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EPIDEMIOLOGIA DELLE TIREOPATIE IN IRPINIA

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Presentazione sul tema: "EPIDEMIOLOGIA DELLE TIREOPATIE IN IRPINIA"— Transcript della presentazione:

1 EPIDEMIOLOGIA DELLE TIREOPATIE IN IRPINIA
Saverio Genua Medico di Medicina Generale Responsabile Formazione COOP.I.MED.

2 PREMESSA L'elevata frequenza delle tireopatie fa sì che anche il Medico di medicina generale affronta direttamente problemi diagnostici tiroidei ex-novo oppure ad interviene su pazienti affetti da patologie tiroidee già accertate. La consultazione dell' endocrinologo avviene solitamente dopo un primo approccio diagnostico, eseguito in ambito non specialistico. La l-tiroxina nel 2001 risultava all'11° posto nell'elenco dei principi attivi maggiormente prescritti in Italia, dimostra che la gestione dei pazienti tireopatici non è di esclusiva pertinenza specialistica. La scarsa sensibilità dell'esame clinico nella maggior parte delle disfunzioni tiroidee di gravità lieve-moderata e l'efficacia delle misure terapeutiche nell'impedirne sequele cliniche rilevanti, ha condotto alla formulazione di proposte di screening per le tireopatie, da applicare a sottogruppi selezionati di individui o alla popolazione generale. L'analisi dei dati di prescrizione in diverse realtà territoriali ed ospedaliere, pone le richieste di esami tiroidei ai primi posti tra le indagini diagnostiche e mostra un frequente ricorso a metodiche inappropriate.

3 Il gozzo era noto in Italia fin dall’antichità e già lo storico Plinio il Vecchio aveva messo in relazione il gozzo con alcune caratteristiche dell’acqua potabile. Sono del 1848, in Italia, le prime comunicazioni ufficiali sul gozzo, ma è negli anni cinquanta che si fa strada l’idea che la carenza di iodio ed il gozzo non erano fenomeni circoscritti a località di montagna ma esteso in molte aree dell’intero territorio nazionale, sia pur con ampia variabilità da zona a zona; La principale evoluzione del gozzo semplice, che può essere endemico, sporadico o familiare, è il gozzo nodulare. Il gozzo è endemico se occorre in oltre il 10% della popolazione generale o in oltre il 20 % della popolazione scolastica; si parla di endemia gozzigena lieve quando si ha una ioduria media giornaliera tra 50 e 100 microg/ g di creatinina, endemia media tra 25 e 50 microg / g di creatinina, grave se inferiore a 25 microg. / g di creatinina. L’evoluzione del gozzo nodulare è verso l’autonomia funzionale dei noduli che si manifesta con la tireotossicosi, l’ipotiroidismo è raro ed in genere è il risultato di autoimmunità tiroidea. La funzione tiroidea è normale nel gozzo non tossico non complicato La carenza di iodio è la causa del gozzo endemico, mentre i difetti genetici sono per lo più responsabili del gozzo sporadico e familiare.La prevalenza del gozzo nodulare è strettamente legata al grado di carenza iodica; in alcune regioni italiane il gozzo nodulare è presente in % della popolazione, aumentando di frequenza con l’età. Nelle zone non iodocarenti la prevalenza del gozzo nodulare è compreso tra 0,4 e 7,2 %. La carenza di iodio,secondo alcuni autori, ha poco effetto sulla frequenza del carcinoma tiroideo, mentre da altri è stata osservata una maggiore incidenza con la predominanza delle forme più aggressive.L’associazione del carcinoma tiroideo con l’ipertiroidismo ha una frequenza che secondo i vari autori va dallo 0,5 % all’8,7 %. Nel gozzo multinodulare tossico il diametro tumorale riscontrato va da 1.0 +/- 0,7 cm, nel M. di Basedow è di 3.0 +/-1.7 mentre nell’eutiroidismo è di 3.5 +/ I carcinomi differenziati della tiroide associati al M. di Basedow hanno un’aggressività elevata, mentre quelli associati a noduli caldi autonomi raramente danno problemi clinici; in associazione con l’eutiroidismo hanno un’aggressività intermedia.

4 Quanto alla diffusione del gozzo in Italia la leva del 1863 ne disegna le proporzioni nel modo che ben nettamente dimostra la seguente: Tabella dei riformati per gozzi per ogni 10 mila coscritti. LEVA DEL Tabella dei riformati per gozzo per ogni 10 mila coscritti Torino 113,60 Calabria citra 2,75 Sondrio 95.00 Napoli 2,25 Brescia 6l,33 Reggio 2,00 Bergamo 59,33 Bologna Cuneo 49,00 Principato ultra 1,66 Como 42,66 Pavia 27,75 Modena Milano 26,00 Calabria ultra I.a 1,33 Cremona 21,00 Pesaro 1,00 Novara 17,33 Abruzzo ultra II.° Alessandria 16,60 Ascoli Porto Maurizio 14,50 Terra di lavoro Massa e Carrara 11,66 Basilicata Genova 10,60 Palermo Parma 9,03 Girgenti Benevento 6,33 Cagliari 0,75 Umbria 3,00 Capitanata 0,66 Piacenza 0,50 Abruzzo ultra I.° Principato citeriore Ravenna 0,33 Molise Terra di Bari Messina Catania Noto Caltanissetta Cesare Lombroso Studi per una geografia medica d'Italia, Milano, Tipografia e Libreria di Giuseppe Chiusi, 1865

5 “Se noi vogliamo confrontare queste cifre con quelle già sopra notate per i cretini, vediamo quanto singolare parallelismo corra fra queste due infermità. Così Torino (nel quale s'include Aosta), Sondrio, Brescia, Bergamo, Como, Pavia, Milano, Cremona, Novara, Alessandria, Genova, avrebbero offerto un numero progressivamente maggiore di cretini come di gozzuti, mentre Messina, Catania, Noto, Caltanissetta e più ancora Sassari, Firenze, avrebbero mostrato assenza completa o quasi completa degli uni e degli altri. Un fatto saliente spicca ancora appunto da queste cifre; è la quasi completa immunità delle isole, meno qualche punto situato nell'interno ed entro le gole dei monti; invece i punti più colpiti sono i paesi alpini. Tutta la zona delle Alpi e degli Apennini è segnata nettamente dall'abbondanza del gozzo.” “In complesso adunque si può con sicurezza concludere: 1.° Le Isole, anche considerandole per circondario offersero cifre di gozzuti al di sotto della minima, pochissimi in Sicilia, più pochi in Sardegna, nessuno all'Elba. 2.° Il massimo dei gozzuti si riscontra sempre nei circondari più montuosi dell'Italia, più di tutto in Aosta in confronto di Torino, di Ossola e Biella, in confronto di Novara, di Breno in confronto di Brescia, ecc. 3.° Spesso si osserva predominare il gozzo lungo le sponde o la linea percorsa da un dato fiume - come lungo l'Adda a Sondrio, Treviglio, Crema, ecc., o lungo il Ticino in Pavia, Lomellina. 4.° Il gozzo e il cretinesimo predomina più nei paesi nordici che nei meridionali - anche a condizioni geologiche pari. -- Nell'Italia del Sud appena S. Barlolomeo in Galdo diede una cifra forte di gozzuti e cretini 129 ogni 10,000 coscritti.”

6 Distribuzione della della nutrizione e carenza di iodio nel mondo.
La carenza nutrizionale di iodio rappresenta uno dei più gravi problemi di salute pubblica in tutto il mondo Distribuzione della della nutrizione e carenza di iodio nel mondo. (Fonte: ICCIDD International Council for the Control of Iodine Deficency Disorder)

7 MALATTIE DA CARENZA DI IODIO NEL MONDO (dati in milioni)

8 MALATTIE DA CARENZA DI IODIO NEL MONDO (dati in milioni)

9 In Italia, seppure con un’ ampia variabilità da zona a zona, tutta la popolazione è esposta agli effetti della carenza di iodio. Si parla di endemia gozzigena quando più del 5% della popolazione scolare dell’obbligo e/o più del 10% della popolazione adulta presenta un aumento volumetrico della tiroide

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11 MALATTIE DA CARENZA DI IODIO IN ITALIA (dati in milioni)
endemia gozzigena: più del 5% della popolazione scolare dell’obbligo e più del 10% della popolazione adulta presenta un aumento volumetrico della tiroide

12 ENDEMIA GOZZIGENA Si parla di endemia gozzigena quando più del 5% della popolazione scolare dell’obbligo e/o più del 10% della popolazione adulta presenta un aumento volumetrico della tiroide Il gozzo colpisce oggi in Italia circa sei milioni di persone, corrispondenti a più del dieci per cento della popolazione: il doppio rispetto a quel 5% sufficiente a definire la condizione endemica

13 Caratteristiche dello studio: 71.112 bambini tra 6 e 14 anni residenti
RAPPORTO DEL COMITATO NAZIONALE PER LA PREVENZIONE DEL GOZZO (1994) Mappa della carenza iodica e dell’epidemia gozzigena in Italia ( ) Caratteristiche dello studio: bambini tra 6 e 14 anni residenti prevalentemente in zone extraurbane collinari e montane 5.046 residenti in centri urbani di controllo Parametri considerati: palpazione del collo ioduria verifica ecografica

14 Prevalenza di gozzo nella popolazione giovanile nelle regioni italiane.
(da "Carenza iodica e gozzo endemico in Italia", A. Pinchera et al., Ed. Mediserve).

15 IODURIA MEDIA GIORNALIERA
Popola zione Super ficie 1.359,34 kmq Densità 406 ab/kmq Montagna 34.6% Collina 50.8% Pianura 14.6% Prevalenza di gozzo ioduria Ipotiroidismo congenito 1/2564 nuovi nati Nuovi casi di cretinismo endemico: nessuno Prevalenza di gozzo: 14.7 – 81% Ioduria: 36,5 – 110 mcg/l IODURIA MEDIA GIORNALIERA tra 50 e 100 microg/ g di creatinina: endemia gozzigena lieve tra 25 e 50 microg / g di creatinina: endemia media inferiore a 25 microg. / g di creatinina: endemia grave

16 In uno studio svolto nel è stata misurata l’escrezione urinaria di iodio (EUI) su campioni raccolti da soggetti (sia adulti che bambini) di un vasto territorio della regione Campania che comprendeva aree urbane ed extraurbane. La media dell’EUI è risultata significativamente più bassa nei soggetti residenti in paesi della provincia di Benevento, Avellino e Caserta rispetto a Napoli. Gli autori concludevano che in molte aree della regione è presente una deficienza di iodio lieve-moderata e che quindi un programma di iodoprofilassi non fosse più rinviabile. Nasti A, Pisano G, Mariano A, et al. Escrezione urinaria di iodio nella regione Campania. Ann Ist Super Sanità 1998; 34(3):

17 Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) 2000
(circa in Campania e in altre regioni) diagnosi principale i codici della ICD9 CM relativi al “Gozzo semplice o non specificato” (compresi tra e 241.9). Nell’anno 2000 in Italia risultano ricoveri ordinari con diagnosi principale di gozzo semplice, con un tasso di ricovero ordinario di 49,5 ricoveri ogni abitanti. Il tasso corrispondente dei residenti in Campania, ottenuto con il metodo della standardizzazione diretta, è di 79,7 (1,6 volte il tasso italiano). Tra le persone cui è stato diagnosticato il gozzo semplice o non specificato in Italia, il 59% aveva una diagnosi principale da gozzo multinodulare non tossico (ICD ); in Campania, il valore corrispondente è del 57%. In Campania, i ricoveri totali documentati con diagnosi principale di gozzo tiroideo sono risultati 8 588 (0,7% di tutti i ricoveri dei cittadini campani), la spesa ospedaliera relativa per l’assistenza era, per l’anno 2000, pari a 10,5 milioni di euro. Il 48% dei ricoveri totali è costituito da ricoveri ordinari (3 883 soggetti con 1,1 ricoveri in media) e il 47% dei ricoveri ordinari ha subito un intervento chirurgico. L’80% dei soggetti con almeno un ricovero ordinario è di sesso femminile, l’età media di 47,9 anni, il 3,2% dei pazienti aveva < 25 anni e 23 soggetti < 15 anni. In Campania, la distribuzione geografica dei ricoveri è risultata essere molto disomogenea con una particolare concentrazione di casi nelle aree storicamente note per carenza di iodio nel suolo e alta incidenza di gozzo endemico. In particolare, in provincia di Benevento il tasso di ricovero totale per gozzo tiroideo è di 217 casi per abitanti (1,5 volte la media regionale). Nella provincia di Salerno due differenti Aziende Sanitarie Locali (ASL) presentano una differenza tra i rispettivi tassi di 2,3 volte: la ASL Salerno 3, che comprende alcune zone montuose a Sud di Salerno, ha un tasso di 189,3 casi per abitanti, mentre la ASL Salerno 1 che include la città e il suo hinterland ha un tasso di 84 (Tabella). Il rischio relativo, calcolato sul tasso minore (ASL Salerno 1) rivela che 7 ASL campane su 13 hanno un rapporto maggiore di 1,5, mentre solo 2 superano il 90° percentile. Enrico de Campora1, Sergio Lodato1 e Renato Pizzuti 1Agenzia Regionale Sanitaria della Campania, Napoli 2Osservatorio Epidemiologico Regionale della Campania, Napoli

18    incidenza media nazionale di ipotiroidismo congenito negli anni =1/    incidenza di ipotiroidismo congenito inferiore del 15-30% rispetto alla media nazionale (1/ /3.961)    incidenza di ipotiroidismo congenito inferiore di oltre il 30% rispetto alla media nazionale(1/>3.961)    incidenza di ipotiroidismo congenito superiore del 15-30% rispetto alla media nazionale (1/ /2.133)

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20 Prevalenza dei noduli tiroidei clinicamente palpabili
Popolazioni in aree iodio-sufficienti: ~ 5% Popolazioni in aree iodio-carenti: 10-15% Prevalenza ecografica dei noduli tiroidei non-palpabili Popolazioni in aree iodio-sufficienti: 25-40% In soggetti con nodulo palpabile si dimostrano altri noduli nel % dei casi

21 CAUSE DI PATOLOGIA NODULARE TIROIDEA
Gozzo semplice (deficit alimentare di iodio, ecc.) Gozzo uni- e multi-nodulare tossico M. di Basedow e tiroiditi (anche con carattere focale) Cisti tiroidee, paratiroidee e del dotto tireoglosso Neoplasie tiroidee benigne (adenomi) Neoplasie tiroidee maligne (carcinomi)

22 FATTORI DI RISCHIO La familiarità per patologia tiroidea, il sesso femminile e le gravidanze, la carenza di iodio e le radiazioni assorbite nella regione del collo possono essere considerati i principali fattori di rischio per le patologie tiroidee. La predisposizione del sesso femminile per le patologie tiroidee è talmente importante che l’autorevole rivista americana JAMA consiglia che gli esami tiroidei rientrino come test periodico in alcune tipologie di pazienti, quali gli ipertesi, gli ipercolesterolemici, e le donne con età >35 anni.

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24 ESPOSIZIONE A RADIAZIONI FAMILIARITA’ GRAVIDANZE SESSO FEMMINILE CARENZA IODICA FATTORI DI RISCHIO

25 Lo iodio assunto con gli alimenti viene assorbito nell’ intestino tenue, passa nel circolo sanguigno e viene captato dalle tiroide, dove la sua concentrazione risulta volte superiore a quella nel plasma. Lo iodio non utilizzato dalla tiroide viene quasi completamente eliminato dal rene. All’ interno della tiroide lo iodio si lega ad una proteina, detta tireoglobulina, a formare monoiodotirosina (MIT) e diiodotirosina (DIT). La condensazione di due molecole di DIT porterà alla formazione di tiroxina (T4), mentre l’ unione di una molecola di DIT e di una di MIT darà luogo alla triiodotirosina (T3). T3 e T4, i due ormoni tiroidei, vengono in seguito immessi nel sangue.

26 Contenuto di iodio negli alimenti espresso in microgrammi per 100 grammi di alimento Fonte: FAO/WHO (2002)

27 Fabbisogno giornaliero di Iodio.

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29 In tutti i punti vendita deve essere disponibile sale iodato
Il sale comune potrà essere dispensato solo su richiesta dell’acquirente Nella preparazione e nella conservazione industriale nonché nella grande ristorazione si obbliga l’utilizzo di sale iodato

30 Istituto Superiore di Sanità
Attivazione di un programma di monitoraggio della iodoprofilassi (Camera dei Deputati, seduta n.599 del 9 marzo 2005) OSSERVATORIO NAZIONALE PER IL MONITORAGGIO DELLA IODOPROFILASSI IN ITALIA Istituto Superiore di Sanità

31 Mimmo Paladino – La montagna di sale (Trapani, Gibellina, 1990)

32 un consumo medio di sale di circa 6 g al giorno giorno, , rappresenta un buon compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi legati al sodio

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34 IPERTIROIDISMO IPOTIROIDISMO
SESSO FEMMINILE FAMILIARITA’ GRAVIDANZA < 6 MESI > 40 ANNI PRECEDENTE PATOLOGIA TIROIDEA 20-40 ANNI

35 ESPOSIZIONE A RADIAZIONI FAMILIARITA’ GRAVIDANZE SESSO FEMMINILE CARENZA IODICA FATTORI DI RISCHIO

36 ASPETTI MEDICI DELL’INCIDENTE DI CERNOBYL
Dr. Massimo Tosti Balducci - U.O. Medicina Nucleare Az. USL 9 di Grosseto

37 ESPOSIZIONE A RADIAZIONI FAMILIARITA’ GRAVIDANZE SESSO FEMMINILE CARENZA IODICA FATTORI DI RISCHIO

38 Patologie tiroidee un problema femminile?
Le donne soffrono di disturbi tiroidei da 5 a 8 volte più degli uomini. Una donna su otto sviluppa un disturbo tiroideo nel corso della vita. Dall’età di 60 anni il 17% delle donne soffre di ipotiroidismo. Dopo una gravidanza il 5 - 8% di donne sviluppa un disturbo tiroideo

39 Patologie tiroidee un problema al femminile?
Le donne soffrono di disturbi tiroidei da 5 a 8 volte più degli uomini. Una donna su otto sviluppa un disturbo tiroideo nel corso della vita. Dall’età di 60 anni il 17% delle donne soffre di ipotiroidismo. Dopo una gravidanza il 5 - 8% di donne sviluppa un disturbo tiroideo I dati ISTAT 2000 sulla percezione dello stato di salute nella popolazione indicano che: gli uomini presentano disturbi della tiroide nell’8,4 per mille e le donne nel 45,9 per mille; i disturbi tiroidei crescono progressivamente nelle varie fasce di età fino a raggiungere la massima diffusione nella fascia di età 55-64, specie per l’ipotiroidismo, per poi decrescere.

40 più complesso equilibrio ormonale della donna rispetto all'uomo.
le malattie tiroidee spesso compaiono in coincidenza con fasi ormonali particolarmente delicate, come la gravidanza o la menopausa. gli estrogeni aumentano la perdita di iodio attraverso le urine, asssociazione tra tiroidite di Hashimoto e il parto di un figlio maschio "l'autoimmunità tiroidea ha le caratteristiche simili a quelle osservate nelle reazioni di rigetto dopo i trapianti" Perché sono soprattutto le donne a soffrire di questi disturbi? Una risposta precisa ancora non c'è, sembra però che tutto dipenda dal più complesso equilibrio ormonale della donna rispetto all'uomo. La prova è che le malattie tiroidee spesso compaiono in coincidenza con fasi ormonali particolarmente delicate, come la gravidanza o la menopausa. Si è scoperto, poi, che gli estrogeni aumentano la perdita di iodio attraverso le urine, quindi la tiroide della donna si trova a lavorare con meno "carburante" ed è così più a rischio di malattie. Un recente studio di Lancet ha svelato, però, che la tiroide di alcune donne può essere un organo chimerico. Che cosa significa? Semplice, le cellule che la compongono hanno caratteristiche genetiche sia maschili sia femminili. Lo studio effettuato dagli statunitensi ha analizzato con sonde molecolari apposite il tessuto tiroideo di una trentina di donne sottoposte a tiroidectomia per gozzi nodulari e tiroiditi croniche. In poco più della metà delle pazienti operate sono state trovate cellule maschili, mentre in nessuna delle tiroidi dei soggetti del gruppo di controllo sono apparsi elementi con il cromosoma Y. Non sembra casuale che oltre la metà delle donne con il chimerismo abbia avuto un figlio maschio e sia risultata affetta dalla tiroidite di Hashimoto. Pur non potendo affermare con certezza che queste cellule siano responsabili delle malattie autoimmuni della tiroide, è evidente un'associazione tra chimerismo, figli maschi e tireopatie. Secondo questa affascinante teoria le cellule con cariotipo maschile sono cellule staminali di origine fetale migrate durante la gravidanza fino alla tiroide dove si sono differenziate e integrate. Il merito dello studio è stato quello di avere evidenziato la forte associazione tra chimerismo tiroideo in donne madri di figli maschi e sviluppo di tiroidite autoimmune. In un commento editoriale, Lee Nelson, del Cancer Research Center dell'University of Washington, afferma che "il chimerismo è un fenomeno conosciuto e comune anche a patologie non tiroidee, come la cirrosi biliare primitiva. Il punto della questione è stabilire se il chimerismo è un semplice epifenomeno della gravidanza oppure è un fattore rilevante per lo sviluppo di patologia immunitaria in individui geneticamente predisposti. Gli elementi che abbiamo a disposizione non consentono ad oggi di prendere una posizione netta. Certamente la scoperta di interi follicoli costituiti da cellule con cromosomi X e Y ripropone con forza la questione dell'uso terapeutico delle cellule staminali. L'auspicio è che le conoscenze in questo campo progrediscano fino a sconfiggere malattie finora ritenute incurabili”. Bharath Srivatsa et al.: Microchimerism of presumed fetal origin in thyroid specimens from women: a case-control study", Lancet 2001; 358:

41 Bharath Srivatsa et al.: Microchimerism of presumed fetal origin in thyroid specimens from women: a case-control study", Lancet 2001; 358:

42 più complesso equilibrio ormonale della donna rispetto all'uomo.
le malattie tiroidee spesso compaiono in coincidenza con fasi ormonali particolarmente delicate, come la gravidanza o la menopausa. gli estrogeni aumentano la perdita di iodio attraverso le urine, asssociazione tra tiroidite di Hashimoto e il parto di un figlio maschio "l'autoimmunità tiroidea ha le caratteristiche simili a quelle osservate nelle reazioni di rigetto dopo i trapianti" Perché sono soprattutto le donne a soffrire di questi disturbi? Una risposta precisa ancora non c'è, sembra però che tutto dipenda dal più complesso equilibrio ormonale della donna rispetto all'uomo. La prova è che le malattie tiroidee spesso compaiono in coincidenza con fasi ormonali particolarmente delicate, come la gravidanza o la menopausa. Si è scoperto, poi, che gli estrogeni aumentano la perdita di iodio attraverso le urine, quindi la tiroide della donna si trova a lavorare con meno "carburante" ed è così più a rischio di malattie. Un recente studio di Lancet ha svelato, però, che la tiroide di alcune donne può essere un organo chimerico. Che cosa significa? Semplice, le cellule che la compongono hanno caratteristiche genetiche sia maschili sia femminili. Lo studio effettuato dagli statunitensi ha analizzato con sonde molecolari apposite il tessuto tiroideo di una trentina di donne sottoposte a tiroidectomia per gozzi nodulari e tiroiditi croniche. In poco più della metà delle pazienti operate sono state trovate cellule maschili, mentre in nessuna delle tiroidi dei soggetti del gruppo di controllo sono apparsi elementi con il cromosoma Y. Non sembra casuale che oltre la metà delle donne con il chimerismo abbia avuto un figlio maschio e sia risultata affetta dalla tiroidite di Hashimoto. Pur non potendo affermare con certezza che queste cellule siano responsabili delle malattie autoimmuni della tiroide, è evidente un'associazione tra chimerismo, figli maschi e tireopatie. Secondo questa affascinante teoria le cellule con cariotipo maschile sono cellule staminali di origine fetale migrate durante la gravidanza fino alla tiroide dove si sono differenziate e integrate. Il merito dello studio è stato quello di avere evidenziato la forte associazione tra chimerismo tiroideo in donne madri di figli maschi e sviluppo di tiroidite autoimmune. In un commento editoriale, Lee Nelson, del Cancer Research Center dell'University of Washington, afferma che "il chimerismo è un fenomeno conosciuto e comune anche a patologie non tiroidee, come la cirrosi biliare primitiva. Il punto della questione è stabilire se il chimerismo è un semplice epifenomeno della gravidanza oppure è un fattore rilevante per lo sviluppo di patologia immunitaria in individui geneticamente predisposti. Gli elementi che abbiamo a disposizione non consentono ad oggi di prendere una posizione netta. Certamente la scoperta di interi follicoli costituiti da cellule con cromosomi X e Y ripropone con forza la questione dell'uso terapeutico delle cellule staminali. L'auspicio è che le conoscenze in questo campo progrediscano fino a sconfiggere malattie finora ritenute incurabili”. alcune cellule fetali possano essere sfuggite al sistema immunitario materno durante la gravidanza, si siano impiantate nella tiroide e abbiano concorso allo sviluppo di tiroiditi autoimmuni Bharath Srivatsa et al.: Microchimerism of presumed fetal origin in thyroid specimens from women: a case-control study", Lancet 2001; 358:

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45 FATTORI DI RISCHIO IPERTIROIDISMO IPOTIROIDISMO RECENTE
familiarità gravidanze IPERTIROIDISMO IPOTIROIDISMO RECENTE PRECEDENTE PATOLOGIA TIROIDEA FAMILIARITA’

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47 Analisi dati COOPIMED Campione analizzato 4140 pz
Patologie tiroidee attive 481 Gozzo maschi 30 femmine 144 Ipertiroidismo maschi 25 femmine 136 Ipotiroidismo maschi 8 femmine 28 TIROIDITE maschi 0 femmine 27 Tiroidectomia maschi 10 femmine 48

48 Dati su una popolazione di assistiti di MMG (2007)
PZ – 49 MMG ANALISI DATI AL

49 Prevalenza problemi tiroidei attivi
PZ – 49 MMG ANALISI DATI AL

50 Distribuzione patologie tiroidee per sesso
Età media dei pazienti con pat. Tiroidee 57,7 anni PZ – 49 MMG ANALISI DATI AL

51 Attività diagnostica e costi
Età media dei pazienti con pat. Tiroidee 57,7 anni 20° PZ – 49 MMG ANALISI DATI AL

52 Prescrizione farmaci % su spesa totale= 18,7

53 Prescrizione esami * FT3 FT4 e TSH = 11% della spesa diagnostica totale

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55 Distribuzione patologie tiroidee per sesso

56 Tumori benigni della tiroide
ADENOMI • LESIONI BENIGNE CIRCOSCRITTE, SOLIDE, CAPSULATE • FUNZIONALMENTE AUTONOMI • ADENOMA NON FUNZIONANTE (SEMPLICE): Nodulo “freddo” • ADENOMA FUNZIONANTE: produce Tireoglobulina ed ormoni tiroidei determina blocco del TSH depressione funzionale parenchima sano ( “caldo”, ipercaptante alla scintigrafia) - SINGOLO : ADENOMA DI PLUMMER - MULTINODULARE : STRUMA TOSSICO TUTTI GLI ADENOMI POSSONO CANCERIZZARE MA, + SPESSO, GLI ADENOMI PAPILLIFERI


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