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Modelli dello sviluppo economico a.a. 2014-15. Aree industriali in Inghilterra, 1715-1815.

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1 Modelli dello sviluppo economico a.a. 2014-15

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3 Aree industriali in Inghilterra, 1715-1815

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7 La depressione negli Stati Uniti: eventi significativi

8 La depressione negli USA e in Europa: cifre

9 The Great Depression in an international perspective. Per capita income over the years 1925 to 1940. Triangles mark points at which nations suspended gold convertibility and/or devalued their currency against gold.

10 John Maynard Keynes, 1883-1946

11 J. M. Keynes, Le conseguenze economiche della pace (1919), cap. 2. [Prima della guerra 1914-18] l’Europa era socialmente ed economicamente organizzata in modo da permettere la massima accumulazione di capitale […] Una gran parte del reddito di nuova formazione veniva a cadere sotto il controllo della classe che meno era incline a consumarlo. […] Era precisamente la ineguaglianza di distribuzione della ricchezza che rendeva possibili quelle vaste accumulazioni di ricchezza fissa e di crescita dei capitali che contraddistinguono quel periodo da ogni altro. […] Lo sviluppo di questo rimarchevole sistema dipendeva da un doppio inganno. Da un lato le classi lavoratrici accettavano, per ignoranza o per impotenza, o erano costrette, persuase o indotte dal costume, dalla convenzione o dall’autorità ad accettare una situazione per la quale esse potevano chiamare propria una ben piccola parte della torta che esse stesse e la natura e i capitalisti aveano cooperato a produrre. Dall’altro lato era consentito ai capitalisti di considerare propria la miglior parte della torta ed essi erano teoricamente liberi di consumarla, nella tacita, sottintesa condizione che in pratica ne avrebbero consumato una ben piccola porzione. Il dovere di risparmiare divenne celebrata virtù e l’ingrandimento della torta oggetto di vera religione. […] Ma non era cosa naturale, per una popolazione della quale solo una piccola parte godeva gli agi della vita, accumulare così largamente. La guerra ha rivelato a tutti la possibilità del consumo immediato ed a molti la vanità dell’astinenza. Così l’inganno è rivelato; le classi lavoratrici possono non essere più disposte a così larghe rinunce e le classi risparmiatrici, non più fiduciose nel futuro, possono aver voglia di godere in modo più completo la loro libertà di consumo fin quando essa duri, precipitando così l’ora della sua confisca.

12 John Maynard Keynes, lettera pubblica a Roosevelt, dicembre 1933 Lei si è eretto a fiduciario di coloro che, in ogni paese, cercano di guarire i mali della nostra situazione mediante un esperimento ragionato nel quadro del sistema sociale esistente. Se lei non riesce, il progresso razionale risulterà gravemente pregiudicato in tutto il mondo, lasciando ortodossia e rivoluzione a combatterlo. Ma se riesce, metodi nuovi e più arditi saranno sperimentati dovunque, e noi potremo datare il primo capitolo di una nuova era economica dal suo avvento al potere.

13 J. M. Keynes, Teoria generale I sistemi moderni di stato autoritario sembrano risolvere il problema della disoccupazione a scapito dell’efficienza e della libertà. È certo che il mondo non tollererà ancora per molto tempo la disoccupazione che, salvo brevi intervalli di eccitazione, è associata – e, a mio parere, inevitabilmente associata – con l’individualismo capitalista d’oggigiorno. Ma può essere possibile, mediante una corretta analisi del problema, guarire la malattia pur conservando l’efficienza e la libertà.

14 Keynes: la ‘socializzazione’ del capitale Keynes, Teoria generale, cap. 24. … sembra improbabile che l’influenza della politica bancaria sul saggio di interesse sarà sufficiente da sé sola a determinare un ritmo ottimo di investimento. Ritengo perciò che una socializzazione di una certa ampiezza dell’investimento si dimostrerà l’unico mezzo per farci avvicinare alla piena occupazione [...] Ma oltre a questo non si vede nessun’altra necessità di un sistema di socialismo di stato che abbracci la maggior parte della vita economica della collettività. Non è importante che lo stato si assuma la proprietà degli strumenti di produzione. Se lo stato è in grado di determinare l’ammontare complessivo delle risorse destinate ad accrescere gli strumenti di produzione e il saggio base di remunerazione per coloro che le posseggono, esso avrà compiuto tutto quanto è necessario. Inoltre le necessarie misure di socializzazione possono essere applicate gradatamente e senza introdurre una soluzione di continuità nelle tradizioni generali della società. … Mentre quindi l’allargamento delle funzioni di governo, richiesto dal compito di equilibrare l’una all’altro la propensione al consumo e l’incentivo ad investire, sarebbe sembrato ad un pubblicista del diciannovesimo secolo o ad un finanziere americano contemporaneo una orribile usurpazione ai danni dell’individualismo, io lo difendo, al contrario, sia come l’unico mezzo attuabile per evitare la distruzione completa delle forme economiche esistenti, sia come la condizione di un funzionamento soddisfacente dell’iniziativa individuale.

15 Il keynesismo e l’intervento pubblico: economisti e politici Gli studiosi di economia sono sempre più concordi nel ritenere che l’attuale sistema sia tale da permetterci – mediante politiche fiscali e monetarie appropriate – di evitare lo spreco di risorse connesso alla disoccupazione di massa, e di poterlo fare in vari modi alternativi, così da garantirci quasi ogni modello di soddisfazione dei bisogni ci aggradi (…) Se la gente preferisce beni di consumo privati ai lavori pubblici, allora possiamo combattere la disoccupazione tagliando le tasse piuttosto che aumentando le costruzioni pubbliche (…) oppure aumentando i trasferimenti del welfare (…) Il punto è che mediante una serie di tali differenti azioni, lo spreco su larga scala di risorse economiche può essere evitato, e la sola politica appropriata da seguirsi è quella che genera la configurazione della produzione che un popolo democratico vuole. Paul Samuelson, 1953 Si è verificata una rivoluzione nel substrato intellettuale che regola le decisioni di politica macroeconomica negli Stati Uniti (…) Vi è un ampio consenso sul fatto che un sistema economico in regolare sviluppo, in stato di piena occupazione, non solo è desiderabile, ma anche raggiungibile; che le autorità governative fiscali e monetarie possono contribuire in modo sensibile a raggiungere piena occupazione, sviluppo equilibrato e stabilità dei prezzi (…) Le fobìe riguardanti le spese pubbliche, i deficit di bilancio e il debito pubblico interno, che angustiarono la politica economica statunitense per molti anni, sono state ampiamente superate o dimenticate. James Tobin, 1966 The problems of fiscal and monetary policies in the sixties as opposed to the kinds of problems we faced in the thirties demand subtle challenges for which technical answers, not political answers, must be provided … How can we make our free economy work at full capacity? … Governments prepared to face technical problems without ideological preconceptions can coordinate the elements of a national economy and bring about growth and prosperity. John F. Kennedy, Yale University speech, 1962 … so, will you join in the battle to give every citizen the full equality which God enjoins and the law requires, whatever his belief, or race, or the color of his skin? Will you join in the battle to give every citizen an escape from the crushing weight of poverty? … Will you join in the battle to build the “Great Society”, to prove that our material progress is only the foundation on which we will build a richer life of mind and spirit? … We have the power to shape the civilization that we want. Lyndon B. Johnson, Great Society speech, 1964 Public measures can head off recessions before they start... Our tools of economic policy are much better tools than existed a generation ago. Lyndon B. Johnson, Annual message to the Congress, 1965

16 La curva di Phillips

17 I modelli econometrici

18 Il prodotto nazionale lordo potenziale

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20 Friedman sulle crisi Non sono a conoscenza di alcuna grande depressione, in qualunque paese e in qualunque periodo, che non sia stata accompagnata da un netto declino nello stock di moneta, e, allo stesso modo, di alcun netto declino nello stock di moneta che non sia stato accompagnato da una severa depressione.

21 FRIEDMAN CONTRO LE BANCHE CENTRALI La FED ha causato la Grande Depressione contraendo la quantita’ di moneta in circolazione di un terzo, fra 1929 e 1933. La moneta è un tema troppo serio per essere lasciato ai banchieri centrali [indipendenti dal parlamento]. Un sistema che dà un così grande potere discrezionale a pochi uomini [i banchieri centrali] è un cattivo sistema. E lo è soprattutto per chi crede nella liberta’, in quanto tale enorme potere non è sottoposto ad alcun controllo democratico.

22 La curva di Phillips ‘impazzisce’

23 La crisi degli anni settanta

24 La stagflazione negli Stati Uniti

25 J. M. Buchanan e altri, The consequences of Mr Keynes: An analysis of the misuse of economic theory for political profiteering, Londra, Institute of Economic Affairs, 1978, p. 16. ‘Keynes era un elitista, che operava sulla base di presupposti che un suo biografo ha chiamato “i presupposti di Harvey Road” – ossia la politica del governo, e quella economica in particolare, sarebbe stata realizzata da un gruppo relativamente piccolo di persone sagge e illuminate. Keynes non considerò l’applicazione delle sue raccomandazioni di politica economica al contesto democratico conemporaneo – in cui il governo è tentato di cedere alle pressioni dei gruppi per mantenere il potere o per ritornarvi. Invece, egli inconsciamente assunse, nonostante l’esperienza storica, che il piccolo gruppo di uomini illuminati che conducono la politica economica tende sempre ad agire in accordo con ‘l’interesse pubblico’, anche quando questo può essere in contrasto con le pressioni che vengono dai collegi elettorali o da altri interessi organizzati’. [Harvey Road era la via di Cambridge in cui c’era l’abitazione di famiglia dei Keynes. Anche il padre di John Maynard era economista e insegnava a Cambridge.]

26 La reazione anti-keynesiana e liberista: gli economisti Credo che gli economisti negli anni recenti abbiano arrecato gravi danni – alla società in generale e alle discipline economiche in particolare – pretendendo risultati superiori alle reali possibilità. Abbiamo incoraggiato i politici a fare promesse infondate, abbiamo indotto aspettative irrealistiche nella collettività, e abbiamo suscitato il generale malcontento, pur avendo sotto gli occhi risultati non disprezzabili, perché questi non raggiungevano la terra promessa degli economisti. Milton Friedman, 1972 I think the government solution to a problem is usually as bad as the problem and very often makes theproblem worse. Milton Friedman, 1975 Keynes era un elitista (…) ossia la politica del governo, e quella economica in particolare, sarebbe stata realizzata da un gruppo relativamente piccolo di persone sagge e illuminate. Keynes non considerò l’applicazione delle sue raccomandazioni di politica economica al contesto democratico contemporaneo – in cui il governo è tentato di cedere alle pressioni dei gruppi per mantenere il potere o per ritornarvi. J. M. Buchanan, 1978

27 La reazione anti-keynesiana e liberista: i politici Non è stata la gente a creare questo disastro nell’economia; è stato il governo federale. Ha speso troppo e regolato troppo. Non è riuscito a fornire servizi senza eccedere i redditi tratti dalle tasse. Nei 34 anni intercorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, il governo federale ha speso 448 miliardi più della somma raccolta – 448 miliardi ottenuti stampando moneta, il che ha reso ogni dollaro che guadagnate di sempre minore valore. … La chiave per riguadagnare la salute dell’economia è il taglio delle tasse. Allo stesso tempo, dobbiamo eliminare gli sprechi del bilancio federale. Ronald Reagan, 13 novembre 1979 La visione governativa dell’economia può essere riassunta così: se qualcosa si muove, tassala; se continua a muoversi, regolala; e se si ferma, sussidiala. Ronald Reagan, 1986 Imputano i problemi alla società. Ma la società di fatto non esiste. Ci sono individui e famiglie. E nessun governo può fare nulla se non attraverso le persone, e le persone devono badare a se stesse prima di tutto. Il nostro dovere èbadare a se stessi, e poi, in secondo luogo, ai nostri vicini. Margaret Thatcher, 1987

28 Ronald Reagan Non è stata la gente a creare questo disastro nell’economia; è stato il governo federale. Ha speso troppo e regolato troppo. Non è riuscito a fornire servizi senza eccedere i redditi tratti dalle tasse. Nei 34 anni intercorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, il governo federale ha speso 448 miliardi più della somma raccolta – 448 miliardi ottenuti stampando moneta, il che ha reso ogni dollaro che guadagnate di sempre minore valore. (…) La chiave per riguadagnare la salute dell’economia è il taglio delle tasse. Allo stesso tempo, dobbiamo eliminare gli sprechi del bilancio federale. Questo non significa tagliare servizi essenziali, né dobbiamo distruggere il sistema di welfare (…) Ma il governo federale si è dimostrato il mezzo più costoso e inefficiente per fornire il welfare che si possa immaginare. 13 novembre 1979 Periodicamente ci viene detto che la società è diventata troppo complessa per essere governata dal popolo, e che il governo di una elite è superiore a quello per la gente e della gente. Bene, se nessuno di noi è in grado di auto-governarsi, allora chi fra noi ha la capacità di governare qualcun altro? Tutti noi insieme, dentro e fuori il governo, dobbiamo farcene carico. 1981 La visione governativa dell’economia può essere riassunta così: se qualcosa si muove, tassala; se continua a muoversi, regolala; e se si ferma, sussidiala. 1986

29 Le due tesi di Kenneth Pomeranz, The great divergence: China, Europe, and the making of the modern world economy (2000) 1) Vi fu somiglianza negli sviluppi agricoli, protoindustriali, e commerciali fra Europa occidentale e alcune parti dell’Asia fino al 1750 almeno. Solo nel diciannovesimo secolo, a industrializzazione avanzata, inizia la netta supremazia economica europea sul resto del mondo; 2) La differenza fra lo sviluppo industriale dell’Europa occidentale, da un lato, e la stagnazione del Giappone e della Cina, dall’altro, dipese dall’economia coloniale impiantata dagli europei nelle Americhe, che permise di ovviare ai vincoli nelle materie prime (es. legname) che limitavano la crescita sia in Europa che in Asia. Ruolo dunque centrale del commercio di lunga distanza armato, protetto dallo stato, e dalla parallela creazione di colonie orientate all’esportazione di risorse naturali e prodotti agricoli.

30 Il commercio triangolare atlantico

31 L’ineguaglianza economica fra le nazioni

32 Acemoglu e Robinson: Servitu’ in Europa, 1800

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