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PSICODIAGNOSTICA (anno 2011 – 2012)

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Presentazione sul tema: "PSICODIAGNOSTICA (anno 2011 – 2012)"— Transcript della presentazione:

1 PSICODIAGNOSTICA (anno 2011 – 2012)
Giuseppe Vivaldelli

2 Il modello di riferimento è quello psicoanalitico cioè una teoria comprensiva e dinamica della personalità che permette di accostare, secondo un valido costrutto, i processi mentali. Giuseppe Vivaldelli

3 Le teorie psicodinamiche hanno dato un contributo notevole all’evoluzione del concetto di personalità considerata in relazione alle varie tendenze che sono in equilibrio instabile, per cui il comportamento è il risultato di interazioni di disposizioni diverse spesso in conflitto Giuseppe Vivaldelli

4 La Psicologia psicodinamica ha come competenza specifica quella di comprendere il soggetto nella sua individualità e di aiutarlo a risolvere in maniera più adeguata i disagi e i problemi derivanti dalla sua difficoltà nell’armonizzare bisogni, desideri del mondo interno ed adattamento al mondo esterno. Giuseppe Vivaldelli

5 Il modello psicodiamico è:
Un approccio alla diagnosi e alla terapia caratterizzato da un modo di pensare: rispetto al paziente, rispetto al terapeuta, e comprende: il conflitto inconscio, le carenze e distorsioni delle strutture intrapsichiche, le relazioni oggettuali interne. Giuseppe Vivaldelli

6 Lo schema teorico di riferimento comprende quattro aree di derivazione psicoanalitica:
la Psicologia dell’Io, derivata dalla teoria psicoanalitica classica di Freud; la Teoria delle relazioni oggettuali, (Klein, Winnicott, Kernberg e Balint); la Psicologia del Sé, fondata da Kohut; la Teoria dell’attaccamento, di Bowlby Giuseppe Vivaldelli

7 Prima di S. Freud, si pensava che il comportamento dell’individuo fosse sotto il controllo delle sue facoltà coscienti e razionali. Freud ha sovvertito questa concezione: egli paragona la personalità umana ad un iceberg, di cui solo la parte superficiale è visibile. L’uomo nella concezione freudiana, è un essere in continua tensione verso il soddisfacimento dei propri impulsi Giuseppe Vivaldelli

8 -Il sistema topografico
La psiche è costituita da: Inconscio: sede dei desideri, pulsioni inaccettabili e ripugnanti dal punto di vista morale Preconscio: pensieri e ricordi accessibili ma che si attivano in maniera inconsapevole o con uno sforzo cosciente (avere sulla punta della lingua) Conscio: stato di consapevolezza opera attraverso il pensiero logico e il linguaggio Giuseppe Vivaldelli

9 Nell’ambito della psicologia psicodinamica lo studio dello sviluppo del bambino e della formazione della personalità poggia su alcuni presupposti teorici: -Il sistema topografico di descrizione della psiche -Il modello strutturale di descrizione della mente -Tendenze libidiche e tendenze aggressive -Fasi dello sviluppo psicosessuale Giuseppe Vivaldelli

10 - Il modello strutturale
La pressione della realtà esterna (il desiderio non può essere soddisfatto immediatamente) porta una parte dell’ES a modificarsi. Ne deriva l’IO che regola i rapporti tra i desideri e la realtà esterna, impara ad aspettare, a tollerare l’attesa (principio di realtà) Successivamente si sviluppa il Super-IO attraverso l’interiorizzazione, dei valori e delle norme morali dei genitori prima e dell’ambiente sociale dopo. Il super io controlla e modifica gli istinti per renderli accettabili nell’ambiente esterno,

11 Giuseppe Vivaldelli

12 -Tendenze libidiche e aggressive
LIBIDO: energia vitale a carattere positivo e di determinazione del piacere, che si sviluppa e si articola nel corso del crescere di un bambino e caratterizza in modo differente i diversi periodi di vita del bambino AGGRESSIVITA’: energia vitale a carattere distruttivo tendente all’allontanamento; nell’aspetto positivo è autoaffermazione. Giuseppe Vivaldelli

13 Fasi dello sviluppo psicosessuale
Il primo stadio pulsionale(dalla nascita ai 18 mesi - stadio orale) è organizzato intorno alla funzione alimentare. La relazione che lega sin dall’inizio il bambino al seno della madre è determinata sia dalla necessità di soddisfare il bisogno di mangiare sia dalla necessità di soddisfare un piacere in sè che ha come zona erogena la bocca.

14 Fasi dello sviluppo psicosessuale
Con l’acquisizione del controllo sfinterico, inizia lo stadio anale (dai 18 mesi ai tre anni). Questa nuova acquisizione è un ulteriore passo verso l’individuazione, in quanto la defecazione, con il piacere associato di espellere o trattenere, diventa un atto che il bambino può controllare. Inoltre trattenere o lasciare andare le feci diventa espressione di controllo sul mondo esterno, per cui defecare assume il significato di dono o di ostilità. Giuseppe Vivaldelli

15 Fasi dello sviluppo psicosessuale
Il passaggio alla fase fallica (dai tre ai cinque anni) è caratterizzato dalle esperienze masturbatorie legate all’interesse per la zona genitale quale nuova zona erogena. L’interesse sia del maschio che della femmina per gli organi genitali produce un confronto che rende evidente l’esistenza di differenze anatomiche tra maschi e femmine (curiosità sessuali). Con il riconoscimento della propria identità di genere è facile osservare sia nel bambino che nella bambina un comportamento esibizionistico volto a richiamare l’attenzione su di sè. Giuseppe Vivaldelli

16 Fasi dello sviluppo psicosessuale
Nella fase edipica (quinto anno) il bambino presenta sentimenti d’amore per entrambi i genitori; tuttavia, il genitore del sesso opposto viene investito prevalentemente da cariche libidiche, mentre quello dello stesso sesso viene preso come modello di identificazione e percepito come rivale. L’eccitamento sessuale nei confronti del genitori del sesso opposto crea nel bambino forti sentimenti di colpa e la paura di essere punito dal genitore dello stesso sesso (angoscia di castrazione). In questo modo il bambino o la bambina rinuncia al genitore amato e si identifica con il genitore dello stesso sesso, superando il complesso edipico. Le dinamiche edipiche portano all’acquisizione del concetto della triangolarità: il bambino percepisce se stesso in contrapposizione alla coppia genitoriale. Giuseppe Vivaldelli

17 Fasi dello sviluppo psicosessuale
Alla fase edipica succede il periodo della latenza (dai 6 anni ai anni), caratterizzata da una tranquillità istintuale. Le pulsioni sessuali vengono in parte rimosse in parte sublimate (interesse per la scuola e per gli hobby) e sottoposte a formazioni reattive della moralità e vergogna. L’energia così liberata viene investita a livello sociale ed intellettuale; i bambini di entrambi i sessi sono impegnati a scuola e manifestano un certo piacere nell’apprendere.

18 Fasi dello sviluppo psicosessuale
La maturazione fisica puberale segna il passaggio alla fase genitale, caratterizzata dalla ricomparsa degli impulsi sessuali. In questa fase tutte le pulsioni parziali (orale, anale, fallica) si uniscono e confluiscono nella zona genitale non per il soddisfacimento ma per la procreazione. Non vi è più autoerotismo, come accadeva nella fase fallica, ma vi è la ricerca dell’oggetto sessuale. Tutto ciò conduce alla sessualità adulta

19 Il conflitto La teoria psicoanalitica colloca il conflitto al centro della vita psichica. L’individuo cerca di evitare il disagio e di acquisire una riduzione immediata della tensione. - Conflitto tra desideri e realtà esterna che produce angoscia, nella misura in cui l’ambiente esercita una funzione di controllo diretta a punire o reprimere l’espressione immediata della pulsione - Conflitto tra Io - Es - Super-io, quando vengono interiorizzate le norme e i precetti dei genitori. Tale conflitto produce ansia.

20 La persona che si comporta in modo difensivo cerca inconsciamente di:
I meccanismi di difesa Le difese hanno molte funzioni positive: agiscono per difendere il sè da una minaccia. La persona che si comporta in modo difensivo cerca inconsciamente di: - evitare e/o gestire l’angoscia per altre esperienze emotive disorganizzanti - mantenere l’autostima

21 per concludere….. - Le teorie freudiane hanno influenzato l’immagine di sé dell’uomo e della donna, hanno contribuito alla liberalizzazione dei costumi promuovendo un atteggiamento meno repressivo. - Tuttavia è stata oggetto di critiche del mondo scientifico e di chi si occupava di ricerca sperimentale in quanto derivava da osservazioni poco verificabili. - Negli anni 70 e 80 le nuove ricerche svolte nell’ambito della psicologia dello sviluppo condussero ad una revisione delle teorie sulla mente infantile e sugli stadi di sviluppo libidico. Si attuò anche una redifinizione delle motivazioni che spingono ad agire non più solo legate ad un modello di scarica pulsionale. - Le ricerche attuali nell’ambito delle neuroscienze stanno confermando l’esistenza di meccanismi cerebrali alla base dell’elaborazione mentale inconscia.

22 la valutazione psicologica comprende: una fase di osservazione;
Lo psicologo clinico lavora sul qui ed ora della relazione con il paziente, individua e riconosce gli aspetti teorici così come si manifestano e si organizzano nella persona che sta osservando, così la valutazione psicologica comprende: una fase di osservazione; una fase di somministrazione di test; -una restituzione al paziente del materiale elaborato con eventuale proposta di colloqui psicoterapeutici.

23 Lo psicologo clinico ed il paziente
Clinico: da un punto di vista etimologico, deriva dal greco kline, che significa “letto”. Era infatti usanza dell’antichità che il curante si sedesse accanto al letto del paziente ed ascoltasse dalla sua voce il racconto del sua stato. Questo significato etimologico allude alle funzioni fondamentali dello psicologo clinico di: ascolto, comprensione, aiuto.

24 Paziente: deriva etimologicamente dal latino patior che significa provare degli affetti, delle emozioni. E’ con questo significato di persona alle prese con affetti spesso penosi, poco integrabili o addirittura sconosciuti e neppur rappresentabili nettamente, che colorano il suo modo di vedere la realtà. All’interno di questo “ambiente” viene instaurata una situazione di: colloquio, osservazione, somministrazione di test.

25 Lo psicologo assume una distanza ottimale che da una parte gli permetta:
di essere empatico, intuitivo, capace di mettersi dal punto di vista dell’altro; ma nello stesso tempo: -di non confondersi -di non imporsi, -di lasciare uno spazio che lo mantenga sullo sfondo rispetto al paziente. Giuseppe Vivaldelli

26 Tutto ciò determina uno spazio transizionale che si costituisce evolutivamente nella relazione tra una madre sufficientemente buona e il suo bambino. Da questo “spazio transizionale” si originano: l’oggetto ed i fenomeni transizionali, il gioco, i simboli, le esperienze culturali, il pensiero, l’arte.

27 Il modo interno, “la realtà psichica interna”, e
Lo spazio transizionale è un’area intermedia di esperienza che si situa tra: Il modo interno, “la realtà psichica interna”, e “la realtà attuale esterna” (Winnicott, 1971)

28 Nello spazio transizionale ci si trova ad “essere in tre” in un gioco dinamico di tre entità differenziate: il simbolo (il pensiero), il simbolizzato (quello a cui si sta pensando), il soggetto che interpreta (il pensatore che genera i suoi pensieri e che interpreta i suoi propri simboli). Questo spazio tra simbolo e simbolizzato,mediato da un sé interpretante, è lo spazio dove siamo vivi come esseri umani, come opposto all’essere semplicemente: esseri che reagiscono per riflesso. Giuseppe Vivaldelli

29 L’UTILIZAZIONE DEI TEST
Il contesto clinico: si stabilisce una relazione tra due persone che trovano il loro significato: nell’esprimersi (paziente) nell’ascolto (psicologo) Questo avviene attraverso l’oggetto mediatore(test)

30 Oggetto mediatore: incontro tra il reale e
Oggetto mediatore: incontro tra il reale e l’immaginario, come in uno spazio transizionale che porta alla mentalizzazione. Il compito proposto dal test è un creare un contesto di realtà con cui confrontarsi, rispettando un’oggettività e le regole date alla consegna del test, permettendo però al soggetto di trovare soluzioni personali.

31 La modalità di applicazione richiede: - collaborazione -disponibilità -accettazione da parte del soggetto Perché si utilizzano i test? Per decodificare la richiesta e contestualizzare il disagio con perametri oggettivi.

32 La scelta della batteria di test:
finalità della consultazione, tipo di disturbo, età del soggetto, indirizzo teorico dello psicologo. Giuseppe Vivaldelli

33 Fasce di età di somministrazione:
dai 0 ai 3 anni di età 3 – 5 anni età scolare preadolescenza adolescenza età adulta Giuseppe Vivaldelli

34 Rorschach O.R.T. T.A.T. Blacky Picture C.A.T. ecc.
Test proiettivi: stimoli più o meno ambigui facilitano l’espressione del soggetto su tematiche personali, permettendo di individuare gli aspetti inconsci della personalità. Rorschach O.R.T. T.A.T. Blacky Picture C.A.T. ecc. Giuseppe Vivaldelli

35 W.A.I.S.-R ( dai 16 anni in poi)
I test intellettivi: sono una serie di prove verbali e non e valutano lo sviluppo intellettivo e le abilità cognitive. Permettono di ottenere informazioni su come il soggetto gestisce il “compito di realtà”, come ad es.: rispetto delle norme, adattamento al compito, fare un esame di realtà, attenzione, concentrazione. W.I.P.P.S.I. (dai 4 ai 6 anni) W.I.S.C. III (dai 6 ai 16 anni) W.A.I.S.-R ( dai 16 anni in poi) Giuseppe Vivaldelli

36 NELLA VALUTAZIONE CLINICA
la segnalazione: rappresenta il momento ed il motivo per il quale una persona si rivolge o viene riferita ad uno psicologo presso un servizio pubblico o privato, per qualche disturbo.

37 La segnalazione può essere:
diretta: quando è la persona stessa a rivolgersi al Servizio; indiretta: quando viene riferita da altri.

38 La segnalazione può essere per ragioni:
di tipo psicopatologico relative al funzionamento della mente(apprendimento, ecc.), Di tipo reattive (insonnia, irrequietezza, ecc.), Di tipo relazionale/affettivo(tristezza, aggressività, difficoltà relazionale), Di difficoltà nel rapporto col proprio corpo(anoressia, ecc.) Giuseppe Vivaldelli

39 LA CONSULTAZIONE PSICODIAGNOSTICA
E’ quel processo che si svolge tra uno psicologo ed un paziente che si è rivolto direttamente o venga inviato per qualche problema psicologico. Il suo scopo è prestare attenzione alla problematica psicologica che ha portato alla consultazione, inserendo tale problematica del paziente nella sua complessità, come portatore di sofferenza. Giuseppe Vivaldelli

40 La sua finalità è di giungere ad un profilo che approfondisca e metta in relazione il sintomo o il problema con: Le istanze della personalità(Es,Io,Super-Io), gli aspetti e le modalità più sanamente adattive con i tratti psicopatologici, le forze progressive con le spinte regressive, che descriva le caratteristiche generali del quadro, differenziando gli aspetti più stabili e consolidati da ciò che si connota come transitorio e reattivo.

41 E’ importante che il paziente possa cogliere la specificità della situazione di consultazione come un incontro in cui il capire è un processo tra lo psicologo con il paziente attraverso l’interazione, lo scambio e la relazione. Giuseppe Vivaldelli

42 La consultazione psicodiagnostica si sviluppa in tre fasi:
La fase preliminare: comprende la segnalazione ed il primo approccio al paziente; La fase centrale: comprende l’approfondimento della personalità del paziente attraverso il colloquio clinico e l’eventuale somministrazione di test; La fase conclusiva: consiste in una breve sintesi di quanto emerso durante la consultazione, stabilendo delle connessioni, un bilancio clinico, una diagnosi ed una restituzione al paziente. Giuseppe Vivaldelli

43 IL COLLOQUIO Riguarda il vissuto che il paziente ha del suo problema, le soluzioni che immagina, il posto che assegna a sé stesso all’interno della sua persona e della sua vita.

44 durante il colloquio si approfondirà:
L’immagine di sé, Le figure significative con cui ha avuto a che fare durante l’arco di vita, I momenti di separazione, Il rapporto con sé e gli altri, Le abitudini, gli interessi, il lavoro, il tempo libero, Le fantasie( paure, desideri, capacità di distinguere tra realtà interna e esterna), Come il soggetto sia capace a progettarsi nel futuro, Approfondire la storia personale del soggetto. Giuseppe Vivaldelli

45 LA DIAGNOSI La valutazione diagnostica del materiale raccolto costituisce un momento di riflessione e di sintesi in cui all’empatia della relazione si sostituisce il pensiero dell’operatore che usa le sue capacità di analisi e sintesi, le conoscenze teoriche e l’abilità clinica, per ricostruire il paziente in una dimensione psicologica.

46 PROFILO PER LA VALUTAZIONE CLINICA
1- Invio 2- Modo di venuta 3- Primissimo contatto, presentazione e aspetto fisico del paziente, impressioni iniziali del terapeuta 4- Motivo della consultazione 5- Dati anamnestici, modo in cui emergono nel colloquio 6- Problemi o sintomi centrali

47 7- La relazione terapeuta/paziente nel contesto del colloquio 8- I momenti significativi del colloquio 9- E’ possibile una comprensione dinamica del materiale emerso nel/nei colloquio/i? 10- ipotesi diagnostica strutturale: -funzionalità dell’Io -organizzazione pulsionale: libido, aggressività -organizzazione difensiva -il registro relazionale -valutazione del tessuto socio-ambientale -ipotesi eventuali sulle zone conflittuali maggiori Giuseppe Vivaldelli

48 11- Obiettivi terapeutici “calibrati” su: richiesta, motivazione, bisogno(personale, familiare, istituzionale), valutazione globale delle possibilità del paziente 12- Indicazione e articolazione della stesura del programma terapeutico 13- Comunicazione conclusiva al paziente e sua risposta. Giuseppe Vivaldelli


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