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IL DIPINTO A CENTRO VOLTA DELLA SALA
DA BALLO DEL PALAZZO REALE DI TORINO Pelagio Palagi, La “Danza delle Ore”, grande tela, cm 657 x 388
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SITUAZIONE DI DEGRADO Il restauro di questa grande tela si è rivelato ancor più complesso e problematico di quanto fosse possibile prevedere. Nonostante sia stato eseguito, come richiestoci per esigenze organizzative, in tempi record, si sono rese necessarie moltissime ore di lavoro e ha visto impegnati in modo costante numerosi restauratori altamente specializzati. Nel corso dell’intervento di restauro sono state raccolte preziose informazioni anche attraverso indagini strumentali all’U.V. e con Riflettografia in I.R., relative sia agli interventi subiti in passato che alla tecnica esecutiva dell’opera. Ad una prima ricognizione visiva dell’opera, si notavano riprese pittoriche opache e alterate, localizzate soprattutto in corrispondenza delle lacerazioni e degli sfondamenti, sollevamenti e distacchi a bolla tra le tele, impronte lasciate dalle toppe sotto la tela di rintelo, crettatura sollevata, cedimenti, lacerazioni e gravi sollevamenti di pellicola. Il dipinto nella sua sede originaria Particolare dei sollevamenti e delle deformazioni
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SITUAZIONE DI DEGRADO Le precarie condizioni conservative del film pittorico e della tela hanno reso indispensabile, prima della sua rimozione dalla volta, la velinatura parziale della superficie dipinta. La pellicola cromatica presentava infatti diffusi sollevamenti pericolanti e la tela era gravemente lacerata lungo una linea mediana centrale e spanciava verso il basso di oltre 60 centimetri. La rimozione dell’opera dalla volta è stata complicata e faticosa per il notevole peso, che ha richiesto l’intervento di 12 robusti operatori. Il peso era dovuto non solamente alle dimensioni, ma soprattutto al telaio in ferro, cui il dipinto, rifoderato, era stato fissato attraverso cordicelle annodate. Tale foderatura ed il telaio risalgono al 1938; l’intervento è documentato da una scritta ritrovata sul retro della foderatura : XVI – EF – 3 – 938 Rintelato Caffarino. La velinatura di protezione La scritta sul retro della tela di rifodero
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SITUAZIONE DI DEGRADO Posato il dipinto sul piano di lavoro, appositamente approntato sul ponteggio, si è ripulito con pennellesse morbide sotto aspirazione, il retro della tela. Asportato il pesantissimo strato di polvere, smog e detriti è stata immediatamente notata un’ampia gora di acqua al centro del dipinto, testimonianza di un imponente dilavamento. Anche il telaio, soprattutto nella zona centrale era molto arrugginito. Documentata la situazione ed i dati tecnici, si è rimosso e smontato il telaio e la tela è stata avvolta su un grande rullo di polistirolo, imballata e trasferita in laboratorio. La gora di umido sul retro della tela La forte spanciatura avvenuta per il cedimento delle fibre della tela in seguito al peso e all’umidità ed il lungo squarcio che attraversava in orizzontale il dipinto da parte a parte, erano stati bloccati con il rintelo del Il dipinto, disposto in piano sul grande tavolo di lavoro si presentava pertanto vistosamente ondulato e deformato. Il dipinto in piano sul tavolo di lavoro
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ANALISI E RISCONTRI Il retro della tela originale, era stato trattato con uno spesso strato di cementite, al fine di renderla più robusta e impermeabile. Tale intervento risale certamente ad una fase precedente al 1938, a quando cioè l’opera era ancora tesa sul telaio originale. La cementite infatti non interessava la fascia perimetrale esterna coperta dal telaio. Il cedimento delle fibre della tela in seguito al contatto prolungato con copiosi dilavamenti d’acqua e l’intervento di rifodero avevano tuttavia reso alcune deformazioni irreversibili. In particolar modo i lembi della lacerazione centrale, se posti a contatto al centro del dipinto, sul lato sinistro risultavano aperti di oltre 5 centimetri. Nell’intervento del 1938 i lembi della lacerazione, come si è detto, erano stati sovrapposti, nella zona centrale, mentre sul lato sinistro la distanza tra i lembi, circa 6-7 cm, era stata raccordata con un’ampia stuccatura ed il disegno del fregio perimetrale era stato modificato ampliandolo. Durante l’asporto della cementite e la pulitura del retro da collanti e muffe. I margini delle lacerazioni variavano da una distanza minima fino a quasi 5 cm in alcuni punti.
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INTERVENTI EFFETTUATI
Con l’intervento attuale, attraverso trazioni controllate, graduali ma progressive, eseguite manualmente, si sono ridotte il più possibile le difformità raggiungendo un miglioramento nell’avvicinamento dei lembi di circa 2.5 cm. In alcune zone si è riusciti a riaccostare perfettamente i margini dei tagli, mentre nell’impossibilità di far combaciare perfettamente i lembi lungo tutta l’estensione della lacerazione centrale, si è scelto di recuperare a pieno il volto della donna con la coroncina di rose e tutte le parti figurate lasciando più aperta la lacerazione in corrispondenza del cielo. I lembi delle lacerazioni riavvicinati Fissati interinalmente i sollevamenti di colore si è reso quindi indispensabile sfoderare il dipinto e riaprire le varie lacerazioni e i vecchi tagli asportando le stuccature che trattenevano i settori in modo errato. L’intervento è stato condotto a bisturi previo ammorbidimento con miscele di solventi organici. Le stuccature che bloccavano le deformazioni e i tagli in posizione errata sono state completamente rimosse
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INTERVENTI EFFETTUATI
Il dipinto è stato rifoderato con tela di puro lino, tessuta in un unico settore, applicata con colla pasta. Il restauro è quindi proseguito con il delicato intervento di pulitura che è stato necessariamente preceduto da una serie di indagini all’U.V. per identificare l’estensione dei rifacimenti e la loro mappatura. Le analisi all’ultravioletto condotte sull’opera hanno messo in evidenza tre diversi interventi pittorici: il più superficiale, molto recente (anni ’60?) limitato alla chiusura di alcuni danni limitati ed eseguito in modo grossolano e sommario. Al di sotto di questo, il restauro del 1938, in molte zone già evidente ad occhio nudo per l’alterazione di tono. Infine l’ultravioletto ha rivelato la presenza di riprese molto ampie, parzialmente celate da un pesante strato di vernice semifluorescente, risalenti ad un restauro ancora più antico. Il dipinto dopo l’asporto delle stuccature del restauro del 1938 e dopo la foderatura del retro Particolare visto all’U.V. e durante la pulitura
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ANALISI E RISCONTRI Tale analisi si è dimostrata una guida indispensabile poiché ad occhio nudo, non sempre era facile distinguere i limiti tra stesura originale e rifacimento antico, considerate le affinità materiche tra le due stesure e la poca differenza di anni. Sono state utilizzate miscele di solventi organici approntate in base ai test preliminari. La rimozione delle ridipinture nella zona centrale ha richiesto particolare attenzione anche a causa del grave degrado della pellicola pittorica e dello strato preparatorio alterato e decoeso per l’azione delle muffe sviluppatesi in precedenza per il contatto con l’acqua. Alcuni particolari all’U.V. Si distinguono, per le diverse fluorescenze, i ritocchi più recenti e le riprese antiche
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INTERVENTI EFFETTUATI
Non meno impegnativa, nella stessa area, è stata la reintegrazione pittorica, visto il gran numero di mancanze. Si è rivelato utile, a tal proposito, una riproduzione del bozzetto di Palagi, gentilmente messa a disposizione della D.L. L’esistenza del bozzetto ha risvegliato la curiosità di verificare, attraverso un indagine con Riflettografia in I.R. la presenza di un disegno preparatorio. L’analisi ha evidenziato molto chiaramente il disegno a grafite molto più disinvolto rispetto la stesura a colore ed anche alcuni interessanti pentimenti. Dettagli del disegno preparatorio e di un pentimento in corrispondenza del piede Le numerose mancanze di colore sono state quindi minuziosamente reintegrate in tono con colori a vernice. In funzione del tensionamento perimetrale definitivo effettuato successivamente in loco, il dipinto è stato prima teso in laboratorio per verificare la perfetta idoneità del nuovo telaio ad espansione in alluminio, predisporre l’esatta piegatura dei bordi della tela ed effettuare i fori nel telaio nella posizione corretta, necessari per ancorare il dipinto in volta. Il tensionamento dell’opera in Laboratorio ad Aramengo
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L’OPERA DOPO IL RESTAURO
L’opera è stata quindi riavvolta su rullo e trasferita a Palazzo Reale. Prima del rimontaggio il telaio è stato provato nella sede a centro volta segnando i punti di ancoraggio. La tela è stata quindi tesa perimetralmente predisponendo le fasce di sostegno sul retro. Il tutto è stato quindi protetto dalla polvere con uno strato di tessuto non tessuto. Il dipinto è stato poi bloccato alle travi lignee con lunghe viti inserite attraverso il telaio nei fori precedentemente predisposti. E’ stata infine rimontata la cornicetta lignea perimetrale. Ricollocamento dell’opera e della cornice perimetrale Veduta d’insieme dopo l’intervento
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? DIREZIONE LAVORI: ? RESTAURO: NICOLA RESTAURI Aramengo (Asti)
FINANZIAMENTO: ? DIREZIONE LAVORI: ? RESTAURO: NICOLA RESTAURI Aramengo (Asti) DIREZIONE TECNICA:
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Intervento conservativo:
LA NOSTRA EQUIPE Intervento conservativo: ?
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Stuccatura e reintegrazione pittorica
Pulitura: ? Stuccatura e reintegrazione pittorica
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Rilievi grafici ? Fotografie
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Collaboratori esterni
Consulenza tecnica ? Collaboratori esterni 1977-????
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