La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Master universitario di primo livello in Studi migratori e politiche per i migranti A.A. 2008-09 – 2a edizione Dalla mediazione linguistica alla mediazione.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Master universitario di primo livello in Studi migratori e politiche per i migranti A.A. 2008-09 – 2a edizione Dalla mediazione linguistica alla mediazione."— Transcript della presentazione:

1 Master universitario di primo livello in Studi migratori e politiche per i migranti A.A. 2008-09 – 2a edizione Dalla mediazione linguistica alla mediazione culturale, alla mediazione linguistico-(inter)culturale. Temi, problemi, interrogativi Francesca Vitrone f.vitrone@unimc.it f.vitrone@unimc.it Modulo: Studi della mediazione linguistica e culturale

2 “Il viaggio è un continuo interrogarsi, un modo di pensare non fisso... “Il viaggio è un continuo interrogarsi, un modo di pensare non fisso... Data l’esperienza nomade della lingua, vagare, abitare i crocevia del mondo portando con noi il nostro essere e la nostra differenza significa concepire la dimora come un habitat mobile. Data l’esperienza nomade della lingua, vagare, abitare i crocevia del mondo portando con noi il nostro essere e la nostra differenza significa concepire la dimora come un habitat mobile. Il pensiero vaga. Esso migra. Il pensiero vaga. Esso migra. Esige una traduzione…” Esige una traduzione…” (I. Chambers, Migrancy, Culture, and Identity)

3  premessa metodologica:  a) queste slides sono da considerare come integr- AZIONI. materiale (inevitabilmente statico ma solo apparentemente paradigmatico) integrante degli altri materiali / stimoli / risorse fornite e integrabile con considerazioni da fare insieme… attraverso, ovviamente, una mediazione  b) il modulo ha struttura a spirale, contenuti e spunti si riprendono e ampliano progressivamente. Grazie in anticipo!

4  1) la mediazione è linguistica? culturale?  2) in quale rapporto è con il sistema educativo e le strutture cui è deputato l’insegnamento delle lingue?  3) come si colloca il fenomeno migratorio in questo quadro, specie in Italia?  4) come si pone (e/o si dovrebbe) porre l’insegnamento della lingua italiana a migranti?  Quali figure professionali rappresentano E/O creano le risorse in questi processi specifici? DOMANDE GUIDA

5 In una mediazione linguistica, si attua una traduzione? In che termini? Si media tra due lingue, tra due soggetti con un mediatore, tra due lingue e due culture, tra due lingue-culture…? Tra diverse lingue culture intrinsecamente e trasversalmente mobili, e tra soggetti che le interpretano?

6 relazione lingua-pensiero-cultura Il tema si può inquadrare da differenti punti di vista:   Prospettiva semiotica/cognitiva (studiando le modalità in cui un sistema simbolico di riferimento trasforma – se lo fa – il pensiero e influisce sulla sfera cognitiva in determinati modi)   Prospettiva linguistica o strutturale (osservando il modo in cui determinate lingue influenzano il pensiero e la categorizzazione del reale, attraverso il modo in cui la rete di strutture morfosintattiche conduce la costruzione del significato)   FUNZIONALE / DISCORSIVO (concentrando l’attenzione sul modo in cui l’uso di una particolare lingua entro un determinato settore e/o genere linguistico e discorsivo influenza il pensiero dei parlanti)   (J. Lucy, introd. a S.Niemeier-R.Driven, Evidence for linguistic relativity, 2000)

7  “… communicative competence would then no longer be simply the ability to get one’s message across, or exchange useful information, according to Gricean maxims of efficient cooperation…  Doing things with words would not mean acting on the world through words, but acting on the words themselves…  Communication would become a much more challenging, but necessary, process of renaming, i.e. of translation” (K. Kramsch, 2002, p. 15)

8 “La competenza comunicativa allora non sarebbe più semplicemente l’abilità di recepire il messaggio di un emittente, o di scambiare utili informazioni … “La competenza comunicativa allora non sarebbe più semplicemente l’abilità di recepire il messaggio di un emittente, o di scambiare utili informazioni … Fare cose con le parole non significherebbe allora solo agire sul mondo attraverso le parole ma agire sulle parole stesse. Fare cose con le parole non significherebbe allora solo agire sul mondo attraverso le parole ma agire sulle parole stesse. La comunicazione diventerebbe un processo molto più difficile, una vera sfida, ma necessaria, di ri-denominazione. La comunicazione diventerebbe un processo molto più difficile, una vera sfida, ma necessaria, di ri-denominazione. Ovvero, di traduzione. (C.Kramsch, 2002) Ovvero, di traduzione. (C.Kramsch, 2002)

9 TTTTranslation is not a simple recasting of others’ ways of putting things in terms of our own ways of putting them (that is the kind in which things get lost) but displaying the logic of their ways of putting them in the locution of ours” ((((C. Geertz, Local Knowledge, New York, 1983,p.10) COGLIERE LA ‘LORO’ VISIONE DEL MONDO NELLE ‘NOSTRE’ PAROLE

10 UN NUOVO LESSICO DEL CONFRONTO  Già Charles Taylor, in effetti, richiamava la necessità di creare un ‘nuovo lessico del confronto’, ‘per mezzo del quale sia possibile dare espressione e dovuta articolazione alle sfaccettature del contrasto fra visioni del mondo’

11 Quale competenza comunicativa?  “Una competenza comunicativa, non come consenso razionale raggiunto tra infinite possibili prese di posizione, non come mero bagaglio di ‘strumenti’ strategici di comprensione e controllo/conferma, e neppure come atti linguistici compiutamente e appropriatamente realizzati, ma come l’imperativo morale e storico della traduzione” (K. Kramsh, citato, p. 16)

12  In certo modo, quindi, è imperativo, per ogni individuo/parlante, passare dall’essere necessariamente – diremmo quasi inevitabilmente ed inconsapevolmente - mediatore, alla condizione di ‘mediatore’ consapevole, in qualsiasi dimensione si attui questa mediazione di lingua-cultura  E’ imperativo che si rivisiti anzitutto la prospettiva complessiva legandola alle potenzialità del soggetto, al fine di rendere il concetto di mediazione non limitato ma all’inverso rafforzato dalle sue definizioni specifiche, dando densità etica di consapevolezza alle risorse tecniche e strategiche impiegate (F.Vitrone, Facilitare la mediazione…, in corso di stampa) (F.Vitrone, Facilitare la mediazione…, in corso di stampa)

13 La mediazione nel QRE. Attività linguistica “la competenza linguistico-culturale dell’utente/apprendente è attualizzata nella messa in atto di varie attività linguistiche” ovvero :  la ricezione,  la produzione,  l’interazione  la mediazione

14  STRATEGIE METACOGNITIVE sottostanti alla MEDIAZIONE (Quadro Comune Europeo) [Common European Framework, English Version, pp. 60-61]  “Le strategie di mediazione riflettono il modo di un soggetto di usare specifiche risorse per processare informazioni e stabilire un significato equivalente, in varie modalità (interpretazione, annotazione, spiegazione o traduzione)”

15 QRE, Quadro europeo di riferimento europeo per le lingue  Prospettiva pragmalinguistica/semiotica: apprendenti come “agenti sociali” valore strumentale della lingua per portare a termine azioni sociali o compiti (task) per mezzo di determinate strategie (strategies) allargamento delle dimensioni coinvolte nei processi di apprendimento (concetto ampio di “lingua”, importanza del contesto e dell’azione comunicativa)  Prospettiva sociolinguistica: Lingua non solo come struttura pura o norma, ma anche come sistema di usi linguistici

16  “…la mediazione rende possibile la comunicazione tra persone che per una qualche ragione sono nella impossibilità di comunicare direttamente con l’altra” (QRE p. 14 ed. 2001)  “Il fine sociale del ruolo assegnato alla mediazione linguistica è evidente, giustificabile almeno su tale piano – oltre che su quello della specificità dei processi traduttori…” (M. Vedovelli, La Prospettiva del Quadro Comune Europeo, cit. in bibliografia, p. 46 ) (M. Vedovelli, La Prospettiva del Quadro Comune Europeo, cit. in bibliografia, p. 46 ) Ed entro il soggetto?

17 L’approccio plurilingue enfatizza il fatto che l’esperienza individuale delle lingue nei loro contesti culturali si espande dalla dimensione linguistica abituale, a quella della società, fino a quella delle lingue degli altri popoli (apprese o di cui si è fatta esperienza/ con cui si è entrati in contatto seppur parziale) L’approccio plurilingue enfatizza il fatto che l’esperienza individuale delle lingue nei loro contesti culturali si espande dalla dimensione linguistica abituale, a quella della società, fino a quella delle lingue degli altri popoli (apprese o di cui si è fatta esperienza/ con cui si è entrati in contatto seppur parziale) Perciò queste lingue e culture non sono separate come compartimenti mentali ma piuttosto creano una competenza alla quale contribuiscono tutte le conoscenze ed esperienze linguistiche e nella quale interagiscono tutte le lingue Perciò queste lingue e culture non sono separate come compartimenti mentali ma piuttosto creano una competenza alla quale contribuiscono tutte le conoscenze ed esperienze linguistiche e nella quale interagiscono tutte le lingue (adattato da Vedovelli, 2002, p. 37)

18 Parte 2 Mediare tra lingua/e e cultura/e

19  Von Humbolt:  “Ogni lingua … contiene una prospettiva caratteristica e specifica. Ogni lingua traccia un circolo intorno alle persone alle quali aderisce, un circolo al quale è possibile sfuggire solo inoltrandosi in un altro, differente” ([1762-1835]) LINGUA VS CULTURA: un salto alle ‘radici’ del dibattito

20  Boas:  una determinata lingua indirizzerebbe i suoi parlanti a disporsi in certo modo verso la realtà, a recepire l’esperienza così come è codificata nella sua ‘grammatica’ o nel suo sistema fonologico, mentre la medesima esperienza sarebbe difficilmente accessibile in modo completo, cioè effettivamente intesa in quella prospettiva precisa e con tutte le sue sfaccettature, da parlanti di altre lingua, per quanto ‘avanzati’. (Boas, Introduction- Handbook of American Indian languages, Bureau of American Ethnology 1911, vol 1)

21 relatività linguistica o determinismo? Language is a guide to social reality … it powerfully conditions all our thinking about social problems and processes. … Language is a guide to social reality … it powerfully conditions all our thinking about social problems and processes. … WE SEE AND HEAR AND EXPERIENCE VERY LARGELY AS WE DO BECAUSE WE SEE AND HEAR AND EXPERIENCE VERY LARGELY AS WE DO BECAUSE THE LANGUAGE HABITS OF OUR COMMUNITY PREDISPOSE CERTAIN CHOICES OF INTERPRETATION THE LANGUAGE HABITS OF OUR COMMUNITY PREDISPOSE CERTAIN CHOICES OF INTERPRETATION (Edward Sapir, Culture, language and personality. Berkeley 1962, p. 68)

22 Whorf: categorizzazione del reale  “… the world is presented in a kaleidoscopic flux of impressions which has to be organized by our minds – and it means largely by the linguistic systems of our minds… an agreement that holds throughout our speech community (*) and codified in the patterns of our language (*).  The agreement is implicit… but the terms are absolutely obligatory …” ( Whorf 1940 ) (*) problema: quali?

23  Slobin  ha approfondito e attenuato l’ipotesi Sapir-Whorf, accentuando l’elemento dinamico e indagando il rapporto (=relazioni, processi) per cui un parlante di una determinata lingua sarebbe legato, per esprimersi, alle categorie grammaticali della lingua in questione (Rethinking linguistic relativity, ‘96)

24 Relativa_mente  Una forma ‘debole’ della teoria è ancora sostanzialmente diffusa e condivisa… con l’avvertenza che rappresenta un “onere” da sollevare con attenzione  gli sviluppi maggiori giungono, anche attualmente, quando gli studi di linguistica applicata basata a volte su una visione monolingue (rapporti bilaterali tra 2 sole lingue, od osservazioni su una sola lingua) si complessificano e viene presa in carico la multidimensionalità dei fenomeni interpersonali e intersoggettivi.  il concetto di cultura, come già quello di lingua, è un concetto dinamico: la cultura è infatti soggetta ad una continua evoluzione, muta in continuazione, frutto di interazione e continua negoziazione fra gli individui.

25  E’ la stessa cosa che accade con la lingua madre, di cui la conoscenza delle strutture grammaticali e sintattiche è implicita ma raramente consapevole.  quando comunichiamo in una lingua straniera, non ci accorgiamo di usare il nostro particolare software mentale, né ci accorgiamo di applicarlo a una lingua che è strutturata diversamente. Generalmente inoltre non si ha la consapevolezza di come il software linguistico e quello culturale siano così strettamente connessi da non poter venir usati e concepiti separatamente.

26 La metafora si pone secondo alcuni all’intersezione di lingua e pensiero da un lato e lingua e società dall’altro, poiché mette in rapporto due domini dell’esperienza che non sono normalmente in relazione, e propone di vedere l’uno nei termini dell’altro, con un ‘salto’ cognitivo. Ma poiché anche le metafore sono condivise e scambiate – mediate – da soggetti in contesto, sono anche costruzioni discorsive. (Kramsh 2002)

27  Kaplan, 1972: “  each language and (*) each culture has a expository paragraph order unique to itself, and that part of the learning of a particular language is the mastering of its logical system”  … “l’organizzazione di un paragrafo, scritto in qualunque lingua, da qualsiasi individuo che non sia un parlante nativo di quella lingua, porterà con sé l’impronta dominante di quell’orientamento del soggetto verso il mondo fenomenologico che è culturalmente codificato (*) giustapposizione

28 domande chiave : a) quale è, esattamente, l’oggetto dell’analisi di Kaplan? b) quali elementi sono in relazione con esso? c) esso resta intatto, correttamente inteso, nelle molteplici interpretazioni del modello? è necessario collocare correttamente la pur debole versione di relatività linguistica nella sua relazione con la molteplicità di sistemi e pratiche educative: mediare tra aspetti della categorizzazione in atto.

29  Anche oltre la stessa visione di Kaplan, un tale modello portò spesso a categorizzare in base ad esso, come se la lingua producesse l’esito, PASSANDO DALLA VALUTAZIONE DEL PRODOTTO CULTURALE E DEL SISTEMA CHE LO AVEVA CREATO E IN CUI PRENDEVA SENSO (LEGITTIMO), A QUELLA DELL’INDIVIDUO  Inglesi = diretti e sintetici, ragionano linearmente  Cinesi = l’opposto, ragionamento circolare / spiraliforme, circonvoluta l’espressione  Francesi = illogici e ricercati, strutturazione complessa

30  per quello che qui ci riguarda (considerando il peso che ha nel mondo di oggi la coesistenza in un medesimo sistema educativo di soggetti di diversa provenienza) va considerata nella luce corretta, tenendo nel dovuto conto l’eredità culturale, letteraria ecc cui è legato, ma distinguendo:  A) sul piano DELL’OSSERVAZIONE, tra ruolo che ha la ‘lingua’ (le lingue!) del soggetto e le sue conoscenze (non è la lingua inglese in se stessa ad essere ‘diretta’, ma l’uso che ne fanno determinati ambiti di letteratura, codificando stili specifici) B) sul piano della MEDIAZIONE – TRADUZIONE, tra ruolo dell’organizzazione dei dati linguistici e processo di mediazione linguistica in quanto tale

31  non è il caso di preoccuparsi di ‘comprendere’ la logica della testualità di lingua X, assumendola a rappresentantiva di una cultura XX ipostatizzata, magari per ‘giustificare’ specificità presunte del soggetto x che ne appare portatore (o all’inverso, preoccuparsi che sia strano se il soggetto, la piccola x rappresentativa presunta di una grande XX, non sia in accordo con il modello… Piuttosto, è interessante chiedersi se l’ansia di una NORMA linguistica / testuale in un determinato sistema educativo sia efficace strumento di crescita per TUTTI, se possa essere vissuta, ripensata e RI- NEGOZIATA in modo AUTORIFLESSIVO E DINAMICO

32  “il luogo elettivo di tale presa in conto è proprio il contesto formativo…  In tal senso, la riflessione metalinguistica, lungi dal confinarsi entro i limiti della spiegazione e dell’assimilazione della regola, diventa obiettivo e strumento tra quelli primari dell’azione formativa” (Vedovelli p. 36)

33 Parte 3 Mediatore, traduttore, facilitatore… Mediando tra profili e dimensioni


Scaricare ppt "Master universitario di primo livello in Studi migratori e politiche per i migranti A.A. 2008-09 – 2a edizione Dalla mediazione linguistica alla mediazione."

Presentazioni simili


Annunci Google