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NOZIONI ELEMENTARI DI TRAUMATOLOGIA E

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Presentazione sul tema: "NOZIONI ELEMENTARI DI TRAUMATOLOGIA E"— Transcript della presentazione:

1 NOZIONI ELEMENTARI DI TRAUMATOLOGIA E
F.I.P. – F.I.R. Dott. Guido Marcangeli NOZIONI ELEMENTARI DI TRAUMATOLOGIA E PRONTO SOCCORSO

2 FATTORI DI PREVENZIONE
METODOLOGIA IGIENE SPORTIVA STILE DI VITA ALIMENTAZIONE ABBIGLIAMENTO IMPIANTISTICA ASPETTO MEDICO-LEGALE SUPPORTI MEDICI CORSI DI AGGIORNAMENTO

3 TRAUMA Rottura di tessuto, con liberazione di istamina e serotonina, fase algesica e vasodilatazione, edema, infiammazione (rubor-dolor-calor). Primo intervento : P. - PROTECTION R. – REST I. - ICE C. – COMPRESSION E. – ELEVATION

4 RIABILITAZIONE ALLENAMENTO – GARA – TRAUMA – GUARIGIONE CLINICA - …………….- ALLENAMENTO – GARA Fondamentale è il concetto di RIEDUCAZIONE FUNZIONALE, GUARIGIONE FUNZIONALE. L’ arto dopo guarigione clinica ha perso i benefici e gli adattamenti dati dall’allenamento. Si ha perdita di : mobilita’-forza-resistenza-velocità-calcificazione-propriocettività. “Ci si mette più tempo a guarire che a farsi male !”

5 TRAUMI ACUTI : alla base vi è un macrotrauma intenso, unico, evidente.
FERITE-EMORRAGIE-CONTUSIONI-DISTORSIONI-FRATTURE-ELONGAZIONI-STIRAMENTI-STRAPPI. Importante un immediato primo intervento volto spesso a produrre vasocostrizione in risposta alla vasodilatazione ed edema. CRONICI : alla base vi sono tanti microtraumi ripetuti (patologie da sovraccarico funzionale). TENDINITI-LOMBALGIE-PUBALGIE-TIBIALE ANTERIORE-OSTEOCONDROSI-CONDROPATIE-FRATTURE DA STRESS. Importante una ANAMNESI accurata volta a scoprire le cause, i cambiamenti (nell’allenamento, nella morfologia,nell’abbigliamento,nei terreni).

6 FERITE Si definisce ferita una lesione della cute con o senza interessamento dei tessuti sottostanti ( muscoli, tendini,vasi, ecc……..)

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8 IN CASO DI FERITA Che cosa fare Che cosa non fare
Lavare la zona circostante la ferita Disinfettare attorno alla ferita Mettere una compressa sterile Fare una fasciatura non compressiva Che cosa non fare Toccare la ferita con mani o oggetti sporchi Serrare troppo la fasciatura

9 EMORRAGIE La perdita di sangue da un vaso sanguigno a seguito di un evento traumatico o di una congenita fragilità o di una malattia vascolare degenerativa.

10 EMORRAGIE INTERNE - CHIUSE - ESTERIORIZZATE ESTERNE ARTERIOSE VENOSE

11 EMORRAGIE INTERNE Costituiscono sempre casi di estrema urgenza, per rottura di uno o più vasi di organi interni il sangue si versa e si raccoglie all’interno delle cavità stesse Chiuse (non segni esteriori ) Esteriorizzate ( attraverso orifizi naturali )

12 EMORRAGIE ESTERNE ARTERIOSE
CARATTERISTICHE Getto intermittente Sangue rosso vivo COMPORTAMENTO Ricercare il decorso dell’arteria Comprimere il decorso del vaso a monte dell’emorragia

13 EMORRAGIE ESTERNE Il soccorritore immediatamente deve essere in grado di: riconoscere la natura della perdita di sangue, attraverso l’analisi delle caratteristiche della perdita di sangue. Emorragia venosa medicazione modicamente compressiva attenzione a corpi estranei o abiti stretti adeguare la posizione favorendo il deflusso venoso

14 EMORRAGIE ESTERNE ARTERIOSE

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16 LESIONI DELL’APPARATO LOCOMOTORE
DISTORSIONI : Spostamento abnorme dei capi articolari in seguito ad un movimento forzato o traumatico. I capi articolari ritornano spontaneamente ed alla fine dell’evento traumatico nella loro sede

17 D.T.T. I GRADO : lesione del PAA II GRADO : LESIONE DI PAA e PC
III GRADO . LESIONE DI PAA, PC, PAP 85 % per inversione (adduzione, varismo, supinazione), 5 % per eversione, 10 % sindesmosi tibio-peroneale. Inversione per maggior lunghezza del malleolo peroneale, maggior robustezza del collaterale mediale (deltoideo, maggior frequenza di piede cavo supinato rispetto al piatto pronato. Eversione con frattura del malleolo esterno ed eventuale lesione del legamento deltoideo (strato supf. da malleolo int. a scafoide e da astragalo al legamento calcaneo-scafoideo inferiore e al processo laterale del calcagno; strato profondo dal malleolo interno all’astragalo con fascio anteriore e posteriore).

18 D.T.T. I STADIO : stiramento senza rottura dei legamenti
II STADIO : rottura parziale di legamento e capsula III STADIO : strappo completo dei legamenti

19 D.T.T. TRATTAMENTO : Controllo del versamento : l’entità dell’edema perimalleolare è riconducibile nel I grado alla rottura dell’a. peroneale e nel II grado di un suo terminale che attraversa la membrana interossea sopra il malleolo laterale. L’accumulo siero-ematico collassa il microcircolo flebo-linfatico e rallenta la diffusione dei nutrienti, con ischemia tessutale da compressione. PRICE nelle prime 48 ore.

20 D.T.T. Recupero articolare : mobilizzazione precoce prognosticamente favorevole nel I e II grado, con le fibre collagene del tessuto riparativo orientate lungo le linee di forza. Recupero funzionale : neuromuscolare, con rieducazione propriocettiva, potenziamento concentrico-eccentrico dei muscoli peroneali, tibiale anteriore, tibiale posteriore, tricipite surale

21 DISTORSIONE DI CHOPART
Interessata l’art. astragalo-scafoidea e calcaneo-cuboidea. Dolore intenso al medio piede, sensazione di perdita dei rapporti articolari. Edema , ecchimosi, appoggio molto difficile.

22 LESIONI CARTILAGINEE Direttamente correlate con frequenti traumi distorsivi. La cartilagine articolare della caviglia è molto più sottile di quella del ginocchio, e sottoposta a carichi elevati. La condropatia è suddivisa in acuta e cronica; nell’acuta si ha distacco condrale per trauma ad alto impatto; nella cronica la reiterazione del gesto causa sofferenza di un’area cartilaginea. Presenza di idrartro recidivante in atleti con numerosi episodi distorsivi, e atralgia.

23 GINNASTICA PROPRIOCETTIVA
La caviglia dà funzioni di bilanciamento, supporto e propulsione. Questi compiti sono associati a fattori fisici (allenamento e forza muscolare), e neuro-motori. La propriocettività della caviglia è garantita da impulsi sensoriali recepiti dai corpuscoli di pacini e Ruffini, organi muscolo-tendinei del Golgi, le terminazioni nervose libere., nelle articolazioni, capsula articolare, giunzione muscolo-tendinea (meccanocettori : deputati alla conversione di energia meccanica in impulso nervoso). L’attività motoria è espressione dell’elaborazione di informazioni sensoriali svolta a livello midollare e corticale, e che modula , con adattamenti continui, le risposte muscolari.

24 LESIONI DELL’APPARATO LOCOMOTORE
LUSSAZIONE : Spostamento abnorme dei capi articolari in seguito ad un movimento forzato o traumatico. I capi articolari NON ritornano spontaneamente nella loro sede; ne consegue la necessità di un intervento terapeutico ( RIDUZIONE )

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26 LESIONI DELL’APPARATO LOCOMOTORE
FRATTURE: rottura di un osso a seguito di un trauma C o m p o s t e S c o m p o s t e chiuse esposte C o m p l i c a t e

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30 Che cosa fare: Che cosa non fare: IN CASO DI FRATTURA
Immobilizzare correttamente solo in caso di eventuale trasporto d’urgenza in caso di frattura esposta coprire la ferita dominare l’emorragia Che cosa non fare: Spostare il ferito prima che sia immobilizzato Tentare di ridurre la frattura Pulire una ferita esposta Far rientrare la frattura esposta

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35 FRATTURA DELLA COLONNA VERTEBRALE
Va sospettata se: colpo violento al rachide violenti dolori impossibilità a muovere un arto paraestesia agli arti

36 IN CASO DI FRATTURA VERTEBRALE
Che cosa fare: Accertare lo stato di sensibilità di mani e piedi Identificare l’origine del dolore Se indispensabile muovere il traumatizzato solo con la tecnica corretta Che cosa non fare: Spostare il ferito da soli o prima di immobilizzarlo Flettere o ruotare il capo Piegare o ruotare la colonna

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41 TRAUMA CRANICO

42 TRAUMA CRANICO FATTORI FAVORENTI : SEGNI CLINICI :
caduta sulla testa/colpo in testa SEGNI CLINICI : stato di incoscienza anche momentaneo amnesia presenza di rinorragia e/o otorragia vomito a getto anisocoria delle pupille rallentamento dei movimenti stato di sopore

43 TRAUMI MUSCOLARI ELONGAZIONE : lesione di una bassa percentuale di fibre muscolari, dolore a piccola puntura, impotenza funzionale relativa. STIRAMENTO : lesione di una discreta percentuale di fibre, dolore breve e intenso, rumore di schiocco, impotenza funzionale relativa. STRAPPO : lesione di una buona percentuale di fibre, dolore acuto e fisso, impotenza funzionale assoluta. Primo intervento : R.I.C.E.

44 DISFUNZIONI MUSCOLARI
CONTRATTURA : blocco progressivo dell’attività muscolare spesso dovuto a fatica locale e perdita di Sali minerali, con dolore progressivamente crescente e rigidità muscolari, con impotenza funzionale da relativa ad assoluta. Primo intervento : massaggio-calore-allungamento.

45 DISFUNZIONI MUSCOLARI
CRAMPO MUSCOLARE : progressivo blocco della contrazione muscolare, dato da fatica locale e generale e sudorazione con abbondante perdita di sali minerali e dolore intenso e perdurante con impotenza funzionale assoluta. Primo intervento : calore con massaggio, allungamento, somministrazione di bevanda ricca di Sali minerali.

46 CRAMPO MUSCOLARE RICERCHE PIU’ RECENTI SUI CRAMPI ASSOCIATI ALL’ATTIVITA’ FISICA SUGGERIREBBERO CHE SIANO IL RISULTATO DI UN’ATTIVITA’ SOSTENUTA DAGLI α-MOTONEURONI, DOVUTA AD UN CONTROLLO ERRATO A LIVELLO MIDOLLARE. L’AFFATICAMENTO MUSCOLARE POTREBBE CAUSARE QUESTO MANCATO CONTROLLO ATTRAVERSO UNO SPECIFICO EFFETTO SUGLI ORGANI TENDINEI DEL GOLGI E SUL FUSO NEUROMUSCOLARE (L’ATTIVITA’ DEI FUSI AUMENTA, QUELLA DELL’ORGANO TENDINEO DIMINUISCE).

47 OSTEOCONDROSI “Morbi dell’accrescimento” , frammentazione dei nuclei di accrescimento delle ossa in prossimità dell’inserzione tendinea, con probabile tensione tendinea che va oltre la capacità di resistenza della struttura ossea. Dolore alla palpazione e nei movimenti di flesso-estensione, con andamento non uniforme e periodi di recrudescenza e remissione. OSGOOD-SCHLATTER SINDING-LARSEN SEVER Allenamento alternativo (nuoto-bicicletta) nelle fasi acute, e ice locale, blando lavoro nelle fasi di remissione.

48 CONDROPATIA ROTULEA Infiammazione cartilaginea del bordo laterale della rotula dato da sfregamento della stessa nell’articolazione del ginocchio, causata da ipotonia del fascio retto femorale del quadricipite, max nel sesso femminile, con dolore alla palpazione e alla flesso-estensione. Potenziamento elettivo del quadricipite e ice in fase acuta.

49 FRATTURE DA STRESS Tipico trauma da sovraccarico funzionale dato da carico ripetitivo non assorbito completamente dalla struttura ossea. Negatività all’rx ma dolore da tardivo diventa sempre più anticipato fino a portare a impotenza funzionale assoluta. Terapia antiinfiammatoria locale, ice, riposo, attività alternativa e progressivamente crescente.

50 TENDINOPATIE Possono interessare il corpo del tendine, le borse sierose, il passaggio mio-tendineo, le guaine, il passaggio teno-periosteo. Cause : microtraumi da sovraccarico, paramorfismi, conflitti con le calzature. Aspetti diversi di tenosinoviti : stenosante, con tumefazione locale e dolente e tendine che non scorre nella guaina; essudativa, con tumefazione dolente cilindrica al tatto; crepitante, con tumefazione dolente.

51 TENDINOPATIA ACHILLEA
Triade dolorosa : dolore alla contrazione dolorosa, allo stiramento, alla palpazione. Suddivisione in : tendinopatia nodulare che colpisce il corpo del tendine; tenoborsite che colpisce le borse sierose; tenosinovite e peritendinite che colpisce le guaine. Anamnesi : dolore posteriore al III sup. del tendine, copro del tendine, III inf. vicino al calcagno.

52 TENDINOPATIE DEI TIBIALI
ANTERIORE : tenosinovite crepitante da calzature troppo strette. POSTERIORE : comune nei fondisti e saltatori, localizzata all’inserzione del tendine sullo scafoide; tenosinovite con tumefazione retromalleolare interna. Lussazione e rottura sono le complicanze più gravi.

53 TENDINITI DEI PERONIERI
BREVE : frequente per contatto prolungato su terreni accidentati, con dolore sottomalleolare alla palpazione. LUNGO : frequente nei fondisti, ciclisti, pattinatori, tennisti, con dolore al rpofilo esterno del piede e tumefazione sottomalleolare esterna.

54 FASCITE PLANTARE Ripetuti microtraumi della fascia plantare e del flessore breve delle dita. Colpiti i corridori fondisti, ginnasti, tennisti, cestisti, pallavolisti. Cause : alterata biomeccanica, allenamento inadeguato, alterazioni anatomiche, squilibri muscolari, calzature inadeguate. Sintomi : dolore su tubercolo mediale del calcagno, che si può irradiare alla parte mediale. Terapia : ice, taping, fans, iono, tecar, riposo.

55 PUBALGIA Nello sportivo la pubalgia è data da combinazioni di eccessive trazioni muscolari adduttorie e addominali, da stress a livello osseo causati da torsioni ed impatti durante la corsa e da movimenti con scarso controllo muscolare. Le attività più a rischio sono : calcio, hockey, rugby, corsa di fondo (movimenti di dribbling e di tensione della muscolatura abduttoria, che sollecitano la sinfisi pubica e danno sinergia tra abduttori e addominali). QUADRI CLINICI : Brunet (patologia parieto-addominale che interessa i muscoli larghi dell’addome e gli elementi del canale inguinale; patologia dei muscoli adduttori, soprattutto adduttore lungo e pettineo; patologia a carico della sinfisi pubica). Benazzo (gruppo 1 delle tendinopatie inserzionali dei muscoli adduttori e addominali e alterazione ossea della sinfisi pubica; gruppo 2 delle lesioni della parete addominale e del canale inguinale; gruppo 3 delle patologie non riconducibili a patologie della parete addominale, come lacerazioni dell’ileopsoas, del quadrato del femore, dell’otturatore interno, sindromi da compressione nervosa.

56 PUBALGIA SINTOMATOLOGIA : soggettiva, con dolorosità e impotenza funzionale variabili. DIAGNOSTICA : rx per eventuali instabilità sinfisaria e lesione ossea, ecografia per edemi flogistici. FATTORI PREDISPONENTI INTRINSECI : patologia a carico di anca, asimmetria degli arti inferiori, iperlordosi, squilibrio funzionale tra adduttori e addominali, ischiocrurali rigidi. FATTORI PREDISPONENTI ESTRINSECI : inadeguatezza di materiali eterreni di gioco, errori nella metodologia dell’allenamento. In condizione di normalità gli addominali e gli adduttori sono antagonisti ma biomeccanicamente equilibrata; nella pubalgia si ha disequilibrio tra adduttori troppo potenti e muscoli larghi dell’addome di tonicità insufficiente, con ripercussione negativa a livello pubico.

57 PUBALGIA TRATTAMENTO CONSERVATIVO : la maggior parte degli autori concorda su una durata di circa 3 mesi, conformandosi alla tipologia anatomo-clinica, all’età e motivazione del paziente, al livello sportivo dell’atleta, all’intensità e tipologia della sintomatologia dolorosa. RIPOSO : per ottenere un consolidamento degli elementi tendineo-muscolo-aponevrotici. TERAPIA ANTALGICA : FANS, steroidi, infiltrazione. FISIOTERAPIA : rinforzo addominali (max obliqui e terzo inferiore del retto addominale), allungamento adduttori, rinforzo sinergico degli adduttori, addominali, lombari, sempre in modo bilaterale. TRATTAMENTO CHIRURGICO :

58 EVENTI CLINICI attacco epilettico collasso di calore colpo di sole
shock di varie origini

59 ATTACCO EPILETTICO Tenere fermo il paziente
Accertarsi che riesca a respirare Evitare che possa mordersi la lingua Eventualmente aprire la bocca con cannula o legno Alla ripresa tenerlo disteso e coperto

60 COLLASSO DI CALORE Definizione:
aumento anormale della temperatura corporea per eccessivo riscaldamento in ambiente saturo di umidità Cause: ambienti caldi e umidi scarsamente ventilati abbigliamento pesante eccessivo affaticamento Segni e sintomi volto congesto e pelle umida temperatura corporea elevata vomito mal di testa e vertigini crampi muscolari Cosa fare Togliere i vestiti Tenere il capo sollevato Rinfrescare l’ambiente Applicare acqua fresca sul capo ed all’inguine

61 COLPO DI SOLE Definizione e causa:
Eccessiva e protratta esposizione diretta del capo ai raggi solari ( DISIDRATAZIONE) Segni e sintomi Pelle secca Pallore e debolezza ingravescente Polso piccolo e frequente Nausea e crampi allo stomaco Cosa fare Distendere all’ombra il paziente Dare da bere acqua a temperatura ambiente Slacciare gli indumenti

62 SHOCK Processo patologico progressivo che per varie cause porta ad una insufficiente PERFUSIONE ed OSSIGENAZIONE dei tessuti ed in tal modo, alla fine, interessa tutte le funzioni vitali.

63 CAUSE DI SHOCK NEUROGENO (da emozione o dolore)
CARDIOGENO (da insufficienza cardiaca) TRAUMATICO (in politraumatizzati) EMORRAGICO ANAFILATTICO O ALLERGICO

64 MECCANISMI DELLO SHOCK
1. Perdita di liquidi organici emorragie ustioni sudorazione vomito e diarrea 2. Dilatazione del letto circolatorio dolore o emozione violenta traumi toracici e addominali e schiacciamento malattie 3. Danni dell’apparato cardio- respiratorio infarto miocardico insufficienza respiratoria

65 SEGNI E SINTOMI DI STATO DI SHOCK
Volto, labbra e unghie pallide Estremità fredde e sudate Respirazione rapida e superficiale Polso piccolo e frequente Coscienza in genere indenne

66 RUOLO GENERALE DEL SOCCORRITORE
1. Non spostare l’infortunato se non in caso di necessità; 2. Agire con calma e sicurezza; 3. Osservare attentamente le modalità dell’infortunio, o farsele raccontare; 4. Chiamare il soccorso; 5. Esaminare l’infortunato; 6. Fare attenzione ai pericoli del luogo; 7. Non somministrare mai alcool all’infortunato; 8. Allontanare gli estranei e i compagni di gioco; 9. Infondere comunque serenità; 10.In assenza di personale specializzato, se si hanno nozioni di base di pronto soccorso, assumersi decisamente le responsabilità dell’intervento.

67 CONDOTTA DA TENERSI SUL LUOGO DELL’INFORTUNIO
Cosa fare Adagiare la persona incosciente in posizione di sicurezza Slacciare i vestiti per favorire la respirazione Estrarre corpi estranei eventualmente presenti in faringe Se il ferito non ha perso conoscenza porlo in posizione anti-shock Spostarlo sempre in blocco se urgente (testa-tronco, arti inferiori) Proteggerlo dal freddo B.L.S. se necessario

68 Grazie Dott. Guido Marcangeli F.I.P. COMITATO REGIONALE LOMBARDO
MEDICO REGIONALE Dott. Guido Marcangeli Grazie


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