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Sofferenza psichica e pedagogia

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Presentazione sul tema: "Sofferenza psichica e pedagogia"— Transcript della presentazione:

1 Sofferenza psichica e pedagogia
Alcuni concetti Modulo di Pedagogia Clinica Prof.ssa Paolina Mulè (Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale Facoltà di Scienze Politiche)

2 Il rapporto Psiche Corpo

3 Il corpo, attraverso il malessere fisico, può rappresentare una sofferenza psichica (Si pensi alle drammatizzazioni isteriche). Le nuove sofferenze dell’anima mostrano oggi la perdita della capacità di interiorizzare le esperienze e della narrazione.

4 Julia Kristeva analizza la sofferenza psichica affermando che “essa lo attacca nel corpo - egli somatizza”. Foucault: “la psiche si è progressivamente identificata con il corpo malato e danneggiato”.

5 Le patologie emergenti oggi
I disturbi d’ansia, la bulimia e la anoressia. Queste patologie hanno in comune la traduzione corporea del malessere: il senso di soffocamento tipico dell’attacco di panico ; la repressione delle tensioni istintuali e dei bisogni e desideri corporei propria dei disturbi alimentari e della depressione

6 Isteria : patologia presente nelle diverse epoche storiche
I sintomi dell’isteria risalgono ad iscrizioni presenti in due papiri: Quello di Kahun del 1900 a.C. - Quello di Ebers del 1600 a C. In quest’ultimo vengono rinvenuti i sintomi tradizionali dell’isteria che riguardano: 1) crisi tonico-clonica; 2) soffocamento e morte imminete.

7 La medicina egizia interpreta la patologia isterica come derivata da problematiche dell’utero. Si legge che: “Tale utero, se inquieto, tenderebbe a spostarsi e a vagare nel corpo, alla ricerca di quiete, abbandonando la propria sede naturale”.

8 Si parla di ‘malinconia uterina’
Si parla di ‘malinconia uterina’. Platone nel Timeo afferma che “l’utero è triste e infelice quando non si unisce al maschio e non dà origine alla prole”. Dello stesso parere sono Aristotele e Ippocrate.

9 Stretto collegamento tra patologia isterica e inadeguatezza della vita sessuale o frustrazione amorosa ed erotica. Galeno sposterà il centro della riflessione sulla patologia dall’utero alla vagina e alla clitoride.

10 Nel Medioevo La chiesa contribuì a dare un significato diverso all’isteria che si incarnava nelle donne considerate streghe: donne possedute dal demonio e pazze. Ecco perché l’esorcista e l’inquisitore sono le figure che si devono occupare di questo problema e non il medico. Si praticarono così interrogatori, supplizi, fuoco del rogo alle donne considerate isteriche.

11 Nel ‘600 e ‘700 Sono presenti in Europa diverse istituzioni asilari , in cui si trovano donne affette da isteria che rappresentavano anche sul piano sociale una classe specifica perché si trovavano mendicanti, prostitute, donne pazze con bambini, vedove e delinquenti. Si ricorda in Francia la Salpêtrière, clinica diretta per molti anni da Esquirol e Charcot.

12 Nell’800 Si analizza la sofferenza psichica in maniera diversa rispetto alle epoche precedenti, tanto più che si parla di due grandi patologie psichiche di genere: La nevrastenia (neurastenia) per i maschi; L’isteria per le donne.

13 Le donne affette non sono solo, sul piano della classe sociale, le diseredate, ma anche chi vive in famiglie agiate. Queste donne saranno curate nelle loro case dai medici, oppure anche negli studi privati. Freud analizzerà quanto detto nel testo Studi sull’isteria ( ).

14 Avanza l’idea che per l’isterica non sembra tanto importante la realizzazione del desiderio, quanto la sua capacità di risvegliare il desiderio dell’altro. E ancora, Freud approfondirà questa patologia collegandola alle problematiche del sogno.

15 Sul piano strettamente pratico- terapeutico, si sperimenta il modello ipnotico-descrittivo, attraverso il quale l’isteria è concepita come la sintesi o l’insieme dei diversi disturbi magnetici.

16 - Mesner ritiene che l’isteria è la sonnolenza dei centri superiori a generare la predominanza di quelli inferiori. - Esquirol parla di istero-epilessia.

17 - Charcot attribuisce un significato diverso dell’isteria, scaturito quando praticando l’ipnosi alle pazienti nota di poter indurre la crisi isterica. Pertanto, l’origine dell’isteria non è fisiologica, nell’utero o altrove, ma da una determinante psichica.

18 Charcot parla di una patologia reattiva rispetto a un trauma che può essere di natura sessuale, ma anche di altro genere. Si tratta anche di soggetti incapaci di sintesi delle esperienze emozionali, proprio perché prigionieri di idee fisse, concepite come riproposizione dell’evento traumatico.

19 Egli ritiene inoltre che l’ipnosi non può risolvere la patologia isterica perché il paziente è totalmente passivo ed inconsapevole. Ecco che comincia a proporsi un altro metodo terapeutico che fa leva sulla partecipazione del paziente stimolando la riflessione cognitiva sulla propria esperienza patologica.

20 Il metodo integrato tra le varie discipline si diffonde sempre più, in quanto si riflette sulla perdita del Sé, ma anche sulla possessione, sul legame tra dimensione femminile e pazzia.

21 Si tratta perciò del modello psicoanalitico che s’intreccia con quello pedagogico e, in particolare, di pedagogia speciale per esaminare le esperienze interumane piuttosto che l’aspetto prettamente clinico-terapeutico.

22 Juliet Mitchell propone una prospettiva che permette di ripensare l’isteria alla luce del rapporto tra fratelli e sorelle, superando così i modelli recenti della psicoanalisi, fondati sulla diade originaria madre-bambino.

23 Dopo le Guerre Mondiali la terminologia connessa all’isteria non si utilizzò con la diffusione di nuovi casi di patologia. Si preferì utilizzare espressioni come: nevrosi da stress, nevrosi da esplosione, nevrosi da paura.

24 La definitiva eliminazione formale del termine isteria si preciserà nel manuale DSM-III con la dissoluzione totale della patologia stessa. L’isteria, attraverso le varie crisi, è stata anche identificata con le crisi convulsive di certe forme di epilessia.

25 Per Freud, nell’epilessia la vita psichica è coartata da una malattia, ma quando l’epilessia è di carattere affettivo, il disturbo rappresenta l’espressione più autentica dello psichismo.

26 L’epilessia di carattere affettivo, per Freud, sarebbe un modo peculiare di lasciare la parola al proprio psichismo attraverso il linguaggio del corpo.

27 DALLA CENTRALITÀ DEL CONFLITTO ALLE PATOLOGIE DELL’IDENTITÀ Il CONFLITTO rappresenta il discrimine tra normalità e patologia.

28 Psicosi: patologie gravi in cui il conflitto non era elemento centrale, così come avveniva nei soggetti con nevrosi.

29 Freud parlava di conflitti fondamentali tra la tensione a realizzare le proprie istanze e i desideri soggettivi e il bisogno di compiacere le aspettative altrui per essere amati e accettati. L’errore e la colpa collegata con la punizione, diventavano centrali nei sogni dei vari pazienti.

30 Fobie: paure non originate da un’esperienza traumatica, né oggettivamente giustificabili. Con il passare del tempo muta anche la concezione della sessualità che non è più tradizionale, ma esprime una modalità comunicativa nuova tra uomo e donna.

31 Il rapporto di coppia è mutato perciò nel tempo in vista dell’autonomia delle donne che lavorando hanno nuovi bisogni e aspettative rispetto alla realizzazione di sé nel privato e nella vita affettiva.

32 Parità tra uomo e donna nell’istanza di fusionalità amorosa.

33 Nascono nuove paure legate a quella di ‘mostrare agli altri come siamo realmente’ con debolezze, limiti, imperfezioni, anche in taluni casi, persone non particolarmente belle, non giovani, non ricche e non di successo.

34 Gli uomini e le donne hanno disponibilità e competenze specifiche come la cura e la sollecitudine per gli affetti e la realizzazione professionale.

35 Le questioni del nostro tempo: - Vergogna di perdere tempo - Mostrare la propria fragilità

36 Dal sintomo focale alle patologie dell’identità

37 Nel tempo si afferma l’idea che il conflitto non sia più il discrimine tra normalità e patologia, che così si ripensa sia dal punto di vista antropologico che storico, a causa delle patologie psichiche socialmente indotte.

38 Le patologie psichiche vengono infatti definite tramite la categoria della fragilità dell’identità. Si manifesta sempre più per la omologazione delle persone a un gruppo dei pari o ad una persona.

39 La patologia psichica grave è psicosi.
La patologia psichica meno grave non è definita più nevrosi, ma attiene ai disturbi di personalità.

40 La differenza tra disturbi clinici (presenti nel Manuale DSM-IV) e quelli di personalità.
I disturbi di personalità si riferiscono ad aspetti disfunzionali, patologici, della mente e del modo di essere nel mondo.

41 Le patologie psichiche di natura clinica hanno sintomi che vanno interpretati
Nell’ambito delle nevrosi, il sintomo è preposto a nascondere perciò un conflitto interiorizzato e invisibile, che attraverso la terapia si dovrebbe svelare. Nell’ambito della psicosi, il sintomo viene utilizzato come una sorta di anestetico relazionale. Il sintomo è cioè teso a impedire l’espressione della sofferenza o della difficoltà.

42 L’autismo, come malattia precoce, manifesta sintomi con funzione anestetizzante.
Si pensi a quando un soggetto autistico imprime movimenti rotatori a un oggetto e si erde nel rimirare il vortice che si produce

43 Il sintomo, nei disturbi psichici gravi inficia la relazione ed è un mezzo consolatorio per reiterare la patologia . Nel disturbo di personalità il sintomo coincide con la problematica eziopatogenetica.

44 Meccanismi di difesa: la scissione e l’adesività.
La scissione che permette di suddividere rigidamente le persone in buone e cattive L’adesività riguarda la capacità di aderire agli aspetti superficiali dell’altro, escludendo l’interazione reale che comprende anche quella tra mondi interni.

45 La personalità è considerata come l’insieme della tensione tra temperamento e carattere.
Il Temperamento riguarda elementi di natura innata, ossia legati a fattori genetici o costituzionali.

46 Il Carattere che si origina dalle interazioni primarie con le figure parentali presenti in contesti di cultura micro e macrogruppali. Kernberg, massimo studioso, della personalità, sostiene che il temperamento è legato anche all’intensità e alla soglia di attivazione della risposta a determinati stimoli.

47 Il termine carattere si deve perciò utilizzare per riferirsi agli aspetti soggettivi dell’Io (le funzioni dell’Io), concepiti come integrazione dell’immagine di sé e di quella delle persone di riferimento affettivo.

48 La personalità si costituisce anche in relazione alla capacità di interiorizzare dinamicamente i pattern comportamentali e gli affetti che li definiscono, integrando affetti positivi e negativi. La personalità risulta tanto più adeguata quanto più il soggetto è depositario di un’identità forte.

49 Il soggetto borderlaine tende a stabilire relazioni caotiche e confusive, connotate da estrema dipendenza ma anche da esperienze di abbandono , che si manifestano con la ricerca ripetuta di relazioni umane volte a colmare il senso di vuoto.

50 L’idea di personalità fa capo a tre aspetti:
1) essi riguardano il modo nel quale si vivono e agiscono le emozioni 2) il modo con il quale ci si rapporta al mondo 3) il modo con il quale ci si rappresenta sia il mondo che se stessi. La personalità di ciascun individuo si fonda su un modo particolare di intrecciare questi aspetti.

51 La personalità Si modifica , nel tempo, a causa di cambiamenti legati al ciclo di vita, ma deve anche modularsi nell’adattamento ai differenti contesti .

52 Differenza tra il nevrotico e la persona con disturbo di personalità:
Il nevrotico: è capace di prendere le distanze dalla propria sofferenza e di dichiararle guerra. La persona con disturbo di personalità , rispetto ai propri sintomi, non prova a riconoscerli come segno di patologia, ma li esalta come riprova di salute mentale.

53 Il disturbo borderline è una patologie più difficili da curare sia sul piano farmacologico che con un trattamento relazionale. I soggetti affetti vengono diagnosticati come bipolari: disturbo dell’umore connotato dall’alternarsi di opposte tensioni, depressive e maniacali che originano una oscillazione del modo di pensare se stessi e gli altri.

54 I soggetti affetti da patologia borderline mostrano una ricerca insaziabile di oggetti e persona ‘da consumare’ e il senso incolmabile di vuoto.

55 La causa: impossibilità di soddisfare il proprio bisogno relazionale di conferma, privilegiando il consumo e la quantità piuttosto che la qualità dei rapporti umani.

56 Essa si evidenzia nella seconda infanzia o nell’adolescenza tramite l’emergere di problematiche relazionali significative e una distorsione della realtà unita ad una eccessiva ansia, ad una tendenza all’impulsività e ad un’alterazione più o meno importante dello sviluppo.

57 Uno dei tratti salienti del soggetto borderline adolescente è la comparsa di paure abbandoniche molto intense, che egli tenta con ogni mezzo di evitare.

58 Cinque tipologie di segni della patologia:
1) paura esasperata della separazione e dell’abbandono, per evitare questo i soggetti sono disposti a tutto, mettendo in atto comportamenti paradossali. L’abbandono può essere sia fantastico che reale. Quando è fantastico il vissuto è talmente intenso che finisce per risultare distruttivo (come un abbandono reale).

59 2) alternanza tra svalutazione e idealizzazione dell’altro che determina rapporti di instabilità e di conflittualità (il soggetto mostra fragilità dell’immagine di sé, fino alla distorsione e frammentazione).

60 3) Carattere impulsivo, che si evidenzia nella compulsione a comprare beni inutili, spendendo oltre le proprie possibilità, ma anche nel vivere rapporti sessuali numerosi, promiscui, nel bere molto, nel dipendere da sostanze stupefacenti, dal cibo (bulimia), nel mettere in atti comportamenti spericolati.

61 4)Aggressività e la coazione a distruggere che assumono specifica rilevanza, ma anche ad assumere comportamenti autolesivi fino ad arrivare al ricovero.

62 5) Cambiamenti di umore: irritabilità e ansia si alternano frequentemente con la tristezza. Di fronte a situazioni ansiogeni possono comparire talvolta anche sintomi dissociativi e sentimenti paranoici.

63 Analisi: osservare la famiglia che non riesce a gestire le difficoltà dei singoli membri tanto che si trovano spesso comportamenti violenti e costrizioni particolari non necessariamente di natura fisica.

64 Presenza del senso di colpa che diventa in questi casi il collante relazionale, in alternanza con il continuo tentativo di fuggire.

65 I soggetto affetti da questa patologia, nel loro vissuto, hanno spesso fatto i conti con gravi perdite di legami o di contesti; di lutti veri e propri o anche di abusi sessuali consumati all’interno della famiglia e poi nascosti fino alla negazione dell’esperienza.

66 Come intervenire attraverso l’educazione Fondamentale diventa educare questi soggetti al senso della propria limitatezza.

67 Lavorare sulla immagine di sé, anche perché è stato appurato che non è possibile porre una diagnosi certa prima dei 18 anni. Ciò implica che il comportamento borderline può essere considerato come reversibile quanto più bassa è l’età.

68 Pertanto, è importante: - modificare il contesto da cui si origina la patologia; - offrire ai bambini e agli adolescenti modelli di comportamenti credibili (con l’alternarsi di esperienze buone e cattive, integrandole in un unico progetti di vita dei singoli soggetti-persona).


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