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1860 La spedizione dei Mille nella Sicilia occidentale

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Presentazione sul tema: "1860 La spedizione dei Mille nella Sicilia occidentale"— Transcript della presentazione:

1 1860 La spedizione dei Mille nella Sicilia occidentale

2 1860 La spedizione dei Mille nella Sicilia occidentale

3 prof.ssa Anna Vania Stallone
Liceo Classico "G. Pantaleo" III B Hanno collaborato: Abate Antonella Bavetta Federica Bianco Stefania Biundo Mary Giordano Fabiana Grigoli Silvia Guarina Angela Longo Claudia Collaborazione tecnica Federica Bavetta e Shiela Ippolito Coordinamento prof.ssa Anna Vania Stallone

4 Bibliografia 15Aprile 1860 Gennaio 1860 11 Maggio 1860 15 Maggio 1860
25 Marzo 1860 5 Maggio 1860 13 Maggio 1860 4 Aprile 1860 7 Maggio 1860 13 Aprile 1860 Continua 9 Maggio 1860 12 Aprile 1860 16 Maggio 1860 2 Aprile 1860 14 Maggio 1860 6 Maggio 1860 15 Marzo 1860 12 Maggio 1860 Estate- Autunno 1859 29 Aprile 1860 Bibliografia

5 Bibliografia 17 Maggio 1860 25 Maggio 1860 30 Maggio 1860 19 Giugno
1 Dicembre 1860 5 Giugno 1860 21 Maggio 1860 27 maggio 1860 28-29 Maggio 1860 6 Giugno 1860 24 Maggio 1860 26 Maggio 1860 21 Ottobre 1860 18 Maggio 1860 31 Maggio 1860 Bibliografia

6 Estate-Autunno Garibaldi pensa di fare insorgere la Sicilia, che dall’inizio dell’800 era un regno indipendente unito a Napoli nella persona del re.

7 Gennaio 1860 Cavour tornato al potere, conclude un accordo con Napoleone III 

8 15 Marzo 1860 Garibaldi stabilisce alcuni punti fermi del suo programma: «Italia e Vittorio Emanuele»

9 25 Marzo 1860 Si tengono le elezioni politiche in tutto lo Stato italiano.  

10 2 Aprile 1860 Il Parlamento si riunisce perché è stato reso noto che Vittorio Emanuele ha firmato un trattato con cui acconsente all’unione di Nizza e Savoia alla Francia.

11 4 Aprile Scoppia una rivolta a Palermo che il 18 Aprile si allarga a Carini, la rivolta della Gancia.  

12 12 Aprile Garibaldi è pronto a salpare con 200 uomini.

13 13 Aprile Garibaldi decide di dedicarsi al progetto siciliano
13 Aprile Garibaldi decide di dedicarsi al progetto siciliano. Cavour riceve Giuseppe Sirtori, inviato da Garibaldi, il quale espone il piano contro il Borbone, che prevede un attacco in Sicilia e sulla frontiera marchigiana, attraverso il dominio pontificio. Cavour si oppone a quest’ultima decisione per non coinvolgere lo Stato della Chiesa, ma promette di fare quel che può per la spedizione in Sicilia.

14 15 Aprile Il Parlamento respinge la proposta di unire Nizza e Savoia alla Francia.

15 29 Aprile Garibaldi chiede un vapore per ritornare a Caprera; nel pomeriggio del 30 Aprile comunica ad Anna Pallavicino la partenza per l’indomani.

16 5 Maggio In seguito all’incontro tra Cavour e il re, avvenuto il 2 maggio a Bologna, Garibaldi è libero di condurre i preparativi per la spedizione in Sicilia. Il comando viene dato a Nino Bixio che si serve di due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo della compagnia Rubattino. Garibaldi ha indossato la camicia rossa, un poncho americano e al collo ha un fazzoletto colorato; è armato con sciabola, pugnale e pistola. I volontari si imbarcano a Quarto. Prima della partenza il generale manda un messaggio al re. “Unità e Vittorio Emanuele” è il suo grido di guerra.

17 Alba del 6 Maggio 1860 A Genova partono in 1162 che diventano poi 1089
Alba del 6 Maggio 1860 A Genova partono in 1162 che diventano poi Sono professionisti, studenti, artigiani, operai, artisti, commercianti; vi sono quasi 250 avvocati, 100 medici e 20 farmacisti; c’è qualche prete e donna Rosalia, moglie di Crispi. Solo 150 hanno la camicia rossa, i più sono “variovestiti”. Bixio indossa l’uniforme di colonnello piemontese.

18 Mattina del 7 Maggio I due piroscafi comandati da Bixio fanno scalo a Talamone, dove si spera di trovare armi; ma non se ne trovano e si decide di andare ad Orbetello.

19 9 Maggio I garibaldini sostano a Talamone allo scopo di dare un’organizzazione militare ai volontari; essi sono divisi in otto compagnie. Il piano di Garibaldi é marciare su Palermo, ma sa che con pochi uomini male armati e poco equipaggiati, non può riuscirci: invita le “squadre” siciliane, compresi i Borbonici, ad unirsi a lui, incitandoli con un proclama in cui afferma che non chiede altro che la liberazione “della nostra terra”. Essendo uniti, l’opera viene più facile e chi non impugna armi è un codardo; così la Sicilia “insegnerà ancora una volta come si libera un paese dagli oppressori, colla potente volontà di un popolo unito!”. Garibaldi dalle forze degli stessi siciliani trae la virtù che lo porterà alla vittoria.

20 11 Maggio Sbarco dei Mille a Marsala

21 11 Maggio Durante i moti contro i Borboni, Marsala partecipa validamente alla causa dell’indipendenza, sempre pronta a combattere per la conquista della libertà. Lo sbarco dei Mille conclude questo lungo periodo di preparazione e di attesa. “Oggi lo studio dei documenti e l’obiettiva analisi degli avvenimenti rende possibile tenere conto quanto fu l’apporto di fantasia e di conveniente alterazione dei fatti, sia da parte degli osservatori italiani, che da parte di quelli Borbonici, i primi a glorificare i meravigliosi risultati dell’avventurosa e temeraria impresa, i secondi a confonderli per giustificare l’incapacità della bene armata squadra navale borbonica” (da: G. Giacomazzi, Paesi di Sicilia: Marsala, Palermo, 1961). Garibaldi, per quanto favorito da alcune circostanze, trova il successo dello sbarco nel coraggio dei volontari e nell’immediata partecipazione dei marsalesi. La situazione politica in Sicilia è caratterizzata dalla ripresa del potere borbonico. L’imbarco a Quarto, sostenuto con entusiasmo dagli ambienti siciliani della penisola, è guardato con timore. Si è voluto parlare dell’influenza che ha avuto la presenza nel porto di Marsala delle due navi di S. M. Britannica, “l’Argus” e “l’Intrepid”. Le due navi inglesi, il giorno 11 Maggio 1860, fra le ore 10 e 11 antimeridiane ancorano nella rada di Marsala solo per un giro di protezione degli interessi inglesi in quella città, rappresentati maggiormente dagli stabilimenti enologici di Woodhouse e Ingham. Emerge chiaramente che la presenza delle navi britanniche non è da collegare alla spedizione garibaldina. La flotta borbonica rifiuta di affrontare in mare aperto le navi garibaldine, che facilmente potevano essere fermate, una volta incontratesi nella rada di Marsala. Ma ciò non avviene per l’incapacità politica e militare dei Borboni. La flotta Borbonica spara sulle navi garibaldine, mentre queste eseguono le operazioni di sbarco, ma ciò continua ad esprimere l’incapacità borbonica per il peso di un logoramento politico della lunga rivoluzione siciliana; insuccesso che si ripeterà nelle battaglie che seguono fino a Milazzo e Messina. Continua…

22 Quando le due navi si avvicinano al porto iniziano le operazioni di sbarco delle truppe e dei materiali imbarcati sul “Piemonte” e sul “Lombardo”, animosamente agevolate dai marinai marsalesi. I cittadini nel frattempo immobilizzano il semaforo e liberano i prigionieri civili dal carcere. Sbarcati, i volontari si radunano sulla spiaggia, e quando si avviano verso la città le navi dei Borboni gli sparano contro, ma i volontari continuano il loro cammino. Con l’aiuto dei marsalesi lo sbarco si effettua in un’ora e quarantacinque minuti destando l’ammirazione degli ufficiali inglesi per la disciplina, l’ordine e lo sprezzo del pericolo. “ I Mille iniziarono così il loro cammino, che partendo dalla gloriosa terra del Lilibeo segnerà il destino d’Italia (…). Il mare di Marsala, così ricco di storia e di eventi, che aveva visto sorgere e scomparire imperi, assistiva al glorioso concludersi dei moti e delle rivoluzioni siciliane e salutava Garibaldi il condottiero e l’artefice della nuova Italia” (da: G. Giacomazzi, op. cit.). Dalla Loggia di Marsala egli proclama agli italiani che la Sicilia avrebbe insegnato a liberare un paese dagli oppressori con la volontà del popolo unito. Molti volontari marsalesi, al seguito di Garibaldi, si distinguono per atti di eroismo; come Maria Giacalone, che unitamente al marito Federico Messana, segue come vivandiera i garibaldini; in essa ritroviamo tutte le donne siciliane che assistono con sentimenti filiali e fraterni le truppe. La mattina del 12 Maggio alla ore 7 i volontari si avviano verso Rampingallo e verso Salemi, accompagnati dal saluto augurale e festoso della popolazione marsalese, che dà inizio alla gloriosa epopea di Garibaldi.

23 12 Maggio I Mille alle 5:30 si mettono in marcia verso Salemi ingrossati da alcuni volontari marsalesi guidati da Tommaso Pipitone e da un frate, Francesco. “Gli invasori prendono la strada dell’interno. Garibaldi è a cavallo, su una giumenta bianca che ha chiamato “Marsala”(da: A. Scirocco, Garibaldi, battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, pag 246). Si fermano verso mezzogiorno a Buttagana, dove i garibaldini si rifocillano; alle 18:30 la colonna si ferma a Rampingallo, feudo del barone Mistretta, dove viene vettovagliato da Antonio Fiore e dove nella notte giungono i fratelli Sant’Anna e il barone Mocarta con una sessantina di uomini armati.

24 13 Maggio “A Salemi l’accoglienza è entusiastica
13 Maggio “A Salemi l’accoglienza è entusiastica. I volontari affranti per la stanchezza e il grande caldo, trovano bandiere e una banda musicale, sono rifocillati, dormono al coperto. Si sono uniti altri gruppi di insorti, squadre di picciotti, a cavallo e armati tanto da avvicinarsi al migliaio. Non avvezzi alla disciplina militare, saranno di poco giovamento sul campo di battaglia, ma la loro presenza a fianco dei volontari ha il significato politico della partecipazione popolare alla lotta per la liberazione dell’isola. Garibaldi e Sirtori danno un primo ordinamento, e li denominano Cacciatori dell’ Etna. Alla testa di una delle squadre c’è un monaco francescano, fra’ Giovanni Pantaleo, da Castelvetrano, che si allega alla spedizione: in Sicilia gran parte del clero solidarizza con la rivoluzione. Garibaldi, con un manifesto manda Ai buoni preti l’ invito ad unirsi a lui” ( Scirocco, Garibaldi, battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, pag 247).

25 14Maggio Giuseppe Garibaldi, comandante in capo delle forze nazionali in Sicilia, sull’invito dei cittadini e sulle deliberazioni dei comuni liberi dell’isola, considerando che in tempo di guerra è necessario concentrare i poteri civili e militari in un solo uomo, decreta di assumere nel nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia, la dittatura in Sicilia. Con un altro decreto della stessa data arruola tutti gli uomini dai 17 ai 50 anni. Quello stesso giorno giungono da Monte S. Giuliano 700 uomini di cui parecchi a cavallo, guidati da G.Coppola e dai fratelli La Russa; altri 100 uomini conduce fra’ Giovanni Pantaleo da Castelvetrano, che ha il titolo di novello Ugo Bassi; altre squadre giungono da S.Ninfa, da Vita, da Partanna e da tutti quei paesi dove il La Masa e i suoi compagni innescano la rivolta delle popolazioni e costituiscono comitati rivoluzionari e governi provvisori. Nel pomeriggio giunge notizia a Garibaldi che il nemico si trova sulle alture di Calatafimi. È la brigata del generale Landi.  

26 15 Maggio Garibaldi parte da Salemi

27 La mattina del 15 maggio Garibaldi, con circa 2000 uomini, parte da Salemi, salutato dalla popolazione. Secondo alcune fonti ( Internet “Spedizione dei Mille-1860/1861”), giunge a Vita il 15 alle 7.00; secondo altre (Internet “Da Marsala a Palermo-Milazzo-Messina”), vi giunge il 16, alle 6.30. Il generale, verso le 11.00, prende posizione assieme ai suoi sul monte Pietralunga, donde può vedere le truppe borboniche già schierate. Verso le 13.00, lo Sforza, dà ordine dell’attacco, allora Garibaldi fa suonare la carica. Il contrattacco dei carabinieri, seguito da compagnie del generale Carini, costringe il nemico a tornare alle posizioni di partenza. I carabinieri vengono fermati. Sopraggiunte le compagnie del Carini, si rinnovano gli assalti. Da Calatafimi arrivano 5 compagnie in rinforzo ai borbonici che rendono più aspro il combattimento. Garibaldi allora fa avanzare altre 2 compagnie, il battaglione Carini sulla destra e il battaglione Bixio sulla sinistra e lui stesso partecipa all’azione. Verso le 15.00, le perdite tra i garibaldini sono gravi, tanto che Bixio esprime a Garibaldi il dubbio se non convenga ritirarsi. Così il generale dice: “ Qui si fa l’Italia o si muore!” e si slancia con la spada sguainata all’ultimo assalto alla baionetta. Verso le 16.00, le trombe dei borbonici suonano la ritirata, che dapprima si compie con un certo ordine, poi si tramuta in una fuga verso il paese. I Mille sostano la notte sull’altura conquistata, mentre il Landi comincia a sgombrare a partire dalle 24.00, dirigendosi ad Alcamo e a Partitico, dove viene attaccato dalla popolazione subendo perdite, per poi giungere a Palermo il 17 Maggio. La vittoria di Calatafimi è importante soprattutto dal punto di vista psicologico e i garibaldini diventano “mille famosi guerrieri”.

28 L’episodio connesso alla frase pronunciata da Garibaldi è stato accuratamente trascritto da Stefano Bozzetti, figlio del garibaldino Romeo Bozzetti, che ha partecipato alla spedizione di Calatafimi. Per Romeo Bozzetti questa famosa frase di Garibaldi è stata pronunciata con parole completamente diverse, infatti Stefano riporta così: “..la situazione per l’esaurimento dei volontari appare criticissima; allora avviene quel famoso dialogo che io vi riporterò con una versione nuova…Bixio era la temerarietà in persona, ha pensato: “Non è possibile vincere questa battaglia”. E si presenta a Garibaldi, si azzarda, forte del suo passato…a dire a Garibaldi queste parole: “Generale, qui bisogna pensare ad una ritirata”. “Gli occhi di Garibaldi mandano lampi. Altri storici riferiscono ciò che Garibaldi ha risposto. Quello che vi posso dire io, invece, è la testimonianza di uno dei Mille, di Romeo Bozzetti, che si trovava in prima linea a pochi metri dal colloquio…Alle parole di Bixio Garibaldi rispose con voce vibrante…colla frase incitatrice: “Avanti, avanti la vittoria è nostra!” e detto questo…strofinò uno zolfanello e accese il mozzicone di sigaro che aveva in bocca. L’influenza morale di questo ordine che Garibaldi aveva pronunciato ad alta voce ebbe la virtù di trasformare quegli uomini stanchi in catapulte irresistibili;…molti volontari caddero morti, determinando lo sbandamento delle truppe borboniche, che più non ressero e si diedero alla fuga”. Nell’archivio della famiglia Bozzetti si conserva inoltre una memoria manoscritta di Stefano Bozzetti in cui si legge: “Attesto che il racconto in tale punto fu assolutamente preciso e categorico, poiché alla frase mio padre dava un valore grandissimo, come chiave di volta della vittoria…”

29 16 Maggio Garibaldi entra in Calatafimi di prima mattina ed emana due ordini del giorno di elogio ai suoi, in uno dei quali dice “con compagni come voi, io posso tentare ogni cosa”.

30 17 Maggio Alle 5. 30, i Mille ripartono da Calatafimi e alle 8
17 Maggio Alle 5.30, i Mille ripartono da Calatafimi e alle 8.00 giungono ad Alcamo. Durante una funzione religiosa in Duomo, Garibaldi si lascia benedire da fra’Pantaleo. Il generale dà forma al governo dittatoriale, istituendo la Segreteria di Stato, affidata a Francesco Crispi, e nominando governatori di 24 distretti.

31 18 Maggio Garibaldi si mette in marcia per Partinico e Monreale sulla via di Palermo.  

32 21 Maggio Il patriota Rosolino Pilo viene ucciso dai mercenari del colonnello svizzero von Meckel  

33 24 Maggio Sul far della sera Garibaldi fa partire per Corleone una colonna formata da una quarantina di carri con i bagagli, i feriti, i 5 cannoni con una cinquantina di artiglieri e circa 150 picciotti, affidati al colonnello Vincenzo Orsini, siciliano dei Mille, comandante dell’artiglieria. Di notte si avvia per la stessa direzione con tutti gli altri: ma al primo bivio cambia strada, scende per vie secondarie verso la costa, in modo da avvicinarsi a Palermo con un ampio giro.

34 25 Maggio: I Mille sono a Misilmeri.

35 Nelle stesse ore del 25 Maggio Von Mechel occupa Piana dei Greci
Nelle stesse ore del 25 Maggio Von Mechel occupa Piana dei Greci. All’alba a Misilmeri Garibaldi tiene un consiglio di guerra. La sproporzione tra le forze è schiacciante. I Mille sono ridotti a 750: hanno con loro da qualche giorno alcune di centinaia di picciotti, e sono stati raggiunti dalle squadre formate da La Masa, circa 2000 uomini. Sulle colline non lontane da Palermo ci sono i resti delle bande di Pilo, raccolte da Giovanni Corrao. Lanza telegrafa a Napoli che “la banda di Garibaldi, in rotta, si ritira disordinatamente pel distretto di Corleone”, e fa affiggere manifesti per comunicare la notizia alla popolazione. (Scirocco, Garibaldi, Battaglie, Amori, ideali di un cittadino del mondo pag.252). La colonna si muove la sera, secondo la consolidata tattica di Garibaldi di cogliere il nemico di notte. Sui monti vicini sono accesi dei fuochi, per far credere che le squadre bivaccano nell’accampamento. Si procede nel massimo silenzio,per un sentiero impervio, la sorpresa non riesce in pieno. Alla periferia di Palermo, per l’imperizia dei picciotti, che, tra l’altro gridano e sparano in aria in segno di gioia, il modesto presidio borbonico si allarma e reagisce. Al ponte dell’Ammiraglio l’avanguardia si arresta. Sopravviene il grosso, con Garibaldi in testa che brandisce la spada. Gli attaccanti caricano alla baionetta. Raggiungono Porta Termini. Qui la difesa è accanita. I borbonici sono sostenuti dal fuoco di 2 cannoni e da quello di una nave da guerra. Cade l’ungherese Luigi Tukory, sono feriti gravemente Benedetto Cairoli e Giacinto Carini, leggermente Bixio. Una barricata sbarra il cammino. Sopraggiunge Garibaldi a cavallo e incoraggia i suoi. La barricata è sfondata. Gli assalitori avanzano sotto il fuoco, con gravi perdite e momenti di sbandamento dei picciotti, male armati.Infine i difensori cedono.      

36 26 Maggio Garibaldi riparte per Gibilrossa
26 Maggio Garibaldi riparte per Gibilrossa. I garibaldini, uniti alle squadre del La Masa, ovvero 3000 uomini, dopo aver costeggiato le maremme del Piano della Stoppa, sostano nel convento di Gibilrossa. Garibaldi qui riunisce Turr, Bixio e altri in un consiglio proponendo o di marciare direttamente su Palermo, oppure di portarsi al centro dell’Isola, per raccogliere altre forze e dirigersi nel capoluogo. Prevale la prima proposta, la colonna si immette nella cosiddetta Scala di Gibilrossa, (poi ribattezzata Discesa dei Mille) arriva a Brancaccio, da dove comincia l’attacco a Palermo.  

37 27 Maggio Garibaldi ordina la formazione di due scaglioni; il primo guidato da La Masa, il secondo con Garibaldi e il suo stato maggiore,ovvero due battaglioni di Cacciatori delle Alpi di Nino Bixio e del Carini. Verso le 4.00, le squadre dei siciliani del La Masa, presi dall’entusiasmo alla vista delle prime case di Palermo non resistono dall’acclamare a Garibaldi e all’Italia, attirando l’attenzione dei borbonici. La sorpresa viene a mancare e le squadre si sbandano buttandosi negli orti e ai lati della strada. Garibaldi incita i suoi, ma il resto della colonna de La Masa deve fermarsi di fronte al Ponte dell’Ammiraglio. Accorrono allora i carabinieri genovesi ed una compagnia con a capo Bixio che rimane ferito ma prosegue. Così insieme ai volontari del Tukòry, questo manipolo si butta sul ponte e lo supera, mentre altri passano il fiume Oreto quasi all’asciutto ai lati del ponte. I garibaldini presi sotto un violento fuoco proveniente dalla destra e caricati a sinistra riescono a respingere il nemico che si disperde nella campagna. Anche una compagnia borbonica, minacciante la camicie rosse alla Tonnarazza, si ritira alle prime fucilate nel forte di Castellamare. Ciò permette ad un manipolo di uomini di La Masa di penetrare nella Villa Giulia. Passa per prima il Nullo, qui viene ferito gravemente il Tukory che in seguito dovrà soccombere. Verso le 5.00 Garibaldi entra in Palermo e pone il suo quartier generale in Palazzo Pretorio, ovvero nel cuore della città le campane suonano a festa e la popolazione si erige a barricate, mentre i borbonici si asserragliano nel forte di Castellamare. Il generale Lanza spaventato ordina al comandante del forte e alle navi della flotta di bombardare la parte della città occupata dai garibaldini, provocando la morte di circa 300 cittadini e il ferimento di altri 500.

38 28-29 Maggio I combattimenti continuano e i garibaldini che hanno il centro di resistenza ai Quattro Canti e a Piazza Pretoria si spingono fino a Porta Macqueda e Piazza della Cattedrale, a 300 metri da Palazzo Reale. A Giuliana, un messaggero porta a Von Mechel la notizia che Garibaldi è entrato in Palermo.  

39 30 Maggio Alle ore 10.00, il generale von Meckel proveniente da Corleone, supera di forza le barricate di Carini per arrivare ad 1 km dal quartier generale garibaldino. Ma deve arrestarsi poiché Lanza nel frattempo ha iniziato trattative per un armistizio e per lo sgombro delle proprie truppe. La conferenza ha luogo a bordo della nave inglese Hannibal fra i generali Letizia e Chretien per i borbonici e Garibaldi e Crispi per le camicie rosse.  

40 31 Maggio Il generale Letizia torna a parlamentare con Garibaldi
31 Maggio Il generale Letizia torna a parlamentare con Garibaldi. Garibaldi ottiene il controllo del palazzo della Zecca, venendo in possesso di una grossa somma, e riesce a far provvista di polvere. Nel pomeriggio gira per la città, in un delirio di popolo. Arrivano dai paesi vicini pane e farina. La posizione degli attaccanti migliora. Il terribile bombardamento non dà i frutti sperati. L’armistizio viene concluso in Palazzo Pretorio, fra i generali Letizia, Landi, Garibaldi e Turr.

41 6 Giugno Il generale Lanza, scoraggiato, decide di cedere alle richieste di ritirare le truppe da Palermo, accettando la capitolazione.

42 5 Giugno L’ammiraglio Persano, affiancato dal La Farina, si relaziona con Garibaldi, mentre il colonnello Bonopane consegna una lettera al Lanza intimandogli di ritirare le truppe dalla città di Palermo e di imbarcarle.

43 19 Giugno Tutta la guarnigione del generale Lanza lascia Palermo.

44 21 Ottobre Viene votata l’annessione della Sicilia all’Italia.

45 1 Dicembre Vittorio Emanuele II fa solenne ingresso a Palermo.

46 Bibliografia Alfonso Scirocco, Garibaldi, Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Bari, 2001. Santi Correnti, Storia della Sicilia, Milano, 1999. Internet.

47 1860 La spedizione dei Mille nella Sicilia occidentale
Fine


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