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DOCENTE: Dott.ssa –DM- Concetta Barbagallo

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Presentazione sul tema: "DOCENTE: Dott.ssa –DM- Concetta Barbagallo"— Transcript della presentazione:

1 DOCENTE: Dott.ssa –DM- Concetta Barbagallo
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA AA. 2012/2013 Corso integrato di infermieristica generale E teoria del Nursing - Infermieristica Applicata DOCENTE: Dott.ssa –DM- Concetta Barbagallo

2 Obiettivo della Lezione: Assistenza all’eliminazione urinaria
Cura di sé: eliminazione urinaria Assistenza all’eliminazione urinaria La valutazione dello stato di salute

3 Secondo Brammer, le caratteristiche
della persona che da’ un aiuto efficace sono: consapevolezza di sé e dei valori,capacità di analizzare i propri sentimenti, capacità di servire da modello, altruismo, forte senso morale e responsabilità. Tratto da Brammer L.M., The helping relationship: Process and skills, Engelwood Cliffs, NJ Prentice Hall, 1979. (l’infermiera) dovrà mettersi nei panni di ciascun malato per meglio comprenderne i bisogni e trovare le misure atte a soddisfarli. Di volta in volta dovrà: usare le proprie facoltà mentali per chi giace incosciente, sostituire con la propria persona l’arto dell’amputato, prestare la vista al cieco, prestare interesse per la vita dell’aspirante suicida. E ancora: l’infermiera sarà il mezzo di trasporto per il neonato, competenza e sicurezza per la giovane madre inesperta, portavoce di chi non può o non vuole parlare. V. Henderson

4 Deficit della Cura di sé: eliminazione urinaria
Stato in cui la persona presenta una compromissione della capacità di svolgere o completare da sola le attività legate all’eliminazione CARATTERISTICHE DEFINENTI: INCAPACITÀ O MANCANZA DI VOLONTÀ A SERVIRSI DEI SERVIZI IGIENICI O DEI PRESIDI IDONEI INCAPACITÀ OMANCANZA DI VOLONTÀ A SEGUIRE PRATICHE IGIENICHE ADEGUATE…… P E SEGUENTI

5 Deficit della Cura di sé: eliminazione urinaria
OBIETTIVO: LA PERSONA MIGLIORERÀ LE CAPACITÀ DI SERIVIRSI DEI SERIVIZI IGIENICI O DEI PRESIDI ADEGUATI, OPPURE RIFERIRÀ DI AVER BISOGNO DI QUALCUNO CHE LA AIUTI NELLO SVOLGIMENTO DI QUESTE ATTIVITÀ

6 L’atto della minzione avviene attraverso un
arco riflesso il cui centro sinaptico è situato nei segmenti sacrali del midollo spinale; questi a loro volta sono controllati da centri nervosi superiori situati nel ponte e nella corteccia cerebrale. La continenza sia nell’uomo che nella donna è affidata alla presenza di due sfinteri, uno prossimale (a livello del collo vescicale, non controllato dalla volontà), ed uno distale localizzato a livello dell’uretra (sotto il controllo del sistema nervoso volontario).

7 L’attività vescicale è distinta in due fasi:
la velocità normale di riempimento è di circa 50 ml/ora, ed una lieve sensazione di riempimento si ha solo a volumi di ml; in questa fase gli sfinteri sono contratti e determinano la “continenza”. L’incremento della distensione vescicale porta ad un corrispondente aumento di tensione dello sfintere liscio e dello striato, con progressiva consapevolezza dello stimolo. Riempimento: si compone di due momenti:la contrazione del muscolo detrusore e un’inibizione dello stato di contrazione degli sfinteri. L’attività della minzione è una funzione volontaria, controllata soprattutto dalle regioni frontali della corteccia cerebrale, e per questo durante la minzione il flusso urinario può essere interrotto volontariamente con la contrazione dello sfintere esterno. Svuotamento:

8 Per capirci meglio …. Definizione
L’incontinenza urinaria (IU) è espressione della perdita e/o mancata acquisizione della capacità di urinare volontariamente in un luogo socialmente accettabile. Cenni anatomo-fisiologici La vescica funziona come un serbatoio che permette la raccolta delle urine (continuamente prodotte dai reni) e lo svuotamento periodico secondo le necessità sociali dell’individuo. Perché ciò avvenga è necessario che la vescica possegga, unico fra gli organi dell’apparato urinario, un’innervazione integra.

9 RICORDIAMO : LA VESCICA E’ PERFETTAMENTE ADEGUATA alla raccolta ed espulsione delle urine ACCOMODA IN MODO AUTONOMO ED INCONSCIO elevate quantità di urina con minime o nulle variazioni pressorie al suo interno PARTECIPA IN MODO DETERMINANTE ALLA CONTINENZA DELLE URINE Il collo vescicale e lo sfintere uretrale rimangono ermeticamente chiusi anche quando la pressione intraddominale aumenta improvvisamente

10 Fase di svuotamento Fase di riempimento Fase di riempimento
Pressione vescicale Riempimento vescicale Primo stimolo Normale desiderio minzionale Riempimento vescicale Detrusore si rilassa + Uretra si contrae Detrusore si rilassa + Uretra si contrae ulteriormente Detrusore si contrae + Uretra si rilassa Detrusore si rilassa + Uretra si contrae

11 INCONTINENZA URINARIA
Condizione sommersa e misconosciuta. Il 75% degli incontinenti non consulta il medico. Il 20% delle donne incontinenti usa assorbenti. Gli incontinenti “sconosciuti al S.S.N.” da 2 a 4 volte più numerosi dei conosciuti. Invecchiamento della popolazione ↑ prevalenza ↑ costi sociali

12 NON HO CHIESTO AIUTO PERCHE’:
Penso che sia un “piccolo” problema(90%) “Me la sbrigo da solo/a”(75%) Non so quale aiuto chiedere (81%) Perdere pipì è normale dopo il parto e con l’età (60%) Non so dove farmi aiutare (50%)

13 Il normale invecchiamento ha effetto sul basso apparato urinario in una varietà di modi: La capacità vescicale, la capacità di ritardare lo svuotamento della vescica e i valori di flusso urinario diminuiscono in entrambi i sessi; la pressione massima di chiusura dell’uretra diminuisce nelle donne; la dimensione della prostata aumenta nella maggior parte degli uomini; L’escrezione dei fluidi (a differenza del giovane in cui vengono espulsi la sera, prima di coricarsi), avviene nel corso della notte, quindi uno o due episodi di nicturia per notte possono considerarsi normali. Nessuno di questi cambiamenti dovuti all’età causa l’incontinenza, ma ciascuno di essi predispone ad essa.

14 Disfunzioni del basso tratto urinario
Il Paziente riferisce: del riempimento dello svuotamento Pollachiuria: oltre 7-8 die Nicturia : svegliarsi per urinare Frequenza notturna: alzarsi dal letto per urinare,anche prima di addormentarsi o dopo essersi svegliati Urgenza (urgency): desiderio di urinare improvviso, intenso difficile da procastinare Incontinenza urinaria: perdita involontaria di urine che comporti un problema sociale o igienico Incontinenza urinaria: qualsiasi perdita involontaria di urine (definizione attuale, 2002)

15 Sintomi del riempimento
Incontinenza urinaria da sforzo: perdita involontaria di urine conseguente a sforzi, aumenti della pressione addominale, in assenza di stimolo minzionale Incontinenza urinaria da urgenza: perdita involontaria di urine accompagnata da o immediatamente preceduta da urgenza Incontinenza urinaria mista: perdita involontaria di urine associata ad urgenza e a sforzi

16 Incontinenza urinaria da sforzo:
I GRADO: perdita di urine in corrispondenza di improvvisi aumenti della pressione addominale( no durante la notte) II GRADO: perdita di urine durante uno sforzo fisico modesto come per es, alzarsi in piedi dalla posizione seduta….. III GRADO: incontinenza totale le urine si perdono senza alcuna relazione con la posizione o l’attività fisica

17 Incontinenza urinaria da sforzo:
FATTORI CORRELATI: CORRELATA A SBOCCO VESCICALE INCOMPETENTE SECONDARIO AD ANOMALIE CONGENITE DELLE VIE URINARIE, CORRELATA AD ALTERAZIONI DEGENERATIVE DELLA MUSCOLATURA PELVICA E DEI LEGAMENTI SECONDARI A DEFICIENZA ESTROGENICA.

18 SITUAZIONI –PERSONALI ED AMBIENTALI-
ELEVATA PRESSIONE INTRADDOMINALE E DEBOLEZZA DELLA MUSCOLATURA PELVICA SECONDARIA A:OBESITÀ,ATTIVITÀ SESSUALE, GRAVIDANZA,INADEGUATA IGIENE PERSONALE CORRELATA A DEBOLEZZA DELLA MUSCOLATURA PELVICA E DEI LEGAMENTI SECONDARIA A:RECENTE E RILEVANTE CALO PONDERALE,PARTO. CORRELATA ALLE FASI SI SVILUPPO: PERSONA ANZIANA PERDITA DEL TONO MUSCOLARE

19 LA PERSONA RIFERIRÀ LA RIDUZIONE O L’ELIMINAZIONE DELL’INCONTINENZA DA SFORZO
OBIETTIVO: LA PERSONA SARÀ IN GRADO DI SPIEGARE LA CAUSA DELL’INCONTINENZA E LE MOTIVAZIONI DEL TRATTAMENTO INDICATORE:

20 INIZIARE L’EDUCAZIONE
COSA FARE? SPIEGARE INSEGNARE DARE ISTRUZIONI INIZIARE L’EDUCAZIONE ALLA SALUTE

21 Sintomi del riempimento
Enuresi: termine generico che indica una minzione completa involontaria. Se di notte : (Enuresi notturna) Incontinenza urinaria continua Altri tipi di incontinenza urinaria (da risate, durante i rapporti sessuali, da rigurgito.)

22 Sintomi del tratto urinario basso
Sintomi associati al rapporto sessuale Sintomi associati al prolasso di organi pelvici Dolore genitale o del tratto urinario basso: - dolore vescicale (sovrapubico) - dolore uretrale - dolore vulvare - dolore vaginale - dolore scrotale - dolore perineale - dolore pelvico (mal definito e mal localizzabile)

23 FATTORI DI RISCHIO PER I.U. NELLA DONNA
Età Cambiamenti strutturali pelvici e vescicali Aumentata prevalenza di fattori correlati come il diabete, episodi cerebrovascolari e malattie polmonari Sintomi urinari Forte correlazione con LUTS e OAB (prevalenza 15-30%) Obesità

24 HO CHIESTO AIUTO PERCHE’:
Temo che si senta l’odore 75% La perdita è imbarazzante 70% La perdita è peggiorata 60% Ho dovuto ridurre l’attività fisica Depressa a causa di IU 45%

25 LE CAUSE: Incompetenza sfinterica(disfunzione sfinterica, alterato supporto del collo vescicale) Iperattività detrusoriale(idiopatica, iperreflessia) Diverticoli dell’uretra Anomalie congenite(epispadia, uretere ectopico, estrofia vescicale, spina bifida occulta) Incontinenza transitoria(infezioni, diabete, demenza etc) Farmaci(diuretici, ansiolitici, agenti colinergici,) Fistole( uretrali, vescicali, ureterali) Iper afflusso(ipotonia detrusoriale, ostruzione uretrale) Instabilità uretrale Funzionale

26 Sintomi del basso tratto Urinario (LUTS)
Devo aspettare un po’ prima che escano la urine. Il getto urinario è debole. Per urinare devo spingere con la pancia. Urino troppo spesso Sintomi del basso tratto Urinario (LUTS) Perdo urine con la Tosse o con lo sforzo Devo correre in bagno per urinare e alle volte me la faccio addosso

27 FATTORI DI RISCHIO PER I.U. NELLA DONNA
Menopausa Isterectomia Rischio piccolo ma significativamente aumentato dopo qualche anno Storia famigliare e genetica Pochi dati Deficit funzionali e cognitivi Aumentato rischio di IU col peggioramento del livello di mobilità Causa, associazione o conseguenza? Forte associazione tra IU e demenza negli anziani

28 INCONTINENZA MASCHILE
DA SFORZO –POST PROSTATECTOMIA RADICALE •DA URGENZA –VESCICA NEUROLOGICA DI VARIA ETIOLOGIA –IPERATTIVITA’VESCICALE PRIMITIVA –IPERATTIVITA’VESCICALE SECONDARIA AD OSTRUZIONE CERVICALE

29 L’incontinenza può essere:
è l’IU che regredisce con la guarigione della malattia o la correzione della condizione che la ha provocata. Ha inizio di solito improvviso ed è causata da malattie acute o da fattori iatrogeni o ambientali. TRANSITORIA è la IU che si mantiene nel tempo, spesso con un andamento ingravescente. PERSISTENTE

30 CAUSE DI I.U. TRANSITORIA:
DELIRIUM FARMACI MOBILITA’ LIMITATA VAGINITE ATROFICA INFEZIONI DELLE VIE URINARIE FECOALOMI

31 I.U. DA URGENZA STATO IN CUI LA PERSONA RIFERISCE PERDITA INVOLONTARIA DI URINE ASSOCIATA AD UN FORTE E IMPROVVISO DESIDERIO DI URINARE

32 I FATTORI CORRELATI: FISIOPATOLOGICI
INFEZIONI MALATTIE DEMIELINIZZANTI LESIONI NEUROLOGICHE DA TUMORI E/O INFEZIONI LESIONI CEREBRALI ICTUS CEREBRALE URETRITE PARKINSON TRAUMA NEUROPATIA DIABETICA NEUROPATIA ALCOLICA

33 CORRELATI A TRATTAMENTI:
I FATTORI CORRELATI: CORRELATI A TRATTAMENTI: INTERVENTO CHIRUGICO ADDOMINALE PERIODO SUCCESSIVO A CATETERISMO VESCICALE PROLUNGATO SITUAZIONI PERSONALI ED AMBIENTALI: IRRITAZIONE DEI RECETTORI VESCICALI PER LO STIRAMENTO , SECONDARIA A: ALCOL, CAFFEINA, ECCESSIVA ASSUNZIONE DI LIQUIDI CORRELATI ALLE FASI DI SVILUPPO: BAMBINO: LIMITATA CAPACITÀ VESCICALE ANZIANO:DIMINUITA CAPACITÀ VESCICALE

34 I.U. DA URGENZA: OBIETTIVO:
LA PERSONA RIFERIRÀ L’ASSENZA O LA DIMINUZIONE DEGLI EPISODI DI INCONTINENZA:…………. INDICATORI: SPIEGHERÀ LA CAUSE DELL’INCONTINENZA … DESCRIVERÀ GLI IRRITANTI VESCICALI … INTERVENTI GENERALI: MANTENERE UN’IDRATAZIONE OTTIMALE ACCERTARE IL MODELLO DI MINZIONE QUANDO POSSIBILE RIDURRE O LIMINARE I FATTORI EZIOLOGICI O CONTRIBUENTI

35 Incontinenza da urgenza:
SPESSO CI TROVIAMO AD INTERAGGIRE CON UN PAZIENTE COMPLESSO, INFATTI, COME ABBIAMO DETTO SI RISCONTRA FREQUENTEMENTE IN SOGGETTI CON ICTUS CEREBRALE, PARKINSON, TUMORI DEL LOBO FRONTALE, IDROCEFALO NORMOTESO, DEMENZA, LESIONI DEL MIDOLLO SPINALE E SCLEROSI MULTIPLA.

36 INCONTINENZA MISTA: NON È INSOLITO PER I PAZIENTI ESSERE AFFETTI SIA DA INCONTINENZA DA URGENZA CHE DA SFORZO. QUANDO SONO PRESENTI ENTRAMBE I SINTOMI, L’INCONTINENZA È CHIAMATA I.U. MISTA . QUESTA FORMA È COMUNE NELLE DONNE,SPECIALMENTE QUELLE PIÙ ANZIANE. SPESSO, TUTTAVIA, LA MANIFESTAZIONE DI UNA DELLE DUE FORME DI INCONTINENZA È PIÙ INSIDIOSA DELL’ALTRA ED È LEGATA ALLA SOGGETTIVITÀ DEL PAZIENTE. E’ IMPORTANTE IDENTIFICARE IL SINTOMO PIÙ FASTIDIOSO PER POTER CENTRARE GLI INTERVENTI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI PIÙ ADEGUATI.

37 Nel caso di esegure il bagno
ESEMPI DI ATTIVITÀ DA UN PUNTO DI VISTA INFERMIERISTICO è IMPORTANTE: Integrità della cute (colore, traumi e/o lesioni, temperatura, turgore),grado di autosufficienza della persona per eseguire l’igiene , presenza di dolore ed eventuale necessità di terapie farmacologiche. Possibilità di attribuire le cure al personale di supporto (ricorda: L’infermiere è sempre e comunque responsabile dell’assistenza!) Nel caso di esegure il bagno Determinare: Lo scopo e il tipo di bagno necessario alla persona assista in base al grado di autonomia della persona, la possibilità di istruirla sulle modalità di eseguire e ottenere l’igiene appropriata

38 PIANIFICARE: TUTTE LE PRECAUZIONI SPECIFICHE PER IL PAZIENTE RIGUARDANTI I MOVIMENTI E LE POSIZIONI SICURE . COORDINARE TUTTI GLI ATTI RELATIVI ALLE CURE E PREVENIRE UN AFFATTICAMENTO NON NECESSARIO. GRADO DI ACCETTAZIONE DEL PAZIENTE ALL’AIUTO DURANTE LE CURE IGIENICHE MATERIALE OCCORRENTE PER IL BAGNO

39 RICORDIAMO CHE: LA PERSONA UMANA AL CENTRO DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA L‘INFERMIERE SI PRENDE CURA DELLA PERSONA IN OGNI SUO ASPETTO E FORNISCE UNA ASSISTENZA CENTRATA SULLA PERSONA E NON SULLA MALATTIA. L’INFERMIERE AGISCE SIA INDIVIDUALMENTE SIA IN COLLABORAZIONE CON ALTRI OPERATORI SANITARI E SOCIALI. PER LO SVOLGIMENTO DELLE SUE FUNZIONI SI AVVALE OVE E’ NECESSARIO DELL’OPERA DI PERSONALE DI SUPPORTO, MA RIMANE IL RESPONSABILE DELLA STESURA DEI PIANI ASSISTENZIALI E DELLA VERIFICA DEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI

40 RICORDIAMO CHE: FUNZIONE URINARIA CONSERVATA
Spesso il paziente anziano è in grado di urinare spontaneamente ma non ha il controllo dello stimolo (incontinenza urinaria) Il paziente necessita di presidi per la raccolta delle urine (pannoloni, pappagallo) Adeguata igiene intima (quotidiana e ad ogni cambio di pannolone) Se il paziente non è in grado di provvedere autonomamente all’igiene personale dobbiamo sostituirci a lui RICORDIAMO CHE:

41 Viene posizionato nei casi di una funzione urinaria deficitaria
IL CATETERE VESCICALE Viene posizionato nei casi di una funzione urinaria deficitaria OBIETTIVO: mantenere l’integrità del sistema urinario È ancorato alla mucosa vescicale mediante un palloncino di gomma che viene gonfiato subito dopo il posizionamento Impiegare pratiche asettiche ogniqualvolta si devono compiere manovre sul catetere per evitare l’introduzione di batteri nel tratto urinario causandone l’infezione Pulizia delle mani Utilizzo di sistemi di raccolta a circuito chiuso Il posizionamento è un atto infermieristico o medico: mai tentare il riposizionamento in caso di fuoriuscita accidentale o traumatica

42 “L’INFERMIERE …è RESPONSABILE
dell’assistenza generale infermieristica. Per l’espletamento delle funzioni si avvale del personale di supporto …” D.M. n. 739/94 Profilo Professionale GESTIONE DEL CATETERE Adeguata igiene Accurata pulizia del punto di ingresso del catetere Mai scollegare il sacchetto di raccolta durante gli spostamenti del Paziente Controllare quotidianamente la pervietà del catetere valutando il regolare deflusso dell’urina Monitorare il volume, il colore e l’aspetto delle urine:Il catetere è spesso causa di infezioni del tratto urinario la presenza di sedimento, pus o colore torbido possono essere un segnale di contaminazione dello stesso Deve essere sostituito ogni 15 giorni se in lattice, ogni mese se in silicone

43 Indicazioni al cateterismo
1. ostruzione acuta delle vie urinarie; 2. disfunzione neurologica permanente della vescica; 3. monitoraggio della diuresi nei pazienti critici (stato di shock, coma, pazienti con alterazione della coscienza, nel postoperatorio, scompenso cardiaco); 4. intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (es. apertura della vescica, chirurgia transuretrale della prostata e della vescica), interventi ginecologici o sul tratto gastrointestinale, interventi per incontinenza urinaria femminile; 5. trattamento di neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici; 6. esecuzione dei test di funzionalità vescicale per un tempo strettamente limitato agli stessi (compreso la valutazione del residuo vescicale, qualora non sia possibile eseguirla ecograficamente); 7. svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di urinare spontaneamente; 8. incontinenza urinaria (se impossibile usare metodi alternativi, quali, condom, pannoloni) 9. gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale.

44 Indicazioni al cateterismo
6. esecuzione dei test di funzionalità vescicale per un tempo strettamente limitato agli stessi (compreso la valutazione del residuo vescicale, qualora non sia possibile eseguirla ecograficamente); 7. svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di urinare spontaneamente; 8. incontinenza urinaria (se impossibile usare metodi alternativi, quali, condom, pannoloni) 9. gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale. La Legislazione Il cateterismo vescicale è una manovra di competenza infermieristica, dietro prescrizione medica. E’ infatti considerata tra le tecniche che vengono insegnate al primo anno di corso diLaurea. per infermieri; non viene fatta distinzione fra cateterismo maschile e cateterismo femminile, e tra cateterizzazione con cateteri molli o semirigidi.

45 Il Cateterismo vescicale
è l’introduzione, con posizionamento provvisorio o permanente, di un catetere sterile, in vescica per via transuretrale o sovrapubica a scopo: • diagnostico, • terapeutico, • evacuativo. A seconda dell’impiego al quale è destinato, il catetere possiede fogge e dimensioni diverse ed è costruito con vari materiali per renderlo rigido, semirigido o flessibile. Quattro sono i parametri che li distinguono e li differenziano. 1. il calibro, 2. il materiale e la consistenza, 3. il numero delle vie, 4. l’estremità prossimale.

46 CALIBRO CATETERI RIGIDI: di materiale sintetico, di uso limitato;
L’unità di misura del catetere è la scala di Charrière (1 Ch = 1/3 di mm) e corrisponde la diametro esterno del catetere stesso.. CATETERI RIGIDI: di materiale sintetico, di uso limitato; CATETERI SEMIRIGIDI: in gomma o in plastica (in genere siliconati) il cui uso deve essere limitato ai casi di stretta necessità; CATETERI MOLLI: in gomma, lattice, silicone, silastica etc.., questi cateteri sono da preferirsi in ogni circostanza ed in particolare quando si prevede un uso protratto nel tempo; CATETERI AUTOLUBRIFICANTI: in PVC rivestito di sostanze che a contatto con l’acqua rendono il catetere lubrificato. CONSISTENZA

47 A UNA VIA: AD UTILIZZO ESCLUSIVO DEL CATETERISMO PROVVISORIO
I CATETERI POSSONO ESSERE: A UNA VIA: AD UTILIZZO ESCLUSIVO DEL CATETERISMO PROVVISORIO A DUE VIE: UNA PER IL DEFLUSSO DELLE URINE E L’ALTRA-PROVVISTA DI VALVOLA- PER L’ANCORAGGIO IN VESCICA TRAMITE PALLONCINO. A TRE VIE (UNA PER IL DRENAGGIO DELLE URINE, UNA PER IL PALLONCINO E LA TERZA PER L’IRRIGAZIONE).

48 In Base alla Forma: C. Conicolivare C. di Couvelaire C. di Nelaton
Ha l’estremità prossimale arrotondata e rettilinea Viene usato soprattutto nella donna C. di Nelaton semirigido, dotato all’estremità distale di un’olivella. Viene utilizzato in pazienti con uretra stenotica. C. Conicolivare semirigido, indicato nell’uomo e nella donna in caso di emorragia vescicale e dopo intervento di prostatectomia radicale. L’estremità presenta un foro a “becco di flauto” C. di Couvelaire

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51 In Base alla Forma: C. di Foley: C. di Tiemann C. di Mercier
semirigido, ha l’estremità a forma conica e con un’angolatura di 30°. E’ indicato negli uomini che presentano restringimento dell’uretra. C. di Tiemann generalmente semirigido. La punta (arrotondata), presenta una angolatura (30° -45°) per favorire nell’uomo l’introduzione nell’uretra membranosa o prostatica; è particolarmente usato nei casi di ritenzione urinaria da ipertrofia prostatica. C. di Mercier molle, autostatico (è dotato all’estremità distale di un palloncino gonfiabile che ne permette l’ancoraggio in vescica). La sua flessibilità ed elasticità assicura un elevato grado di confort al paziente cateterizzato. Il palloncino va gonfiato con ml di soluzione fisiologica sterile. C. di Foley:

52 In Base alla Forma: C. Dufour: C. di Pezzer e C. di Malecot:
semirigido, autostatico , a tre vie (anch’esso è dotato di un palloncino di ancoraggio, la terza via serve per il lavaggio continuo). Ha la punta con una curvatura di 30 °, a becco di flauto con due fori laterali contrapposti. Viene utilizzato in caso di ematuria importante, per vesciche tamponate C. Dufour: cateteri in gomma, autostatici, usati in passato nella donna. Ormai in disuso, (si utilizzano nelle cistectomie sec. Bricker) venivano introdotti tramite un mandrino di metallo (sonda scanalata). C. di Pezzer e C. di Malecot:

53 Ricordiamo che gli ausili devono essere scelti in modo da soddisfare le esigenze individuali ed alle preferenze personali. Tra i più comuni materiali presenti sul mercato ed utilizzati per l'incontinenza ritroviamo: • GLI ASSORBENTI, • RACCOGLI GOCCE • I PANNOLONI A MUTANDINA • LE GUAINE (CONDOM/PROFILATTICI) • LE SACCHE PER LA RACCOLTA DELLE URINE •CATETERI AUTOLUBRIFICATI PER CATETERISMO INTERMITTENTE • CATETERI A PERMANENZA Per la scelta dell'ausilio, è necessario valutare la presenza o meno del residuo post- minzionale. Nei pazienti senza residuo post-minzionale significativo sono utili i cosiddetti dispositivi esterni (assorbenti, condom ecc.).

54 CATETERE: QUANDO? Ritenzione urinaria che causi persistente incontinenza da rigurgito, infezioni sintomatiche disfunzioni renali e che tali sintomi non possano essere corretti chirurgicamente, o con presidi medici, o non possa essere controllata facilmente con il cateterismo intermittente; Presenza di piaghe,ferite ed ulcerazioni cutanee che possano essere contaminate dall'urina; Assistenza a malati terminali o gravemente compromessi per cui il letto o il cambio del vestiario possano risultare disagevoli od insoddisfacenti.

55 È importante quindi che l'operatore sanitario istruisca il paziente , E NEL CASO DI PAZIENTE A DOMICILIA ANCHE I suoi familiari sulle norme da seguire per la GESTIONE DEL CATETERE: • Curare l'igiene dei genitali esterni per evitare l'insorgenza d’infezioni • Evitare di provocare traumi tirando il catetere o piegandolo • Controllare che il raccordo del sacchetto raccoglitore non si pieghi provocando ostruzione al regolare deflusso dell'urina • Mantenere il sacchetto raccoglitore in posizione declive • Controllare la quantità e la qualità dell'urina • Controllare la temperatura corporea

56 È IMPORTANTE CHE IL PAZIENTE :
assumere un'adeguata terapia idropinica, • somministrazione scrupolosa della terapia medica In aggiunta alle norme precedentemente descritte, qualora in presenza di catetere posizionato per via percutanea (Cistofix) è opportuno inoltre: il controllo della cute peristomale (valutare la presenza di stomite o di secrezione puruloide) e della medicazione periodica di solito settimanale.

57 PROCEDURA CATETERISMO MASCHILE
MATERIALI: • carrello o supporto stabile sul quale posizionare tutto il materiale • kit per cateterismo con il seguente materiale sterile (assemblato in un contenitore • che può essere utilizzato come bacinella): • telino • telino fenestrato • garze • antisettico • lubrificante in siringa • soluzione fisiologica in siringa • cateteri sterili di varie misure • sacca di raccolta sterile a circuito chiuso • guanti monouso puliti

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59 Il Lavaggio delle MANI

60 Sicurezza per l’operatore
Igiene delle mani Sicurezza per il paziente

61 E’ LA PIU’ IMPORTANTE NORMA IGIENICO-SANITARIA
LAVAGGIO DELLE MANI E’ LA PIU’ IMPORTANTE NORMA IGIENICO-SANITARIA GERMI LA MANO PRENDE DA: Faccia, Corpo, Mani, Vestiti DEL PERSONALE SANITARIO LA MANO INFETTA: Pazienti, Bambini, Malati gravi, Malati cronici, anziani, FAMILIARI. LA MANO PRENDE DA: Cute, Ferite infette, Pus, Secrezioni DEL PAZIENTE LA MANO CONTAMINA: Le attrezzature sanitarie Biancheria pulita Bagni Piatti e posate Ecc. GERMI LA MANO PRENDE DA: Lenzuola, Biancheria sporca, Asciugamani umidi, Bacinelle, Lavandini, Bagni.

62 LE MANI sono il mezzo con cui entriamo in
contatto con il nostro corpo,con quello degli altri, con il mondo che ci circonda. Possono diventare fonte di infezione e sono ritenute il veicolo principale di trasmissione delle Infezioni Ospedaliere. Il lavaggio delle mani è una delle più importanti misure per prevenire la trasmissione di agenti patogeni in ambito ospedaliero

63 IL LAVAGGIO IGIENICO DELLE MANI
OBIETTIVO: ELIMINARE DALLE MANI GERMI PATOGENI E/O POTENZIALMENTI PATOGENI PER NON TRASMETTERLI A PAZIENTI SUSCETTIBILI. IL LAVAGGIO DELLE MANI E’ IL PROVVEDIMENTO SINGOLO PIU’ IMPORTANTE PER LA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE.

64 Quando è obbligatorio lavarsi le Mani
In caso di contatto accidentale con liquidi biologici Dopo essersi tolti i guanti Prima e dopo aver mangiato E' necessario inoltre lavarsi le mani prima di procedure invasive prima del contatto con pazienti particolarmente suscettibili a rischio di infezione tra un contatto e l'altro tra pazienti diversi dopo aver utilizzato i servizi igienici.

65 MODALITA’ DI LAVAGGIO DELLE MANI:
chirurgico lavaggio antisettico lavaggio sociale Sociale Antisettico Per-operatorio o chirurgico (il livello più alto)

66 lavaggio sociale QUANDO? PRIMA E DOPO: ASSUNZIONE DI PASTI;
DEVE ESSERE PRATICATO DA TUTTI GLI OPERATORI, CON L’UTILIZZO DI UN COMUNE DETERGENTE, PRIMA E DOPO AVERE ESEGUITO PROCEDURE A BASSO RISCHIO. lavaggio sociale QUANDO? PRIMA E DOPO: ASSUNZIONE DI PASTI; DISTRIBUZIONE PASTI; MANOVRE CHE PREVEDONO CONTATTO CON IL PAZIENTE; USO DEI SERVIZI IGIENICI. Sociale Antisettico Per-operatorio o chirurgico (il livello più alto)

67 lavaggio sociale DOPO:
USO DI PADELLE E PAPPAGALLI; RIFACIMENTO LETTI; SVUOTAMENTO SACCHE DIURESI (CON GUANTI); CONTATTO CON LIQUIDI BIOLOGICI; CONTATTO CON FONTE CONTAMINATA DA AGENTI PATOGENI OSPEDALIERI. lavaggio sociale DOPO: Sociale Antisettico Per-operatorio o chirurgico (il livello più alto)

68 LAVAGGIO SOCIALE DELLE MANI, COME SI EFFETTUA:
BAGNARE LE MANI; PRELEVARE UNA DOSE DI SAPONE INSAPONARE E FRIZIONARE PER ALMENO 30”; PARTICOLARE ATTENZIONE AGLI SPAZI PERIUNGUEALI E INTERDIGITALI; SCIACQUARE CON ACQUA CORRENTE; ASCIUGARE CON SALVIETTE DI CARTA; USARE LE STESSE SALVIETTE PER CHIUDERE IL RUBINETTO;

69 DEVE ESSERE PRATICATO DAGLI OPERATORI, CON L’UTILIZZO DI UN
lavaggio antisettico DEVE ESSERE PRATICATO DAGLI OPERATORI, CON L’UTILIZZO DI UN DETERGENTE ANTISETTICO, PRIMA E DOPO AVERE ESEGUITO PROCEDURE A RISCHIO; Sociale Antisettico Per-operatorio o chirurgico (il livello più alto)

70 Lavaggio antisettico, QUANDO?
PRIMA PROCEDURE INVASIVE CONTATTO CON PAZIENTI PARTICOLARMENTE ESPOSTI PRIMA E DOPO CONTATTO DIRETTO CON FERITE DOPO: CONTAMINAZIONE ACCIDENTALE CON LIQUIDI BIOLOGICI Sociale Antisettico Per-operatorio o chirurgico (il livello più alto)

71 LAVAGGIO ANTISETTICO DELLE MANI, COME SI EFFETTUA:
BAGNARE MANI ED AVAMBRACCI; PRELEVARE UNA DOSE DI ANTISETTICO; INSAPONARE E FRIZIONARE PER ALMENO 2’; FRIZIONARE ACCURATAMENTE GLI SPAZI PERIUNGUEALI E INTERDIGITALI, DORSI E PALME, POLSI E AVAMBRACCI; SCIACQUARE CON ACQUA CORRENTE; ASCIUGARE CON SALVIETTE DI CARTA; USARE LE STESSE SALVIETTE PER CHIUDERE IL RUBINETTO;

72 Lavaggio chirurgico SI EFFETTUA CON L’UTILIZZO DI ANTISETTICI E TEMPI PIU’ LUNGHI, PRIMA DI MANOVRE INVASIVE E/O INTERVENTI CHIRURGICI. Sociale Antisettico Per-operatorio o chirurgico (il livello più alto)

73 LAVAGGIO CHIRURGICO DELLE MANI, COME SI EFFETTUA:
Togliere bracciali, anelli, orologio Bagnare mani ed avambracci fino a due dita al di sopra della piega del gomito Prelevare una dose di antisettico Lavare le mani e gli avambracci per circa 2’ Risciacquare prima le mani e poi gli avambracci Tenere le mani al di sopra degli avambracci per evitare che l’acqua coli sulle mani Bagnare con soluzione antisettica uno spazzolino sterile Spazzolare le unghie 30” per mano Dorso e mani non vanno spazzolati

74 Al termine lasciare cadere lo spazzolino nel lavabo
Risciacquare prima le mani e poi gli avambracci Tenere le mani al di sopra degli avambracci per evitare che l’acqua coli sulle mani Riprendere nuovamente una dose di antisettico Lavare accuratamente le mani facendo attenzione agli spazi interdigitali, 1’ per mano Lavare ogni avambraccio con movimento circolare per 30” circa Risciacquare con acqua corrente mani e avambracci

75 ASCIUGATURA Asciugare la mani con panno sterile, partendo dalle dita
Cambiare il panno sterile ed asciugare con movimento circolare gli avambracci fino alla piega del gomito. BIBLIOGRAFIA: Finzi G., Le Infezioni ospedaliere, ed. Sorbona,1993 Azienda Osp. Di Parma, Manuale di Igiene Ospedaliera ad uso degli operatori Sanitari. Istituti Ortopedici Rizzoli, Prontuario degli antisettici e dei disinfettanti,1996.

76 L'Attrezzatura È preferibile che il lavandino sia dotato di
rubinetto a pedale o ad azionamento a gomito o mediante fotocellula. Deve essere dotato di mezzi detersivi (sapone liquido e non sapone in pezzi), mezzi per asciugarsi (carta a perdere in rotolo o salviette) e liquido disinfettante quale ad es. clorexidina (Hibiscrub), povidone iodio (Betadine) o altro.

77 Precauzioni L'uso di saponi ed in particolare di antisettici può provocare dermatiti. Per prevenire problemi irritativi, secchezza, screpolature: usare quantità appropriate di saponi e antisettici,aver cura di sciacquare completamente le mani dopo sapone o antisettico. Alternare gli antisettici disponibili, a fine giornata lavorativa usare creme protettive (emollienti)

78 Non usare saponi in pezzi Non usare asciugamani in tessuto o
comunque di uso promiscuo Preferibilmente non portare durante il lavoro anelli, braccialetti,orologi…

79

80 QUESTE SONO LE TUE MANI CONTAMINATE GUARDA E RIFLETTI !

81 PROCEDURA CATETERISMO MASCHILE
MATERIALI: • •2 paia di guanti sterili (e di riserva) • flacone di soluzione fisiologica sterile da 100 ml • schizzettone sterile • contenitore per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e per rifiuti assimilati agli urbani • paraventi o pannelli isolanti • lubrificante con lidocaina sterile monodose (nell’eventualità di cateterismo difficoltoso) OCCHIALI PROTETTIVI PER L’OPERATORE .

82 PREPARAZIONE MATERIALE:
DESCRIZIONE ATTIVITÀ AZIONE MOTIVAZIONE PREPARAZIONE MATERIALE: predisporre il materiale su un carrello Consente di avere a disposizione tutto il materiale necessario al cateterismo PREPARAZIONE UTENTE: spiegare al paziente la procedura che verrà eseguita Per ottenere consenso e collaborazione isolare la postazione del paziente con paravento o usare una stanza dedicata Garantire la privacy procedere ad accurata igiene intima (se non autosufficiente) Riduce la presenza di secrezioni e materiale che possono ostacolare l’azione dell’antisettico effettuare ispezione per evidenziare fimosi, stenosi o malformazioni Per evitare sorprese al momento dell’introduzione del catetere

83 ALLESTIMENTO CAMPO STERILE:
AZIONE MOTIVAZIONE far assumere al paziente la posizione supina Per facilitare l’introduzione del catetere ALLESTIMENTO CAMPO STERILE: effettuare accurato lavaggio delle mani con antisettico Per eliminare la carica microbica superficiale e ridurre la carica microbica residente aprire il kit per il cateterismo in maniera asettica Evitare la contaminazione del contenuto indossare il primo paio di guanti sterili aprire il telino e stenderlo fra le gambe del paziente, se collaborante, altrimenti su un piano vicino e disporre asetticamente il materiale sullo stesso telino Per ottenere un campo sterile di appoggio del materiale per maggiore sicurezza durante le manovre

84 AZIONE MOTIVAZIONE versare l’antisettico su un gruppo di tre garze
Preparare le garze necessarie per l’antisepsi del meato distribuire parte del lubrificante della siringa su una garza Per lubrificare successivamente il catetere Antisepsi del meato uretrale: con la mano non dominante afferrare il pene,retrarre il prepuzio e scoprire il glande,quindi con la mano dominante prendere il gruppo di tre garze imbevute di antisettico e procedere con l’antisepsi dal meato verso la base del glande con movimenti circolari L’applicazione di una efficace antisepsi è volta soprattutto alla riduzione della carica batterica nel punto d’introduzione del catetere; la manovra con le tre garze evita il movimento ripetuto dal paziente al campo sterile e la possibilità di contaminazione ripetere, eliminando la garza usata, l’azione con la garza successiva L’uso assieme delle garze elimina il movimento ripetuto verso il campo sterile e una eventuale possibile contaminazione

85 AZIONE MOTIVAZIONE lasciare l’ultima garza adesa al meato la mano non dominante rimane alla presa del pene Così l’azione dell’antisettico continua Per evitare che il prepuzio ricopra il glande Lubrificazione dell’uretra: Si tratta di una manovra fondamentale per facilitare l’introduzione del catetere, riducendo il fastidio per il paziente e i possibili traumi della mucosa uretrale introdurre nell’uretra il cono della siringa con la restante parte di lubrificante o meglio utilizzare un lubrificante con lidocaina sterile monodose Il lubrificante deve arrivare nell’uretra profonda per ottenere la migliore efficacia. Nel caso si usi l’anestetico, l’azione locale deve protrarsi per almeno 5-7 minuti (sarebbe opportuno adottare una pinza stringipene per bloccare la fuoriuscita del gel) Togliere il primo paio di guanti sterili È da considerare contaminato durante le manovre precedenti

86 AZIONE MOTIVAZIONE Scelta del il catetere secondo le necessità e l’esito dell’ispezione; la misura del catetere dev’essere la più piccola possibile,indicativamente: Ch urine chiare, Ch urine torbide o pazienti con ipertrofia prostatica, Ch a tre vie in caso di Ematuria Evitare l’uso di cateteri vescicali di misura inappropriata Aprire le confezioni e disporre in modo asettico il catetere e la sacca sul telino sterile Completamento del campo sterile PRE-CATETERISMO: indossare il secondo paio di guanti sterili Assicurare l’asepsi durante la manipolazione del catetere collegare la sacca al catetere (questo passo si evita adottando la sacca con il catetere preconnesso) Garantire subito il circuito ch

87 AZIONE MOTIVAZIONE distribuire il lubrificante, precedentemente posto su una garza, lungo il decorso del catetere a partire dall’estremità distale fino a circa metà della lunghezza Evitare l’attrito che si svolge lungo tutto il decorso dell’uretra (eccetto per i cateteri autolubrificanti) posizionare il telino fenestrato attorno al pene Ottenere un campo sterile attorno al pene per maggiore sicurezza durante le manovre CATETERISMO: prendere il pene con la mano non dominante, mantenendolo perpendicolare all’addome Questa posizione del pene favorisce l’introduzione del catetere fino all’uretra bulbare introdurre il catetere nell’uretra gradualmente fino ad avvertire la resistenza dell’uretra Bulbare Evitare traumi uretrali

88 AZIONE MOTIVAZIONE successivamente abbassare il pene e continuare l’inserimento fino ad avvertire la resistenza prostatica Favorire la risalita del catetere attraverso l’uretra prostatica fino in vescica continuare l’inserimento fino al superamento del collo vescicale e/o alla prossimità della coda del catetere Assicurarsi di essere completamente in vescica VERIFICA: schiacciare un paio di volte il catetere: se l’urina non esce subito, può essere dovuto al lubrificante che occupa temporaneamente il lume Verificare tramite la fuoriuscita di urina che il catetere abbia raggiunto la vescica iniettare la soluzione fisiologica della seconda siringa per gonfiare il palloncino del catetere; La manovra va effettuata con attenzione per avvertire eventuale resistenza o segni di dolore nel paziente durante il gonfiaggio

89 SVUOTAMENTO DELLA VESCICA:
AZIONE MOTIVAZIONE ritirare il catetere delicatamente fino a che non si avverte la resistenza del collo vescicale Ancorare il catetere al collo vescicale SVUOTAMENTO DELLA VESCICA: controllare lo svuotamento dell’urina,sospendendo il flusso ai primi 600 ml Lo svuotamento repentino di un volume d’urina maggiore può determinare una emorragia (ex vacuo) continuare con intervalli di 30’ con la fuoriuscita di 300 ml ogni volta, fino al completamento (per evitare possibili emorragie), poi lasciare il flusso libero La vescica si riduce gradualmente evitando di sanguinare

90 Eliminazione del materiale utilizzato
MOTIVAZIONE posizionare il catetere e i genitali esterni nel seguente modo: estendere il pene sulla parete dell’addome e fissarlo con una garza tenuta ai lati da cerotto, fissare il catetere con un cerotto sull’addome Il posizionamento del pene sull’addome consente di evitare possibili decubiti, particolarmente all’angolo peno-scrotale. Tuttavia nei pazienti allettati e poco mobili la vescica non si vuota fino a quando non raggiunge il livello dell’addome, per cui l’urina ristagna continuativamente con le conseguenze possibili di maggiore sviluppo batterico e calcolosi. Eliminazione del materiale utilizzato inserire gli oggetti monouso non contaminati nei contenitori per rifiuti urbani In ottemperanza alla normativa vigente e alle procedure in uso smaltire il materiale contaminato nei contenitori per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo

91 INFORMAZIONE SULLA GESTIONE
informare l’utente sull’uso corretto dei presidi e sul comportamento da adottare Per evitare danni o complicazioni, riducendo gli aspetti negativi sulla vita quotidiana, ma soprattutto per prevenire comportamenti scorretti possibili causa di infezione

92 PROCEDURA CATETERISMO FEMMINILE
I Materiali: lubrificante in siringa • soluzione fisiologica in siringa • cateteri di diametro vario • sacca di raccolta a circuito chiuso • guanti monouso • 2 paia guanti sterili (e di riserva) • flacone di soluzione fisiologica sterile • contenitore per rifiuti e per rifiuti sanitari • paraventi o pannelli isolanti • occhiali protettivi per l’operatore (L. 626/94)

93 AZIONE MOTIVAZIONE Preparazione materiale
raccogliere tutto il materiale necessario al cateterismo PREPARAZIONE UTENTE spiegare alla paziente la procedura che le verrà fatta Per ottenere consenso e collaborazione Isolare la postazione della paziente con paravento o usare una stanza dedicata Per garantire la privacy procedere ad accurata igiene intima (se non autosufficiente) Riduce la presenza di secrezioni e materiale che possono ostacolare l’azione dell’antisettico effettuare ispezione per evidenziare malformazioni (possibilità meato in vagina) Per evitare sorprese al momento dell’introduzione del catetere posizionare la paziente in posizione a gambe flesse Fare assumere alla paziente la posizione ottimale per il nostro intervento

94 APRIRE IL KIT PER IL CATETERISMO
AZIONE MOTIVAZIONE CAMPO STERILE: effettuare accurato lavaggio delle mani con antisettico Per eliminare la carica microbica superficiale e ridurre la carica microbica residente. APRIRE IL KIT PER IL CATETERISMO indossare il primo paio di guanti sterili Inizia la fase asettica aprire il telino e stenderlo fra le gambe della paziente, se collaborante, altrimenti su un piano vicino e disporre asetticamente il materiale sullo stesso telino Per ottenere un campo sterile di appoggio del materiale per maggiore sicurezza durante le manovre versare l’antisettico su un gruppo di tre garze Per l’antisepsi del meato distribuire parte del lubrificante della siringa su una garza Servirà poi per lubrificare il catetere

95 AZIONE MOTIVAZIONE Antisepsi:
eseguire una accurata antisepsi dei genitali Separare le grandi labbra partendo dall’alto verso il basso con un solo movimento si disinfettano le grandi e piccole labbra ed il meato uretrale L’applicazione di una efficace antisepsi è volta soprattutto alla riduzione della carica batterica al punto d’introduzione del catetere ripetere, eliminando la garza usata, l’azione con la garza successiva L’uso assieme delle garze elimina il movimento ripetuto verso il campo sterile e una eventuale possibile contaminazione lasciare l’ultima garza adesa al meato Così l’azione dell’antisettico continua

96 AZIONE MOTIVAZIONE LUBRIFICAZIONE:
Vista la ridotta misura dell’uretra nella donna si preferisce lubrificare il catetere togliere il primo paio di guanti sterili Per prevenire il rischio infettivo in utenti e operatori Scegliere il catetere secondo le necessità e l’esito dell’ispezione aprire le confezioni e disporre in modo asettico il catetere e la sacca sul telino sterile Completamento del campo sterile

97 collegare la sacca al catetere
AZIONE MOTIVAZIONE PRE-CATETERISMO: indossare il secondo paio di guanti sterili Inizia la 2^ fase asettica collegare la sacca al catetere Garantire subito il circuito chiuso (questo passo si evita adottando la sacca con il catetere preconnesso) distribuire il lubrificante lungo il decorso del catetere a partire dall’estremità distale fino a circa metà della lunghezza L’attrito si svolge lungo tutto il decorso dell’uretra (eccetto per i cateteri autolubrificati) posizionare il telino fenestrato Per ottenere un campo sterile, per maggiore sicurezza durante le manovre

98 AZIONE MOTIVAZIONE CATETERISMO:
Divaricare con la mano non dominante le grandi e piccole labbra per avere una visione del meato (dita a forbice) Il meato uretrale è visibile sotto il clitoride ed immediatamente sopra l’ingresso della vagina introdurre il catetere nell’uretra gradualmente continuare l’inserimento fino alla coda del catetere Per essere sicuri di essere completamente in vescica Verifica: la fuoriuscita d’urina conferma di aver raggiunto la vescica schiacciare un paio di volte il catetere se l’urina non esce subito, può essere dovuto al lubrificante che occupa temporaneamente il lume iniettare la soluzione fisiologica della seconda siringa per gonfiare il palloncino del catetere

99 Per ancorare il catetere al collo vescicale
AZIONE MOTIVAZIONE Ritirare il catetere delicatamente fino a che non si avverte la resistenza del collo vescicale Per ancorare il catetere al collo vescicale SVUOTAMENTO: controllare lo svuotamento dell’urina, sospendendo il flusso ai primi 600 ml Lo svuotamento repentino di un volume d’urina maggiore può determinare una emorragia (ex vacuo) continuare con intervalli di 30’ con la fuoriuscita di 300 ml ogni volta, fino al completamento (per evitare possibili emorragie), poi lasciare il flusso libero. La vescica si riduce gradualmente evitando di sanguinare Far richiudere le gambe e riportarle in posizione stesa, fissare il catetere con un cerotto all’interno della coscia Nelle pazienti allettate il fissaggio può essere valido. Manovra di efficacia discutibile se la paziente si muove in quanto l’atrito provocato dalla frizione del catetere può causare irritazioni e rischi di infezioni.

100 Per il corretto riordino.
AZIONE MOTIVAZIONE Eliminare il materiale Effettuare lo smaltimento del materiale utilizzato osservando le procedure in uso e il rispetto della Legge 626 Smaltire il materiale utilizzato non inquinato negli appositi contenitori per rifiuti sanitari Per il corretto riordino. Smaltire il materiale utilizzato inquinato nei contenitori per rifiuti speciali Per prevenire il rischio infettivo in utenti e operatori Informazione sulla gestione informare l’utente per facilitare l’uso corretto dei presidi e sul comportamento da adottare per evitare danni o complicazioni, riducendo gli aspetti negativi sulla vita quotidiana, ma soprattutto per prevenire comportamenti scorretti possibili causa di infezione

101 PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS CEREBRALE
DOMINI DEL NURSING PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS CEREBRALE NUTRIZIONE •Nutrizione inferiore al fabbisogno •Compromissione della deglutizione ELIMINAZIONE Stipsi Incontinenza urinaria Ritenzione urinaria ATTIVITA’ / RIPOSO compromissione della mobilità •Ventilazione inefficace PERCEZIONE / COGNIZIONE •Compromissione della comunicazione verbale •Confusione mentale COPING/TOLLERANZA ALLO STRESS •Coping inefficace ••Coping inadeguato della famiglia RUOLI E RELAZIONI •Tensione nel ruolo di Caregiver ••Compromissioni delle interazioni sociali

102 Le LESIONI da PRESSIONE
L'ulcera da pressione è una lesione cutanea ad evoluzione necrotica che interessa la cute, il derma e gli strati sottocutanei fino a raggiungere i muscoli, quindi tutti gli strati che sono tra la superficie di appoggio e l'osso sottostante ed è il risultato della continua e costante compressione locale che interferisce con l'apporto ematico dei tessuti e provoca ischemia e necrosi.

103 la pressione sanguigna nel distretto microvascolare è di mmHg all'estremità arteriolare mentre discende a mmHg all'estremità venosa con una pressione capillare media di circa 20 mmHg. Quando la pressione nel punto di appoggio supera i 35 mmHg si ha arresto della circolazione ed ischemia tissutale. E' altresì dimostrato che risulta essere più dannosa una pressione lieve esercitata per lungo tempo che una pressione forte per brevi periodi di tempo. Oltre che per la pressione, le piaghe da decubito possono formarsi anche per effetto di forze di stiramento che facendo scorrere i piani molli rispetto alle superficie scheletriche, strozzano, in un certo senso, le arterie perforanti che nutrono la pelle. La comprensione delle modalità di insorgenza, la precoce prevenzione, la conoscenza del tipo di trattamento da porre in atto, riducono i rischi e limitano l' incidenza delle piaghe contribuendo in modo determinante alla cura, alla riabilitazione ed al recupero totale della persona.

104 I Più colpiti sono: Pazienti anziani: il 70% delle ulcere da decubito si verifica in pazienti ultra settantenni. Mielolesi: poiché affetti da deficit di sensibilità ed immobilità, incontinenza, deplezione proteica. Miastenici: poiché affetti da ipomobilità. Pazienti affetti da sclerosi multipla: per il deficit di mobilità, la spasticità e la frequente incontinenza. Pazienti oncologici: in presenza di cachessia, anemia, malnutrizione, febbre. Diabetici: in quanto affetti da neuropatia ed angiopatia. Pazienti immunodepressi. Pazienti sottoposti ad emofiltrazione continua: per la prolungata immobilità. Pazienti portatori di apparecchi gessati. Tutti i pazienti con deficit nutrizionale o proteico. Pazienti in coma. Politraumatizzati

105 Che la Lesione da Pressione
Possiamo affermare Che la Lesione da Pressione E’ la conseguenza di un’elevata e prolungata compressione o di forze di taglio o stiramento, che causano uno stress meccanico ai tessuti. La compressione dei vasi sanguigni comporta una conseguente alterazione del flusso ematico, ischemia, ipossiemia e ridotto apporto nutritivo con rapida evoluzione verso la necrosi. L’ulcera da pressione è una lesione cronica che non guarisce quindi attraverso le fasi classiche delle lesioni acute: infiammazione, proliferazione, rimodellamento.

106 LE ULCERE CUTANEE CRONICHE rappresentano una realtà molto variegata per tipologia, sede, etiologia e storia clinica. Tale molteplicità condiziona le possibilità di classificazione, valutazione oggettiva e approccio standardizzato . Ricordiamo che nessuna classificazione esistente può ritenersi del tutto esaustiva. Unico dato comune è rappresentato dal fatto che l’ulcera è una patologia d’organo (la cute) che si manifesta in un determinato organismo (il Paziente)

107 LA CUTE PER RICORDARE La cute è un vero proprio organo, il più vasto dell’organismo. Presenta una superficie di circa m2 e pesa circa il 10% dell’intero peso corporeo.

108 LE PRINCIPALI FUNZIONI DELLA CUTE
PROTETTIVA: protezione da traumi, dalla termodispersione, da agenti patogeni o chimici esterni, dall’assorbimento di energia radiante METABOLICHE: regolazione del ricambio idrosalino, regolazione del turn over delle sostanze cheratiniche, termoregolazione, regolazione del metabolismo lipidico ATTIVITA’ NEUROSENSORIALI: sensibilità di stimoli termici e dolorifici.

109 INVECCHIAMENTO

110 ALLETTAMENTO La compressione provoca una diminuzione della sensibilità dei recettori ed ischemia dei vasi cutanei. L’ipossia secondaria all’ischemia, potrebbe provocare una diminuzione delle ghiandole sebacee e quindi una diminuita produzione di sebo che porta ad un aumento della secchezza della cute.

111 Cenni di epidemiologia
L’aumento dell’età media della popolazione ha determinato un incremento di patologie croniche, degenerative ed invalidanti. Le lesioni cutanee sono la conseguenza dell’immobilizzazione causata da questo stato di disabilità . Circa il 10% dei pazienti ospedalizzati sviluppa lesioni cutanee e il 70% dei pazienti con lesioni attive ha più di 70 anni. La mortalità per ulcere è tra il 23 e il 37%. Sono responsabili del 50% delle morti per sepsi nei pazienti anziani. Quasi la metà delle lesioni che insorgono durante il ricovero appaiono entro i primi 7 giorni di degenza, dato che suggerisce di utilizzare una strategia di prevenzione fin dalle prime ore di ricovero . L’incidenza aumenta con la lunghezza della degenza ed è proporzionale con la QUALITÀ DELL’ASSISTENZA.

112 FISIOPATOLOGIA DELL’ ULCERA:
Indipendentemente dalla patologia di base, la ossimetria transcutanea ha evidenziato che a livello delle lesioni vasculopatiche la pO2 arriva a valori di 5-10 mm di Hg. Tale valore è incompatibile con la vita delle cellule e impedisce la proliferazione e l’azione dei leucociti che richiedono valori di pO2 di mm di Hg: da ciò deriva il pericolo di infezioni.

113 FISIOPATOLOGIA DELL’ ULCERA:
FATTORI LOCALI: Pressione Forze di taglio, stiramento o torsione Sfregamento, attrito o frizione Altri fattori FATTORI SISTEMICI: Età, Riduzione della mobilità Malnutrizione Obesità Diabete Altri fattori

114 FATTORI LOCALI Pressione:
È il fattore patogenetico più importante nell’insorgenza delle ulcere da decubito. Infatti quando un tessuto è sottoposto ad una pressione esterna più elevata della normale pressione del sangue capillare (circa 32 mmHg) per un periodo sufficientemente prolungato si ha una conseguente riduzione di sangue in quell’area che provoca ischemia tissutale. Si applica questa formula: pressione x tempo (di applicazione) : superficie La cute risponde all’ischemia con iperemia compensatoria; se ciò non è sufficiente a mantenere flusso adeguato si ha estensione dell’ischemia tissutale.

115 Pressione: In mancanza di ossigeno si attiva metabolismo cellulare anaerobico con produzione di sostanze tossiche ed acidosi locale, aumento permeabilità vasale, formazione di trasudato ed edema con peggioramento della sofferenza cellulare e necrosi. Le strutture più sensibili sono il tessuto adiposo sottocutaneo, i dotti escretori delle ghiandole sudoripare, successivamente estensione della necrosi alle ghiandole sebacee, all’epidermide e ai follicoli piliferi

116 Forze di taglio o di stiramento
Lo scivolamento del paziente sul piano del letto determina uno stiramento tangenziale del piano di cute e sottocute sui piani sottostanti. Queste forze determinano un progressivo spostamento degli stati cutanei uno sull’altro che determinano a livello della cute interessata una pressione tangenziale con effetto di stiramento: si verifica una trazione dei tessuti molli, ancorati alle fasce muscolari profonde con effetto di stiramento, possibile inginocchiamento, ostruzione e recisione dei piccoli vasi, trombosi del microcircolo e conseguente necrosi tessutale profonda.

117 Forze di taglio o di stiramento
queste forze sono maggiori negli anziani (postura, lassità cutanea). Stiramento e strozzatura dei vasi (sempre a partire dagli strati profondi) intervengono unitamente alle forze da pressione.

118 SFREGAMENTO, ATTRITO O FRIZIONE
E’ la forza esercitata tra due superfici che si muovono l’una contro l’altra. Lo sfregamento non è un fattore determinante, ma gioca un ruolo secondario rimuovendo gli strati superficiali dell’epidermide e rendendo più suscettibile la cute agli eventi lesivi. E’ stato dimostrato che la rimozione dello strato corneo diminuisce l’attività fibrinolitica del derma, rendendolo più suscettibile alla necrosi da compressione.

119 SFREGAMENTO, ATTRITO O FRIZIONE
I pazienti che hanno movimenti incontrollati, come nella condizione di spasticità, sono maggiormente esposti ai danni della frizione. Il fenomeno attrito diventa particolarmente evidente quando si debba spostare un paziente nel letto: questa operazione deve essere eseguita sollevando il paziente o facendolo rotolare, ma mai trascinandolo.

120 Fattori locali Umidità : La costante esposizione della cute all’umidità può macerare la cute esponendola maggiormente ai danni della compressione e della frizione: Incontinenza urinaria, diarrea. Eccessiva sudorazione e aumento temperatura locale: Cuscini e materassi aumentano il calore e riscaldano la cute aumentandone il metabolismo con conseguente esacerbazione degli effetti dell’ischemia. L’aumento della temperatura inoltre induce sudorazione con conseguente possibile macerazione cutanea anch’essa fattore favorente per l’insorgenza di lesioni da pressione. Disidratazione della pelle: La cute dell’anziano ha già una diminuzione del contenuto idrico e una riduzione del mantello idro-lipidico di protezione quindi la disidratazione locale provocata determina un ulteriore fattore di rischio.

121 Fattori locali PRESSIONE: ischemia tissutale, accumulo di cataboliti, acidosi tissutale- NECROSI STIRAMENTO: ostruzione e trombosi o rottura microcircolo – NECROSI FRIZIONE: effetto cheratolitico e microabrasioni – DIFESE CUTANEE MACERAZIONE: eccessiva sudorazione, incontinenza fecale o urinaria, essudato mucopurulento, macerazione - CUTE MENO RESISTENTE

122 Fisiopatologia DELL’ ULCERA:
I FATTORI SISTEMICI: Malattie arteriose o ipotensione arteriosa Malattie respiratorie , cardiovascolari e anemia Iatrogeni: corticosteroidi e citostatici Ipoproteinemia, ipovitaminosi.

123 COMPLICANZE NON INFETTIVE: INFETTIVE: Disidratazione Emorragia Anemia
Squilibri elettrolitici Deplezione proteica Cachessia INFETTIVE: Infezione localizzata Ascesso Fascite necrotizzante Artrite settiche osteomielite Fistola Sepsi

124 Ricordiamo che …. L’inquadramento eziopatogenetico delle ulcere è fondamentale per raggiungere la guarigione, altrimenti qualsiasi medicazione non recherà alcun beneficio … quindi curare prima il paziente poi l’ulcera La cura dell’ulcera deve basarsi su precise conoscenze fisiopatologiche dell’ ulcera e della guarigione, … quindi non considerare uguali tutte le ulcere ed evitare di trattare le ulcere basandosi su esperienze personali o riferite È fondamentale il controllo della corretta postura del paziente e adottare precisi piani di prevenzioni ma soprattutto porre massima attenzione alla correzione della malnutrizione sia per la prevenzione che per la cura del paziente

125 STADIAZIONE eritema fisso con cute integra; rappresenta la lesione che preannuncia l’ulcerazione cutanea. STADIO I: perdita parziale di spessore cutaneo che coinvolge l’epidermide, il derma o entrambi. STADIO II: perdita totale di spessore cutaneo che comporta il danneggiamento o la necrosi del tessuto sottocutaneo, in grado di estendersi in profondità fino alla fascia sottostante, senza però oltrepassarla. STADIO III: perdita totale di spessore cutaneo con distruzione estesa, necrosi del tessuto o danneggiamento del muscolo, osso o strutture di supporto (tendine,capsula articolare). STADIO IV:

126 La PREVENZIONE delle lezioni da pressione è uno degli Indicatori di qualità in Sanità
IMPORTANTE LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO VA FATTA: Immediatamente al momento del ricovero; Per valutazioni successive saranno in rapporto alla gravità del quadro clinico del paziente.- ATTRAVERSO LE SCALE DI VALUTAZIONI ( TIPO Braden , Norton)- ATTUAZIONE ENTRO 12h DALL’IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO Con: mobilizzazione periodica; presidi antidecubito; precoce trattamento della cute. CORREZIONE DI DEFICIT NUTRIZIONALI (predittore indipendente di sviluppo di lesioni da decubito)

127 L’infermiere conosce, utilizza:
IL MALATO NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE IL RUOLO E L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA L’infermiere conosce, utilizza: Scale di valutazione utili per velocizzare e rendere oggettiva sia la fase di identificazione che la fase di valutazione: Braden e Norton: decubiti, Barthel: dipendenza del paziente, BINA: autonomia della persona (nelle RSA) Glaslow: coma, MORSE: rischi di caduta, VAS e NRS: dolore

128 “La conoscenza scientifica inizia quando diventa possibile misurare ed esprimere in numeri ciò che si sta studiando.” Lord Nelson Una Scala per essere utile deve avere le seguenti caratteristiche: Appropriatezza Validità Efficienza Sensibilità Affidabilità

129 La Scala Norton di Valutazione Del Rischio
La Scala Norton è stata la prima scala di valutazione del rischio di insorgenza di piaghe da decubito ad essere stata creata nel lontano 1962. Per quanto criticata da molti alla luce dei risultati delle moderne ricerche, è ancora molto popolare, probabilmente a causa della sua semplicità. Per calcolare il fattore di rischio, è necessario addizionare i valori mostrati a fianco di ogni parametro applicabile alla realtà del paziente nella tabella successiva, fino ad ottenere una somma totale che rappresenta il punteggio Norton ("Norton Rating" o "NR") per quel paziente : tanto minore il punteggio, tanto peggiore la situazione.

130 Indicatori e variabili Giudizio /valutazione
La Scala di Norton Indicatori e variabili Giudizio /valutazione Punteggio Condizione Fisica Buona 4 Discreta 3 Cattiva 2 Pessima 1 Condizione Mentale Sveglio, cosciente Apatico Confuso Stupore, incoscienza

131 Indicatori e variabili Giudizio /valutazione
La Scala di Norton Indicatori e variabili Giudizio /valutazione Punteggio Attività Fisica Cammina liberamente 4 Cammina solo con qualche aiuto 3 Costretto su sedia a rotelle 2 Costretto a letto 1 Mobilità Completa Limitata Molto limitata immobile Incontinenza Nessuna Occasionale Abituale Urinaria Abituale Urinaria e fecale

132 La scala di Braden È un indicatore di rischio sviluppato nel 1987 da Braden e Bergstrom Vengono presi in considerazione sei indicatori: Percezione sensoriale; Umidità; Attività motoria; Nutrizione; Frizione e scivolamento. Ci sono ventitré variabili, con un punteggio che va da 1 a 4 e da 1 a 3 per la variabile "frizione e scivolamento". Questa scala si basa sul principio secondo il quale minore è il valore, maggiore è il rischio.

133 La scala di Braden evidenzia una situazione di rischio se il punteggio è minore o uguale a sedici (alto rischio = 6; basso rischio = 23). L’Infermiere applica la scala di Braden ai pazienti che entrano nel reparto entro le prime 24 ore. Questo lasso di tempo è necessario perché il paziente possa essere valutato nelle diverse attività di vita e durante i diversi momenti della giornata. Trascorso questo periodo, l’infermiere prende in esame ciascun indicatore ed assegna un punteggio relativo alle condizioni riscontrate. Assegnati i punteggi ad ogni variabile se ne fa la somma. Questo è il punteggio della scala che deve essere riportato in cartella. La valutazione viene ripetuta ogni 7 giorni e ogni qualvolta le condizioni del paziente si modificano e alla dimissione. Tutte le rivalutazioni devono essere documentate in cartella

134 A seconda del punteggio individuato si rendono necessari diversi tipi di interventi.
Se il punteggio della scala di Braden è tra 20 –17 Occorre attuare un piano di monitoraggio per l’individuazione precoce di lesione (solo per l’Ortopedia). Occorre attuare un piano di monitoraggio ed un piano preventivo con l’utilizzo di eventuali presidi antidecubito anche sulla base della valutazione complessiva del paziente. < 13 Occorre attuare un piano di monitoraggio ed un piano preventivo con il ricorso a presidi antidecubito (letto a pressione alternata o a cessione d’aria) fatto salvo di una diversa valutazione clinica.

135 SCALA DI BRADEN Indicatori e Variabili 4 3 2 1 Percezione sensoriale.
Abilità a rispondere in modo corretto alla sensazione di disagio correlata alla pressione Non limitata. Risponde agli ordini verbali. Non ha deficit sensoriale che limiti la capacità di sentire ed esprimere il dolore o il disagio. Leggermente limitata. Risponde agli ordini verbali ma non può comunicare sempre il suo disagio o il bisogno di cambiare posizione. O Ha impedimenti al sensorio che limita la capacità di avvertire il dolore o il disagio in 1 o 2 estremità Molto limitata. Risponde solo a stimoli dolorosi. Non può comunicare il proprio disagio se non gemendo o agitandosi. O Ha impedimento al percezione del dolore almeno per la metà del corpo Completamente Non vi è risposta (non geme, non si contrae o afferra)allo stimolo doloroso, a causa del diminuito livello di coscienza od alla sedazione. O Limitata capacità di percepire dolore in molte zone del corpo.

136 SCALA DI BRADEN Umidità. Grado di esposizione della pelle all’umidità.
Indicatori e Variabili 4 3 2 1 Umidità. Grado di esposizione della pelle all’umidità. Raramente bagnato. La pelle è Abitualmente asciutta. Le lenzuola sono cambiate ad intervalli di routine. Occasionalmente bagnato. occasionalmente umida, richiede un cambio di lenzuola extra 1 volta al giorno Spesso bagnato. Pelle sovente ma non sempre umida. Le lenzuola devono essere cambiate almeno 1 volta per turno. Costantemente mantenuta costantemente umida dalla traspirazione, dall’urina, ecc. Ogni volta che il paziente si muove o si gira lo si trova sempre bagnato Nel caso di paziente cateterizzato, ovvero di fatto continente, si attribuisce un punteggio di 4 all’indicatore di umidità.

137 SCALA DI BRADEN Attività. Grado di attività fisica Indicatori e
Variabili 4 3 2 1 Attività. Grado di attività fisica Cammina frequentemente. Cammina al di fuori della camera almeno 2 volte al giorno e dentro la camera 1 volta ogni due ore (al di fuori delle ore di riposo). occasionalmente. occasionalmente durante il giorno ma per brevi distanze con o senza aiuto, Trascorre la maggior parte di ogni turno a letto o sulla sedia In poltrona. Capacità di camminare severamente limitata o inesistente. Non mantiene la posizione eretta e/o deve essere assistito nello spostamento sulla sedia a rotelle. Allettato. Costretto a letto.

138 SCALA DI BRADEN Indicatori e Variabili 4 3 2 1 Mobilità.
Capacità di cambiare e di controllare le posizioni del corpo. Limitazioni assenti. Si sposta frequentemente e senza assistenza Parzialmente limitata. Cambia frequentemente la posizione con minimi spostamenti del corpo Molto limitata. Occasionalmente posizione del corpo o delle estremità, ma è incapace di fare frequenti o significativi cambiamenti di posizione senza aiuto.. Completamente immobile. Non può fare alcun cambiamento di posizione senza assistenza.

139 SCALA DI BRADEN Nutrizione Assunzione usuale di cibo. Indicatori e
Variabili 4 3 2 1 Nutrizione Assunzione usuale di cibo. Eccellente. Mangia la maggior parte del cibo, Non rifiuta mai il pasto, talvolta mangia tra i pasti. Non necessita di integratori. Adeguata. Mangia più della metà dei pasti, 4 porzioni o più di proteine al giorno. Usualmente assume integratori. O Si alimenta artificialmente con NPT o NE, assumendo il quantitativo nutrizionale necessario. Probabilmente inadeguata. Raramente mangia un pasto completo, generalmente mangia la metà dei cibi offerti. Le proteine assunte includono 3 porzioni di carne o latticini al giorno, occasionalmente integratori alimentari. O Riceve meno quantità ottimale di dieta liquida o enterale (con SNG) Molto povera. Non mangia mai un pasto completo. Raramente mangia più di 1/3 di qualsiasi cibo offerto. 2 o meno porzioni di proteine al giorno. Assume pochi liquidi e nessun integratore. O E’ a digiuno o mantenuto con fleboclisi o beve bevande per più di 5giorni.

140 SCALA DI BRADEN Indicatori e Variabili 4 3 2 1 Frizionamento e
scivolamento Senza problemi apparenti. Si sposta nel letto e sulla sedia in modo autonomo ed ha sufficiente forza muscolare per sollevarsi completamente durante i movimenti Problema potenziale. Si muove poco e necessita di assistenza minima. Durante lo spostamento la cute fa attrito con le lenzuola o con il piano della poltrona, occasionalmente può slittare. Problema. Richiede da una moderata a una massima assistenza nei movimenti. Frequentemente scivola nel letto o nella poltrona. richiede riposizionamenti con la massima assistenza. Sono presenti spasticità, contratture, agitazione, che Causano costantemente attrito contro il piano del letto o della poltrona.

141 Paziente in decubito supino Paziente in decubito laterale
Sacro; Talloni; Prominenze vertebrali; Scapole; Occipite; Gomiti. Trocanteri; Creste iliache; Malleoli; Prominenze ossee laterali al ginocchio; Costato; Gomiti; Spalla; Orecchio.

142 Paziente in decubito prono:
Paziente seduto: Dorso del piede; Ginocchia; Pube; Creste iliache; Sterno; Clavicole; Zigomi; Orecchio. Talloni; Prominenze ischiatiche; Sacro; vertebrali; Gomiti; Scapole.

143 La scala di Barthel: L'Indice di Barthel rappresenta uno degli strumenti di valutazione della funzione fisica più noti, Fornisce un punteggio indicativo delle capacità del soggetto di alimentarsi, vestirsi, gestire l'igiene personale, lavarsi, usare i servizi igienici, spostarsi dalla sedia al letto e viceversa, deambulare in piano, salire e scendere le scale, controllare la defecazione e la minzione. Il punteggio assegnato per ogni funzione può essere 15, 10, 5 o 0. Il punteggio massimo è assegnato solo se il paziente esegue il compito in modo completamente indipendente, senza la presenza di personale d'assistenza. Il punteggio massimo è 100 ed indica l'indipendenza in tutte le attività di base della vita quotidiana.

144 BARTHEL INDEX – LINEE GUIDA
1- L’indice dovrebbe essere usato per registrare quello che un pz. fa realmente, NON quello che potrebbe fare. 2- Lo scopo principale è di stabilire il grado di indipendenza da qualsiasi aiuto, fisico o verbale, per quanto minimo o per qualsiasi ragione. 3- La necessità di supervisione rende il pz. NON indipendente 4- La prestazione del pz. dovrebbe essere stabilita usando i migliori dati disponibili. Le fonti abituali saranno domande dirette al pz., ad amici/parenti e ad infermieri, ma sono anche importanti l’osservazione diretta ed il buon senso. Non è necessario un esame diretto. 5- Di solito è importante la prestazione nelle precedenti 24 – 48 h ma occasionalmente saranno rilevanti anche periodi più lunghi. 6- I pz. in stato di incoscienza dovrebbero ricevere un punteggio “0” in tutte le voci, anche se non ancora incontinenti. 7- Le categorie intermedie implicano che il pz. partecipa ad oltre il 50% dello sforzo. 8- L’uso di ausili per essere indipendenti è permesso.

145 BARTHEL INDEX: VALUTAZIONE DELLA DISABILITA’
ATTIVITA’ Punteggio (Ing. In U.O.) (Dimissione) Alimentazione 0= incapace 5= necessita di assistenza, ad es. per tagliare il cibo 10= indipendente Fare il bagno 0= dipendente 5= indipendente Igiene personale 0= necessita di aiuto 5= Si lava la faccia, si pettina, si lava i denti, si rade (inserisce la spina se usa il rasoio)

146 BARTHEL INDEX: VALUTAZIONE DELLA DISABILITA’
ATTIVITA’ Punteggio (Ing. In U.O.) (Dimissione) Vestirsi 0= dipendente 5= necessita di aiuto ma compie almeno metà del compito in tempo ragionevole 10= indipendente, si lega le scarpe, usa le cerniere lampo, bottoni Controllo del retto 0= incontinente 5= occasionali incidenti o necessità di aiuto 10= continente Controllo della vescica

147 BARTHEL INDEX: VALUTAZIONE DELLA DISABILITA’
ATTIVITA’ Punteggio (Ing. In U.O.) (Dimissione) Trasferimenti nel bagno 0= dipendente 5= necessita di qualche aiuto per l’equilibrio, vestirsi/svestirsi o usare carta igienica 10= indipendente con l’uso del bagno o della padella Trasferimenti sedia/letto 0= incapace, no equilibrio da seduto 5= in grado di sedersi, ma necessita della max assistenza per trasferirsi 10= minima assistenza e supervisione 15= indipendente

148 BARTHEL INDEX: VALUTAZIONE DELLA DISABILITA’
ATTIVITA’ Punteggio (Ing. In U.O.) (Dimissione) Deambulazione 0= immobile 5= indipendente con la carrozzina per > 45 m 10= necessita di aiuto di una persona per > 45 m 15= indipendente per più di 45 m, può usare ausili (es. bastone) ad eccezione del girello Salire le scale 0= incapace 5= necessita di aiuto o supervisione 10= indipendente, può usare ausili TOTALE ( 0 – 100 )

149 BINA È UNA SCALA UTILE PER VALUTARE LA DISABILITÀ SPECIE NELL’ANZIANO, ANALIZZA 10 ITEMS CON 4 VARIABILI CON UN PUNTEGGIO CHE VA DA UN MIN. DI 10 A UN MAX DI 100.

150 BINA items sono: Il valore dell’indice corrisponde al punteggio totale riportato nella valutazione. tale valore va confrontato col valore soglia, pari a 230. Medicazioni, Necessità di prestazioni Sanitarie, Controllo Sfinterico, Disturbi comportamentali, Comunicazione, Deficit Sensoriali, Mobilità, Attività della vita quotidiana, Stato della rete sociale fattori abitativi e ambientali Sono considerati Non autosufficienti I soggetti con Punteggio superiore a 230

151 SCALA DI MORSE 0-24 = (paziente con basso rischio)
È utilizzata per la valutazione del rischio di cadute,svolta in parte sulla risposta ad un questionario e in parte osservando su richiesta alcuni movimenti del paziente; viene somministrata da personale addestrato; contiene sei indicatori,con un punteggio diverso, il totale è quindi variabile e va da un min . di 0 a un massimo di 125 0-24 = (paziente con basso rischio) 25-50 = ( paziente a rischio di caduta) > 51= (paziente a massimo rischio)

152 SCALA MORSE Indicatori e Variabili Anamnesi di cadute
Punteggio Anamnesi di cadute SI NO Se il paziente cade per la prima volta durante il ricovero in corso o è caduto nei tre mesi precedenti all’ammissione 25 O Compresenza di diagnosi primaria e secondaria Se il paziente ha più di una diagnosi medica ( es: diabete e neoplasia) 15 Mobilità Se il paziente cammina senza ausili Se il paziente, assistito da un infermiere, usa la sedia a rotelle

153 SCALA MORSE Indicatori e Variabili Mobilità Punteggio si no
Se il paziente è immobilizzato a letto Se il paziente usa le stampelle, il bastone o il deambulatore 15 Se il paziente cammina senza ausili, aggrappandosi agli arredi 30 Terapia Endovenosa Se il paziente ha infusioni endovenose 20 Andatura Se normale Se debole 10 Se pericolosa Stato Mentale Se il paziente è orientato nel tempo e nello spazio Se il paziente è disorientato TOTALE

154 VAS (Scala visiva analogica)
La scala è una retta di 10 cm con due estremità che corrispondono a “nessun dolore” e il massimo possibile (oppure il massimo di cui si ha avuto esperienza). E’ uno strumento unidimensionale che quantifica ciò che il malato soggettivamente percepisce come dolore oppure come sollievo nel complesso delle loro variabili fisiche, psicologiche e spirituali senza distinguere quali di queste componenti abbia ruolo maggiore. NESSUN DOLORE MASSIMO DOLORE

155 La scala può essere usata anche per quantificare il dolore nel momento presente in cui si visita il malato. La difficoltà per alcuni malati di comprendere le istruzioni per il dolore massimo possibile può essere facilitato chiedendo di ricordare il dolore “più forte” provato nella loro vita (dolore massimo).

156 da 1 a 10 dell’intensità del dolore
NRS (Numeric Pain Intensity Scale) Scala numerica da 1 a 10 dell’intensità del dolore È UNA SCALA DI TIPO NUMERICA, Considerando una scala da 0 a 10 in cui a 0 corrisponde l’assenza di dolore e a 10 il massimo di dolore immaginabile,

157 DETERSIONE TRATTAMENTO LOCALE DETERSIONE
SBRIGLIAMENTO TESSUTI NECROTICI ANTISEPSI MEDICAZIONE PRIMARIA MEDICAZIONE SECONDARIA DETERSIONE E’ IMPORTANTE DETERGERE LA LESIONE AD OGNI CAMBIO DI MEDICAZIONE CON : SOLUZIONE FISIOLOGICA Per migliorare la pulizia senza causare trauma al letto della ferita, può essere utile l’utilizzo di una siringa da 20 ml. con ago N° 19 G che garantisce una pressione di irrigazione adeguata.

158 SBRIGLIAMENTO Sbrigliamento meccanico o chirurgico Debridement dei tessuti necrotici: Sbrigliamento autolitico (idrogel) Sbrigliamento enzimatico (ossido di zinco) La presenza di tessuto necrotico rappresenta un ostacolo alla riparazione tessutale Lo sbrigliamento è controindicato nel caso di insufficienza arteriosa e nelle escare dei talloni

159 ANTISEPSI Rifamicina sodica (RIFOCIN SOLUZIONE)
Cloro elettrolitico (AMUCHINA) Argento micronizzato (KATOXYN) NON E’ CONSIGLIATO L’USO SISTEMATICO DI ANTISETTICI L’uso di antisettici va pertanto limitato alle fasi iniziali del trattamento di ulcere chiaramente infette e nelle lesioni sacrali di pazienti con incontinenza fecale. Prodotti consigliati: SONO SCONSIGLIATI GLI ANTISETTICI COLORATI (Eosina, Mercurocromo)

160 MEDICAZIONE PRIMARIA Il tipo di medicazione più indicata
la medicazione primaria può essere di due tipi:La medicazione ideale La medicazione tradizionale La frequenza del cambio della medicazione Le medicazioni di lesioni in posizioni “difficili” come la zona sacrale vanno sostituite più spesso. Importante è scegliere

161 la medicazione ideale deve essere in grado di:
Creare un ambiente umido Controllare la produzione di essudato Garantire l’isolamento termico Permettere lo scambio gassoso Proteggere la lesione da infezioni Allungare gli intervalli tra i cambi LE MEDICAZIONI DOVREBBERO RIMANERE IN SEDE IL MAGGIOR TEMPO POSSIBILE

162 MEDICAZIONE SECONDARIA
TRATTAMENTO RIPARATIVO LEMBI LIBERI Procedure chirurgiche che comprendono uno o più dei seguenti interventi: CHIUSURA DIRETTA INNESTO CUTANEO LEMBI CUTANEI LEMBI MIO-CUTANEI Ha la funzione di fissare la medicazione primaria applicata direttamente sulla lesione. si utilizzano: Film di poliuretano in rotolo (OPSITE) Cerotto adesivo in rotolo (SOFFIX) Bende coesive (AUTOFIX) Rete elastica (SURGIFIX) ADATTARE LE MEDICAZIONI ALLE ZONE CORPOREE INTERESSATE DALLA LESIONE Candidabili al trattamento: pazienti in condizioni cliniche stabili con lesioni deterse al 3° e 4° stadio.

163 DISPOSITIVI MEDICI SPECIFICI
PELLICOLE TRASPARENTI IDROCOLLOIDI POMATE A BASE DI ENZIMI PROTEOLITICI COLLAGENE IDROGEL IDROFIBRE ALGINATI SCHIUME SINTETICHE MEDICAZIONE A BASE DU CARBONE E ARGENTO MEDICAZIONE PREVENTIVA


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