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Presentazione sul tema: "stanno non tanto nelle difficoltà finanziarie,"— Transcript della presentazione:

1 stanno non tanto nelle difficoltà finanziarie,
Oggi la COMUNICAZIONE rappresenta oltre il 50% dei problemi di un’efficace gestione aziendale. E’ il fattore critico della strategia d’impresa.           Le ragioni del fallimento di molte operazioni di M & A (merger and acquisition) nel mondo, stanno non tanto nelle difficoltà finanziarie, quanto nella disattenzione verso i problemi di comunicazione .

2 IL SILENZIO E’ PREPARAZIONE ALL’ASCOLTO.
Nelle check lists di diagnosi e autodiagnosi delle capacità dei manager,compaiono ormai da tempo ai primi posti le doti di motivare, del comunicare dell’ integrare le differenze. Ma un manager e un leader non potranno comunicare se non sapranno   IL SILENZIO E’ PREPARAZIONE ALL’ASCOLTO. Seneca affermava che l’uomo deve servirsi più spesso delle orecchie (due) che della lingua (una). ascoltare

3 Tra SILERE e TACERE vi è una netta distinzione da fare
Tra SILERE e TACERE vi è una netta distinzione da fare. Silere corrisponde all’affermazione del silenzio, Tacere alla negazione del suono. C’è un rapporto tra ascolto e silenzio e non solo perché in un dialogo al diritto della parola corrisponde un obbligo di tacere, per rispettare il proprio turno, ma anche perché la condizione di silenzio, permette di ritrovare una percezione di sè stessi e del mondo che ci circonda, più precisamente di: ascoltare

4 Tra le doti di un moderno capo, riteniamo debba essere messa in evidenza una grande capacità di ascolto. L’ascolto è la risorsa centrale a cui un manager con responsabilità deve fare ricorso se vuole operare con gli altri uomini, insieme alle altre risorse. Anche i responsabili di Aziende sono oggi in un certo senso costretti a sviluppare particolari capacità di ascolto di una realtà in continuo cambiamento. La conoscenza del passato, l’analisi dell’esperienza non sono più sufficienti ad affrontare e risolvere i problemi.

5 Fino a qualche tempo fa le diverse imprese erano spesso caratterizzate dalla presenza di un nucleo culturale e professionale forte, che faceva da traino e da punto di riferimento. Oggi, la popolazione d’impresa è molto frastagliata e non esistono più, generalmente, strati professionali e culturali di riferimento. E’come se nell’impresa operassero diverse famiglie o gruppi di interesse che rendono le risorse umane frammentate e spesso occupate a negoziare tra loro e tra un gruppo e l’altro. Si tratta proprio di una rivoluzione culturale che ha modificato atteggiamenti e comportamenti.

6 Prima il futuro era sempre figlio del passato;
Oggi il futuro non è quasi mai figlio del passato e tanto meno del presente. Perchè:   discontinuità, rottura continua degli schemi, cambiamenti professionali, eventi imprevedibili.   Conseguenza: sono caduti, per esempio, il concetto di fedeltà e quello che suddivideva la vita in tre fasi: prima si studia, poi si lavora, poi si va in pensione. Oggi queste parentesi nel ciclo della vita di una persona si intrecciano costantemente tra loro.

7 Così come la fedeltà un tempo costituiva segnale di grande affidabilità e prestigio, poter affermare di aver trascorso 30 anni della propria vita presso l’azienda X o Y, era considerato un titolo di merito. Oggi non è più così, vi è molta più mobilità sia professionale che aziendale. Al punto che i selezionatori di personale, privilegiano di più una carriera “trasversale” e ricca di esperienze, piuttosto che un eccessivo attaccamento alla stessa “poltrona”/azienda. Secondo questa cultura il lavoro è un progetto personale e professionale per cui valga la pena di battersi, spesso di durata intermittente. Ciò ha a che vedere con aspetti di: Identità Realizzazione di sé Motivazione Soddisfazione

8 Innovazioni nel mondo del lavoro
1.  Internazionalizzazione del mercato del lavoro. Mercato unico, libertà di circolazione di professionalità e persone a caccia delle migliori opportunità; 2.  Formazione delle persone. “Dottori senza posto”. Oggi il mercato premia la formazione, lauree brevi, specialistiche, master post-laurea; 3. Trasformazione del concetto di professionalità. Oggi non basta più un sapere verticale e specialistico, emerge sempre più una concezione di sapere trasversale, centrato sulla capacità di risolvere dei problemi (problem solving) e sull’utilizzo multidisciplinare di conoscenze complesse; 4.  Lavoro indipendente. C’è una forte spinta a mettersi in proprio, ad avere un proprio progetto imprenditoriale da realizzare. Investe tutti i settori e assume le forme più fantasiose nella creazione d’impresa; 5. Profonda trasformazione nel modo di lavorare. Nelle organizzazioni mutano i ruoli e l’organizzazione del lavoro. Crescono nelle aziende le figure di manager – imprenditori, si sviluppa l’imprenditorialità interna all’azienda, accompagnata da politiche di raggiungimento della qualità totale; 6. Nuova concezione della carriera che ha sempre meno a che fare con il “carrierismo” e lo “yuppismo” tipici degli anni ottanta. Al mito dell’individualismo opportunistico si sta sempre più sostituendo una nuova etica professionale, che unisce in sè l’ideologia del “fare le cose bene” con il massimo interesse per tutti.

9 Il Responsabile delle Risorse Umane si trova nel cuore della strategia ed ancora di più il gestore. Quest’ultimo, infatti, deve saper ascoltare coloro che deve gestire, deve coglierne le domane e le attese, deve anche anticiparne i bisogni, offrendo loro una prospettiva credibile. Non basta più il consenso, occorre anche una compartecipazione del potere.

10 Si è capito che per soddisfare il Cliente esterno è necessario soddisfare prima i clienti interni che rivestono un’importanza cruciale.   MARKETING INTERNO Non è possibile tenere una visione omogenea e compatta di tutto il personale che porterebbe a fornire un servizio standardizzato, rispondente più alle esigenze di chi lo fornisce che a quelle di chi lo riceve. E’ sempre più necessario “segmentare” il personale. Le politiche del personale non possono essere una variabile indipendente del sistema in evoluzione, ma devono supportare adeguatamente gli obiettivi dell’impresa. Si passa da un modello che privilegia la gestione del personale sui grossi numeri a uno in cui diviene altrettanto importante la qualità della singola risorsa.

11 Il Marketing Interno si propone di integrare il ruolo del dipendente con quello di cliente. Con il termine internal marketing possiamo intendere un insieme di azioni rivolte al mercato interno, atte a migliorare il clima inter relazionale e organizzativo, sviluppando la partecipazione attiva di ogni singolo lavoratore. L’azienda scambia i suoi prodotti (informazioni, incentivi, formazione ecc.) per ottenere coinvolgimento, spinta down-up, affezione, imprenditorialità interna, maggiore produttività, flessibilità, innovazione. Ascoltare le diverse culture del lavoro e le diverse aspettative delle diverse popolazioni aziendali è il nuovo compito dei vertici aziendali. Ogni iniziativa “venduta” sul mercato interno tendente a soddisfare bisogni sia generalizzati, sia specifici della propria popolazione aziendale, ricava senza strumenti coercitivi il massimo dell’efficienza e di efficacia dalle proprie risorse.

12 COMUNICARE SIGNIFICA METTERE QUALCOSA IN COMUNE CON QUALCUNO, ENTRARE IN RELAZIONE CON QUALCUNO, CONDIVIDERE QUALCOSA CON QUALCUNO. Implica in vai pregiudiziale una capacità di ascolto, solo in seguito alla quale si potrà davvero comunicare. Imprese e Organizzazioni sono passate dal silenzio alla comunicazione. All’impresa “muta” si è sostituita l’impresa parlante. Dal finanziere sfinge al finanziere di “carta”. Non esiste strategia senza comunicazione, non esiste strategia se non è comunicata. Un prodotto esiste oggi in quanto è comunicato.

13 Oggi il 50% delle attività di un’impresa appartiene al regno della comunicazione. L’impresa esiste in quanto comunica, all’interno e all’esterno. Secondo Charles Handy (studioso irlandese dei comportamenti organizzativi aziendali), un’impresa è come un quadrifoglio. Alla prima foglia appartiene il nocciolo duro dell’impresa, i suoi dipendenti, che rappresentano il principale patrimonio aziendale, l’asset su cui costruire i successi. Alla seconda foglia appartiene la catena dei fornitori, specializzati in precise operazioni e forniture. La loro presenza permette all’impresa di dedicare il suo tempo e le sue risorse alla progettazione e alla definizione degli obiettivi strategici. Alla terza foglia, appartengono i collaboratori flessibili che entrano nel gioco produttivo a seconda delle necessità e fanno parte del circuito delle professionalità temporanee. La quarta foglia è rappresentata dai clienti esterni all’impresa. 

14 David Bernstein (uomo d’affari britannico e autore di diversi libri sull’immagine aziendale), ha per convenzione ridotto le possibilità di comunicazione a una ruota, il cui mozzo rappresenta l’impresa, il cerchione le diverse categorie di pubblico o target da coinvolgere. Nella parte intermedia vi sono i canali o i mezzi di comunicazione. Vi possono essere almeno 9 tipi di pubblico per 9 possibili canali di comunicazione: 81 possibili combinazioni quindi tra medium e audience. 9 tipi di pubblico: interno, locale, gruppi di influenza, settore commerciale, governo, i media, settore finanziario, clienti, grande pubblico. 9 canali : il prodotto, la corrispondenza, le pubbliche relazioni, la presentazione personale, la presentazione informale, la letteratura, il punto vendita, i media permanenti, la pubblicità. 

15 Il principale peccato del Management è il peccato di omissione nella comunicazione.
In materia di comunicazione non bisogna mai dare nulla per scontato. Una comunicazione buona significa prestazioni migliori, meno equivoci e maggiore soddisfazione sul lavoro. Non può esserci partecipazione senza una buona comunicazione. Le imprese con una buona comunicazione interna ottengono buono risultati anche all’esterno. E’ alla comunicazione in senso lato che è affidato il compito di propagare la cultura d’impresa. NON C’E’ MAI UNA SECONDA VOLTA PER DARE LA PRIMA IMPRESSIONE

16 I riti e i cerimoniali d’impresa possono essere predisposti a seconda delle diverse fasi del ciclo di vita dell’azienda e dei dipendenti coinvolti.    Vi sono così :     i riti di passaggio (reclutamento, assunzione di nuovi ruoli, passaggi di carriera e responsabilità); i riti di degradazione (licenziamenti, sostituzioni);   di esaltazione (dell’identità, del potere, del valore sociale aziendale); i riti di rinnovamento (come ad es. ristrutturazioni, cambiamenti organizzativi, trasformazioni azionarie); di ricomposizione di conflitti; di integrazione; e così via. La cultura d’impresa è l’insieme dei valori, dei riti e dei miti che caratterizzano e ne costituiscono il tratto distintivo. 

17 “Savoir, faire, savoir faire, savoir faire faire et faire savoir”
L’immagine aziendale , fatta di mille simboli e sfumature, può essere divisa in prima istanza tra immagine attesa e immagine percepita. Posizionamento di immagine: 1.  dei prodotti (strategia di brand o brand company) 2.  del gruppo (corporate image) 3.  dei suoi leader. Ogni strategia va declinata sulla base di questa scelta di fondo, anche se ognuno di questi filoni può essere utilizzato in modo integrato insieme agli altri e non in alternativa.

18 La Comunicazione Interna risponde a 4 dimensioni:
Ø comprensione, viene favorita da una comunicazione di tipo informativo intorno ai compiti da svolgere facilitando la comprensione e l’integrazione del saper fare aziendale. Es. manuali, guide di lavoro ecc.; Ø  circolazione, far circolare le informazioni agevolando e coordinando i flussi informativi. Ciò migliora le relazioni interpersonali, inter organizzative e sviluppa la creatività; Ø  confronto, ogni individuo, quando entra nell’impresa ha bisogno di posizionarsi, desidera capire quali sono le opportunità che gli vengono offerte; Ø  coesione, essa crea identità e punti di riferimento comuni e favorisce il funzionamento dell’organizzazione. L’impresa si regge sull’azione collettiva, che è necessaria per l’efficacia organizzativa. Non vi è azione collettiva senza valori e obiettivi condivisi.


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