliata per la contrapposizione fra destra e sinistra.

35 Nel 1936 vinse le elezioni il Fronte popolare (la sinistra), che:
adottò dure misure contro i beni e i privilegi sociali della Chiesa, introdusse la riforma agraria combattendo i proprietari fondiari, avviò il decentramento amministrativo dello Stato.

36 Crebbero tensione e attentati politici, fino a quando un gruppo di ufficiali dell’esercito guidati dal generale Francisco Franco lanciò la ribellione contro il governo (luglio 1936). Scoppiò allora una guerra civile (per tre anni) sino alla primavera del 1939, causando un milione di morti.

37 La Falange (guidata da Franco) ebbe la meglio perché aveva le truppe meglio equipaggiate ed addestrate e perché ricevette consistenti aiuti da Mussolini e Hitler. Franco assunse il titolo di “caudillo” (= capo). La dittatura franchista durerà fino al 1975.

38 IL REGNO UNITO

39 Dopo la guerra, la Gran Bretagna dovette affrontare il problema irlandese.
In Irlanda vi era una guerra civile tra cattolici (indipendentisti) e protestanti (legati a Londra). Nel 1921 il problema si risolse dando vita allo Stato libero d’Irlanda. Sei province del Nord, abitate da protestanti, scelsero di rimanere con il Regno Unito e presero il nome di Ulster.

40 IL RISVEGLIO DEI POPOLI EXTRAEUROPEI

41 La fine della Prima guerra mondiale segnò l’inizio della crisi per gli imperi coloniali europei.
Il principio dell’autodeterminazione dei popoli, al centro dei 14 Punti di Wilson, fece breccia presso le classi più colte delle nazioni sottomesse (in Asia e Africa) e presero piede movimenti indipendentisti.

42 Ciò accadde alle colonie francesi: Algeria, Tunisia, Marocco, Indocina.
L’Egitto ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra nel 1922. Nel 1931 il Regno Unito fondò il Commonwealth of Nations (= letteralmente “benessere comune”), una confederazione di Stati legati all’Impero Britannico da interessi economici, politici e culturali (oggi conta 53 membri, tra cui la Nuova Zelanda, l’Australia, il Canada e il Sud Africa).

43 LA TURCHIA DI ATATURK

44 Durante la Prima guerra mondiale l’Impero turco era stato sconfitto dagli inglesi e il Trattato di Sèvres aveva imposto ai turchi condizioni di pace umilianti. Il movimento nazionalista, guidato da Mustafa Kemal, organizzò una resistenza sia contro le condizioni di pace sia contro lo stesso governo del sultano.

45 Nell’ottobre del 1924 Kemal proclamò la Repubblica di Turchia e avviò
l’occidentalizzazione del paese, la libertà religiosa, il suffragio universale. Inoltre abolì la poligamia impose l’adozione dell’alfabeto latino (prima si usavano i caratteri arabi). Kemal si meritò il titolo di Ataturk (= padre dei turchi).

46 LA PALESTINA

47 Il Regno Unito incoraggiò il movimento sionista (= movimento politico ebraico sorto con lo scopo di costruire in Palestina uno Stato indipendente per accogliere gli ebrei sparsi nel mondo) Inoltre promosse nel dopoguerra l’insediamento massiccio in Palestina di emigranti ebrei provenienti da tutto il mondo.

48 Nacque così il problema (tutt’oggi irrisolto) della convivenza tra i nuovi arrivati, che consideravano la Palestina la Terra Promessa, e la popolazione araba, che viveva lì da molti secoli e considerava gli ebrei degli intrusi.

49 L’INDIA DI GANDHI

50 La politica colonialista britannica incontrò i problemi maggiori in India.
Dopo la prima guerra mondiale la richiesta di indipendenza si fece pressante. Il 13 aprile 1919 le truppe inglesi fecero il massacro di Amristar (uccidendo in una manifestazione circa quattrocento persone).

51 A guidare il movimento indipendentista fu Mohandas Karamchand Gandhi.
Avvocato formatosi in Europa, Gandhi era di religione indù che predicava il ripudio della violenza. Egli fu fautore della lotta non violenta contro i colonizzatori inglesi.

52 Convinto che gli inglesi senza il consenso e la partecipazione degli indiani non avrebbero potuto governare l’India, praticò il boicottaggio delle merci che venivano dal Regno Unito, la disobbedienza civile alle leggi considerate ingiuste, il digiuno ad oltranza. L’indipendenza giunse dopo la Seconda guerra mondiale.

53 LA CINA

54 In Cina a partire dal 1921, la lotte per l’indipendenza dagli interessi stranieri fu lanciata dal Kuominstang (il partito nazionalista guidato da Sun Yat-sen). In una prima fase ebbe l’appoggio del partito comunista cinese, guidato da Mao Tse-tung. Sun Yat-sen Mao Tse-tung

55 Il successore di Sun Yat-sen, Chiang Kai-shek, poco favorevole alle radicali riforme sociali chieste dai seguaci di Mao, entrò presto in urto con i comunisti. Lo scontro ebbe inizio nel 1927 con una guerra civile che durò fino al 1937 (fino all’invasione giapponese). Chiang Kai-shek

56 IL GIAPPONE

57 Dopo la vittoriosa partecipazione alla Prima guerra mondiale, il peso internazionale del Giappone crebbe. L’imperatore nipponico adottò una politica espansionistica (soprattutto verso la Cina). Tra il settembre 1931 e il febbraio 1932 il Giappone conquistò la Manciuria (Cina settentrionale). Nel 1937 i nipponici attaccarono le truppe cinesi, sconfiggendole e giungendo a impadronirsi di Pechino. Fu allora che i nazionalisti del Kuominstang e i comunisti di Mao Tse-tung trovarono un accordo per porre fine alla guerra civile.

58 L’EUROPA VERSO UNA NUOVA GUERRA

59 LA DEBOLEZZA DELLA SOCIETA’ DELLE NAZIONI

60 La Società delle Nazioni era nata nel 1919 per la salvaguardia della pace fra gli Stati.
Aveva sede a Ginevra. Gli Stati Uniti rifiutarono di aderire al progetto. La Germania non fu accolta in quanto paese sconfitto (fu ammessa solo nel 1926 e uscì dopo l’avvento del nazismo). L’Unione Sovietica fu esclusa per ragioni ideologiche e ammessa poi nel 1934.

61 I risultati che la Società delle Nazioni ottenne furono scarsi poiché non aveva un esercito con cui imporre le proprie decisioni. Il colpo definitivo alla sua credibilità venne (nel 1935) dalla guerra di Etiopia, quando furono comminate sanzioni economiche all’Italia dimostrandosi, però, del tutto inefficaci.

62 DEMOCRAZIE E DITTATURE A CONFRONTO NELLA GUERRA DI SPAGNA

63 La guerra di Spagna fu il preludio allo scontro generale tra fascismi e antifascismi, dimostrando quanto profonda fosse la divisione ideologica tra i maggiori paesi del continente. I due contendenti della guerra civile spagnola, infatti, trovarono alleati nelle capitali estere.

64 L’Unione Sovietica, per mezzo della Terza Internazionale (fondata a Mosca nel 1919), inviò a sostegno della repubblica spagnola armi e circa volontari antifascisti e comunisti (tra i quali intellettuali di prestigio come Hemingway e Orwell).

65 I franchisti ottennero l’aiuto di Mussolini e Hitler, i quali nell’ottobre 1936 avevano siglato un accordo di cooperazione politica denominato “Asse Roma-Berlino”. Hilter inviò in Spagna armi e la Legione Condor (= formazione aerea). Mussolini offrì circa soldati.

66 Francia e Gran Bretagna non intervennero per non entrare in contrasto con Germania e Austria.
Nella guerra, il confronto fu vinto dai regimi autoritari che rinsaldarono la loro vicinanza nel novembre 1937, quando l’Italia aderì al Patto antikominstern (inaugurato l’anno precedente da Germania e Giappone).

67 DAL RIARMO TEDESCO ALL’ANSCHLUSS

68 A far precipitare le tensioni internazionali fu l’avvento del nazismo in Germania.
Hitler infatti non fece mistero sin dal principio di voler cancellare la vergogna inflitta ai tedeschi dal Trattato di Versailles. Le democrazie sottovalutarono Hitler e non fecero niente per opporsi ai suoi minacciosi passi in campo internazionale.

69 Era la cosiddetta politica dell’appeasement (letteralmente “pacificazione”), destinata a rivelarsi un completo fallimento. Nel 1935 la Germania annunciò la ripresa della coscrizione militare obbligatoria. Subito dopo avviò un grande programma di riarmo.

70 Nel marzo 1936 le truppe tedesche occuparono la Renania, regione che secondo i trattati di pace doveva rimanere smilitarizzata. Due anni dopo (marzo 1938) i tedeschi entrarono in Austria, annettendola. L’annessione (anschluss) fu approvata da un plebiscito popolare tra austriaci che apprezzarono con maggioranza schiacciante l’unione alla Germania.

71 L’ULITMO ANNO DI PACE

72 Subito dopo Hitler rivolse la sua attenzione ai Sudeti, regione della Cecoslovacchia abitata da circa tre milioni di tedeschi, con l’obiettivo di annettere questo territorio alla Germania. Minacciò l’intervento militare con il pretesto che le popolazioni germaniche avrebbero subito persecuzioni.

73 Per risolvere la crisi fu convocata la conferenza di Monaco che si concluse il 30 settembre 1938 con il Patto di Monaco (firmato da Regno Unito, Francia, Germania e Italia) che decretava lo smembramento della Cecoslovacchia e la cessione dei Sudeti alla Germania. Monaco rappresentò il definitivo cedimento delle democrazie al nazismo.

74 La Germania occupò immediatamente i Sudeti e pochi mesi dopo (marzo 1939) Hitler impose il protettorato tedesco su Boemia e Moravia, ancora indipendenti. La Cecoslovacchia cessava così di esistere. Alle soglie dell’estate, Hitler rivolse le sue mire sulla città polacca di Danzica, anch’essa abitata in prevalenza da tedeschi.

75 A Parigi e Londra si cominciò a temere che Hitler volesse davvero costruire il Reich millenario di cui aveva parlato nel “Mein Kampf”. Francia e Gran Bretagna si impegnarono a garantire la difesa della Polonia.

76 Negli stessi mesi Mussolini aveva occupato l’Albania, alla ricerca del prestigio necessario per giocare ad armi pari sul tavolo della politica internazionale. In previsione di una nuova guerra europea, Mussolini firmò un’alleanza militare con Hitler: il Patto d’Acciaio (maggio 1939)

77 Il segnale dell’inevitabilità della guerra giunse il 23 agosto 1939, quando la Germania nazista e l’Unione Sovietica comunista avevano firmato il Patto Molotov-Ribbendtrop (accordo di non aggressione che prevedeva la spartizione dell’Europa orientale).

78 La notizia dell’intesa creò grande stupore in tutto il mondo.
Ora Hitler poteva lanciare il suo attacco perché il patto con Stalin lo metteva al riparo dal pericolo di una guerra su due fronti.


Scaricare ppt "LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE E DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI"

Presentazioni simili


Annunci Google