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I parametri vitali nel paziente anziano

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Presentazione sul tema: "I parametri vitali nel paziente anziano"— Transcript della presentazione:

1 I parametri vitali nel paziente anziano
Pressione arteriosa Diuresi e incontinenza Eliminazione Anemia e respirazione

2 Pressione arteriosa Caratteristica degli anziani è l’ipertensione sistolica isolata, che si presenta con una pressione sistolica > di 160 mmHg associata ad una diastolica < di 90 mmHg. È stato dimostrato che la pressione differenziale è un indicatore migliore dell’aumento del rischio di accidenti come: ictus, infarto, scompenso card.. Una meta analisi ha dimostrato una correlazione inversa tra mortalità e pressione arteriosa diastolica. ( Stassen et altri)

3 Definizione Classificazioni della Ipertensione Arteriosa (IA) (WHO-ISH) (JNC-VI). Non prevedono nessun criterio di differenzazione per età. Anche in età avanzata il cut-off per la diagnosi di ipertensione è di 140/90 mmHg. La mortalità cardiovascolare più bassa si ha per valori di diastolica di 86 mmHg.

4 La misurazione nell’anziano
GAP ASCOLTATORIO: è caratterizzato, durante la deflazione del bracciale dello sfigmomanometro, dalla normale comparsa di toni di Korotkoff, che però poi scompaiono prima del raggiungimento della pressione diastolica, per ripresentarsi a valori inferiori. Si può incorrere alla sottostima dei valori sistolici o alla sovrastima di quelli di diastolica.

5 PSEUDOIPERTENSIONE: marcata sovrastima della pressione sistolica con metodo indiretto contro il metodo diretto o cruento. Utilizzo del metodo cruento da diagnosi di certezza. Ma non può essere usato di routine. SEGNO di OSLER: positivo quando gonfiando il manicotto del bracciale dello sfigmomanometro al di sopra del valore di pressione sistolica l’arteria radiale risulta ancora palpabile, come un cordoncino, anche se non pulsante.

6 RICERCA DELL’IPOTENSIONE ORTOSTATICA
Negli anziani è essenziale eseguire la misurazione dopo 1,2,5 minuti di ortostatismo Recenti studi hanno confermato che l’ipotensione ortostatica sia diastolica che sistolica è un segno prognostico negativo nella popolazione anziana. La terapia antipertensiva sembra non influenzare significativamente il rischio di sviluppare tale condizione.

7 Terapia e gestione infermieristica
L’obiettivo della terapia antipertensiva nei pazienti anziani è il raggiungimento di valori almeno inferiori a 140/90 mmHg. Richiedere al paziente di tenere un diario per controllare i valori nel tempo. Non saltare mai la terapia. Nella maggior parte dei casi far assumere la terapia di mattina e non la sera.

8 Farmaco Indicazioni Controindicazioni Effetti collaterali B-bloccanti Carvedilolo dilatrend Atenololo tenormin Angina Pregresso infarto tachiaritmie Blocco A-V 2° o 3° Asma BPCO Diabete non controllato Bradicardia Freddo alle estremità Ace-inibitori Captopril capoten Enalapril enapren Lisinopril zestril Scompenso cardiaco Insuff. e/o ipertrofia ventr sx Iperkaliemia Stenosi bilaterale arterie renali Tosse Insuff renale Calcio antagonisti Amlopidina norvasc Lercanidipina cardiovasc Nifedipina adalat Ipertensione sistolica Edemi declivi Cefalea Stipsi Scompenso card. Diuretici Ipertensione sist. Gotta Alterazioni elettrolitiche Ipotensione ortost.

9 Diuresi e incontinenza
L’alta prevalenza d’incontinenza urinaria (IU) nella popolazione anziana rende poco realistico l’approccio diagnostico terapeutico utilizzato in altre classi d’età. Nella recente letteratura viene proposto un approccio alle IU in due tempi: Una valutazione di base Una valutazione di secondo livello Identificazione dei pazienti con IU Valutazione di base dei pazienti identificati Riconoscimento delle condizioni che necessitano di una valutazione di secondo livello

10 Identificazione dei pazienti incontinenti
Porre domande dirette (es.le capita di bagnarsi?) a tutti i pazienti anziani residenti a domicilio senza deficit cognitivi; in presenza di deficit cognitivi informazioni attendibili possono essere ottenute dai familiari. Osservare il comportamento minzionale o le perdite nei reparti di degenza o nelle residenze sanitarie assistite. Identificare i pazienti con catetere a dimora o con pannoloni e valutare la presenza di appropriate indicazioni all’uso cronico di questo dispositivo.

11 La valutazione di base È basata sull’accertamento L’esame obiettivo
La valutazione del residuo post minzionale (RPM) L’esame urine Escludere patologie associate che modificano la prognosi Identificare la presenza di cause di IU transitoria Porre una diagnosi presuntiva del tipo di IU transitoria in base alla quale iniziare il trattamento Identificare i pazienti che necessitano di una valutazione di secondo livello.

12 Principali cause di incontinenza transitoria
condizioni che interessano le basse vie urinarie effetto di farmaci aumento produzione di urina disabilità o mancanza di volontà nell’uso del gabinetto

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14 Residuo PostMinzionale
Deve essere misurato entro 5 minuti dalla minzione valori < 50 ml sono considerati normali valori > 200 ml sono considerati patologici valori intermedi richiedono il giudizio clinico per interpretarne il significato. La misurazione può essere fatta con cateterismo intermittente o con ecografia. La cateterizzazione è controindicata nei maschi con sospetta importante ostruzione al flusso per rischio di infezioni. Spesso deve essere fatta + di una valutazione I RISULTATI POSSONO ESSERE INFLUENZATI: DAL GRADO DI STIMOLO AVVERTITO DAL PAZIENTE SE L’AMBIENTE NON E’ CONFORTEVOLE SE IL CATETERE E’ RIMOSSO TROPPO PRESTO.

15 Test del colpo di tosse È fondamentale nella donna per orientare la diagnosi. A vescica ragionevolmente piena (almeno 200 ml), si invita la donna( rilassata e in posizione supina) a compiere un colpo di tosse singolo e vigoroso. La perdita che avviene simultaneamente al colpo di tosse indica: IU DA SFORZO. La perdita che si prolunga o inizia dopo il colpo di tosse indica che più probabilmente siamo in presenza di: IU DA URGENZA

16 Eliminazione la gestione della costipazione negli anziani
Il termine costipazione si riferisce alla difficoltà. O allo sforzo, nella defecazione e alla presenza di evacuazioni non frequenti per un periodo di tempo prolungato. È stato osservato che le definizioni di costipazione dei pazienti enfatizzano i sintomi come il dolore e lo sforzo piuttosto che la frequenza.

17 Fisiopatologia La costipazione viene classificata come:
primaria ( inadeguato apporto di fibre, disidratazione, ridotta mobilità, trattenimento dell’evacuazione, ridotto tono muscolare) secondaria ( patologie, terapie farmacologiche)

18 Fattori associati alla costipazione
Costipazione indotta dagli oppiodi ostruzione gastrointestinale costipazione da rallentato transito disfunzione del pavimento pelvico sindrome del colon irritabile fattori come la perdita della privacy, mancanza di servizi igienici, dipendenza dagli altri possono esacerbare la costipazione.

19 Fattori di rischio Assunzione di liquidi. Dieta. Mobilità. Ambiente. Il ristagno di feci, in particolare nelle persone anziane e confuse. È importante rilevare che il ristagno di feci può presentarsi come pseudodiarrea.

20 Gestione corrente Interventi non farmacologici: massaggi, attività fisica. Interventi non lassativi: crusca, datteri, prugne, fibre, liquidi. Lassativi: agenti formanti massa h lassativi osmotici ,5-3 h h ammorbidenti fecali h lassativi stimolanti h clisteri evacuanti supposte.

21 Valutazione del paziente
Sintomi: nausea e vomito, sforzo durante la defec., evacuazioni non frequenti, dolore rettale, dolore addominale, feci dure. Valutare la bocca auscultare l’addome distensione addominale. Palpare l’addome. Esplorazione rettale

22 prevenzione Educazione del paziente dieta e assunzione di liquidi
esercizio abitudini intestinali efficaci servizi igienici

23 gestione Costipazione acuta costipazione cronica
scelta del trattamento costipazione indotta dagli oppiodi uso di rettoclisi e supposte ristagno fecale.

24 diarrea Acuta e cronica

25 fisiopatologia Emissioni di feci superiore a 200 g/die in un regime dietetico povero di fibre. Feci poco formate o liquide. Diarrea osmotica diarrea secretoria diarrea essudativa alterazioni della motilità intestinale riduzione della motilità intestinale.

26 Anamnesi La diarrea deve essere distinta dall’incontinenza fecale, dalla melena, da variazioni di formato delle feci. Un decorso acuto e improvviso, spesso con nausea, vomito e febbre, è tipico delle infezioni virali e batteriche. Un decorso più lungo (>4 settimane) è più indicativo di malassorbimento, malattia infiammatoria intestinale, alterazioni endocrine o metaboliche, abuso di lassativi. La presenza di feci untuose e maleodoranti è indice di malassorbimento lipidico. Il fecaloma può causare diarrea apparente perché soltanto i liquidi riescono oltrepassare l’ostruzione.

27 Dispnea Cardiopatia: Si manifesta in ordine di gravità come dispnea da sforzo, ortopnea, dispnea parossistica notturna, dispnea a riposo. Malattie ostruttive delle vie aeree: Dispnea acuta con difficoltà all’inspirio indica un ostruzione delle vie alte Dispnea intermittente acuta accompagnata da sibili espiratori suggerisce un ostruzione intratoracica asmatica. Una tosse cronica con espettorazione è tipica della bronchite cronica

28 Anemia e Dispnea Anemia acuta è quasi sempre dovuta a perdite ematiche. Un anemia a esordio meno acuto di grado moderato si associa ad astenia, perdita di forze, dispnea e tachicardia. Anemia normocitica normocromica Anemia microcitica o macrocitica. Sideropenia, deficit di folati, deficit di vitamina B12,


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