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PubblicatoChiara De stefano Modificato 11 anni fa
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Epatopatia alcolica L’abuso di alcool è la principale causa di danno epatico in molte nazioni occidentali Tre distinte forme di epatopatia alcolica Steatosi epatica Epatite alcolica Cirrosi
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Steatosi epatica Macroscopicamente il fegato è ingrandito, giallastro, di consistenza ridotta e pastosa Istologicamente steatosi macrovacuolare col tempo sviluppo di fibrosi intorno alle vene centrolobulari che poi si estende ai sinusoidi adiacenti La steatosi è reversibile con l’astensione dalla assunzione di alcool
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Epatite (steatoepatite) alcolica
Caratterizzata da: Rigonfiamento e necrosi degli epatociti Interessa singoli o piccoli gruppi di cellule La degenerazione balloniforme è data dall’accumulo di lipidi, acqua e proteine Corpi di Mallory Inclusioni citoplasmatiche eosinofile epatocitarie, date da matasse di filamenti intermedi di citocheratina (quali la 8 e 18) che formano complessi con altre proteine come la ubiquitina Aspetto caratteristico ma non specifico della EA
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Epatite (steatoepatite) alcolica
Infiltrazione granulocitaria I neutrofili permeano il lobulo e si accumulano intorno agli epatociti necrotici o degenerati, in particolare quelli con corpi di Mallory (satellitosi). Possono essere presenti anche macrofagi e linfociti Fibrosi Attivazione delle cellule stellate sinusoidali e dei fibroblasti portali, che induce la fibrosi Sinusoidale e perivenulare Talora predomina la fibrosi periportale, soprattutto dopo ripetuti episodi di massiccia assunzione di alcool
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Cirrosi Forma finale e irreversibile di EA, evolve in genere lentamente All’inizio il fegato è steatosico e ingrandito; col tempo si riduce di peso e volume e perde l’aspetto steatosico Inizialmente i setti fibrosi sono sottili e si estendono dalle vene centrolobulari agli spazi portali e tra gli spazi portali. Micronoduli rigenerativi uniformi (micronodulare). Col tempo la nodularità diventa più pronunciata con parte dei noduli più grandi, aumenta la fibrosi, si riduce la steatosi e si creano più ampie aree cicatriziali. Spesso compare stasi biliare (c. micro-macronodulare). In fase terminale la cirrosi alcolica diventa molto simile ad altri tipi di cirrosi
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Epatopatia alcolica - patogenesi
Assunzione di 80 g di alcool per uno o più giorni induce lieve e reversibile steatosi Assunzione giornaliera di 80 g o più genera un significativo rischio di gravi danni epatici Assunzione giornaliera di 160 g o più per anni comporta un rischio elevato di grave danno epatico Solo il 10-15% degli alcolisti sviluppa cirrosi Altri fattori influiscono sullo sviluppo e la gravità della EA sesso, etnia, fattori genetici, comorbidità
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Epatopatia alcolica - clinica
Steatosi epatica Epatomegalia, lieve aumento bilirubina e fosfatasi alcalina Terapia: astinenza e dieta adeguata Epatite alcolica Tende a manifestarsi in modo acuto, con sintomi e dati di laboratorio da minimi a quelli di una insufficienza epatica fulminante; può dare colestasi acuta Con il ripetersi delle crisi evoluzione in cirrosi in 1/3 dei casi Con la terapia lento miglioramento, ma in una parte dei casi evoluzione in cirrosi nonostante l’astinenza Cirrosi Manifestazioni cliniche simili a quelle di altre forme di cirrosi
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Steatosi epatica non alcolica Nonalcoholic Fatty Liver Disease (NAFLD)
Gruppo di condizioni che hanno in comune la presenza di steatosi epatica in assenza di abuso di alcool Causa più comune di epatopatia cronica negli USA La NAFLD comprende: Steatosi Steatosi con minima infiammazione aspecifica Steatoepatite non alcolica (NASH) Le prime due sono condizioni stabili che non comportano problemi clinici rilevanti
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Steatoepatite non alcolica (NASH)
Comporta danno epatocitario, con progressione verso la cirrosi nel 10-20% dei casi Forte associazione con obesità e altre componenti della sindrome dismetabolica, come dislipidemia, iperinsulinemia e insulino-resistenza Causa più comune di cirrosi criptogenica
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Steatoepatite non alcolica (NASH)
La biopsia epatica è lo strumento diagnostico migliore Sintomi aspecifici ed innalzamento di AST e ALT con rapporto < 1 Terapia volta a correggere i fattori di rischio sottostanti Istologia: steatosi, infiltrazione flogistica lobulare prevalentemente granulocitaria, degenerazione balloniforme e necrosi epatocitaria, corpi di Mallory, fibrosi sinusoidale, centrolobulare e portale. Quando si instaura la cirrosi la steatosi tende a regredire
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Epatite autoimmune Epatite cronica progressiva ad eziologia sconosciuta, a patogenesi autoimmune mediata dalle cellule T In genere associata ad altre malattie autoimmuni, può essere scatenata da infezioni virali o da farmaci Decorso asintomatico o grave Classificata come tipo 1 e 2 a seconda del tipo di autoanticorpi Tipo 1: antinucleo (ANA), antimuscolo liscio (SMA), antiactina (AAA) e antiantigene solubile del fegato/antigene fegato-pancreas (anti-SLA/LP) Tipo 2: antimicrosomi epatici e renali tipo 1 (LKM1) e anticitosol epatico tipo 1 (ACL-1)
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Epatite autoimmune L’aspetto istologico più caratteristico è la predominanza di linfociti e plasmacellule nell’infiltrato flogistico, ed in particolare la presenza di numerose plasmacellule a livello della lamina limitante Frequente l’esordio acuto, talora anche fulminante, e nella forma grave non trattata il 40% dei pazienti muore entro 6 mesi e la cirrosi si sviluppa nel 40% dei sopravviventi Fondamentale la terapia con prednisone e immonosoppressivi Trapianto indicato nei pazienti in fase terminale: buoni risultati ma la malattia recidiva nel 20-40% dei casi
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