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IL MITO DEL BUON SELVAGGIO

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Presentazione sul tema: "IL MITO DEL BUON SELVAGGIO"— Transcript della presentazione:

1 IL MITO DEL BUON SELVAGGIO
mito basato sulla convinzione che l'uomo in origine fosse un "animale" buono e pacifico, solo successivamente corrotto dalla società e dal progresso L’essenza dell’uomo, allo stato puro e incorrotto, è buona o corrotta?

2 Henri Julien Félix Rousseau (1844 –1910) è stato un pittore francese.
Il sogno, (1910) Museum of Modern Art di New York L'incantatrice di serpenti, (1907) Musée d'Orsay Parigi

3 Paul Gauguin (1848 –1903),pittore francese.
A Tahiti

4 Il buon selvaggio L'idea del "buon selvaggio" può essere servita, in parte, come tentativo di ristabilire il valore degli stili di vita indigeni e delegittimare gli eccessi imperialistici, definendo gli uomini "esotici" come moralmente superiori, in modo da controbilanciare le inferiorità politiche ed economiche percepite. Le qualità del "buon selvaggio" spesso comprendono: Vivere in armonia con la Natura Generosità e altruismo Innocenza Incapacità di mentire, fedeltà Salute fisica Disdegno della lussuria Coraggio morale Intelligenza "naturale" o saggezza innata e spontanea

5 I filosofi Anthony Shaftesbury
che incitava un aspirante autore “a cercare quella semplicità dei modi, e quel comportamento innocente, che era spesso noto ai meri selvaggi; prima che essi fossero corrotti dai nostri commerci” (Advice to an Author, Part III). Richard Steele Si oppone alla dottrina del peccato originale, la corruzione dei comportamenti contemporanei deriva da un'educazione falsa. Jean-Jacques Rousseau La frase iniziale dell'Émile (1762), « Ogni cosa è buona mentre lascia le mani del Creatore delle cose; ogni cosa degenera nelle mani dell'uomo »

6 I viaggi del XVIII secolo
Pubblicazione e diffusione di numerose relazioni sui viaggi d'esplorazione nelle terre australi (in particolare quelle di Bougainville e James Cook) parvero presentare un'intatta cultura edenica conservatasi nei Mari del Sud, dove né la civiltà né la cristianizzazione erano ancora giunte. A partire dal 1784 tale opinione divenne un elemento così accettato nei discorsi correnti che Benjamin Franklin ne derise alcune sue incoerenze in Remarks concerning the savages of North America (1784). Il celebre romanzo Paul et Virginie, in cui Bernardin de Saint-Pierre racconta il destino di un "figlio della natura" corrotto dal sentimentalismo falso e artificiale, apparve nel 1787 e Atala, storia d'amore di "due selvaggi" di Chateaubriand, uscì nel 1801. La stessa opinione comparve in molti altri libri all'inizio del XIX secolo. Per certi aspetti il celebre Frankenstein, o il moderno Prometeo di Mary Shelley (1818) può essere annoverato fra di essi: il suo mostro infatti incarna l'ideale. Selvaggi buoni sono quelli del romanziere americano James Fenimore Cooper (come in L'ultimo dei Mohicani, del 1826) o dell'autore tedesco Karl May ( ) nelle sue storie sul Selvaggio West. Aldous Huxley ne fornì un esempio moderno nel "selvaggio" John del suo romanzo Il mondo nuovo (pubblicato nel 1932).

7 Le rotte dei viaggi di James Cook
Le rotte dei viaggi di James Cook. Il primo viaggio è mostrato in rosso, il secondo in verde, il terzo in blu.

8 Nel 1771 Bougainville pubblicò il suo Voyage autour du monde in cui, descrivendo Tahiti, la presentò come una sorta di paradiso terrestre dove uomini e donne vivevano in una felice innocenza, lontani dalla civiltà corrotta, dando così un potente avallo alle teorie sul "buon selvaggio” diffuse dalla filosofia romantica.

9 Robinson Crusoe è un romanzo di Daniel Defoe pubblicato nel 1719 con il titolo originale The Life and Strange Surprising Adventures of Robinson Crusoe e considerato il capostipite del moderno romanzo di avventura e, da alcuni critici letterari, del romanzo moderno in generale.

10 Storia di Arthur Gordon Pym) è un breve romanzo di Edgar Allan Poe , scrittore americano. Scritto tra il e il La vicenda narrata è, almeno nella parte iniziale, del tutto realistica. Il giovane avventuriero Gordon Pym si imbarca per mare in modo clandestino, deciso a lasciarsi alle spalle la vita precedente. Come molti eroi tradizionali attraverserà una serie di esperienze che ne segneranno profondamente l’esistenza, giungendo alla fine di un viaggio periglioso, dopo essere scampato anche a temibili, neri selvaggi, nella bianca terra antartica, luogo ancora oggi poco conosciuto ed esplorato, e tanto più affascinante e misterioso all’epoca in cui Poe mise mano al suo romanzo. Il romanzo termina quindi in un modo imprevedibile e “fantastico“, aperto alle più diverse possibilità.

11 Paolo e Virginia (Paul et Virginie) è un romanzo di Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, 1787
Le Mauritius si identificano anche nella celebre storia d'amore di Paolo e Virginia. Due donne francesi scappano dal paese natale per rifugiarsi in una sua colonia, l'Ile de France (che diventerà in seguito l'Isola Maurizio). Le due, che vivono in due piccole capanne una accanto all'altra, danno alla luce rispettivamente Virginia e Paolo. I due bambini vengono quindi allevati come fratello e sorella, in una cornice idilliaca. Ma giunge il giorno fatale in cui, adolescenti, i due amici diventano amanti. Non contenta di questa unione, la madre di Virginia decide di mandare la ragazza a studiare in Francia, sperando che questo amore passeggero svanisca con il tempo. Ma non aveva fatto i conti con la forza dei sentimenti... Anni dopo, Virginia decide di tornare sull'isola per ritrovare l'uomo della sua vita. Ma il destino ha deciso diversamente... La nave su cui si trova, il Saint-Géran, naufraga per via di una violenta tempesta e si schianta sugli scogli, sotto gli occhi di Paolo. Affranto, il pover'uomo finisce per farsi sopraffare dal dolore... Oggi, davanti alla statua dei due amanti, si può leggere: "Ecco la chiesa di Pamplemousse. È in questo quartiere che si trovavano le due capanne vicine di Madame de la Tour e di Margherita; è a Capo Malheureux che si schiantò il Saint-Géran; è nella baia delle Tombe che fu rinvenuto il corpo di una ragazza con un ritratto stretto in mano; è nella chiesa di Pamplemousse che due mesi dopo fu seppellito, insieme a questa ragazza, uno accanto all'altra, un giovane più o meno della stessa età. Avrete dunque già indovinato il nome dei due amanti che giacciono nella stessa tomba: si tratta di Paolo e Virginia, i due alcioni dei tropici, di cui il mare, gemendo sulle scogliere circostanti la costa, sembra piangere incessantemente la morte, come una tigre piange in eterno la propria prole da essa stessa dilaniata in un impeto di rabbia o in un raptus di gelosia".

12 Chateaubriand La storia si svolge fra il 1653, anno di nascita di uno dei protagonisti, l’indiano Chactas, e il 1768 e narra delle vicissitudini dei Natchez, tribù della Luoisiana, che all’epoca era stata colonizzata dai francesi (il nome rimanda al re Luigi XIV), cacciati dal loro territorio dopo varie ribellioni, le loro peregrinazioni e la loro estinzione. Al centro le avventure del francese René, naturalizzato natchez, e dei tre pellirosse suoi amici e parenti: Outougamiz, Céluta e Mila. La storia è malinconicamente romantica, fastosamente esotica, spesso angosciosa e crudele, sullo sfondo – ovviamente – di una natura incontaminata, vista come un nuovo Eden dagli occhi del viaggiatore occidentale. Insomma, Chateaubriand appare così, insospettatamente per il grande pubblico, il creatore del mito del pellirosse visto non come un selvaggio nemico da distruggere, ma come un primitivo non malvagio, un’anima pura

13 ATALA – CHATEAUBRIAND, cartolina d’inizio 1800
La morte di Atala, Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson, 1808

14 L'ultimo dei Mohicani è un romanzo d'avventura, scritto da James Fenimore Cooper ( ) e pubblicato per la prima volta nel Fu il romanzo più letto al suo tempo ed è considerato ancor oggi il romanzo migliore che questo autore abbia scritto.

15 Tarzan delle scimmie, di Edgar Rice Burroughs, 1912
Tarzan è un personaggio immaginario inventato. Rappresenta l'archetipo del bambino selvaggio allevato nella giungla dalle scimmie, che ritorna in seguito alla civilizzazione solo per rifiutarla in buona parte e tornare nella natura selvaggia nelle vesti di eroe ed avventuriero.

16 Avatar è un film di fantascienza del 2009 scritto, diretto e prodotto da James Cameron
Il succo della storia è la contrapposizione assoluta tra buoni e cattivi, in particolare tra "buon selvaggio" alieno e invasore umano nazicapitalista: mentre i primi vivono in armonia con la natura i secondi vogliono distruggere il pianeta Pandora per depredarlo delle sue ricchezze minerarie. Inoltre, se gli umani sono avidi e bassamente materialisti, devoti esclusivamente al dio denaro, viceversa la civiltà del "buon selvaggio" è impregnata di religiosità: una religiosità assolutamente equivoca, new age, panteista e immanente, dimentica di ogni dimensione di trascendenza (e osservata con occhio scientista dai ricercatori umani incaricati di studiare gli extraterrestri). L'unica forma di religione che possa essere compresa, oggi, dalle masse occidentali. Ecologismo, panteismo, culto del buon selvaggio.

17 2001: Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick, 1968
Rigetta l'idea del buon selvaggio: l'uomo non è un buon selvaggio, è un cattivo selvaggio. È irrazionale, brutale, timoroso, stupido, incapace di essere oggettivo quando i suoi interessi sono coinvolti. E’ interessato alla brutale e violenta natura dell'uomo perché è una sua vera rappresentazione. E ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una falsa visione della natura dell'uomo e probabilmente destinata a fallire.


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