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LE COMPETENZE PEDAGOGICHE DEL TECNICO.

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Presentazione sul tema: "LE COMPETENZE PEDAGOGICHE DEL TECNICO."— Transcript della presentazione:

1 LE COMPETENZE PEDAGOGICHE DEL TECNICO

2 L' IMPORTANZA DELLA METODOLOGIA DELL' INSEGNAMENTO
Ogni allenatore trascorre molto tempo in attività di insegnamento dove cerca di risolvere problemi. Ogni allenatore escogita soluzioni, trasmette informazioni, suscita atteggiamenti. Ogni allenatore cerca di ottimizzare le tecniche e di aumentare la consapevolezza degli allievi. OGNI ALLENATORE E’ UN INSEGNANTE

3 Costruzione e Direzione
SITUAZIONE DIDATTICA Costruzione e Direzione a) Gli atleti (obiettivi, traguardi, aspettative) b) L’allenatore (compito, successo, gruppo) c) Gli esercizi (adeguati e pertinenti) d) L’atmosfera (incoraggiante, riconosciuta, consapevole)

4 IL DOCENTE PER INSEGNARE
DI COSA HA BISOGNO IL DOCENTE PER INSEGNARE IN MODO EFFICACE COMUNICAZIONE (saper entrare in relazione ) ORGANIZZAZIONE (saper selezionare gli obiettivi ) LEADERSHIP (riconosciuta) MOTIVAZIONE (saper motivare l’apprendimento) GESTIONE DEL TEMPO ( frequenza, intensità) TECNOLOGIE (osservazione supportata )

5 DELL' ESSERE INSEGNANTE
ASPETTI FONDAMENTALI DELL' ESSERE INSEGNANTE PSICOSOCIOLOGICO : conoscenza dell’allievo e del contesto sociale in cui vive. DIDATTICO : conoscenza della metodologia didattica, saper valutare ed educare. DEI CONTENUTI: conoscenza della materia sotto i suoi aspetti tecnici, tattici e organico-motori.

6 METODI D'INSEGNAMENTO Nell’insegnamento , il metodo dovrebbe assistere il docente o il tecnico nel raggiungimento degli obiettivi previsti nella lezione o nell’allenamento. I metodi d’insegnamento sono mezzi o strumenti didattici attraverso i quali l’insegnante organizza e conduce le situazioni di apprendimento- insegnamento, con l’intento di apportare modifiche e cambiamenti significativi nelle condotte e nei comportamenti dei propri allievi.

7 IL METODO E'... Un procedimento consapevole, strutturato e organizzato di contenuti teso a stimolare l’apprendimento. Viene messo in atto per aiutare l’allievo a raggiungere obiettivi precedentemente programmati (SAPER FARE) .

8 METODI D'INSEGNAMENTO Globale Per parti progressivo Analitico

9 QUALE METODO ... (Progetto M.O.T.O. 2004)
La decisione su quale METODO impiegare va fatta considerando le caratteristiche del compito (integrazione e interazione fra le varie parti che costituiscono il gesto completo) e la complessità dell’ esercizio in relazione alle potenzialità del soggetto che apprende. (Progetto M.O.T.O. 2004)

10 METODO GLOBALE E' un modo di apprendere un “movimento come un tutto strutturalmente organizzato da non potersi frantumare in singoli elementi e interrompere in un punto senza svilire l’unità che la rende tale”. In generale il metodo globale è preferibile quando il compito presenta caratteristiche di alta organizzazione e bassa complessità. (Hylor e Briggs 1963)

11 Globale METODI D'INSEGNAMENTO Vantaggi a livello a) Cognitivo
b) Motorio C) Motivazionale

12 METODO ANALITICO E' un modo di apprendere un “movimento come un aggregato di frazioni elementari o di elementi facili” In generale il metodo analitico è preferibile quando il compito presenta caratteristiche di bassa organizzazione e alta complessità. (Hylor e Briggs 1963)

13 Analitico METODI D'INSEGNAMENTO Vantaggi
nella comprensione dei dettagli b) nella correzione dell’errore

14 STILI DI INSEGNAMENTO E' un insieme di comportamenti e di scelte didattiche del docente nella situazione educativa. Nel concetto di stile confluiscono diversi aspetti: - Il tipo di decisioni assunte dall'insegnante - Le strategie didattiche adottate - Il grado di responsabilità ed autonomia che viene sollecitato negli allievi - Le modalità di controllo sociale e di mantenimento della disciplina

15 STILI DI INSEGNAMENTO In linea generale i due stili principali di insegnamento, sono collocati all’ estremità di una qualsiasi strategia didattica e sono: - STILE DIRETTIVO (o deduttivo) - STILE NON DIRETTIVO (o induttivo) Questi due stili si contraddistinguono per l’enfasi che pongono sull’ intervento diretto dell’ insegnante o sull’ assunzione da parte degli allievi di molti aspetti della funzione docente. (A.Madella)

16 INTERAZIONE TRA METODI E STILI
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17 L'insegnante guida tutte le fasi della lezione.
INSEGNAMENTO A COMANDO Vengono fornite esplicitamente informazioni dettagliate su come affrontare un compito. La spiegazione diretta, pertanto, include tutte le informazioni riguardanti sia il compito specifico sia la procedura per risolverlo. L'insegnante guida tutte le fasi della lezione.    

18 Rapidità nell’effettuazione
STILE DIRETTIVO VANTAGGI Rapidità nella presa di decisioni Rapidità nell’effettuazione Elevata prestazione immediata SVANTAGGI Sviluppo di dipendenza dall’insegnante Basso coinvolgimento cognitivo e motivazionale dell’allievo Bassa prestazione a lungo termine

19 Tempi lunghi per presa di decisioni
STILE NON DIRETTIVO Vantaggi Sviluppo dell’autonomia Coinvolgimento cognitivo e motivazionale Apprendimento migliore Transfer migliore Svantaggi Tempi lunghi per presa di decisioni Tempi lunghi per effettuazione

20 SCOPERTA GUIDATA Si prevede che l’allievo risolva individualmente e liberamente un problema con l’obbligo di rispettare alcune restrizioni stabilite dall’insegnante nel quadro di una serie di obiettivi che intende perseguire . Con le mani, come si può lanciare o colpire la palla e farla cadere nell’altro campo facendola passare sopra la rete? Vantaggi -sollecita gli alunni alla spontaneità e alla creatività - ognuno partecipa secondo le proprie possibilità e scopre continuamente cose nuove - favorisce l’interiorizzazione delle esperienze comparandole con quelle già vissute - in ogni momento si sa non solo ciò che si fa, ma anche come e perché si fa Svantaggi -rischio di rallentamenti nell’apprendimento delle abilità motorie - difficoltà di controllo del carico di lavoro - necessità di formulare in modo chiaro e sintetico la richiesta di lavoro

21 ASSEGNAZIONE DEL COMPITO
    L'insegnante assegna agli alunni, singolarmente o in piccoli gruppi, determinati compiti che vengono poi eseguiti autonomamente. Il lavoro a stazioni rappresenta un esempio di questa strategia didattica.     Vantaggi: autonomia esecutiva possibilità di usare più compiti all'interno dell'attività stimolo all'auto-correzione     Svantaggi: difficoltà di controllo dell'intensità del lavoro rischio di approssimazione esecutiva limitati gli interventi di feedback

22 LIBERA ESPLORAZIONE Vantaggi Svantaggi
Gli alunni ricercano esperienze motorie in relazione agli attrezzi, ai contenuti e ai mezzi a disposizione. E’ L’ALUNNO IL GRANDE PROTAGONISTA DI QUESTO METODO Ognuno di voi ha una palla. Giocateci liberamente. Vantaggi -notevoli collegamenti tra le attività motorie e le altre attività - spontaneità degli alunni con sviluppo della creatività e fantasia - Interventi non direttivi Svantaggi -rischio di trasformazione in “anarchia motoria e comportamentale” - ritardi negli apprendimenti delle abilità previste

23 APPRENDIMENTO DIVERGENTE
Si propone agli allievi un problema affinché essi lo risolvano in modo personale e creativo. Senza dare dimostrazioni si presentano situazioni poco dettagliate e si lascia agli allievi la possibilità di creare da soli le risposte Si basa su 4 domande: chi può? – chi sa? – chi vuole? - come si può? Come si può lanciare o colpire la palla per inviarla nell’altro campo? Vantaggi sollecita gli alunni alla spontaneità e alla creatività, dove ognuno partecipa secondo le proprie possibilità. - favorisce l’interiorizzazione delle esperienze in ogni momento si sa non solo ciò che si fa, ma anche come e perché si fa. -molto adatto all’azione educativa scolastica. Svantaggi - rischio di rallentamenti nell’apprendimento delle abilità motorie - difficoltà di controllo del carico di lavoro - necessità di formulare in modo chiaro e sintetico la richiesta di lavoro

24 IL SAPER FARE DIDATTICO
DELL' ALLENATORE Saper comunicare (relazionare) Saper motivare (stimolare) Saper osservare (analizzare) Saper programmare (selezionare) Saper valutare (verificare)

25 COMUNICAZIONE E RELAZIONE
  La maggior parte degli ALLENATORI è convinta che il rapporto tra se stessi e gli ATLETI sia mediato esclusivamente dalla propria “competenza disciplinare”.

26 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPER COMUNICARE Abilità riconosciuta decisiva e fondamentale in ogni professione didattica. Un’ arma a doppio taglio, un possibile elemento di rottura. La strategia del silenzio…non comunicare comunica. L’articolazione della comunicazione verbale-non verbale attraverso il linguaggio del corpo.

27 COMUNICAZIONE E RELAZIONE
La comunicazione risulta essere il maggior limite all'efficacia dell'intero sistema dell'insegnamento. Il rapporto ALLIEVO – ALLENATORE è basato sulla comunicazione: quanto più l'insegnante saprà comunicare in maniera efficace tanto più efficace sarà nello svolgimento della sua funzione.

28 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPER COMUNICARE Ogni comunicazione ha un aspetto di relazione e una di contenuto. Fornisce agli allievi istruzioni e indicazioni precise entrando in relazione con loro. Richiede intenzionalità e controllo comunicativo (la metafora del tecnico attore). La comunicazione proposta come manifestazione del proprio ruolo e potere.

29 COMUNICARE AD ATLETI DI ETA’ E LIVELLO DIVERSO
NELLE FASCIE DI ETA’ PIU’ BASSE SARA’ NORMALE TROVARE ATTEGGIAMENTI CONFLITTUALI. VALUTARE ATTEGGIAMENTI E FINTE SICUREZZE. LA GUIDA VERSO FATTORI TECNICI RAZIONALI PUO’ STABILIRE RAPPORTI POSITIVI DI EMPATIA. VALUTARE LA POSSIBILITA’ DI COMUNICARE CON STRATEGIE DIVERSE ORIENTANDOSI SEMPRE VERSO L’ALLIEVO.

30 LA COMUNICAZIONE NEI GRUPPI
LA COESIONE E’ DEFINIBILE COME IL GRADO CON IL QUALE I MEMBRI DEL GRUPPO DESIDERANO STARE NEL GRUPPO STESSO OBIETTIVI COMUNI E PERTINENTI SUDDIVISIONE DEI RUOLI E DEI COMPITI (PRECISA IDENTITA’ TECNICA) IN OGNI GRUPPO COME IN OGNI SQUADRA CI SONO DELLE REGOLE ESPLICITE ED IMPLICITE LO STIMOLO GIUSTO; UNA PAROLA, UNA PACCA SULLA SPALLA, GUARDARE, VEDERE…COMUNICARE .

31 Motivare significa indurre qualcuno ad attuare un comportamento.
COME MOTIVARE GLI ATLETI Motivare significa indurre qualcuno ad attuare un comportamento. La motivazione spinge i giovani atleti a muoversi e ad agire ed è determinata dalle componenti emozionali, cognitive e sociali della nostra personalità.

32 ( riconoscere i bisogni )
SAPER MOTIVARE ( riconoscere i bisogni ) Bisogno di stimolazione Bisogno di competenza SAPER MOTIVARE Bisogno di affiliazione

33 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPERE MOTIVARE Impiegare con frequenza incoraggiamenti per aumentare la motivazione, innalzare l’interesse e rinforzare l’azione corretta. Dimostrare fiducia nelle capacità degli allievi anche nei momenti di difficoltà. Riconoscere i miglioramenti e l’impegno sottolineando l’evoluzione individuale. Insegnare all’allievo a fornire informazioni, (feedback di rinforzo) ai compagni.

34 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPERE MOTIVARE Pertanto possiamo concentrare il pensiero motivante fondamentalmente nella: Valorizzazione delle capacità degli allievi, in un clima motivante e sereno indipendentemente dal loro livello di abilità. Riuscita nella realizzazione del compito. Perseguimento dell’obiettivo desiderato.

35 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPERE MOTIVARE Privilegiando una didattica basata sull’esperienza di situazioni motorie “globali reali” e non sulla parcellizzazione del “gesto complesso analitico”.

36 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPERE MOTIVARE E’ fondamentale acquisire il concetto che la motivazione al movimento non è qualcosa di astratto, difficilmente definibile ed osservabile, ma viceversa è direttamente correlata con i vissuti e le emozioni da essi evocati. Il piacere, la soddisfazione, percepite con chiarezza a livello biologico consentono di sostenere le motivazioni e il desiderio di proseguire nella direzione intrapresa.

37 SAPER OSSERVARE Saper registrare informazioni per mezzo di una interpretazione attiva e selettiva della realtà. 1) Analisi iniziale finalizzata agli interventi 2) Controllo dell’efficacia e delle reazioni dell’atleta 3) Analisi di un’azione per valutarne la correttezza

38 LE FASI DELL' OSSERVAZIONE
1) DEFINIRE LE RAGIONI E LE MODALITA’ DI UTILIZZO 2) DEFINIRE E DELIMITARE GLI OBIETTIVI E IL CAMPO DI OSSERVAZIONE, il cosa in termini riconoscibili. 3) EVITARE IL RICORSO ALLA MEMORIA, registrare subito i dati qualitativi e quantitativi dell’osservazione

39 OSSERVAZIONE DEL MOVIMENTO
1) COSA VOGLIO OSSERVARE ? 2) COSA POSSO O NON POSSO OSSERVARE? 3) QUALI SONO I MEZZI DEI QUALI DISPONGO PER OSSERVARE IN MODO OTTIMALE?

40 OSSERVARE E CAPIRE I MOVIMENTI
L’insegnante deve concentrarsi sulla condotta motoria dell’allievo e non solo sull’osservazione dello svolgimento dei movimenti. Come realizza, controlla i movimenti e come li adatta al compito specifico. Come risponde, con i suoi movimenti, ad una determinata situazione motoria. OSSERVARE E’ PIU’ CHE GUARDARE IN MODO PRECISO

41 ESEMPI DI OBIETTIVI OPERATIVI
L’allievo sa passare la palla con precisione ad un compagno posto frontalmente. L’allievo è in grado di correre per 20 m. L’allievo è in grado di mantenere l’equilibrio in appoggio su un piede per secondi. L’allievo è in grado di relazionarsi fisicamente con un compagno. 41

42 Analisi di un obiettivo
Saper CORRERE per almeno 10 secondi COMPORTAMENTO OSSERVABILE Corsa appoggio completo del piede Appoggio rumoroso- silenzioso CONDIZIONI Sulle righe del campo CRITERI DI ACCETTABILITA’ Correre per almeno 10 secondi Seguendo le direzioni delle linee Modulando il rumore dei piedi 42

43 Analisi di un obiettivo
COMPORTAMENTO OSSERVABILE CONDIZIONI CRITERI DI ACCETTABILITA’ 43

44 Programmare In particolare identifica il saper selezionare gli obiettivi e costruire situazioni didattiche capaci di favorire effettivamente l’apprendimento. 44

45 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPER PROGRAMMARE La caratteristica fondamentale di una buona programmazione non è la rigidità della logica che lo ispira, ma piuttosto la chiarezza degli obiettivi specifici che si vogliono raggiungere e la capacità d’individuare i mezzi di allenamento più opportuni.

46 LE COMPETENZE DIDATTICHE
PROGRAMMARE: UNA SERIE DI PROBLEMI Ha senso programmare? Non è meglio risolvere i problemi giorno per giorno? Come si fa a programmare se non si è mai sicuri del domani (es. n. atleti, abbandono, infortuni)? Perché programmare se si tratta di un’attività standardizzata e demotivante? Si può davvero programmare l’apprendimento tecnico?

47 UN MODELLO DI PROGRAMMAZIONE
DOPO (Fase valutativa) DURANTE (Fase interattiva) PRIMA (Fase preattiva) Conduzione della seduta Decisioni su: Presentazione Assegnazione Correzione Feedback Valutazione efficacia Decisioni su: Forme e tempi del controllo Analisi e uso dei risultati Riprogettazione Analisi della situazione Decisioni su: Obiettivi Attività Mezzi Metodi

48 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPER VALUTARE La valutazione è un momento importante nell’attività di un insegnante, e certo sarebbe un errore considerarla come una fase conclusiva. Il processo didattico non va infatti verificato solo alla sua conclusione, ma via via durante la sua realizzazione , utilizzando strumenti e procedure differenti.

49 Come può definirsi la valutazione ?
L'elaborazione pedagogica e didattica più attuale esprime una concezione che la intende come un processo aperto e continuo di raccolta e trattamento delle informazioni, rivolto allo scopo di prendere le decisioni adatte a regolare e migliorare l'attività didattica e funzionale all’apprendimento motorio.

50 LE COMPETENZE DIDATTICHE
Osservazione e correzione Test di valutazione SAPER VALUTARE Autovalutazione

51 VALUTARE PERCHE' Il processo di verifica e valutazione rinvia all'analisi disciplinare e ad ogni fase della programmazione didattica. Cosa verificare in ambito motorio? Quali abilità e capacità motorie verificare e valutare nelle diverse fasce d'età? Cos'è una verifica descrittiva? Perché compiere una verifica in situazione? Come rilevare i dati e misurare un risultato per predisporre un'azione didattica individualizzata?

52 VALUTARE L'ESSENZIALE Le risposte a tali domande dipendono dall'individuazione dei fattori costitutivi della motricità educativa e dalle scelte didattiche ed organizzative di ogni docente. Gli obiettivi essenziali dell'educazione al movimento nelle diverse fasce d'età riguardano : gli schemi motori, le capacità motorie, le abilità motorie, tecnico-sportive e mimico-gestuali. Le abilità motorie costituiscono il lessico specifico, la struttura sintattica e semantica attraverso cui ogni persona si esprime, comunica e apprende.

53 Una esemplificazione pratica:
una batteria di prove Test antropometrici Salto in lungo da fermo Mobilità rachide Funicella 30 secondi Corsa veloce 20 metri Corsa a spola Lancio palla avanti da seduto

54 UN PROCESSO SISTEMATICO
Il carattere processuale della verifica e della valutazione, cioè perché e quando verificare. Il riferimento agli obiettivi didattici predefiniti ed individualizzati, cioè cosa verificare e valutare. L'esigenza di utilizzare metodi diversi e complementari, cioè come verificare e valutare. Emergono le seguenti caratteristiche:

55 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPER VALUTARE Valutare continuamente fornendo informazioni verbali e visive inizialmente in modo frequente, correggendo gli errori uno alla volta. Fornirsi di schede di valutazione inserendo da subito (test d’ingresso) e con frequenza test o verifiche che siano semplici e attendibili

56 LE COMPETENZE DIDATTICHE
SAPER VALUTARE Coinvolgere l’allievo con domande generali e specifiche volte ad autovalutarsi per discuterne la prestazione personale. Incoraggiare l’allievo a stabilire periodicamente obiettivi significativi e realistici sulla base dei test effettuati.

57 UN PENSIERO SULL' EDUCAZIONE
I BAMBINI SONO PERSONE UNITE E COMPLESSE, DINAMICHE E IN EVOLUZIONE…. IN EDUCAZIONE, NIENTE E’ MAI GUADAGNATO UNA VOLTA PER TUTTE, NIENTE E’ MAI PERDUTO PER SEMPRE.

58 INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
A.A.V.V. : L’Educazione motoria di base - Programma Multimediale - C.O.N.I. - IEI 1994. P. Bellotti: Alcune riflessioni sullo sport e sull’olimpismo oggi - Roma 2003 L. Bortoli, C. Robazza: Apprendimento motorio concetti e applicazioni - Ed. L.Pozzi - Roma 1990. INDIRE : Progetto Mo.T.O. Moduli trasversali orientati MIUR - Firenze 2001.

59 INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
PER I DISCENTI A. Madella, A. Cei: Le tecniche della comunicazione didattica - Scuola dello Sport - Roma 1992 A. Madella, A. Cei, M. Londoni, N. Aquili: Metodologia dell’insegnamento sportivo – C.O.N.I – SdS – Roma 1994. C. Robazza: Abilità e prodotti - Ricerca Mo.T.O - Firenze 1999. R.A. Schmidt, C. A. Wrisberg : Apprendimento motorio e prestazione - Società Stampa Sportiva - Roma 2000. Massimo Oliveri: Progetto ATLETI DOMANI – Cuneo

60 BREVE BIBLIOGRAFIA A.CEI, S.DINI, COACHING ALLE NUOVE SFIDE, GUERINI e ASSOCIATI, 2004. C.BECCARINI, A.MADELLA, PROGETTARE L’ALLENAMENTO SPORTIVO, S.d.S, 1998. C.ROBAZZA, G.GRAMACCIONI, L.BORTOLI, LA PREPARAZIONE MENTALE NELLO SPORT , ED. LUIGI POZZI 1994. LEGRENZI (a cura di), MANUALE DI PSICOLOGIA GENERALE, IL MULINO, 1994.


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