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Comunicazione e nuove tecnologie

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Presentazione sul tema: "Comunicazione e nuove tecnologie"— Transcript della presentazione:

1 Comunicazione e nuove tecnologie
Corso TIC 2003 Itis Planck Prof. F. Meneghetti

2 Ricordiamo gli obiettivi del modulo…
Il modulo ha l'obiettivo di far comprendere: come cambia il modo di comunicare con l'uso delle TIC; il rapporto tra l'interfaccia grafico-testuale di un prodotto di comunicazione multimediale e l'efficacia della comunicazione; quali strumenti e metodi sono più efficaci per produrre comunicazioni multimediali F. Meneghetti 2003

3 …e l’indice del percorso (ristrutturato)
La comunicazione: aspetti teorici e cenni di semiologia Le regole della comunicazione efficace Comunicazione, conoscenza, lingua e tecniche di scrittura nel corso del tempo La comunicazione didattica e apprendimento con le nuove tecnologie; problemi aperti e strategie possibili F. Meneghetti 2003

4 3.1. Lingua, comunicazione e pensiero
La lingua è il più potente sistema di comunicazione, quello privilegiato nella comunicazione didattica, ma non è l’unico. L’essere umano in origine comunicava con un linguaggio non verbale. La parola è nata dopo…. Ripercorrere la storia della comunicazione verbale e delle relative tecniche ci aiuta a riflettere sui rapporti tra lingua, comunicazione e pensiero. Eccomi! F. Meneghetti 2003

5 3.2. Dopo la parola, la scrittura
La parola scritta nasce circa 4000 anni prima di Cristo per motivi in parte economici (contabilità), in parte magico-religiosi. Le prime scritture sono ideografiche (precedute dal disegno) F. Meneghetti 2003

6 3.4. Il rebus degli ideogrammi
Tutte le scritture ideografiche (dai geroglifici alle scritture orientali) tendono a rappresen-tare l’oggetto significato in modo concreto, ma sono anti-economiche perché comportano la fissazione nella mente di migliaia di segni. Ciò favorisce l’abilità della memoria, ma anche la tendenza a delegare la scrittura a degli specialisti (gli scribi), separati dalla gente comune. F. Meneghetti 2003

7 3.3. La scrittura alfabetica
La scrittura alfabetica è invece di tipo fonetico: prevede pochi segni (ciascuno dei quali rinvia ad un fonema) che si combinano tra loro in modo pressoché infinito: dai fenici, l’alfabeto passa ai greci e poi ai romani. Pensare una scrittura di questo tipo implica un lavoro di simbolizzazione e di astrazione, che incide sul pensiero. F. Meneghetti 2003

8 3.4. Scrittura e produzione scritta
La scrittura si rivela uno strumento formidabile per la conservazione delle opere dello spirito umano quali leggi, letteratura, testi sacri. Ma per accedere alla scrittura servono scuole, che, se saranno promosse in età romana, andranno incontro a decadenza in età medievale. Corpus iuris F. Meneghetti 2003

9 3.5. Scrittura e tecnica Nel frattempo la scrittura si adegua ai mezzi tecnici a disposizione: a seconda che si tratti di papiro, tavoletta cerata o pergamena, cambiano radicalmente le tecniche della scrittura medesima. Dunque saper scrivere non significa necessariamente saper usare la penna. F. Meneghetti 2003

10 3.6. L’età del libro chiuso Il generale analfabetismo dell’alto medioevo non determina una scomparsa della cultura in senso assoluto: certo, le forme più alte della scrittura conoscono un duro colpo, ma sopravvive una cultura, specie popolare, tramandata oralmente. Anche il codice iconico svolge un’importante funzione comunicativa e didattica, soprattutto a fini religiosi. F. Meneghetti 2003

11 3.7. La rivoluzione di Gutemberg
L’invenzione della stampa apre nuove strade alla scrittura e alla lettura, allarga il pubblico dei lettori (e rivelandosi un’invenzione sostanzialmente democratica), ma accentua il solco tra l’ alfabetizzato (che accede alle comunicazioni più importanti) e l’ analfabeta, l’escluso. Il lettore diventa homo sapiens, che multiplica il proprio sapere ed è, al tempo stesso, un homo simbolicus, capace di decodificare i segni scritti. (G. SARTORI, Homo videns, Bari 1997) Ancora, tale invenzione ha prodotto la libera interpretazione della Bibbia, e ha fatto sorgere una nuova pedagogia fondata su libri illustrati che insegnavano l' alfabeto. (U. Eco) F. Meneghetti 2003

12 3.8. L’epopea del libro Riepilogando:
La comunicazione colta per eccellenza è quella scritta Il mezzo di trasmissione più importante è il libro. La tecnologia è quella della stampa, i cui caratteri si ispirano alle scritture tradizionali (es. la carolina), e diventano al tempo stesso modelli da imitare, La lingua si rifà ai modelli riconosciuti e codifica sempre più rigidamente le proprie regole, che passano anche alla lingua parlata. F. Meneghetti 2003

13 3.9. Nascono le telecomunicazioni
Il progresso della riproduzione a stampa fu lento ma costante. Tra ‘700 e ‘800 culmina nell'avvento - del "quotidiano". Attorno alla metà dell‘ ’800, grazie a due nuove invenzioni - telegrafo e telefono -che annullano la distanza , cominciava l'era delle comunicazioni immediate. La radio aggiunge un nuovo elemento: una voce, che raggiunge facilmente tutte le case ma non intacca radicalmente il modo di essere degli uomimi. Ma la vera rivoluzione avviene alla metà del’900, con la televisione. F. Meneghetti 2003

14 3.10. Dall’homo sapiens all’homo videns
La televisione - lo dice il nome - è "vedere da lontano" (tele), e cioè portare al cospetto di un pubblico di spettatori cose da vedere da dovunque, da qualsiasi luogo e distanza. E nella televisione il vedere prevale sul parlare, nel senso che la voce in campo, o di un parlante, è secondaria, sta in funzione dell'immagine, commenta l'immagine. Ne consegue che il telespettatore è più un “animale vedente” che non un animale simbolico. (cfr. Sartori, cit.). Tuttavia avviene anche una rivalutazio- ne dell’oralità nelle comunicazioni. F. Meneghetti 2003

15 3.11. L’avvento del PC e di Internet
Il Pc, nato come elaboratore di calcoli complessi, si è subito candidato a sostituire la macchina da scrivere con le sue funzioni più evolute di word processor e la possibilità di collegarsi ad una stampante “domestica”. Inoltre, grazie ad una rapida evoluzione tecnologica, ha potuto avvalersi del supporto di immagini e suoni, potenziato al massimo dai collegamenti ad Internet. F. Meneghetti 2003

16 3.12. La magia della multimedialità
“Attraverso il disegno e la stampa, già nei secoli scorsi, l'uomo aveva catturato e imparato a governare l'immagine. Solo in questo secolo è stato capace di realizzare una delle sue più antiche ambizioni: quella di catturare, riprodurre, trasmettere a distanza i suoni delle voci e delle cose.La galassia Gutenberg ha fatto piombare il mondo nel silenzio. La galassia multimediale gli ha ridato voce, ne ha moltiplicato le immagini acustiche." (R. MARAGLIANO, Nuovo manuale di didattica multimediale, Laterza Bari 1998) F. Meneghetti 2003

17 4.1.Nuovi media e percezione
Le tecnologie di elaborazione dell'informazione 'incorniciano' il nostro cervello in una struttura sfidandolo a trovare una nuova interpretazione per ogni nuovo medium e ed accomodare il nostro cervello ad ogni nuova tecnologia (brainframe, concetto di De Kerckhove [1991] . L' influenza dei media costringono ad un continuo mutamento del nostro modo percettivo, dopo l'introduzione di ogni nuova tecnologia l'essere umano muta in qualche modo il suo "modo di vedere", certe cose diventano possibili grazie alla tecnologia altre diventano impossibili. Il brainframe è sostanzialmente una struttura cognitiva che viene ingenerata all’interno delle zone profonde della cognizione dalle tecnologie dell’informazione e che favorisce un nuovo “stile di pensiero “. F. Meneghetti 2003

18 4.2. Pensiero e apprendimento
Se cambiano e la percezione della realtà e il pensiero, la pedagogia non può ignorarlo. Si tratta di vedere se la scuola è pronta al mutamento… Se è disposta ad accantonare atteggiamenti “apocalittici” per accogliere la positività del nuovo senza, con ciò, buttare via il bambino assieme all’acqua sporca… Se è pronta a capire che anche le abilità di base, come il leggere e lo scrivere, vanno ripensate… F. Meneghetti 2003

19 4.3. La questione della crisi del libro
Un esempio. Sulla Rete, la tradizionale unità di misura del libro, il capitolo, non funziona più. Dobbiamo andare verso l'unità di misura più piccola, il paragrafo, che solitamente sta bene proprio sulla schermata del computer. Così il paragrafo diventa un minicapitolo: autonomo, dedicato a un solo tema, con un suo titolo che ne sintetizza il contenuto… Rimpiangiamo il libro, con il suo spessore, i suoi indici, la lunga articolazione dei suoi testi… In questi momenti di crisi ci dovremmo ricordare che il nostro piccolo schermo è solo una finestra su un mondo molto più profondo e più vasto di un libro. (Gabriella Gialdini, psicologa) F. Meneghetti 2003

20 4.4.Come l'amore, il libro non muore
Secondo Umberto Eco, semiologo e studioso aperto alle innovazioni (o meglio ancora convinto che siano inevitabili), “il libro da leggere non potrà essere sostituito da alcun aggeggio elettronico: appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna. E’ fatto per essere preso in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata. Può essere sottolineato, sopporta orecchie e segnalibri. E' vero che la tecnologia ha cambiato molte cose: possono scomparire i compositori, le tipografie, le rilegatorie tradizionali, ma avremmo tra le mani, ancora e sempre, un libro”. F. Meneghetti 2003

21 4.5.Ma cambia il modo di leggere
Su Internet cambia ogni cosa. Per il lettore e per lo scrittore. La successione delle pagine non c'è più: l'itinerario di lettura lo fa il lettore stesso quando decide dove andare. Le pagine non si sfogliano, ma si 'linkano'. Il testo lo leggiamo sempre attraverso una piccola finestrella che ha le dimensioni dello schermo del computer; anche quando è grande, difficilmente contiene più di 40 righe alla volta. Su una pagina, un sito, possiamo arrivare nei modi più diversi: attraverso un motore di ricerca, la home page, il link di un altro sito, che magari dedicato a tutt'altro tema. Cambiamo pagina e cambiamo mondo.” (Gabriella Gialdini ) F. Meneghetti 2003

22 4.6.Lettura testuale o ipertestuale
Un interrogativo da porsi a questo punto è il seguente: se un percorso di conoscenza di tipo associativo e non sequenziale (favorito da Internet e dall’ipertestualità) è più vicino alla modalità di funzionamento del cervello, e quindi più adatto all’apprendimento, o, comunque tale da facilitarlo, si deve concludere che la logica sequenziale (o testuale) va gradualmente “estirpata” dalla comunicazione didattica? F. Meneghetti 2003

23 4.7. Semplificare troppo è aiutare?
Fermo restando che sarà la professionalità dei docenti, la loro capacità di integrare competenze pedagofiche/tecnologiche , a dare, caso per caso, le risposte adeguate, si può comunque osservare che: un percorso comunicativo lineare facilita senz’altro la comunicazione e quindi la ricezione dei messaggi La semplificazione dei contenuti in modo da ridurli a unità di informazione sempre più piccoli e snodati potrebbe facilitare l’apprendimento ma non essere altrettanto efficace per lo sviluppo dei neuroni e quindi delle abilità cognitive. Un paradosso? F. Meneghetti 2003

24 4.8.Il piccione e lo studente
F. Meneghetti 2003

25 4.9.Il trionfo dell’oralità?
Un altro problema è rappresentato, secondo alcuni, dalla perdita d’importanza della scrittura a favore della comunicazione orale, o di forme di scrittura molto spicce e molto poco strutturate come gli SMS, che si appoggiano pertanto, ad codici, come quello degli “emoticons”. F. Meneghetti 2003

26 4.10.Due tipi di oralità Walter Ong, antropologo, in Oralità e scrittura , distingue due tipi di ORALITA‘, cioè di comunicazione basata sul discorso e che ha delle caratteristiche proprie, che la distinguono da quella scritta (es. enunciati paratattici, enfatici, partecipativi, ridonanti, scarsamente analitici..): PRIMARIA, propria di una cultura ignara della scrittura e della stampa; SECONDARIA o DI RITORNO incoraggiata da telefono, radio, tv, mezzi elettronici che dipendono dalla scrittura e dalla stampa, ma riportano alla narrazione. Essa genera il senso di appartenenza a gruppi molto più ampi - a ciò che McLuhan chiama “villaggio globale”. F. Meneghetti 2003

27 4.11. Nuovi tipi di “analfabetismo”
Quanti adulti sanno decodificare tutti gli emoticons e tutti i tipi di “sms”? Quanti ad esempio sanno “IL B L8” =I'll be late, Farò tardi o che “6 % - 6”= sei sclerato? Se ci lamentiamo con i ragazzi del loro analfabetismo, non c’è il rischio che ci accusino a loro volta di essere “gli scemi del villaggio globale”? E’ chiaro che un docente non è tenuto a padroneggiare tutti questi nuovi codici, ma devi rendersi conto che i giovani ne recepiscono (e padroneggiano) più di lui e che l’estensione di queste competenze va probabilmente, ma non necessariamente, a scapito di altre. F. Meneghetti 2003

28 4.12. Il problema di Internet
Internet, afferma Umberto Eco, “è un equivalente virtuale dell'universo: il grande problema è il filtro. Quindi il problema è: come riconoscere da solo i siti a cui bisogna dare fiducia? Una soluzione è intensificare filtri esterni alla Rete, come la scuola, i libri, i giornali. Queste istituzioni non possono essere soppiantate dalla Rete, sono anzi la condizione per un suo uso ragionevole. Esiste comunque il rischio di un universo fondato su tre classi: coloro che interagiscono attivamente con la rete, che ricevono messaggi e ne emettono; la “piccola borghesia” degli utenti passivi e i “prolet,” che si limitano a vedere quello che passa la televisione. Ma dato che un bambino nato in una famiglia povera può imparare molto presto a usare Internet, la divisione tra le classi non sarà più fondata sul censo”. F. Meneghetti 2003

29 4.13. Bambini-programmatori?
La sfida di Eco: per evitare la "tecno- esclusione deve attivarsi proprio la scuola. Per consentire a ogni bambino di arrivare a quest'aristocrazia di massa, la scuola deve insegnare a programmare, e non soltanto a utilizzare i programmi Bisogna trovare un percorso educativo per i ragazzi. Sin da piccoli tutti debbono esercitarsi a usare il computer, ma non passivamente, non con Windows. C'è bisogno invece di conoscere il Dos, il Basic, il Pascal o qualche altro linguaggio. Le prime generazioni che si sono accostate al computer dovevano imparare il Basic che, pur essendo molto elementare, ti fa capire almeno qualcosa della logica della macchina. Oggi basta cliccare sulle icone e tutto risulta facile. Il linguaggio informatico può essere il più difficile del mondo, ma per i bambini è come la bicicletta. Uno che la inforca per la prima volta a cinquant' anni casca, ma se si è imparato da piccoli non si casca più. Se si impara da piccoli. F. Meneghetti 2003

30 4.14.Una conclusione provvisoria
Una grossa responsabilità nella formazione delle nuove generazioni, sempre più esposte all’inovazione tecnologica ricade sulla scuola e sugli insegnanti. La tecnologia dell’educazione (in quanto momento di riflessione) deve guidare l’apprendimento delle nuove (e delle vecchie) TIC. Le nuove tecniche devono essere apprese con modalità flessibili e che richiedano la consapevolezza della loro possibile collocazione in progetti educativi e didattici dai contorni chiari e definiti. Occorre imparare questi strumenti e le loro procedure d’uso in modo critico, “progettando contempora-neamente il nuovo: anticipando i fini e non solo gli strumenti “ (prof. Luigi Guerra) F. Meneghetti 2003

31 Allegato: ipertestualità e apprendimento
L’ipertesto rappresenta un’enorme ragnatela di concetti che ricorda le connessioni dei neuroni del nostro cervello. Cervello hard disk neuroni nodi sinapsi link conoscenza ipertesto F. Meneghetti 2003


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