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ARGOMENTI PSICO-SPORT: che cosa è. Cenni di storia. Codice Etico Identità dello psicologo dello sport (il passaporto) Verso il BEN- ESSERE della persona.

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1 ARGOMENTI PSICO-SPORT: che cosa è. Cenni di storia. Codice Etico Identità dello psicologo dello sport (il passaporto) Verso il BEN- ESSERE della persona Ansia e gestione della stessa nella pratica sportiva MENTAL TRAINING e RILASSAMENTO

2 PSICOLOGIA DELLO SPORT DEFINIZIONE STORIA CODICE ETICO

3 DEFINIZIONE La psicologia dello sport è la disciplina psicologica che studia il comportamento umano nel contesto della reciproca influenza tra sport e sviluppo psicofisico. (SPORT COME FORMA ESPRESSIVA) La psicologia dello sport può avere finalità cliniche (quando si riscontrano problematiche di natura psicologica legate all’alimentazione, identità, ansia, stress,…); finalità educative (di addestramento al mental training); o di ricerca. Lo psicologo dello sport è uno specialista esperto di tematiche psicologiche e psico-pedagogiche. Non è un tecnico e quindi non fornisce consigli o strategie tecniche e tattiche. Anche lo sport può essere inteso in diverse accezioni ovvero come attività fisica svolta a scopo educativo, agonistico, ricreativo, riabilitativo o di promozione del benessere.

4 CHE COSA E’ IL MOVIMENTO Esercizio fisico: attività fisica strutturata che mira a ottenere benefici per la salute; Sport: attività competitiva svolta all’interno di un sistema di regole finalizzata alla ricerca di prestazione; Educazione motoria: attività rivolta ai bambini della scuola dell’infanzia e primaria, con finalità sia specifiche che educative; Educazione fisica: attività svolta in ambito scolastico con finalità sia specifiche che educative.

5 La crescita e lo sviluppo della psicologia dello sport è stato lento e frammentato, con difficoltà a sviluppare un corpo teorico- pratico integrato. Questo a causa di due motivi: Esistenza di approcci psicologici diversi (cognitivismo- comportamentismo, PNL, immagini mentali); Disciplina a cavallo tra Psicologia e Scienze motorie; Tutto questo si riflette nella difficoltà di avere oggi: Criteri univoci e specifici in quanto professione; Difficoltà a darsi obiettivi, metodi, e modalità di verifica riconoscibili e riconosciuti dai diversi orientamenti.

6 ALLORA A COSA SERVE? MACRO OBIETTIVI PROMOZIONE DEL BEN-ESSERE PSICOFISICO DELLA PERSONA CHE PRATICA ATTIVITA’; OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE PSICOLOGICHE FACILITANTI IL MIGLIORAMENTO DELLA PRESTAZIONE (conoscere i processi biologici, psicologici e sociali, permette di ottimizzare anche l’allenamento)

7 STORIA La nascita viene fatta risalire agli arbori del XX secolo, negli Stati Uniti d’America e nell’Europa dell’est; si era soprattutto interessati alla ricerca sia sul campo che in laboratorio. Raggiunge il suo apice negli anni ‘90. IN AMERICA: Scripture, Triplett (comportamento motorio, facilitazione sociale, formazione delle abitudini); Lashley e Watson; Griffith (personalità, leadership, apprendimento di abilità e fattori psico-sociali nella performance) IN EUROPA: Inizio della psicologia dello Sport nel 1920 con WERNER SCHULTE

8 STORIA IN EUROPA OCCIDENTALE Ricordare la Carta della Riforma Sportiva (1930) Proposta di sviluppare una “medicina dello sport”, basata sullo stato di salute anziché su quello di malattia, dedicata a un miglior esame delle caratteristiche psichiche dell’individuo. Si riconosce l’influenza e importanza della personalità, dedicandogli così attenzione. Seconda metà XX secolo: valutazione della personalità e interazione della stessa con le variabili ambientali di tipo biologico, psicologico e sociale. Studio e interazione anche con la dimensione cognitiva e comportamentale. Interesse per i sistemi di pensiero e le emozioni dell’atleta, il sistema di relazioni tra coach, squadra e atleta, processi di decision making e problem- solving. OBIETTIVO: VEDERE LA PERSONA COME UNITA’ MENTE- CORPO E COME PERSONA INSERITA IN UN CONTESTO CHE SI INFLUENZANO RECIPROCAMENTE).

9 NASCITE 1965- Roma: Primo congresso Mondiale e Assemblea costitutiva della Società Internazionale di Psicologia dello Sport (ISSP)- FERRUCCIO ANTONELLI Movimento: Rivista Italia di psicologia dello Sport. Dal 1992 Giornale Italiano di Psicologia dello Sport (AIPS) 1969: nasce la Fondazione Europea di Psicologia dello Sport (FEPSAC). “La psicologia dello Sport è una disciplina che si occupa delle basi psicologiche, i processi e le conseguenze della regolazione psicologica di attività riguardanti lo sport di una o più persone, in qualità di soggetto/i dell’attività. Il focus di studio può essere sul comportamento o su diverse dimensioni psicologiche”. AASP: Associazione americana di Psicologia dello Sport APA: introduce la divisione 47 che definisce la Psicologia dello sport come lo studio scientifico dei fattori psicologici associati alla partecipazione e alla prestazione nello sport, esercizio fisico e in altre attività fisiche”.

10 CONTESTO ITALIANO 1956: centro di medicina e scienze dello Sport Visite polispecialistiche ai P.O e successivamente agli Atleti che svolgono attività agonistica ad alto livello ovvero Nazionale. Valutazione psicodiagnostica Supervisione e tutela dello stato psico-fisico dell’Atleta Valutazione psicologica dell’idoneità (motivazione, aspettative, abilità cognitive di gestione dello stress, valutazione globale della persona). STRUMENTI: in primis colloquio psicologico (FIDUCIA IMPORTANZA DEL CONTESTO RELAZIONALE E COMUNICAZIONE) e somministrazione di test specifici.

11 DESTINATARI Dipende dall’impostazione teorica e metodologica, in chiave clinica o strettamente psicopedagogica. Atleta Allenatori e genitori Professionisti del fitness o preparatori OBIETTIVO: Facilitare il coinvolgimento ottimale, le prestazioni (livello agonistico) e il divertimento (promozione del benessere, riabilitazione e risocializzazione) nello sport e nell’attività fisica. NON E’ FARE VINCERE L’ATLETA O LA SQUADRA (tematica narcisistica; responsabilità solo esterna)

12 Al centro LA PERSONA Che è anche un Atleta ESISTE LA PERFEZIONE? QUANTO SONO IMPORTANTI I LIMITI, PUR RICONOSCENDO LE PROPRIE POTENZIALITA’?

13 AUTOSTIMA Bandura (1977): ciò che riteniamo di essere capaci di fare, determina ciò che possiamo fare effettivamente. Ciò significa che, da un punto di vista motivazionale, riusciamo a raggiungere un determinato obiettivo solo se siamo fermamente convinti che possiamo farcela e non ci lasciamo spaventare dagli ostacoli. Grun: è la coscienza del proprio valore pur nella consapevolezza dei propri limiti. Le seguenti caratteristiche emozionali, fanno di un atleta un atleta riuscito: aggressività, coscienziosità, determinazione, azione, autocontrollo, capacità di autoanalisi, volontà, fiducia e autostima. La differenza tra un’atleta di successo e gli altri atleti si basa sulla differenza di FIDUCIA.

14 NON SOLO AGONISMO La psicologia dello Sport nel contesto agonistico si occupa quindi del potenziamento delle abilità cognitive ed emotive al fine di ottimizzare la prestazione; La psicologia dello Sport però si deve anche occupare della promozione del benessere psicofisico attraverso l’attività fisica… In tal senso si occupa dello studio della relazione tra sport e riabilitazione, sport e terapia, sport ed educazione al fine di trovare programmi specifici e mirati. Film: La gang di Gridiron

15 Soprattutto da un punto di vista educativo e soprattutto per quanto riguarda il mondo dello sport giovanile, allenatori, preparatori, genitori, ovvero le figure adulte significative, devono poter essere aiutate a comprendere l’influenza che essi stessi esercitano sulla partecipazione e preparazione sportiva del giovane atleta, attraverso il loro modo di vederlo (SGUARDO) e di relazionarsi con lui. Bisogna sapere di rivestire un ruolo di guida nella loro formazione (oltre che preparazione). “I ragazzi hanno sempre più bisogno di essere guidati e di trovare un adulto in grado di motivarli, supportarli, educarli e correggerli, attraverso uno stile che sia adeguato e autorevole rispetto ai membri del gruppo con cui sta lavorando… la ricerca suggerisce che i bambini vorrebbero il sostegno e il coinvolgimento dei loro genitori, ma non la pressione, spesso conseguenza di un processo di proiezione, per un personale mancato raggiungimento di risultati in gioventù”. (Nascimbene, 2011)

16 Da una ricerca italiana, è emerso che gli ambiti lavorativi che vedono l’utilizzo della figura dello psicologo dello sport sono: 1. Formazione allenatori 2. Consulenza, preparazione atleti 3. Sport giovanile 4. Ambito sociale 5. Ricerca 6. Consulenza società

17 COME LA VEDO IO… UN’ESPERIENZA DI PREVENZIONE E PROMOZIONE DEL BENESSERE UNITA ALLA PREPARAZIONE MENTALE. ESPERIENZA DELL’APNEA CON I BAMBINI: CORSO DI SUB-ACQUATICITA’ DAI 7 AI 13 ANNI. SUDDIVISIONE DEI COMPITI E TEMPI INTEGRAZIONE DI COMPETENZE DIVERSE COORDINAZIONE E COERENZA NEL PROGRAMMA SUPPORTO RECIPROCO A SECCO E IN VASCA

18 ELEMENTI CHIAVE NELL’APNEA Respirazione, rallentamento dei tempi, induzione alla calma Capacità di concentrazione e ascolto delle sensazioni; svuotamento della testa Rilassamento (autogeno e progressivo) Assetto corporeo corretto Visualizzazione del percorso

19 STRUMENTI E TECNICHE USATI Gioco attraverso la conoscenza dell’apprendimento a piccoli passi Respirazione con i palloncini per allenarsi alla respirazione diaframmatica Rilassamento Visualizzazione di immagini e del percorso

20 CODICE ETICO Principi generali del codice etico dell’ISSP. PRIMO PRINCIPIO (A): Competenza. Fornire solo i servizi e utilizzare solo quelle tecniche per le quali si è qualificati tramite la formazione o l’esperienza. Riconoscere quindi anche i propri limiti; SECONDO PRINCIPIO (B): Consenso e riservatezza. Informare cioè sugli obiettivi perseguiti e le procedure utilizzate. TERZO PRINCIPIO (C): Integrità (nel proprio ruolo).

21 CODICE ETICO QUARTO PRINCIPIO (D): Comportamento personale. Svolgere le attività nell’interesse dei clienti. Non si dovrebbe: Valorizzare le relazioni con i clienti per scopi personali; Valorizzare le relazioni per gratificazione personale; Compromettere la sicurezza o il benessere dei clienti; Svolgere mansioni quando non si è in grado di svolgerle in modo efficace; Sospendersi dal giudizio ovvero che le proprie attività siano condizionate da altri fattori

22 CODICE ETICO QUINTO PRINCIPIO (E): Responsabilità professionale e scientifica. Consultarsi e collaborare con altri professionisti. SESTO PRINCIPIO (F): Etica della ricerca. SETTIMO PRINCIPIO (G): Responsabilità sociale.

23 AREE DI INTERVENTO RICERCA SPERIMENTALE: Apprendimento motorio e abilità motorie Psicomotricità Studio della personalità dell’atleta e motivazione Processi attentivi Tempi di reazione Interesse per la squadra e le sue dinamiche Caratteristiche psicologiche dell’atleta in base all’attività Ansia pre-agonistica e stress Frustrazione e aggressività Depressione reattiva abbandono attività agonistica

24 AREE DI INTERVENTO SETTORE APPLICATIVO Valutazione psicodiagnostica Profilo psico-fisiologico Indagine psico-sociologica Tecniche di rilassamento e attivazione Mental training Allenamento ideo-motorio

25 AREE DI INTERVENTO LA FORMAZIONE La psicologia dello sport è una materia di competenza multidisciplinare, aperta al contributo che ciascuno può portare sulla base della propria preparazione specifica (Antonelli e Salvini, 1978)

26 LA VOSTRA FORMAZIONE DI OGGI Corpo Personalità, ansia e stress Mental training, rilassamento e allenamento ideo-motorio Esercitazione pratica al mental training: la messa in condizione e il rilassamento (esperienza con il Vogt)

27 IL CORPO “Il corpo è ciò che fin dalle prime ore di vita mette in relazione l’individuo con tutto ciò che sta fuori: è attraverso il corpo che il neonato inizia quel lungo processo di scoperta, assimilazione e costruzione del proprio sé, che lo condurrà nell’intero corso dello sviluppo. Il bambino costruisce le sue competenze a partire dal corpo, attraverso la sua motricità, il tatto, la vista, l’udito (il senso-motorio); ogni evento o azione risulta essere una costellazione di stimoli che i piccoli sperimentano direttamente e che andranno a costituire le basi del loro Io corporeo, della consapevolezza di sé e dell’altro separato da sé, fondamento della formazione della personalità di ogni soggetto” (Nascimbene, 2011). IL CORPO NON MENTE IL CORPO HA MEMORIA

28 Si deve poter insegnare, anche attraverso la pratica sportiva, un ASCOLTO DEL CORPO che passa attraverso la necessità di saper sentire e avere consapevolezza di ciò che si prova, di cosa vive il corpo, di cosa (il corpo) è capace di farci fare. (ESSERE PRESENTI A SE’ STESSI) Di quali risorse è dotato. Ma anche di quali limiti. Che cosa accade invece sempre più spesso: “ esiste un approccio al corpo che tenta di zittire le sensazioni, di rendere silente la propriocezione, che spinge il soggetto alla dissociazione o negazione di quanto il corpo trasmette. L’esperienza comune è che il corpo diventa soggetto quando attraversiamo un’esperienza di dolore, fatica, fallimento, malattia o infortunio. E’ lì che ne diventiamo più consapevoli e facciamo emergere un corpo-soggetto… Ma questa è un’esperienza emotiva negativa, vissuta d’obbligo solitamente da chi utilizza il proprio corpo come un mezzo, un corpo-strumento, per ottenere delle prestazioni, non solo funzionali e necessarie ma anche piacevoli” (Nascimbene, 2011). (VEDI PRINCIPALI OBIETTIVI T.A)

29 MENTAL TRAINING L’obiettivo del M.T è quello di insegnare all’atleta a conoscere pienamente le proprie potenzialità, a sfruttarle al meglio durante la prestazione sportiva, con la massima concentrazione e senza lasciarsi sopraffare dalla violenza delle emozioni, ma imparando a sfruttarle a proprio vantaggio, per il miglioramento della performance.

30 Finalità del mental training ESISTE LA SOMATIZZAZIONE DELL’ANSIA Gestione dell’ansia pre e post gara; Maggiore conoscenza di sé e delle proprie emozioni Aumento dell’autostima Monitoraggio della soglia di stress, controllo mentale della fatica Maggiore capacità di attenzione e concentrazione Ottimizzazione prestazione atletica (se gestisco lo stress miglioro la prestazione) Controllo del dolore acuto e cronico Recupero disabilità

31 ANSIA E STRESS Antonelli: “Lo stress e l’ansia sono il pericolo peggiore per l’atleta, il suo avversario più temibile e imprevedibile. Ogni gara è come un esame; un atleta troppo ansioso non sarà mai un grande campione” Esistono due tipi di stress: EUSTRESS: Stress psicofisico di breve durata e moderata intensità, salutare perché spinge l’atleta a dare il meglio di sé. DISTRESS: stress di lunga durata e alta intensità che comporta un blocco psicofisico.

32 ANSIA DEFINIZIONE: L’ansia è una condizione emozionale particolare caratterizzata da uno stato di apprensione, disagio, aumento della tensione fisica e psichica, preoccupazione, stato di attesa, senso di anticipazione del pericolo, senso di paura e ridotto senso di controllo da parte del soggetto. E’ un timore che nasce in assenza di un pericolo oggettivo. E’ una reazione universale, primitiva e aspecifica (sintomi uguali per cause diverse) e può assumere modalità inibitorie. In psicoanalisi è un segnale di pericolo dato dall’Io che a sua volta reagisce producendo i sintomi e creati per sottrarre l’Io alla stessa situazione di pericolo.

33 MODELLI E APPROCCI ALL’ANSIA Spielberg (1966): ANSIA DI STATO E ANSIA DI TRATTO. ANSIA DI STATO: transitoria poiché è la reazione a specifici stimoli o situazioni che procurano timore e tensione; ANSIA DI TRATTO: disposizione relativamente stabile a rispondere in modo eccessivo a un’ampia gamma di stimoli CARATTERISTICA DELL’ANSIA: percezione soggettiva dello stato di pericolo, con enfasi posta sull’interpretazione cognitiva. STAI (Spielberg, Gorsuch, Lushene, 1970)

34 Martens (1977): SCAT (SPORT COMPETITION ANXIETY TEST) per misurare l’ansia di stato nelle competizioni (ovvero quanto la competizione è vissuta come una possibile minaccia). PRIMA SCALA usata in ambito sportivo per valutare una dimensione psicologica. Versione per adulti e per ragazzi dai 10 ai 14 anni. Somministrazione individuale o di gruppo. Seconda versione nel 1990

35 Martens (1977): CSAI (COMPETITIVE STATE ANXIETY INVENTORY) AUTOVALUTAZIONE DELL’ANSIA DI STATO SPORT- SPECIFICA. Usa gli item più sensibili della scala di Spielberg a misurare tale variabile. CSAI-2 per le situazioni competitive. Divide l’ansia in somatica e cognitiva. Il terzo fattore è la self- confidence ovvero la fiducia in sé.

36 ALCUNI RISULTATI Sport e caratteristiche individuali influenzano l’ansia di stato. Atleti di sport individuli mostrano livelli più elevati di ansia di stato cognitiva e minore fiducia in sè rispetto ad atleti di sport di squadra; Atleti di sport con valutazione soggettiva (ginnastica), rispetto a quelli con valutazione oggettiva (nuoto) mostrano livello di ansia di stato cognitiva più elevati e e fiducia in sé più bassa; Atleti di sport di contatto, mostrano livelli peggiori in tutte e tre le componenti, così come gli atleti di basso livello. Alcuni giorni prima della gara, l’ansia di stato somatica è più bassa di quella cognitiva ma aumenta nelle 24 h precedenti la gara. Quella cognitiva è inalterata. L’ansia di stato cognitiva aumenta durante la prestazione vera e propria.

37 FUNZIONAMENTO DELL’ANSIA SNA (SISTEMA NERVOSO AUTONOMO-VEGETATIVO) E’ deputato alla regolazione degli stimoli ambientali e delle conseguenti risposte del nostro corpo. REGOLA: Frequenza e forza contrazioni cardiache Vasocostrizione e vasodilatazione Muscolatura liscia Vista Secrezione ghiandole esocrine STRESS CRONICO: IPERSTIMOLAZIONE DEGLI ORGANI E ANSIA SOMATIZZATA, con conseguente dispendio di energia e riduzione quindi della performance (oltre che per una conseguente riduzione dell’attenzione e concentrazione)

38 A parità di stimoli stressogeni, la risposta è strettamente individuale poiché dipende dalla personalità dell’atleta- paziente (convinzioni, pensieri, aspettative, STRUTTURA DI PERSONALITA’) e dalle esperienze precedenti. Un ruolo determinante è giocato dalla percezione del soggetto della controllabilità o incontrollabilità della situazione. Minore è la possibilità di controllo, maggiore è la risposta ansiosa del soggetto, seppur non tutti gli stimoli potenzialmente stressogeni possono essere eliminati. Obiettivo: aumentare la percezione di avere la capacità di gestire- controllare la sensazione e la situazione (tecniche di rilassamento del mental training che aumentano le risorse soggettive)

39 POSSIBILI REAZIONI ANSIA ECCESSIVA: il sé è percepito come vulnerabile; la prestazione mette a repentaglio la propria immagine; la situazione è vissuta come una minaccia e imprevedibile ma che DEVE andare bene; DEPRESSIONE: scarsa-bassa autostima; necessitare di uno sforzo troppo grande per lui; ritenere di non essere troppo preparato; se la prova va male, farla coincidere con il proprio non –valore e fallimento; depressione reattiva: tristezza, disperazione, impotenza come conseguenze della scarsa autostima. ANSIA ADEGUATA: visione positiva di sé; buon controllo della situazione; preparazione adeguata; il risultato non dipende solo da lui; non si sente minato nella sua immagine. Valutazione con la HAMILTON ANXIETY RATING SCALE

40 TRATTI DI PERSONALITA’ E SPORT I tratti di personalità sono modi soggettivi e costanti di rapportarsi a sé stessi al mondo esterno. JUNG: la persona è un compromesso tra l’individuo e la società. E’ ciò che uno appare. Due atteggiamenti: INTROVERSIONE- ESTROVERSIONE Quattro funzioni psichiche: pensiero, intuizione, sentimento, sensazione.

41 GLI OTTO TIPI PSICOLOGICI E LO SPORT ATLETA INTROVERSOATLETA ESTROVERSO PENSATORE: convinto delle sue idee e presunta superiorità. Spesso incostante. Egocentrico. O brillante vittorie o pronto al ritiro. (ossessivo) PENSATORE: pratico, concreto, ma spesso intransigente, mancando di empatia e quindi con difficoltà di inserimento in squadra. SENTIMENTALE: le emozioni sono nascoste ma ben gestite; ha buone qualità sportive ma si lascia vincere dalle emozioni. SENTIMENTALE: comprensivo, socievole ma influenzabile; può avere difficoltà a prendere decisioni autonome in competizioni importanti. SENSITIVO: concentrato su di sé, si mostra capriccioso; reazioni scollegate dalla realtà; incostante nei risultati. SENSITIVO: obiettivo, realista ma sempre alla ricerca di nuove emozioni. Costante. INTUITIVO: genialità e talento. (isterico) INTUITIVO: predilige terreni conosciuti in cui si sente sicuro. Determinato.

42 OBIETTIVO: PERSONALITA’ CREATIVA Forti interessi e motivazioni Costanza e impegno nel portare a termine le cose Grinta per sostenere le proprie idee Tolleranza per il disordine, incertezza, insicurezza transitori Critica costruttiva Ottimismo di fondo Scarso timore di stare solo Apertura per le nuove esperienze

43 TECNICHE DI RILASSAMENTO All’opposto dell’eccessivo stato di attivazione generato dall’ansia, con le diverse tecniche di rilassamento si arriva al raggiungimento delle seguenti reazioni: Fisiologiche: Alterazione iponoide dello stato di coscienza Rallentamento frequenza respiratoria e cardiaca Normalizzazione pressione arteriosa Normalizzazione sudorazione e dilatazione pupilla Normalizzazione tono della muscolatura liscia Regolazione funzionamento di apparati, organi e ormoni Riduzione consumo ossigeno Stato di benessere fisico e psichico

44 Psichiche Sensazione di tranquillità e benessere Autocontrollo Controllo delle emozioni Equilibrio psico-fisico Miglioramento attenzione e concentrazione

45 Perché il rilassamento incide positivamente sull’autostima: Libera la mente Rafforza l’essere presente a noi stessi aumentando la consapevolezza delle nostre capacità, di tutto ciò che di buono si muove dentro di noi. Ri-equilibra mente e corpo Aumenta la perseveranza Aumenta il pensiero positivo

46 TRAINING ALLA TECNICA Le tecniche di rilassamento (T.A e rilassamento progressivo di Jacobson) rappresentano il punto di partenza per un qualsiasi tipo di lavoro psicologico sull’atleta-paziente che partono dal presupposto dell’esistenza dell’unità mente-corpo. La più conosciuta e utilizzata (come tecnica terapeutica vera e propria) in ambito clinico e non solo è il TRAINING AUTOGENO DI SCHULTZ le cui caratteristiche e leggi di base ci permetteranno di comprendere il funzionamento del rilassamento e la sua importanza. Le leggi che lo governano, spiegano inoltre il funzionamento e l’efficacia del M.T.

47 TIPI DI TECNICHE Fisioterapiche: sono un esempio i massaggi; correggono movimenti e posture; Fisiologiche (es: Jacobson): imparare a prendere coscienza delle sensazioni in seguito a contrazione e decontrazione; Psicoterapeutiche: si lavora sull’unità somato-psichica in cui il rilassamento non diventa il fine (o non solo. Ognuno ha i suoi tempi) ma il mezzo per raggiungere il benessere globale. Questo succede perché la distensione non rilassa solo i muscoli ma agisce anche sul sistema nervoso.

48 CONCETTI CHIAVE CARATTERISTICHE METODO IDEOPLASIA E PRINCIPIO IDEOMOTORIO IMMAGINE EFFICACE COMMUTAZIONE AUTOGENA

49 CARATTERISTICHE DEL METODO DEFINIZIONE: è un metodo di autodistensione da concentrazione psichica (passiva) che consente di ottenere una serie di modificazioni sia somatiche che psichiche attraverso la commutazione autogena. ELEMENTI: Training ovvero apprendimento graduale (12-6 incontri) di una sequenza di esercizi; Autogeno: che si genera da sé; Concentrazione psichica passiva ma applicazione cosciente e consapevole del metodo; stato iponoide della coscienza. Vera differenza rispetto alle tecniche ipnotiche. Dialogo interno BISOGNA LASCIARE AL CORPO IL TEMPO PER RIACQUISTARE IL SUO EQUILIBRIO.

50 Le modificazioni che si otterranno progressivamente, interesseranno: lo stato di coscienza, il tono muscolare, il sistema circolatorio, l’attività cardiaca e polmonare ed infine il sistema neurovegetativo, esattamente nell’ordine che viene proposto. Le FASI (induzioni) del T.A nel ciclo inferiore sono infatti: PESO (fondamentale) CALORE(fondamentale) CUORE RESPIRO (insegnare anche alla respirazione diaframmatica) PLESSO SOLARE FRONTE FRESCA

51 La fase iniziale della MESSA IN CONDIZIONE è tra le più importanti. Principale obiettivo è la necessità di trovare un metodo personale per LIBERARE LA MENTE DA OGNI IDEA PENSIERO E PREOCCUPAZIONE, affinché la persona si possa mettere all’ascolto delle sensazioni che spontaneamente andranno a manifestarsi nel suo corpo. RACCOMANDAZIONI: Ambiente (per l’atleta capacità di adattarsi a contesti diversi) Postura Abbigliamento Chiusura e ripresa

52 IDEOPLASIA E PRINCIPIO IDEOMOTORIO “Come è possibile che in corrispondenza di una determinata formula, di un’immagine contemplata passivamente con la mente, avvengano reali cambiamenti fisiologici”? E’ importante spiegare il concetto di IDEOPLASIA di Forel, attraverso la comprensione della LEGGE IDEOMOTORIA di Carpenter secondo la quale: “la percezione o le rappresentazioni mentali di un movimento provocano degli impulsi motori che sono rilevabili…” (Neuroni a specchio?)

53 IDEOPLASIA ovvero formazione attraverso l’idea, afferma che: “l’immagine può determinare degli effetti non solo sui movimenti ma anche su tutte le funzioni vegetative (attraverso inoltre il fenomeno della generalizzazione). DIVENTIAMO CIO’ CHE CONTEMPLIAMO Quanto descritto da Carpenter è realizzabile in quanto nel nostro SNC sono depositati i “programmi” dei movimenti che intendiamo compiere.

54 Quali prove? Biofeedback Esperimento con il pendolo di Barkow Per dimostrare la possibilità di trasmettere impulsi motori indipendentemente dalla volontà ma solo attraverso una rappresentazione (immagine o pensiero). Cosa si dimostra? Il pensiero puro agisce su processi somatici Tutte le persone presentano azioni involontarie Le reazioni che si svolgono inconsapevolmente possono però essere modificate dalla concentrazione psichica

55 Tradotto nello sport, significa che: il “ripasso mentale” dei movimenti in uno stato di profonda distensione e concentrazione passiva è in grado di preparare l’atleta all’esecuzione ottimale del movimento stesso”. AZIONE=IMMAGINE=RICORDO come effetti IMMAGINE=PERCEZIONE per il carattere concreto Le immagini e i ricordi quindi hanno la stessa capacità di innescare la reazione di attivazione emozionale.

56 L’immagine, per essere efficace, deve essere: Vivida; Controllabile; Preferibilmente polisensoriale; Corretta, ovvero la più aderente a un modello reale; Capacità di “entrare nell’immagine”

57 Legge psicofisica di Hoffman: la regolazione del tono della muscolatura volontaria, quella del sistema neurovegetativo e quella della timopsiche sono tra esse interdipendenti; al variare di una, corrisponde la variazione anche delle altre due. Immaginarsi o rap-presentare mentalmente qualcosa (rappresentare vuol dire richiamare di nuovo al presente) diventa allora un riattivare le tracce mnestiche di questo qualcosa, diventa porre nuovamente davanti a sé, un ripresentare concretamente a sé stessi la pregressa percezione.

58 ESPERIENZA PRATICA DI ADDESTRAMENTO AL TRAINING RILASSAMENTO DI VOGT

59 “La logica ti porterà da A a B, l’immaginazione ti può portare dappertutto” “Non sono felice perché vinco. Vinco perché sono felice” GRAZIE DELL’ATTENZIONE!!!

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