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LA GESTIONE DELLA RELAZIONE CON LE VITTIME DI VIOLENZA a cura di Rosangela Vendrame Centro d’Ascolto Demetra A.O.U. San Giovanni Battista - Torino.

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1 LA GESTIONE DELLA RELAZIONE CON LE VITTIME DI VIOLENZA a cura di Rosangela Vendrame Centro d’Ascolto Demetra A.O.U. San Giovanni Battista - Torino

2 Il processo di cambiamento mira a smantellare la percezione negativa della propria immagine per poter ricostruire una personalità completa mobilitando ogni parte di sé: mente, corpo, emozioni, spirito.

3 Cercare aiuto è un’azione che implica un lungo e difficile percorso. Ogni persona è diversa, ha una propria soglia di tolleranza della violenza e si muove in contesti diversi.

4 Inizialmente la persona cerca di fermare la violenza in tutti i modi, senza ricorrere all’aiuto esterno. Successivamente cerca l’appoggio di familiari e parenti e, infine, nel caso in cui non si sia verificato alcun cambiamento, ricorre a soggetti istituzionali

5 Spesso, quando si rivolgono agli operatori dei diversi contesti istituzionali portano richieste di aiuto di natura diversa, senza parlare in modo esplicito della violenza subita e aspettano che qualcuno porga loro delle domande per far emergere il problema.

6 Ogni momento di comunicazione del proprio vissuto all’esterno è un momento delicato e spesso decisivo rispetto alla possibilità di costruire un percorso di uscita dalla violenza.

7 Accogliendo una persona che ha subito violenza, ci si troverà di fronte a differenti reazioni, che dipenderanno dalla risposta soggettiva all’evento e dal livello di consapevolezza del problema in cui essa si trova.

8 REAZIONI EMOTIVE Senso di colpa Perdita di fiducia in sé Paura Convinzione di essere cattiva Incapacità di proteggersi Insensibilità al dolore Convinzione di non aver diritto di esprimere rabbia Senso di impotenza Blocco emotivo Disperazione

9 COMPORTAMENTI POSSIBILI Rifiuto del contatto Racconto caotico Risposte contradditorie Dubbi e confusione Silenzio Richieste incogrue Tentativi di negazione, minimizzazione e giustificazione del comportamento violento Raramente una scelta decisa e consapevole su cosa fare

10 LE ESIGENZE IMMEDIATE Recupero della sicurezza Recupero della dimensione corporea Ripresa di un contatto con l’esterno Riorientamento nel tempo e nello spazio

11 Quali sono gli elementi da affrontare quando ci si trova di fronte ad una violenza? Le nostre difficoltà nell’incontrare questo tipo di problema. La difficoltà della vittima a rivelare la situazione. La valutazione del rischio Come impostare la relazione d’aiuto

12 Per valutare il rischio potenziale è necessario: indagare in quale momento del ciclo della violenza si situa l’intervento definire il tipo di violenza, la gravità, il contesto valutare a quale grado di elaborazione interiore della storia è pervenuta la persona (negazione, colpevolizzazione, ricerca di soluzioni per la coppia o la famiglia, ricerca di una soluzione autonoma).

13 Lo scopo è quello di far prendere coscienza dei rischi che si corrono e costruire un sistema di autoprotezione adottando strategie a breve e a lungo termine.

14 Il colloquio o meglio l’ascolto… …è il mezzo con cui entriamo in contatto e in relazione con le persone. Durante il colloquio si verifica uno scambio: scambio di informazioni e di esperienze e soprattutto scambio di emozioni.

15 Il colloquio o meglio l’ascolto L’interazione emotiva influenza il processo della comunicazione. Se il rapporto è positivo, caldo, rispettoso, fiducioso si è più ricettivi nei confronti dei messaggi che si stanno inviando. Se il rapporto è negativo, difensivo, ostile, diffidente, scortese la disponibilità ad ascoltare ciò che viene detto è minore.

16 Il colloquio o meglio l’ascolto Elementi che caratterizzano una buona comunicazione Effettuare domande aperte del tipo: che cosa è accaduto quando suo marito è tornato a casa? E non domande chiuse suggestive della risposta del tipo: suo marito l’ha picchiata?

17 Il colloquio o meglio l’ascolto Prendere sul serio le affermazioni della vittima anche quando sia sotto effetto di alcool o sostanze stupefacenti. Il fatto di aver cercato rifugio in alcool o droghe è uno tra gli indicatori di violenza. Dubitare del racconto rafforza la strategia di controllo usata dal maltrattante, che ha sempre accusato la vittima di essere la causa della violenza e nessuno crederà al suo racconto.

18 Il colloquio o meglio l’ascolto Dare tempo, non incalzare con le domande per permettere di pensare e rispondere. Non esprimere giudizi, accuse, rimproveri con domande del tipo: perché ha continuato a rimanere con un uomo così? oppure: cosa ha fatto per provocare il suo comportamento?

19 Il colloquio o meglio l’ascolto Essere aperti, non farsi suggestionare dal proprio modo di pensare. L’operatore è lì per comprendere e accogliere la persona per come è in quel momento. Questo non significa essere necessariamente d’accordo con il suo schema di riferimento, con i suoi punti di vista, con i suoi comportamenti ma richiede il riconoscimento della loro validità.

20 Il colloquio o meglio l’ascolto Un alto livello di interesse aiuta a stabilire e mantenere un rapporto positivo. Comunicare la sensazione che ciò che succede all’altro ci interessa veramente. Autenticità e genuinità vuol dire essere veri e umani. Anche manifestare la propria difficoltà, i pregiudizi può migliorare il rapporto.

21 Il colloquio o meglio l’ascolto Comprensione empatica Sentire con la persona piuttosto che sentire per lei, al suo posto. Empatia significa entrare con l’immaginazione nella vita interiore di qualcun altro. Attenzione a non identificarsi.

22 Il colloquio o meglio l’ascolto Ascoltare e ancora ascoltare…. Un errore comunemente commesso è quello di parlare troppo, offrendo così all’interlocutore meno possibilità di esprimersi. L’ascolto è una tecnica attiva che richiede di seguire attentamente sia ciò che viene detto apertamente, sia i significati latenti, inespressi

23 Il colloquio o meglio l’ascolto Usare il feed-back per verificare la nostra comprensione del messaggio e per essere certi che quanto diciamo sia ricevuto in modo corretto

24 Il colloquio o meglio l’ascolto Autodeterminazione lavorare con la persona per la ricerca di una strategia, di un percorso che rispetti le sue effettive necessità, le sue possibilità, le sue iniziative. Non cercare di spingerla a fare ciò che noi crediamo meglio, di forzarla se non si sente ancora pronta

25 Il colloquio o meglio l’ascolto Le persone si lasciano convincere più facilmente dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto, piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri Blaise Pascal

26 Il colloquio o meglio l’ascolto Prestare molta attenzione alle emozioni provate durante gli incontri; un racconto di violenza può scatenare in noi sentimenti di: rabbia rifiuto incredulità disgusto impotenza ansia pena…

27 Il colloquio o meglio l’ascolto Non prestando attenzione ai propri vissuti ci si ritrova addosso una sensazione di disagio, di malessere, che non si sa a cosa attribuire riconoscere e rispettare i propri limiti mantenere una giusta distanza

28 Il colloquio o meglio l’ascolto Quella che io ritengo la sintesi di un buon ascolto è avere un atteggiamento maieutico: maieutica:‘metodo di discussione socratico, con il quale, per mezzo di successive interrogazioni, si conduce a poco a poco la persona a scoprire da sé le verità che esistono latenti nel suo spirito’. (Dizionario della lingua italiana Palazzi)

29 Marie France Hirigoyen Molestie morali Einaudi Marie France Hirigoye Sottomesse Einaudi Cristina Grof Guarire dalla dipendenza Red Alice Miller La chiave accantonata Garzanti Dusty Miller Donne che si fanno male Feltrinelli Vicky Noble Il risveglio della Dea Corbaccio Alfred Kadushin Il colloquio nel servizio sociale Astrolabio S.Taliani, F.Vacchiano Altri corpi. Antropologia ed etnopsicologia della migrazione Unicopli Bibliografia

30 Umberto Galimberti L’ospite inquietante Feltrinelli Anna Oliverio Ferraris Piccoli bulli crescono Bur Daniel Pennac Diario di scuola Feltrinelli Susan Sontag Davanti al dolore degli altri Mondadori Bibliografia

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