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Storia del pensiero economico contemporaneo

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Presentazione sul tema: "Storia del pensiero economico contemporaneo"— Transcript della presentazione:

1 Storia del pensiero economico contemporaneo
Roberto Romani a.a

2 Piano del corso  1. John Maynard Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936). Contesto storico: la depressione degli anni trenta. Tema principale: l’equilibrio di disoccupazione. Tema secondario: la politica fiscale. 2. La crescita dell’economia mondiale, Contesto storico: gli accordi di Bretton Woods e il GATT. Tema principale: le democrazie ‘sociali’. Tema secondario: l’obiettivo della piena occupazione. 3. La sintesi neoclassica, Autori: Hicks, Modigliani, Samuelson. Tema principale: il modello IS-LM. Tema secondario: la croce keynesiana. 4. La politica economica dei presidenti Kennedy e Johnson, Contesto storico: la guerra alla povertà, i diritti delle minoranze, la guerra nel Vietnam. Tema principale: la curva di Phillips. Tema secondario: il prodotto nazionale lordo potenziale. 5. Il monetarismo di Milton Friedman. Contesto storico: l’opposizione alle politiche economiche espansive negli Stati Uniti. Tema principale: la teoria quantitativa della moneta. Tema secondario: l’interpretazione monetarista della depressione degli anni trenta. 6. La stagflazione, Contesto storico: l’abbandono del regime di Bretton Woods, l’aumento del prezzo del petrolio, le lotte operaie. Tema principale: la curva di Phillips con aspettative. Tema secondario: i modelli di ricerca. 7. La polemica antikeynesiana e la critica all’interventismo statale. Autori: Coase, Buchanan, Laffer, Bacon e Eltis. Tema principale: la curva di Laffer. Tema secondario: il teorema di Coase. 8. La politica economica liberista di Reagan e Thatcher, Autori: Lucas. Contesto storico: la perdita di competitività dell’industria statunitense, il declino britannico. Tema principale: le aspettative razionali. Tema secondario: politiche anticipate e non anticipate. 9. Teorie per lo sviluppo dei paesi arretrati, Contesto storico: la guerra fredda, l’azione delle agenzie internazionali. Tema principale: la politica di sostituzione delle importazioni. Tema secondario: il consenso di Washington.

3 John Maynard Keynes,

4 J. M. Keynes, Le conseguenze economiche della pace (1919), cap. 2.
[Prima della guerra ] l’Europa era socialmente ed economicamente organizzata in modo da permettere la massima accumulazione di capitale […] Una gran parte del reddito di nuova formazione veniva a cadere sotto il controllo della classe che meno era incline a consumarlo. […] Era precisamente la ineguaglianza di distribuzione della ricchezza che rendeva possibili quelle vaste accumulazioni di ricchezza fissa e di crescita dei capitali che contraddistinguono quel periodo da ogni altro. […] Lo sviluppo di questo rimarchevole sistema dipendeva da un doppio inganno. Da un lato le classi lavoratrici accettavano, per ignoranza o per impotenza, o erano costrette, persuase o indotte dal costume, dalla convenzione o dall’autorità ad accettare una situazione per la quale esse potevano chiamare propria una ben piccola parte della torta che esse stesse e la natura e i capitalisti aveano cooperato a produrre. Dall’altro lato era consentito ai capitalisti di considerare propria la miglior parte della torta ed essi erano teoricamente liberi di consumarla, nella tacita, sottintesa condizione che in pratica ne avrebbero consumato una ben piccola porzione. Il dovere di risparmiare divenne celebrata virtù e l’ingrandimento della torta oggetto di vera religione. […] Ma non era cosa naturale, per una popolazione della quale solo una piccola parte godeva gli agi della vita, accumulare così largamente. La guerra ha rivelato a tutti la possibilità del consumo immediato ed a molti la vanità dell’astinenza. Così l’inganno è rivelato; le classi lavoratrici possono non essere più disposte a così larghe rinunce e le classi risparmiatrici, non più fiduciose nel futuro, possono aver voglia di godere in modo più completo la loro libertà di consumo fin quando essa duri, precipitando così l’ora della sua confisca.

5 John Maynard Keynes, lettera pubblica a Roosevelt, dicembre 1933
   Lei si è eretto a fiduciario di coloro che, in ogni paese, cercano di guarire i mali della nostra situazione mediante un esperimento ragionato nel quadro del sistema sociale esistente. Se lei non riesce, il progresso razionale risulterà gravemente pregiudicato in tutto il mondo, lasciando ortodossia e rivoluzione a combatterlo. Ma se riesce, metodi nuovi e più arditi saranno sperimentati dovunque, e noi potremo datare il primo capitolo di una nuova era economica dal suo avvento al potere.

6 J. M. Keynes, Teoria generale
I sistemi moderni di stato autoritario sembrano risolvere il problema della disoccupazione a scapito dell’efficienza e della libertà. È certo che il mondo non tollererà ancora per molto tempo la disoccupazione che, salvo brevi intervalli di eccitazione, è associata – e, a mio parere, inevitabilmente associata – con l’individualismo capitalista d’oggigiorno. Ma può essere possibile, mediante una corretta analisi del problema, guarire la malattia pur conservando l’efficienza e la libertà.

7 Keynes: la ‘socializzazione’ del capitale
Keynes, Teoria generale, cap. 24. … sembra improbabile che l’influenza della politica bancaria sul saggio di interesse sarà sufficiente da sé sola a determinare un ritmo ottimo di investimento. Ritengo perciò che una socializzazione di una certa ampiezza dell’investimento si dimostrerà l’unico mezzo per farci avvicinare alla piena occupazione [...] Ma oltre a questo non si vede nessun’altra necessità di un sistema di socialismo di stato che abbracci la maggior parte della vita economica della collettività. Non è importante che lo stato si assuma la proprietà degli strumenti di produzione. Se lo stato è in grado di determinare l’ammontare complessivo delle risorse destinate ad accrescere gli strumenti di produzione e il saggio base di remunerazione per coloro che le posseggono, esso avrà compiuto tutto quanto è necessario. Inoltre le necessarie misure di socializzazione possono essere applicate gradatamente e senza introdurre una soluzione di continuità nelle tradizioni generali della società. … Mentre quindi l’allargamento delle funzioni di governo, richiesto dal compito di equilibrare l’una all’altro la propensione al consumo e l’incentivo ad investire, sarebbe sembrato ad un pubblicista del diciannovesimo secolo o ad un finanziere americano contemporaneo una orribile usurpazione ai danni dell’individualismo, io lo difendo, al contrario, sia come l’unico mezzo attuabile per evitare la distruzione completa delle forme economiche esistenti, sia come la condizione di un funzionamento soddisfacente dell’iniziativa individuale.

8 Modello IS-LM, John Hicks, 1937

9 Samuelson, ‘croce keynesiana’

10 Il keynesismo e l’intervento pubblico: economisti e politici
Gli studiosi di economia sono sempre più concordi nel ritenere che l’attuale sistema sia tale da permetterci – mediante politiche fiscali e monetarie appropriate – di evitare lo spreco di risorse connesso alla disoccupazione di massa, e di poterlo fare in vari modi alternativi, così da garantirci quasi ogni modello di soddisfazione dei bisogni ci aggradi (…) Se la gente preferisce beni di consumo privati ai lavori pubblici, allora possiamo combattere la disoccupazione tagliando le tasse piuttosto che aumentando le costruzioni pubbliche (…) oppure aumentando i trasferimenti del welfare (…) Il punto è che mediante una serie di tali differenti azioni, lo spreco su larga scala di risorse economiche può essere evitato, e la sola politica appropriata da seguirsi è quella che genera la configurazione della produzione che un popolo democratico vuole. Paul Samuelson, 1953 Si è verificata una rivoluzione nel substrato intellettuale che regola le decisioni di politica macroeconomica negli Stati Uniti (…) Vi è un ampio consenso sul fatto che un sistema economico in regolare sviluppo, in stato di piena occupazione, non solo è desiderabile, ma anche raggiungibile; che le autorità governative fiscali e monetarie possono contribuire in modo sensibile a raggiungere piena occupazione, sviluppo equilibrato e stabilità dei prezzi (…) Le fobìe riguardanti le spese pubbliche, i deficit di bilancio e il debito pubblico interno, che angustiarono la politica economica statunitense per molti anni, sono state ampiamente superate o dimenticate. James Tobin, 1966 The problems of fiscal and monetary policies in the sixties as opposed to the kinds of problems we faced in the thirties demand subtle challenges for which technical answers, not political answers, must be provided … How can we make our free economy work at full capacity? … Governments prepared to face technical problems without ideological preconceptions can coordinate the elements of a national economy and bring about growth and prosperity. John F. Kennedy, Yale University speech, 1962    … so, will you join in the battle to give every citizen the full equality which God enjoins and the law requires, whatever his belief, or race, or the color of his skin? Will you join in the battle to give every citizen an escape from the crushing weight of poverty? … Will you join in the battle to build the “Great Society”, to prove that our material progress is only the foundation on which we will build a richer life of mind and spirit? … We have the power to shape the civilization that we want. Lyndon B. Johnson, Great Society speech, 1964 Public measures can head off recessions before they start ... Our tools of economic policy are much better tools than existed a generation ago. Lyndon B. Johnson, Annual message to the Congress, 1965

11 La curva di Phillips

12 I modelli econometrici

13 Il prodotto nazionale lordo potenziale

14

15 Friedman sulle crisi Non sono a conoscenza di alcuna grande depressione, in qualunque paese e in qualunque periodo, che non sia stata accompagnata da un netto declino nello stock di moneta, e, allo stesso modo, di alcun netto declino nello stock di moneta che non sia stato accompagnato da una severa depressione. I think the government solution to a problem is usually as bad as the problem and very often makes the problem worse.

16 La curva di Phillips ‘impazzisce’

17 Friedman sulla new economics
“Credo che gli economisti negli anni recenti abbiano arrecato gravi danni – alla società in generale e alle discipline economiche in particolare – pretendendo risultati superiori alle reali possibilità. Abbiamo incoraggiato i politici a fare promesse infondate, abbiamo indotto aspettative irrealistiche nella collettività, e abbiamo suscitato il generale malcontento, pur avendo sotto gli occhi risultati non disprezzabili, perché questi non raggiungevano la terra promessa degli economisti” (1972).

18 FRIEDMAN CONTRO LE BANCHE CENTRALI
La FED ha causato la Grande Depressione contraendo la quantita’ di moneta in circolazione di un terzo, fra 1929 e 1933. La moneta è un tema troppo serio per essere lasciato ai banchieri centrali [indipendenti dal parlamento]. Un sistema che dà un così grande potere discrezionale a pochi uomini [i banchieri centrali] è un cattivo sistema. E lo è soprattutto per chi crede nella liberta’, in quanto tale enorme potere non è sottoposto ad alcun controllo democratico.

19 La crisi degli anni settanta

20 La stagflazione negli Stati Uniti

21 La curva di Laffer, 1974

22 Il problema dell’Inghilterra secondo Bacon e Eltis, 1976

23 La crescita della spesa pubblica

24 La crescita della spesa sociale, paese per paese

25 La velocità di circolazione della moneta

26 La funzione di domanda di moneta di Friedman, infatti, escludeva che il saggio di interesse influenzasse in modo significativo il volume di moneta (in termini reali) che gli agenti scelgono di detenere. Ma, contrariamente alle previsioni monetariste, la riduzione del saggio di interesse avvenuta nel 2008 e 2009 ha abbassato nettamente il valore di V. Tale diminuzione ridusse gli effetti della politica monetaria espansiva, determinando una situazione di ‘trappola della liquidità’.

27 J. M. Buchanan e altri, The consequences of Mr Keynes: An analysis of the misuse of economic theory for political profiteering, Londra, Institute of Economic Affairs, 1978, p. 16. ‘Keynes era un elitista, che operava sulla base di presupposti che un suo biografo ha chiamato “i presupposti di Harvey Road” – ossia la politica del governo, e quella economica in particolare, sarebbe stata realizzata da un gruppo relativamente piccolo di persone sagge e illuminate. Keynes non considerò l’applicazione delle sue raccomandazioni di politica economica al contesto democratico conemporaneo – in cui il governo è tentato di cedere alle pressioni dei gruppi per mantenere il potere o per ritornarvi. Invece, egli inconsciamente assunse, nonostante l’esperienza storica, che il piccolo gruppo di uomini illuminati che conducono la politica economica tende sempre ad agire in accordo con ‘l’interesse pubblico’, anche quando questo può essere in contrasto con le pressioni che vengono dai collegi elettorali o da altri interessi organizzati’. [Harvey Road era la via di Cambridge in cui c’era l’abitazione di famiglia dei Keynes. Anche il padre di John Maynard era economista e insegnava a Cambridge.]

28 La reazione anti-keynesiana e liberista: i politici
Non è stata la gente a creare questo disastro nell’economia; è stato il governo federale. Ha speso troppo e regolato troppo. Non è riuscito a fornire servizi senza eccedere i redditi tratti dalle tasse. Nei 34 anni intercorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, il governo federale ha speso 448 miliardi più della somma raccolta – 448 miliardi ottenuti stampando moneta, il che ha reso ogni dollaro che guadagnate di sempre minore valore. … La chiave per riguadagnare la salute dell’economia è il taglio delle tasse. Allo stesso tempo, dobbiamo eliminare gli sprechi del bilancio federale. Ronald Reagan, 13 novembre 1979 La visione governativa dell’economia può essere riassunta così: se qualcosa si muove, tassala; se continua a muoversi, regolala; e se si ferma, sussidiala. Ronald Reagan, 1986 Imputano i problemi alla società. Ma la società di fatto non esiste. Ci sono individui e famiglie. E nessun governo può fare nulla se non attraverso le persone, e le persone devono badare a se stesse prima di tutto. Il nostro dovere èbadare a se stessi, e poi, in secondo luogo, ai nostri vicini. Margaret Thatcher, 1987


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