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DALL’UNITÀ DI ITALIA AI GIORNI NOSTRI… F. CALLARI, S. D’AGATA, G. PELLEGRINO, M. RAPISARDA La storia della Scuola Italiana.

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Presentazione sul tema: "DALL’UNITÀ DI ITALIA AI GIORNI NOSTRI… F. CALLARI, S. D’AGATA, G. PELLEGRINO, M. RAPISARDA La storia della Scuola Italiana."— Transcript della presentazione:

1 DALL’UNITÀ DI ITALIA AI GIORNI NOSTRI… F. CALLARI, S. D’AGATA, G. PELLEGRINO, M. RAPISARDA La storia della Scuola Italiana

2 ….Più stati con diverse realtà politiche e socio-economiche Con l’avvento dell’Unità di Italia (1861) si pone il problema di unificare le popolazioni sotto un solo governo, ma anche da un punto di vista formativo e culturale: “Fatta L’Italia, ora facciamo gli Italiani” (Mazzini). Prima dell’Unità d’Italia Ruolo affidato principalmente allaSCUOLA

3 Oltre a puntare sulla Scuola, il clima riformatore della nuova classe dirigente guardava all’effetto divulgativo di molti mezzi di comunicazione come la carta stampata: libri, giornali, riviste…. 1861- Unità d’Italia Tema ricorrente: il valore dell’Unità, lo spirito Patriottico, il senso del dovere, il coraggio, la generosità d’animo…

4 Solo attraverso i l coinvolgimento nella vita pubblica e politica delle masse popolari lavoratrici dei campi, si poteva auspicare uno sviluppo vero della condizione economica e sociale. In quale realtà ci troviamo? Lo spirito riformatore del nuovo Regno di Italia, doveva scontrarsi con l’ignoranza, la povertà ed il degrado di larghe parti del Paese, soprattutto al SUD L’Italia dell’Ottocento Un esempio: Regno delle Due Sicilie

5 Nel Regno delle due Sicilie e Stato Pontificio si manifestava una forte ostilità al processo di istruzione del popolo, che doveva essere mantenuto in una condizione di povertà ed ignoranza per essere più facilmente controllabile. I sistemi scolastici delle varie aree geo-politichedell’Italia erano uno specchio fedele delle intenzioni delle loro classi dirigenti Nel Regno della Sardegna, in quello Lombardo-Veneto ed nel Granducato di Toscana si osservava una propensione al rinnovamento socio-culturale attraverso la scuola, risorsa indispensabile per lo sviluppo della ricchezza economica

6 Il ruolo della Scuola: Differenze lungo la penisola Con la legge Boncompagni promulgata nel 1848 nel Regno di Sardegna il compito della formazione passa dalle mani del clero a quella dello Stato. Nel regno Lombardo-Veneto, l’imprenditoria progressista vedeva la scuola come risorsa indispensabile per lo sviluppo della ricchezza economica nel Gran Ducato di Toscana, la cultura era vista come mezzo per il superamento del sistema politico arretrato dell’ancient regime Nello Stato Pontificio la scuola era affidata esclusivamente alla Chiesa, si osservava uno stretto rigore e rispetto della dottrina cristiana Nel Regno delle Due Sicilie il processo di istruzione veniva strenuamente osteggiato dalla classe nobile dirigente

7 Tappe fondamentali della Scuola Italiana

8 la legge Casati (1859) atto di nascita della scuola in Italia. Sistema con al vertice il ministro e via via un impalcatura di figure istituzionali autoritarie e rigide L’ordinamento degli studi oltre prevedeva: scuola elementare gratuita, scuola secondaria (classica, tecnica, normale) e superiore (gestita dalle università). la legge Casati risultò privilegiare gli studi classici per formare la nuova classe dirigente, come elite. Dalle inchieste ministeriali si rilevò : la forte piaga dell’assenteismo e della dispersione scolastica causata spesso lavoro nei campi. Emerse anche una certa inadeguatezza della classe docente. Molte municipalità erano inadeguate a fornire un appropriato supporto (banchi, lavagne, altro materiale..) Discreto abbassamento dell’analfabetismo

9 Legge Coppino (1877) Stabilisce l’obbligo scolastico si rischiava di colpire i meno abbienti a cui spesso il lavoro minorile era utile per portare avanti economincamente la famiglia. la netta opposizione alla scuola dell’obbligo veniva promossa dal clero e dai proprietari terrieri, perché poteva allontanare dai principi moralistici e dalla autorità stabilita (il primo) e dal lavoro dei campi (i secondi). Il sapere dell’allievo era rivolto alla formazione dell’individuo, del suo carattere, della sua morale e consapevolezza civica. Il pensiero è di ispirazione positivista, ovvero mirante alla esaltazione del progresso e del metodo scientifico Legge Gabelli e Positivismo (1888-1894)

10 ETA’ GIOLITTIANA (primi anni del novecento) La forte spinta riformatrice dovuta a cambiamenti come urbanizzazione e industrializzazione. la scuola doveva fornie indipendenza lavorativa-economica all’individuo (sviluppo del paese). Alcuni punti: la parità di stipendio fra maestri e maestre (legge Nasi del 1903) e l’estensione dell’obbligo scolastico fino a 12 anni (legge Orlando 1904). Inchiesta Corradini (1907-1908): emerse una forte dispersione scolastica l’organizzazione dell’istruzione fu affidata allo Stato (legge Daneo –Credaro del 1911).

11 Riforma Gentile “ Lo Stato non si restaura se non si restaurano le forze morali che nello Stato trovano la loro forma concreta, organizzata, perfetta. Lo Stato non si restaura se non si restaura la famiglia, e nella famiglia l'uomo, che è la sostanza della famiglia, della scuola, dello Stato” Il pensiero: Contrapposizione all’ideologia positivista che vedeva la scuola come forma di istruzione concreta, aperta e accessibile a tutti il pensiero gentiliano era ispirato dalla filosofia idealistica che mirava alla restaurazione di un sapere più elevato che desse una spinta morale al paese Il modello di assume il compito di riportare ordine e serietà nella scuola La riforma gentiliana accentua la differenza fra la scuola classica (ginnasio- liceo, utile a formare la nuova classe dirigente) e gli studi preparatori alle professioni e (scuole tecniche e professionali).

12 Periodo Fascista La riforma Gentiliana fu osteggiata da molti membri del partito fascista perchè ritenuta troppo liberale e aperta rispetto ai dictat del regime. Secondo Mussolini occorreva una riforma della scuola che desse ai giovani un modello più severo e di disciplina. Nella scuola si attuò una subdola propaganda del regime fascista (cambiamento dei contenuti e dei metodi di insegnamento, lo studio delle date storiche fondamentali del fascismo e sua esaltare. Sviluppo di organizzazioni e attività come l’ Opera Nazionale Balilla e Gioventù Italiana del Littorio. Il regime si servì anche di ulteriori mezzi di informazione per alfabetizzare (formare) i ceti medi e le classi lavoratrici come la Radio ed il cinema. Molti intellettuali si dissociarono dal regime come Croce ed Einaudi che non parteciparono alla stesura dell’ enciclopedia nazionale Patti lateranensi 1929: L’accordo con la chiesa rafforza ulteriormente il regime fascista

13 I ritocchi alla riforma.. 1925 Fedele: Modifica degli esami di Stato e riduzione del numero di Professori Universitari per controllare meglio la diffusione del pensiero Emblematico fu il cambiamento di denominazione del Ministero della Pubblica Istruzione in Ministero per l'Educazione Nazionale attuata da Balbino. Carta della scuola di Bottai (1939): fusione di tutte le scuole medie di primo grado (ginnasio, scuola tecnica, scuola magistrale) in una scuola media unica. «...propugnava l'ingresso delle masse nella scuola e quindi l'avvento di una scuola popolare, con lo scopo di formare dei lavoratori “attivi e disciplinati”. Siamo a ridosso della seconda guerra mondiale e la riforma attuata sul modello gentiliano non ha modo di vedere i suoi frutti….

14 Immediato dopoguerra Dopo la disfatta ed il disastro subìto con la seconda Guerra Mondiale, il paese deve essere ricostruito. L'opera di due pedagogisti, Washburne, statunitense, e di Ferretti, professore all’Università di Palermo fu di fondamentale importanza per la formazione della società del domani; con il loro lavoro espressero: “l'esigenza di un insegnamento individualizzato e socializzante, fondato sul bisogno infantile di attività e di inventività». Entrambi diedero importanza strategica alla formazione della scuola elementare come dimostra la stesura dei Programmi di studio ed indicazioni didattiche per le scuole elementari per l'anno scolastico 1943-44. D’altra parte il ventennio fascista aveva visto un totale disinteresse nei confronti degli studi e delle ricerche in ambito psicosociologico e pedagogico che fossero diversi da quelli accondiscedenti al regime. Il Fascismo aveva posto una netta chiusura a tutte le novità dall’estero che potessero informare criticamente il personale didattico (come nel caso delle ricerche relative alle esperienze delle "scuole nuove" e delle "scuole attive“).

15 Secondo dopoguerra Col secondo governo De Gasperi (1946) il cattolico Guido Gonella diresse il dicastero della Pubblica Istruzione Rinsaldamento con gerarchie ecclesiastiche Lo Stato diventa ausilio-sussidio nell’istruzione affidata ai privati Ruolo pedagogicamente primario della Chiesa

16 I Programmi per le scuole elementari e materne del 1945 cancellarono il tentativo fascista di una scuola materna che orientava il bambino verso idee nazionalistiche Gli Orientamenti per l’attività educativa della scuola materna del 1958 confermarono una scuola materna fuori dalla realtà, un’isola felice di semplicità e di intimità Secondo dopoguerra

17 Nel 1962 venne istituita la scuola media statale unica per tutti Nel 1968 venne istituita la scuola materna statale, facoltativa e gratuita per bambini dai tre ai sei anni Nel 1971 la legge 1044 sancì il diritto di tutti al nido d’infanzia come servizio finanziato dallo Stato Anni ‘60

18 I decreti delegati del 1974 videro l’istituzione degli organi collegiali, che permisero di interagire con la più ampia comunità sociale e civica Venne riconosciuto il diritto alle assemblee nei locali della scuola per affrontare i problemi connessi alla scuola e alla società Anni ‘70

19 Oltre alla scuola, anche nel territorio si proposero varie occasioni educative e formative e che richiedevano un’integrazione sociale dell’individuo La legittimazione pedagogica del territorio fu obiettivo delle politiche educative degli anni Ottanta, proponendo l’integrazione delle pratiche e delle politiche tra sistema scolastico ed extrascolastico Anni ‘80

20 Anni Novanta: Autonomia. Legge Bassanini ’97 autonomia scolastica finanziaria, organizzativa e didattica. Piano dell’offerta formativa per promuovere il rapporto tra curriculare ed extracurriculare. Servizio scolastico flessibile, diversificato, efficiente, efficace e coordinato col contesto territoriale. Richiesta capacità decisionale dei docenti, identità professionale capace di progettare ed innalzare qualità e quantità dei risultati. Anni ‘90

21 Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.): “documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche” articola la progettazione curricolare, extracurriculare, educativa ed organizzativa adottata dalle singole scuole. Il Consiglio d’Istituzione adotta il POF, il Dirigente Scolastico attiva i rapporti con il territorio. Il POF va pubblicizzato anche nelle attività di orientamento svolte nelle scuole di grado inferiore. DPR 275/1999: la scuola può progettare una propria offerta formativa. Direttori e presidi delle scuole divennero dirigenti-manager.

22 La legge della parità del 2000 completa quella introdotta sull’autonomia: lo stato diviene solo uno dei possibili gestori del servizio pubblico della formazione dell’istruzione. Tale legge riguarda scuole statali, scuole paritarie private e scuole degli enti locali Duemila

23 L’efficacia didattica, risultati organizzativi e l’uso di risorse economiche viene controllato dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema d’Istruzione (INVALSI, ex Cede) (2007)

24 La legge 517 del 1977 sancisce la chiusura delle classi differenziali per gli “handicappati”, il loro inserimento nelle scuole “normali”. La legge 104 del 1992 detta i principi di ordinamento in materia di diritti, integrazione sociale ed assistenza della persona diversamente abile. Gli alunni stranieri minorenni, indipendentemente dalla loro posizione di soggiorno, hanno diritto all’istruzione e sono soggetti all’obbligo come i cittadini italiani. Disabili ed extracomunitari

25 La pedagogia

26 Che cos’è la pedagogia La pedagogia studia l’educazione dell’individuo: un essere dotato della propria “personalità”, ma che deve essere capace di relazionarsi con la società, quindi con le altre persone che lo circondano.

27 Scopo della pedagogia è “formare” una persona capace di “socializzare”, cioè consapevole dei propri diritti e dei propri doveri verso gli altri. Il risultato dell’azione educativa è che la persona è consapevole del suo “ruolo” all’interno della società stessa.

28 Tempi e luoghi La socializzazione è un processo che dura tutta la vita, quindi il dovere di educare non può essere esclusivamente a carico dell’istituzione chiamata “scuola”. Viene quindi suddivisa tra diverse diverse istituzioni (famiglia, scuola, gruppo dei pari), ognuna delle quali svolge un ruolo importante nella formazione dell’individuo.

29 Luoghi-1 Famiglia (socializzazione primaria): nel nucleo familiare si impara a riconoscere di avere un “ruolo” in un contesto sociale ristretto e si ricevono le prime forme empiriche di conoscenza Ciò fa si che si possano distinguere a)Luoghi di socializzazione primaria b)Luoghi di socializzazione secondaria

30 Scuola (socializzazione secondaria): Didatticamente: si impara ad elaborare in forma critica quello che si è appreso in maniera empirica. Pedagogicamente: rappresenta una “società in miniatura”, con interazioni con figure autoritarie, figure “diverse” e si comincia a formare “il gruppo dei pari”

31 Altre istituzioni (socializzazione secondaria): Soddisfano l’esigenza di condividere le stesse esperienze e gli stessi interessi (rientrano nella categoria associazioni sportive, culturali, social network) Si favorisce il bisogno d’affermazione personale e la costruzione di un rapporto paritario con i coetanei.

32 Quindi La pedagogia fa da tramite tra individuo, società e cultura. Cultura (E.B. Taylor): complesso organizzato di significati, cioè di valori, norme, credenze e atteggiamenti propri di una collettività. Essa è data dalla somma di tre contributi: 1- Istruzione, intesa come trasmissione di sapere tecnico cognitivo 2- Educazione, cioè un intervento di modifica eseguito dalla società che definisce come deve essere un uomo 3- Socializzazione, l’atto vero e proprio di integrazione uomo-società

33 Poiché l’educazione è intesa come un intervento di modifica eseguito dalla società che definisce come deve essere un uomo, un sistema formativo adeguato può garantire allo stato la conservazione della propria cultura, permettendo di controllare e reprimere eventuali atteggiamenti percepiti come “devianze” dall’apparato sociale. Il controllo può avvenire con metodi a) Coercitivi (uso di sanzioni, società autoritaria) b) Non coercitivi ( società democratica)


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