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Prof.re Filippo Spagnolo

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Presentazione sul tema: "Prof.re Filippo Spagnolo"— Transcript della presentazione:

1 Prof.re Filippo Spagnolo
Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria A. A. 2002/2003 Studentessa GIUSEPPA LINDA MANZO Relatori Prof.re Filippo Spagnolo Prof.ssa Roberta Catalano

2 Concezioni spontanee sulle argomentazioni
nella Scuola dell’Infanzia, attraverso una situazione/problema sulle ombre

3 Perché le ombre? Fisicamente l'ombra è necessaria alla percezione
visiva del mondo quanto la luce. L'ombra definisce gli oggetti, consentendoci di riconoscere la terza dimensione e di collocarli nello spazio.

4 Individuazione del problema
La sperimentazione nasce dalla domanda <<se i bambini in età prescolare possiedono già la capacità di argomentare sui fenomeni naturali come le “Ombre”>>. In questa prospettiva Piaget studiando questo fenomeno, afferma che tale capacità deriverebbe dal rapporto fra il linguaggio e il superamento dell’egocentrismo. Ma altri recenti studi, con metodi differenti, apportano nuove prospettive. Il ricercatore tedesco Paul-Ludwig Volzing ha messo a punto una approfondita indagine sullo sviluppo della capacità dei bambini di argomentare in età assai precoce. .

5 Da dove sono partita… …lo studio delle concezioni spontanee dei bambini della scuola dell’infanzia sulle ombre, è nato dal contatto diretto con la realtà scolastica e, dagli studi condotti, sulle ombre del Sole, dal Prof.re Paolo Boero. Errori, difficoltà, problemi incontrati: - sottovalutare la complessità dell’argomento trattato e i tempi di apprendimento di ciascun alunno; -“sostituirsi” all’allievo”, ossia impedire al bambino di riflettere e di ragionare, sulla situazione/problema e, a trarre delle conclusioni; - difficoltà da parte dei bambini ad apprendere nuovi concetti e a fare delle relazioni fra di essi. La manifestazione più evidente nei bambini, è stata quella di ascoltare, da loro, la ripetizione delle mie parole.

6 Cambiamento di percorso
”In una ricerca l’attenzione non deve essere posta solo ai “prodotti ” ma, anche, ai “processi” e in particolar modo agli “attori” ai quali è rivolta la ricerca e agli obiettivi che si vuol raggiungere” (Viganò).

7 La Nuova Sperimentazione
Ipotesi di ricerca: Si ipotizza un miglioramento dei risultati passando da situazioni astratte a situazioni concrete di immediato interesse per i bambini, ponendo loro delle semplici domande: Cos’è? Perché? Punto di arrivo: il fine che si vuol raggiungere, attraverso il gioco delle ombre, è quello di creare un clima favorevole alle argomentazioni: ragionamenti, riflessioni, strategie, con i bambini della scuola dell’infanzia, inducendoli alla percezione delle ombre del proprio corpo. Il canale di accesso scelto, per il raggiungimento di tal fine, è lo schema corporeo. Attraverso il proprio corpo, il bambino, può apprendere gli elementi del mondo che lo circonda, stabilendo delle relazioni fra questi, sviluppando la sua intelligenza.

8 Campione Per la sperimentazione il campione scelto è formato da quattro sezioni terminali, 76 alunni, in età compresa fra i cinque e i sei anni, della scuola dell’infanzia. Metodo E’ condotta inizialmente l’analisi a priori (previsione dei comportamenti dei bambini). Sulla base dei comportamenti attesi e predefiniti si costruiranno degli strumenti di verifica per registrare la presenza/assenza dei comportamenti.

9 Fasi della Sperimentazione
La sperimentazione è stata suddivisa in quattro fasi: Prima fase: Posizionare i piedi del bambino su quelli della sagoma disegnata (prima tacca nera); Prima domanda: Che cosa è? “Le risposte, ottenute da tutti i bambini, sono state simili fra di loro. Da queste risposte ho potuto verificare che i bambini possedevano una discreta conoscenza del proprio schema corporeo”.

10 Seconda fase: Invitare ciascun bambino ad osservare cosa “accade” quando il faretto è acceso (quest’ultimo si trova posizionato dietro le sue spalle). Rimarcare, sullo stesso foglio con un pennarello nero, l’ombra del bambino. Seconda domanda: Che cosa è, e il perché? “Le risposte di ciascun bambino sono state diverse fra di loro: i bambini riconoscevano la loro ombra definendola come tale, altri non la chiamavano ombra, ma capivano che era la proiezione del proprio corpo e spiegavano il perché avveniva questo fenomeno (luce dietro le spalle, faretto acceso, ecc.)”.

11 Terza fase: Il bambino si sposta all’indietro, sulla seconda tacca nera. Faretto acceso, rimarcare con un pennarello verde, la seconda ombra del bambino. Terza domanda: Che cosa è successo all’ombra del tuo corpo, e il perché? “Dalle loro risposte ho dedotto che i bambini comprendevano che avvicinandosi alla fonte luminosa, ottenevano una diversa lunghezza d’ombra rispetto alla precedente”.

12 Quarta fase: Invitare il bambino a spostarsi all’indietro (sulla terza tacca nera); faretto acceso, rimarcare la terza ombra del bambino, con un pennarello blu. Quarta domanda: Che cosa è successo all’ombra del tuo corpo rispetto a prima, e il perché?. “Dalle risposte ottenute capivo che i bambini riflettevano e ragionavano sulle diverse lunghezze delle ombre, man mano che si avvicinavano, sempre più, alla fonte luminosa”.

13 Il concetto di ombra era ben chiaro ai bambini, poiché comprendevano che la loro posizione e la luce del faretto erano determinanti per definire le diverse lunghezze delle loro ombre (ipotesi di partenza). Gli obiettivi : -sviluppare e/o potenziare le capacità percettive e cognitive; scoprire la relazione fra il proprio corpo e l’ombra; scoprire le dimensioni di larghezza del proprio corpo; argomentare, ragionare, riflettere, con naturalezza su un evento, su una esperienza.                                

14 Analisi a-priori dei comportamenti
Sono stati individuati otto comportamenti relativamente alle risposte possibili dei bambini: A1: Il bambino sa cogliere la relazione fra il suo schema corporeo e la sua ombra. A2: Il bambino è in grado di discriminare i concetti topologici grande-medio-piccolo. A3: Il bambino intuisce il rapporto fra lo spostamento del suo corpo e la fonte luminosa (implicito/esplicito). A4: Il bambino percepisce i rapporti spaziali lontano-vicino. A5: Il bambino è in grado di argomentare, con naturalezza, sul perché. A6: Il bambino intuisce la relazione fra la vicinanza alla luce e le lunghezze della sua ombra (implicito/esplicito). A7: Il bambino non riesce a cogliere la relazione tra luce-posizione-ombra. A8: Il bambino non riesce ad argomentare sul perché .

15 Risultati attesi Considerando l’analisi a priori e la struttura dell’intervista si ritengono indicatori positivi, ai fini dell’ipotesi formulata, i seguenti comportamenti: nella prima fase della sperimentazione, il bambino possiede una discreta conoscenza del proprio schema corporeo; nella seconda fase, il bambino percepisce l’ombra proiettata del proprio corpo (definendola con vari termini); nella terza fase, il bambino, inizia a fare dei ragionamenti e delle riflessioni sulla posizione del suo corpo rispetto alla fonte luminosa (implicito/esplicito); nella quarta fase, infine, il bambino intuisce che la sua posizione e la luce del faretto sono determinanti per definire le diverse lunghezze dell’ombra.

16 Analisi dei Dati Dall’analisi della similarità, tramite lo CHIC dei dati, si intravede la situazione di omogeneità fra le risposte ottenute. Mentre l’analisi delle implicazioni tra variabili binarie e non, viene evidenziata dal seguente grafo.

17 Conclusioni Mi ha colpito molto la frase di un bambino: “La mia ombra è corta, perché mi sono spostato e la luce si trova sopra la mia testa…” Crescendo, tutti noi dimentichiamo come un bambino osserva la realtà che lo circonda, cioè usando oltre ai sensi, la fantasia, l’immaginazione, la creatività, tutte capacità che gli consentono di percepire in modo più “acuto” e “diretto” la realtà che lo circonda, rispetto ai noi adulti. Questa è una delle riflessioni che mi hanno portato a scegliere l’argomento sulle ombre. Il presente lavoro sperimentale non ha la pretesa di aver fornito contributi significativi allo sviluppo degli studi sulle argomentazioni dei bambini dinnanzi ad eventi naturali come le “Ombre”, ma si è rivelata un’occasione per approfondire e “riflettere” sugli aspetti teorici, valutare la complessità dell’argomento, provando ad “impostare” un metodo di ricerca poiché, sono aspetti indispensabili nel processo di insegnamento/apprendimento.


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