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I primi centri di studio

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Presentazione sul tema: "I primi centri di studio"— Transcript della presentazione:

1 I primi centri di studio
francescani

2 che cominciò accogliere i frati studenti
Lo ‘studium’ di Bologna Nel 1221, fu donata ai frati una casa a Bologna, a S. Maria de Puliola, che cominciò accogliere i frati studenti e che in seguito fu ampliata con la costruzione del convento di S. Francesco. Questo ‘studium’ era capace di ricevere 70 studenti e una comunità di 150 frati 1° lettore dello studio fu Antonio di Padova

3 Francesco riconosce lo studio come una occupazione dei frati!
San Francesco aveva scritto A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco, salute! Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola (FF 251). Francesco riconosce lo studio come una occupazione dei frati! Il concetto di studio-occupazione rimarrà fino ad oggi nelle Costituzioni dell’Ordine, secondo le parole della Regola a cui si avvicina tanto il testo del biglietto a Antonio: Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione, così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali (Rb 5,2-3: 88).

4 Lo scopo di Antonio non era di suscitare vocazioni
A Bologna frate Antonio insegnava la scienza della Scrittura e la teologia: Tutte le scienze mondane sono il canto vecchio, il canto di Babilonia. Solo la teologia è il canto nuovo, che risuona soavemente agli orecchi di Dio e rinnova lo spirito (I Sermoni, Padova 1996, 245). Lo scopo di Antonio non era di suscitare vocazioni di scienziati, ma più semplicemente di formare dei predicatori validi: La predicazione deve essere solida, vale a dire comprovata da abbondanza di buone opere; e deve presentare parole vere, non false, non ridicole, non frivole o lusinghiere, ma parole che muovano alla commozione e al pianto... La predicazione deve essere retta, in modo che il predicatore non contraddica con le sue opere ciò che dice nel sermone. L’autorità della parola viene annullata, quando la parola non è sorretta dalle opere (I Sermoni, Padova 1996, 239).

5 Antonio insegna agli studenti che
Il predicatore deve essere figlio della scienza e della coscienza. In primo luogo deve sapere che cosa, a chi e quando predicare; in secondo luogo deve controllare se stesso per vedere se la sua vita è coerente con ciò che predica agli altri (p. 426). Come Francesco anche Antonio è preoccupato per la formazione dei predicatori e per la loro testimonianza di vita e la preghiera Ma, ben presto, le esigenze dello studio non hanno favorito lo spirito di orazione della fraternità, anzi hanno distaccato i lettori dai frati studenti e gli studenti dalla comunità: - i lettori hanno stanza e refettorio distinti dal comune… gli studenti non sono più obbligati alla preghiera della fraternità… Il «Cartularium studii Bononiensis S. Francisci» mostra che lo ‘studium’ di Bologna divenne presto un ‘mondo chiuso’ distaccato dalla fraternità. Tutto questo suscitò le ire di Ubertino da Casale e degli altri spirituali

6 Lo ‘studium’ di Parigi Nel 1217 Francesco inviò i primi frati in Francia. Tra il 1219 e il 1220, i frati arrivarono a Parigi, presso l’abbazia di Saint-Denis, dove ricevette molti studenti e maestri. Nel 1230, aiutati dal re Luigi IX, si trasferirono vicino all’abbazia di Saint-Germain-des-Près. ... parecchi uomini della cultura e celebri letterati, sia del laicato che del clero, rinunciando al fascino dei piaceri, al peccato e alle cupidità mondane, entrarono a loro volta nell’Ordine (3Comp 73: 1487). Non avendo maestri propri, all’inizio i frati seguivano le lezioni dei maestri secolari.

7 Ma il problema fu quello di conciliare
l’esperienza di fede con la ricerca filosofica. Uno studente lasciò questa nota: è scritto ai Colossesi: Rivestitevi del nostro Signore Gesù Cristo. Noi, invece ci rivestiamo di Aristotele e di quelli che, nelle loro controversie, hanno negato la risurrezione. E un frate, nella prova di predicazione, scriveva: Dio ha fatto l’uomo retto, ma essi cercano tante fallaci questioni (Qo 7,30). La prima questione fallace è quella dell’onore, che oggi viene sollevata in tanti luoghi e prima di tutto nelle scuole: poiché i maestri non ascoltano, o leggono o disputano per l’utilità degli studenti, ma come dei rabbi che rendono le cose che nella Scrittura sono di facile comprensione, molto difficili dal caos scuro del loro discorso. A questi dice Isaia: Guai a coloro che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, nelle loro questioni. Si sente un tale immenso clamore che poco o mai, l’opponente può capire il rispondente e viceversa…

8 Era possibile conciliare la semplicità di San Francesco
con la scienza delle grandi scuole? Il Celano narra che: Là (a Parigi) anche i sapienti e i maggiori letterati del mondo, più numerosi in Parigi che altrove, venerano, ammirano e onorano con umiltà e devozione Francesco, l’illetterato, l’amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile (1C 120: 529). San Francesco era divenuto famoso a Parigi, grazie all’ingresso nell’Ordine del più famoso dei maestri Alessandro di Hales (+1245). Ogni anno, il 4 ottobre si celebrava la festa di Francesco nella chiesa dei frati davanti all’Università, con maestri e studenti.

9 A Parigi vi è lo stesso problema di Bologna
Per i francescani delle origini il solo concetto gerarchico possibile nella ‘fraternità’ è quello dell’amore, cioè del servizio dei fratelli Secondo lo spirito di Francesco, non ci sono differenziazioni tra i diversi membri della fraternità: tutti sono chiamati frati, pur rimanendo ciascuno nella vocazione propria. Nella fraternità non vi è diversità di origine o di cultura. Nel servizio ai fratelli tutti i frati sono uguali. Le tensioni cominciarono negli ‘studia’ quando i lettori iniziarono a ricevere trattamenti distinti e si stabilirono delle classi di fratelli: - I frati della ‘comunità’, come dei servi della gleba addetti agli umili uffici della casa; - I frati dello ‘studio’, maestri e studenti; con le sottoclassi di maestri, i baccellieri, gli studenti.

10 Lo ‘studium’ di Oxford Il 10 settembre 1224, 11 frati sbarcarono in Inghilterra sotto la direzione di frate Agnello da Pisa. 2 andarono ad Oxford, dove … furono ospitati con amore dai frati predicatori: mangiarono nel loro refettorio e dormirono nel loro dormitorio per otto giorni, come se fossero del convento. Poi presero una casa … (Eccl 10: 2423). Anche qui furono ammessi all’Ordine molti onesti baccellieri e molti uomini nobili (Eccl 23: 2440). Sebbene i frati si impegnassero con tutto lo sforzo per conservare in ogni cosa somma semplicità e purezza di coscienza, erano tuttavia pieni di ardore nello studio della Scrittura e delle discipline scolastiche, tant’è vero che ogni giorno si recavano alle scuole di teologia, per quanto distanti, a piedi nudi anche nell’asperità del freddo invernale e in abbondante fango. Per questo, con l’aiuto della grazia dello Spirito Santo, parecchi furono promossi in breve tempo all’ufficio della predicazione (Eccl 30: 2450).

11 Lo ‘studium’ di Oxford, fu diverso da quelli di Bologna e di Parigi
Per questo motivo Frate Agnello sentì l’obbligo di avere uno studio nella casa Dopo aver ampliato il convento, dove fioriva il principale studio d’Inghilterra, nel quale la totalità degli studenti aveva l’abitudine di riunirsi, frate Agnello fece costruire una scuola abbastanza decorosa nella casa dei frati e domandò al maestro Roberto Grossatesta, di santa memoria, di insegnare a loro. Sotto la sua guida, essi, in poco tempo, fecero vistosi progressi sia nelle materie teologiche sia in quelle morali che sono necessarie ad un predicatore (Eccl 65: 2489). Lo ‘studium’ di Oxford, fu diverso da quelli di Bologna e di Parigi Qui i frati non si sono mai occupato delle contese tra agostiniani e aristotelici hanno saputo inserire nella loro esperienza religiosa le nuove concezioni scientifiche e la conoscenza della natura La Bibbia è stata la materia essenziale dell’insegnamento Ad Oxford la fraternità aveva mantenuto la priorità su qualsiasi altro impegno sia di studio come di apostolato. Sullo stile di Roberto Grossatesta, i professori più che maestri degli studenti erano intesi come “fratelli” che guidavano altri “fratelli” nello studio e nella ricerca della verità

12 Tensione tra la ‘fraternità delle origini’ e lo sviluppo dell’Ordine
Negli ‘studia’ erano entrate le regole e i diritti acquisiti dai maestri nelle università. Perciò ebbe a scrivere san Bonaventura: L’ambizione e il decoro pomposo della carica dei maestri deve essere condannata da noi e mai desiderata, pur accettandone l’ufficio, poiché conviene insegnare il Vangelo a coloro che lo professano e lo vivono (Epistola de tribus quaestionibus) Bonaventura aveva preso coscienza del problema: come vivere lo spirito di Francesco in un Ordine che contava frati? Nelle prime Costituzioni, approvate al capitolo di Narbonne nel 1260, si dice: I frati sia chierici come laici siano impegnati dal loro superiore a scrivere o studiare o a fare lavori di cui sono capaci. Ma la tensione maggiore sarà con gli Spirituali, che condannavano negli Studia la perdita del carisma delle origini

13 Il XIV secolo: il fiorire della scuola francescana
Dal Alessandro di Hales (+1245) sino a Giovanni Duns Scoto (+1308), l’ordine francescano offre alla Chiesa un gran numero di autori eccellenti. Ma con Scoto inizia una vera Scuola. Già i discepoli avevano diffuso in tutta Europa la dottrina del maestro chiamato «doctor subtilis», «doctor noster», «venerabilis doctor». Grazie a Scoto, l’Ordine conobbe anche una splendida fioritura degli studi nell’Ordine, superiore anche a quella dell’Ordine domenicano

14 XV secolo: la crisi degli studi
La fine del medioevo e la nascita del Rinascimento comporta, tra la fine del XIV secolo e per tutto il XV secolo, un cambiamento culturale che metterà in crisi anche la vita degli ordini religiosi. Se prima il predicare il vangelo era la missione fondamentale dei frati e questa esigeva una formazione ora stava entrando l’idea che lo studio non era più solo una missione, ma anche un mezzo di autopromozione sociale. I gradi accademici potevano essere utili per far carriera: per diventare inquisitori, consiglieri dei sovrani e dei nobili, provinciali o guardiani dei conventi più importanti. Non era più, dunque, lo studio in sé che interessava, ma il titolo di studio Non era più lo studio in sé che interessava, ma il titolo di studio

15 Cominciarono gli scandali.
Così che l’8 marzo 1466 il Ministro generale Francesco della Rovere dovette inviare un visitatore allo Studium di Parigi per introdurre la riforma. Il visitatore rileva che lo Studio era diventato spettacolo di ogni ignominia e derisione della plebe abusi di carattere morale e disciplinare abbassamento del livello scientifico Vi era anche la protezione del “Conservatore dei privilegi” della Sorbona a cui bastava rivolgersi per essere esentati da ogni intervento disciplinare dei superiori dell’Ordine. Era così che gli studenti e i professori erano sempre esentati dalla disciplina dell’Ordine.

16 In questo periodo vi furono le reazioni degli spirituali:
1) Nel 1397, fra Pedro de Villacreces (+1422), della provincia di Castiglia, dopo aver studiato a Tolosa, Parigi e Salamanca, ed essersi dottorato nel 1396, abbandonò il titolo e la cattedra, per fondare con alcuni discepoli una nuova riforma. 2) Nel 1409 i frati del convento di Oviedo, che erano stati reggenti, licenziati o baccellieri nello Studio di Salamanca, fecero giuramento di rinunciare ad ogni titolo accademico e ad ogni magistero universitario. 3) Nel 1415 i delegati di 12 conventi della Francia presentarono al Concilio di Costanza la lamentela di non poter osservare la Regola a causa della rilassatezza che vi si trovava nei loro conventi e causata dai frati dediti allo studio; chiedevano di poter vivere in conventi separati. Il Concilio accolse le loro richieste. I problemi erano gli stessi presentati un secolo prima da Ubertino da Casale (+1330) contro i frati della Comunità.

17 Il problema era che questi riformatori andavano verso l’eccesso opposto.
Nella riforma villacreciana non si leggeva la Bibbia, né i Padri della Chiesa, né i teologi scolastici perché le sottili questioni del dottor Sottile Scoto e quelle degli altri dottori curiosi molto ostacolano le lacrime della penitenza. Pedro de Villacreces insegnava: non anteporre lo studio all’orazione e devozione.. perciò ti faccio studiare San Francesco, e non il Dottore Sottile né le sue Reportationes. Questa riforma metteva San Francesco contro Scoto, e insegnava una spiritualità senza la Bibbia, senza i Padri e senza la teologia: esattamente il contrario di quello di cui si era nutrito san Francesco.

18 La sana riforma dell’Ordine, con san Bernardino da Siena (+1444), rifiuta la “bestia ignoranza”, ma evidenzia anche che lo studio è in vista della predicazione del Vangelo secondo la volontà di Francesco. Le costituzioni del 1443 obbligano lo studio e che in ogni provincia venga scelto un convento, dove i frati idonei per lo studio siano debitamente istruiti. Mentre i Conventuali mantengono la vecchia struttura accademica e continuano gli studi nelle università L’Osservanza non abbandona gli studi, ma li finalizza in primo luogo alla predicazione. Abbandona i gradi accademici e preferisce avere studi propri

19 Secolo XVI: la riforma del cardinale Cisneros
Il cardinale Francesco Jiménez de Cisneros (+1517) è uno dei più grandi protagonisti del rinnovamento cattolico del secolo XVI. È il riformatore della Chiesa spagnola. Il Concilio di Trento adotterà la sua immagine del «perfectus clericus» che comporta due connotati inscindibili: integrità di vita sufficienza di dottrina L’Università di Alcalá, cuore della riforma cisneriana, divenne la culla dell’Umanesimo teologico ideato dal cardinale su 4 punti fondamentali: 1. contatto diretto con i testi sacri, 2. santità di vita, 3. speculazione razionale aperta, 4. stile colto ed elegante.

20 Cisneros era convinto che per migliorare clero e popolo bisognava promuovere la cultura. Per questo fondò nuove Università e riformò gli studi. Volle che la teologia fosse spiegata in 3 cattedre principali, seguendo in ciascuna una delle 3 «vie» più in uso, e cioè: via sancti Thomae via Scoti via Nominalium Per i frati fondò il Collegio Maggiore dei SS. Pietro e Paolo, accanto alla sua Università di Alcalá, con lo scopo che la frequentassero 13 studenti scelti da ciascuna delle diverse province osservanti. Le province inviarono gli studenti, ma finito il quadriennio teologico, ritornavano in provincia senza prendere i gradi accademici, perché non volevano assomigliare ai Conventuali nei gradi accademici, di cui li consideravano i fautori.

21 Nel 1517 all’Osservanza viene riconosciuto il Ministro Generale “totius Ordinis”, mentre ai Conventuali avranno un “Maestro Generale”. Il Ministro generale Francesco Licheto (+1520) imporra: litteram Scoti solum, et non alios auctores, explicare conentur! Piano piano Scoto fu accolto prima come maestro principale e poi come maestro unico nell’insegnamento della teologia Nonostante ciò, le continue nuove riforme francescane non accettavano gli studi, tanto che il Capitolo generale del 1571 dovette minacciare che la provincia che non avesse avuto almeno 3 case destinate agli studi (grammatica, filosofia e teologia) sarebbe stata ridotta a custodia. Anche i Cappuccini ebbero una certa antipatia verso gli studi, ma dovettero adattarsi alle prescrizioni del Concilio di Trento li rese obbligatori per tutti i candidati al sacerdozio. Dall’inizio, poi, rifiutarono Scoto come “maestro dell’Ordine” perché, oltre ad essere già il maestro degli Osser­vanti, risultava troppo difficile. Scelsero allora Bonaventura e Tommaso d’Aquino.


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